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Autore: PathosforaBeast    09/07/2012    3 recensioni
Tutto intorno a me si gela.
Non esiste più il duca che si circonda di soli uomini per parlare della superiorità della Francia o della contessina che con abiti e trucco vuole mostrarsi più grande.
Esistiamo solo noi , con i nostri corpi che strusciano l’uno contro l’altro in un’anticipata estasi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Versailles 1717.
Visi anonimi si spostano in una stanza da ballo aurea.
Ciò che li distingue è solo materiale morto: piume, velluti e sete dai colori cupi o sgargianti.
Mani sfiorano strumenti dando vita ad armonie che toccano prima il soffitto ,poi il cielo.
Un senso di pace mi invade la mentre altri continuano la loro banale vita.
Mi alzo indecisa sul dirigermi verso i falconetti o l’accozzaglia danzante.
Inizio a contemplare tutti e cerco  di astenermi al riso per una caduta evitata poco elegantemente da una donna che ha le fattezze di una bambola mal realizzata: la pelle tenue per la troppa cipria sembra voler dare una virtù non sua che contrasta all’attillato corsetto che le modella l’acerbe seno.
Come una donna piacente che tenta di mutarsi in santa.
Ora stava per cadere rovinosamente su me continuando a lamentarsi delle scarpette troppo alte e civettando le sue più sentite scuse senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Non riesco a comprendere di come certe persone possano avere una tale presunzione dopo aver partecipato al ‘Le reveil du roi’ appena due volte.
Altre aristocratiche ridacchiano, lei continua ad esibire la sua stoltezza ed io mi avvio verso i balconetti.
La mia veste non incrocia la frescura notturna che una presa salda e rassicurante seguita da una voce suadente mi persuadono ad unirmi alle danze.
Mi volto bruscamente lasciando i miei capelli e l’abito scarlatto sferzare l’aria.
Sono sul punto di rimproverare chi ha osato importunarmi in questo modo ma sembro non avere più forze quando le sue mani cingono i miei fianchi.
Parole dolci come il miele sfiorano i miei lobi e le mie membra tremano lasciando che i segni sfreghino gli abiti.
Come può un essere dalla mente così acuta, dall’aspetto così lesto ma elegante, farmi trascinare a pensieri così impuri?
Non posso reggere il suo gioco : sono pur sempre una contessa che deve preservare la sua integrità e morale ma la sua bocca, promessa di infiniti peccati, si accosta pericolosamente alle mie labbra immacolate facendomi fremere di sopito desiderio.
Tutto intorno a me si gela.
Non esiste più il duca che si circonda di soli uomini per parlare della superiorità della Francia o della contessina che con abiti e trucco vuole mostrarsi più grande.
Esistiamo solo noi , con i nostri corpi che strusciano l’uno contro l’altro in un’anticipata estasi.
Lasciandomi poco all’immaginazione, si ferma, facendomi guadagnare un lieve rossore mal nascosto dal sottile strato di cipria.
-          Seguimi . - mi sussurra – Potrai trascorrere la notte qui, danzando con loro, oppure lontano nei miei appartamenti.
Stordita da tutte quelle emozioni mi lasciai guidare da lui.
Percorriamo lunghi corridoi che a me davano la sensazione di essere infiniti.
I suoi occhi limpidi come il cielo mattutino, le guance imporporate per il freddo,  non penso di aver visto mai in vita mia qualcosa di più bello.
Ci fermiamo ed io mio cuore palpita all’ impazzata.
I suoi appartamenti sono ricchi di specchi, porte ed altre futilità finemente lavorate che lì trovavano i più svariati motivi per esistere.
Per l’ultima porta, quella della sua camera da letto, non mi concede l’intera visione.
I pochi metri che separano me all’esterno e lui all’interno di essa  mostrano uno sfarzo senza pari dato dalla ricchezza dell’imponente letto e la cornice attorno al suo ritratti.
Mi restava solo scegliere:

resistere o lasciarsi andare?

Sarebbe stata una lunga notte.
   
 
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