Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Light Rain    09/07/2012    1 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come ho fatto a dimenticarmi della mietitura. è praticamente impossibile. 
Poi ripenso all’ultima settimana: è stata molto piena e altrettanto felice. Sono stata talmente tanto impeganta da tralasciare questo abominio?
Questo è il mio primo anno, sono relativamente agitata perchè sò già che ci sarà una volontaria.
Nonostante io sia del Distretto 4 non sono minimamente preparata per entrare nell’arena, non ho fatto alcun tipo di addestramento. Anche se ogni tanto a scuola ci fanno fare qualche esercizio di allenamento. Ma nel nostro distretto vi è proprio un’accademia specifica da dove escono dei mostri sanguinari pronti a uccidere chiunque gli si pari davanti. Rabbrividisco al solo pensiero, perchè io persone così le ho incontrate, stando vicino al villaggio dei vincitori le incontro molto spesso. Le ho viste uccidere senza minimamente scomporsi e tornare vincitrici con un bel sorriso stampato in faccia. E averle come vicine di casa non è molto confortante.
 Mi lascio sfuggire un leggero sussulto al solo pensiero, ma mi rilasso immediatamente quando mi ritrovo una faccia amica davanti agli occhi, è strano che sia davanti a casa mia, ma ne sono piacevolmente sorpresa. 
—Lian che ci fai qui?— gli urlo io mentre mi avvicino a lui. 
Liam è il mio migliore amico, ci conosciamo da sempre. La gente del villaggio crede che siamo fratelli da quanto spesso stiamo insieme. Ma non ci assomiliamo affatto: lui è molto alto e robusto per essere un ragazzo della nostra età, carnagione dorata, capelli lisci color nocciola e occhi marroni. Mentre io sono minuta, ho un cesto di riccci scuri aggrovigliati in testa e occhi verdi.
—Non mi andava di andare a pesca, così sono venuto da te. Ti disturbo? — mi risponde lui venendomi incontro.
— Assolutamente no! Sarei venuta io da te. Non ho avuto molto successo in spiaggia— gli dico io alzando da terra le mie reti. 
—Possiamo rifarci—dice lui indicando con la testa il canniccio dietro casa mia.
Giusto! Potremo cogliere qualche bacca. Ma sarà una mossa rischiosa.
Dietro casa mia c’è una piccola palude circondata da fitti cannicci; lì non ricavi molto se non qualche uccello o uova. Non so, però questa roba non piace molto alla nostra gente. Quello che più ci piace sono le bacche che stanno nel bosco. Peccato che tra la palude e le bacche ci sia un muro in cemento alto quattro metri, che continua anche sotto terra, con sopra altri due metri di filo spinato elettrificato.
Superare quella barriera significa morte certa. Questo lo sanno tutti!
Ma quello che in pochi sanno è che anno dopo anno, di generazione in generazione, siamo riusciti a fare un buco nel muro appena sufficiente per farvi passare un uomo di media statura.
—Giusto! Ma secondo te andiamo sul sicuro?— bisbiglio attenta a non farmi sentire, soprattutto oggi che i pacificatori mi sembrano essere ovunque.
Si fa una grande risata e poi mi dice:— Annie tu ti preoccupi troppo!—.
—Ma hai visto quanti ce ne sono!— ribatto io.
—Sì ok ci sono un sacco di pacificatori, ma sono tutti impegnati a montare il palco per la mietitura. E poi da quando due anni fa glielo hanno smontato nella notte se ne stanno tutti lì di guardia. Chi mai verrebbe a curiosare al muro?—.
 Mi dice con tono sicuro, ma mi vede ancora dubbiosa così aggiunge:— Fidati di me Annie—.
Certo che mi fido di lui. Se ne è tanto convinto.
 — Ok— rispondo —Adiamo a chiamare anche Riza?— aggiungo io.
Lui accetta, così senza ulteriori indugi ci dirigiamo a casa di mia cugina. 
