Under
my protection
-
merda, piove!- dissi tenendo bruscamente indietro Emily -
cos... dai, che vuoi che sia un po' d'acqua!- diluviava.
Aprii
l'ombrello e lo avvicinai a lei - ecco
fatto, non voglio che ti prendi un raffreddore - le dissi sorridendo,
lei fece
un verso simile ad un "awww" ed io le tesi il braccio - così
evitiamo
che una delle due si bagni, stando più strette.- stronzate.
Io
mi sarei fracicata comunque e lei no, e poi
mi è sempre piaciuto starle vicino.
Silvia,
per me, profuma di casa.
Di
casa e... di buono.
Qualcosa
di indefinibile, ad essere sincera.
Ovviamente
lei si mise a chiacchierare con
Andrew, mentre io decisi di distrarmi tra Evelin ed Stella.
Alla
fine mia madre mi chiamò, dicendomi che mi
sarebbe venuta a prendere e di aspettare quindi vicino casa di Emily.
Dunque,
una volta salutata la compagnia, noi due
ci avviammo verso casa sua. - mamy mi ha chiamata, mi viene a prendere
lei-
dissi, sentendo la manica sinistra sempre più intrisa di
acqua piovana - ok...-
disse lei, poi mi guardò negli occhi - aspettiamo qui,
insieme- decise.
Che
ragazza dolce! Però dovetti resistere -
meglio di no, sei sempre raffreddata, non voglio che ti prendi pure la
febbre... per colpa mia, poi!- lei mi sorrise - avanti, così
chiacchieriamo un
po'!- già, chiacchierare.
Parlammo
per minuti che mi sembrarono ore, mi
fece sorridere, come sempre.
Alla
fine coprii solo lei con l'ombrello ed i
miei capelli divennero rosso cupo dalla pioggia - Elizabeth! Sei
completamente
fracica! Poi chi era quella che si sarebbe presa il raffreddore?!-
sbottò
contrariata, io mi limitai a scrollare le spalle; aveva le guance rosse
dal
freddo - Mon Amour, non hai il giacchetto, starai morendo di freddo!-
mi
accorsi solo allora - naaah- replicò lei.
La
abbracciai - non accetteresti mai il mio- le
spiegai all'orecchio sinistro, slacciando le due giacche che avevo e
facendo
entrare il freddo - accostati di più, così stiamo
entrambe al caldo- le dissi
sorridendo, lei non se lo fece ripetere due volte e mi
abbracciò sotto le due giacche
- grazie- mi disse con un sospiro, io le accarezzai i capelli castano
chiaro -
e di che...- borbottai.
"a
me fa piacere" pensai "esserti
d'aiuto è qualcosa di straordinario".
Poi
la solita frase tornò a fare capolino tra i
miei orridi pensieri: "io non sono degna di te."
-
non lo sarò mai...- sussurrai. Poi mi accorsi
di star piangendo e mi tersi le lacrime con discrezione.
-
Mon Amour?- lei si staccò e mi guardò in
faccia - si?- esitai. Era il momento buono? Guardandola negli occhi
azzurri e
dorati mi dissi... forse.
Mi
chinai leggermente e con una lentezza
esasperante, tanto per farle capire che non stavo per baciarle la
guancia.
Lei
non oppose resistenza, non si allontanò, ma
non mi incoraggiò neppure.
Così
la baciai delicatamente.
Le
sue labbra, rosse come i papaveri, erano
immobili e morbide sotto le mie più screpolate.
Sempre
ad occhi chiusi interruppi il bacio e
dopo pochissimo mia madre suonò il clacson.
Dovevo
andare.
Mi
resi conto che aveva smesso di piovere, così
ci avviammo ognuna per la propria strada dopo un rapido saluto.
In
macchina mi sfiorai le labbra, guardando
fuori.
Ti
amo, Mon Amour, di un amore che nessuna
coppia conosce, un amore segreto e inviolato... un amore creato da
un'amicizia
indissolubile come la nostra.
Puro,
come te.
Puro
come i tuoi innocenti occhi azzurri, di una
purezza che proteggerò fino alla stregua per ripagare il
fatto che io sia
indegna di vivere questo amore.