Riza è la mia migliore amica senza ombra di dubbio. Suo padre Drew e il mio vanno sempre a pesca insieme da quando è morta mia madre. Si fanno compagnia in qualche modo anche se non si sopportano molto.
Drew era il fratello maggiore di mia madre.
Busso alla porta con forza e mi apre mia zia Leslie. 
è una bellissima donna e molto gentile.
—Scommetto che cercate Riza— ci dice lei accogliendoci in casa.
—Esatto volevamo andare un po’ in spiaggia— risponde Lian.
 Non possiamo di certo dire che infrangiamo le regole andando in contro a morte certa.
Il solo pensiro di vederci giustiziati in piazza fermerebbe i nostri genitori.
Ma con le bacche si guadagna veramente bene. 
La gente nel Distretto ne va matta ed è disposta a pagare qualsiasi cifra.
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce squillante di mia cugina — Ciao ragazzi!—.
A vederla sembra la copia in miniatura di sua madre: bionda occhi azzurri e bellissima. Ci prende ciascuno per un braccio e ci trascina fuori di casa. 
—Divertitevi in spiaggia!— sento urlare mia zia, ma ormai siamo già fuori.
—In spiaggia?— ci chiede con aria dubbiosa, non è nostra consuetudine andarci di mattina presto.
—No— dico io—andiamo a infrangere la legge—.
Lei mi sorride compiaciuta.
Ci infiliamo nel canniccio e attraversiamo la palude saltando di masso in masso. Lì l’acqua è talmente densa che ci potresti rimanere impantanato dentro e non è un gran piacere.
Attraversiamo un altro strato di canne e ci ritroviamo praticamente il muro davanti, è immenso.
Ci dividiamo per controllare il perimetro nel caso ci fosse qualche pacificatore: passare accanto al muro non è un reato, ma oltrepassarlo sì. 
Per fortuna non troviamo nessuno e decidiamo di dirigerci alla fessura. 
Se Lian non mi indicasse dov’è farei fatica a trovarla: facciamo molta attenzione a nasconderla bene con arbusti e terra, tanta terra. Togliamo con cura le vecchie frasche e le sostituiamo con altre nuove. Entriamo uno per volta e l’ultimo, di solito Lian, entra all’indietro per controllare che non ci sia nessuno e per tappare accuratamente la fessura. Una volta dall’altra parte si ha la sensazione di trovarsi su un’altro pianata: non è per niente un bosco anche se lo chiamiamo così, è fatto perlopiù da arbusti alti circa un metro e da piccoli alberi che sbucano di tanto in tanto. Ce ne andiamo in giro tranquilli, non ci sono animali selvatici, quelli stanno nel vero bosco, molto più in profondità. Ma noi non ci siamo mai andati.
Continuiamo a camminare per qualche metro e troviamo ciò che stavamo cercando: le bacche del sole. Noi le chiamiamo così perchè da acerbe sono verdi ma a piena maturazione diventano di un’arancione intenso molto simile al colore del tramonto. Ne affero una e me la ficco in bocca: sono piccole succose e incredibilmente dolci. è per questo che la gente le ama. Qui nel Distretto 4 di sale ne trovi quante ne vuoi ma lo zucchero è praticamente inesistente. Una volta all’anno ce lo portano ma costa talmente tanto che nessuno se lo può permettere. Per questo la gente è disposta a tutto per averle. Naturalmente quando le vendiamo diciamo sempre che vengono dalla palude, non possiamo permettere che qualcuno scopra la nostra piccola miniera d’oro.
—Mi ero dimenticata di quanto fossero buone— dico sorridendo verso gli altri.
—Sù forza facciamo i sacchetti— ci incoraggia Riza. 
Intrecciamo abilmente dei piccoli contenitori con le foglie delle canne di palude, dove poi metteremo il nostro bottino. Ci impieghiamo un po’ e poi andiamo a cercare alrtri arbusti, ce ne sono una decina sparsi in giro, ma la maggior parte delle bacche sono ancora verdi. Prendiamo quel che possiamo.
—Torniamo tra una settimana, così potremo raccoglierne di più— ci dice Riza.
—Ottima idea— le rispondo io.
Liam non stacca gli occhi dal suo sacchetto, passano alcuni minuti poi ci dice in tono beffardo:— Se ci arrivo alla prossima settimana—. Ma che dice. Poi interrompo i mie pensieri e vengo assalita dalla paura. Io e mia cugina siamo al sicuro ma non abbiamo alcuna garanzia che Lian non venga estratto alla mietitura. Non avevo mai preso in considerazione questa evenienza. Cosa farò se lui dovese... 
No, no no! Non posso pensarlo perchè finirei con l’impazzire.
Così nessuno aggiunge niente, ce ne stiamo per il resto della mattinata seduti sotto un alberello zitti, ammutoliti, a logorarci ognuno con i nostri pensieri.
Poi la voce di Lian squarcia il silenzio:—Sù con gli animi!— ci guarda entrambe e poi aggiunge un po’ malinconico:— Forza è ora di tornare a casa—.
Guardo il cielo, il sole è già alto, è tempo di tornare indietro. 
Ci lasciamo alle spalle il nostro piccolo angolo di spensieratezza e oltrepassiamo il muro, nascondiamo con cura il nostro passaggio e ci dirigiamo al villaggio. Riaccompagnamo Riza a casa e io e Liam ci dirigiamo silenziosi verso la sua.
—Con queste faremo un sacco di soldi— annuncia Liam alzando il suo sacchetto.
O no, le bacche!
—Le ho dimenticate— farfuglio io.
—Non mi stupisco. Torniamo Indietro— dice Lian mentre cambia direzione.
—Non importa. Faccio da sola. Tu devi tornare a casa tra poco i tuoi sranno di ritorno e si preoccuperanno— mi guarda confuso —Davvero vado io. Mi ricordo dove le ho lasciate— aggiungo.
Lui annuisce pensieroso e si dirige verso casa. Devo schiarirmi le idee da sola. Tra una settimana Lian potrebbe non essere più qui. Così parlo per confortare sia lui che me:—Andrà tutto bene—. Poi mi volto velocemente sicura di non riuscire a sostenere il suo sguardo.
Mi dirigo al muro, controllo velocemente che non ci sia nessuno e lo oltrepasso. Devo aver lasciato il sacchetto sotto l’albero. Ci vogliono meno di cinque minuti per raggiungerlo. Dopo una piccola corsetta arrivo a destinazione e affero il sacchetto, mi volto per tornare indietro ma vengo fermata da un rumore, leggero e quasi impercettibile. Proseguo, ma mi fermo di nuovo, lo sento ancora, ma adesso è più forte.
No, non è più forte. è più vicino!
Mi fermo per ascoltare meglio: il rumore è frequente e veloce.
Sono passi e si stanno dirigendo verso di me.
—Lian!— urlo io, ma non risponde nessuno.
Perfetto! Sono una stupida adesso chiunque sia sa perfettamente dove sono. 
Vengo assalita dal terrore, se è un pacificatore sono morta. Mi guardo intorno, devo trovare un posto dove nascondermi. Ma non è un’impresa facile: gli arbusti sono piccoli. 
Mi accuccio dietro un albero, neanche questa è una gran sistemazione. Sono spacciata. Raccolgo un pezzo di legna da terra. Se il pacificatore mi trova potrei tirarglielo addosso, così mi farebbe fuori subito, senza far passare ulteriori sofferenze a me e a chi mi conosce.
—Tu che ci fai qui?— dice una voce sconosciuta alle mie spalle.
L’unico pensiero che riesco a formulare è che sono praticamente morta.    
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Light Rain