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Autore: Eternal_Blizzard    09/07/2012    3 recensioni
Aki ha una cotta per Endou dal primo anno di liceo, se non prima. Natsumi dal secondo. Fuyuka dalla fie del secondo, ma lo conosce da molti più anni delle alter due. Eppure, sarà davvero una di loro tre la sposa di Endou, scelta dal destino? O magari c'è un'altra donna ad attenderlo dietro l'angolo? Magari con capelli blu e mossi, con un fratello iperprotettivo alle spalle?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci anni prima, non erano altro che ragazzini spensierati, decisi a diventare campioni del mondo nel football frontier international e, e una volta riusciti nel loro intento, il cui unico problema era semplicemente l’andare a scuola e diplomarsi. Ora, dieci anni dopo, c’era chi aveva intrapreso strade scolastiche divenendo un’insegnante, chi si occupava di lavori in uffici o chi era rimasto fedele alla sua passione calcistica, diventando un professionista o un allenatore. Alcuni, inevitabilmente, si erano separati e non avevano più avuto notizie gli uni degli altri, cosa avvenuta alla maggior parte di loro sfortunatamente soprattutto dopo l’avvento del Fifth Sector nel mondo del calcio. Il destino però, si sa, è imprevedibile, o forse semplicemente più forte di qualsiasi altra forza in questo mondo. Fatto sta, che i giocatori del club di calcio della Raimon originale non possono fare a meno di incrociare le loro vite l’una con l’altra.
«E alla fine, ci ritroviamo nuovamente uniti, noi tre» sorrise Gouenji, mandando giù un sorso di caffè in lattina che avevano preso una decina di minuti prima. Kidou alzò un angolo della bocca, ironico.
«Già. Endou Mamoru, allenatore della Raimon, Kidou Yuuto, allenatore della Teikoku, poi passato alla Raimon e Guenji Shuuya…» disse, elencandoli lentamente come a soppesare i loro nomi, ma poi inarcò le sopracciglia, voltandosi verso l’ultimo citato. «O forse farei meglio a dire Ishido Shuuji, l’Holy Emperor?» chiese incrociando le braccia al petto ed inarcando un sopracciglio. Il biondo quasi si strozzò alla domanda retorica dell’amico, che guardò di sbieco.
«Sai che l’ho fatto per proteggere il calcio. Guarda che è stato un bel sacrificio, il mio! Rinunciare ad un ruolo fisso da professionista!» disse facendo il finto superiore, per poi sorridere sghembo.
«Ehi, chi era nella resistenza contro Shuuji? Che ha rinunciato alla lega italiana?» domandò in risposta Kidou, sorridendo allo stesso identico modo. Alle loro conseguenti risate si aggiunse quella di Endou, che posò una mano sulla spalla sia di uno che dell’altro.
«L’importante è che sia tutto finito e il calcio sia tornato quello di un tempo!» dichiarò col suo solito, vecchio sorriso sincero in grado di rallegrare tutti quanti. A quell’affermazione, Gouenji si drizzò sulla panchina dov’erano seduti, voltandosi con tutto il corpo in modo da poter vedere bene entrambi.
«Ma ditemi, ora che possiamo parlare, come state? Che novità ci sono?» domandò sinceramente curioso.
Kidou fece spallucce. «Non saprei… giusto l’aver fatto parte della resistenza, ma già lo sai, quindi…» commentò. Si voltò verso Endou in attesa di una risposta anche da parte sua. Quello si stava grattando la guancia, osservando il cielo prima a destra, poi a sinistra, poi avanti a sé e nuovamente a destra, continuando diversi minuti. Non poteva ripetere della Resistenza, perché era ovvia. Cosa poteva dire..?
«Ma certo!» s’illuminò. «Sono sposato!» ridacchiò. Gli altri due rimasero totalmente interdetti dalla risposta del castano. «Scusate, è che davo per scontato lo sapeste, quindi non ci ho pensato subito!» «Passi Gouenji che era impegnato con il Fifth Sector, ma… Perché io non ne sapevo nulla?» chiese Kidou, leggermente turbato dalla scoperta. Insomma, un tempo erano migliori amici…
Endou si grattò la testa, abbassando leggermente lo sguardo. «Beh, ecco, è stata una cerimonia intima… e non riuscivamo a contattarvi! Poi mettici la rivoluzione con la squadra…» si giustificò. «E soprattutto, Kidou, a te non potevo certo dirlo in modo superficiale o sbrigativo!» spiegò, lasciando l’altro piuttosto perplesso.
«Ok, ma noi la conosciamo?» si intromise Gouenji, interessato. Mai avrebbe pensato che il primo a sposarsi sarebbe stato proprio lui, che dieci anni prima era talmente cieco da non accorgersi del palese interesse che tre manager su quattro nutrivano nei suoi confronti. Quello con la fascia arancione si limitò ad annuire.
«Aspettate» gli fece cenno con l’indice di fare silenzio e prese il telefonino. «Tesoro? Sì… sì, esatto, ospiti anche oggi, scusami… No, no, non si tratta di Tenma e gli altri… Ahah, è una bella sorpresa… Ok, a dopo» attaccò e sorrise ai due con lui. Gli fece cenno di andare e si alzò. Gli altri lo seguirono a ruota, grattandosi rispettivamente il mento e il naso. Kidou si figurò in mente Natsumi, bella come sempre, che si avvicinava ad Endou e gli dava un romantico bacio. Beh, non stavano male insieme, e poi lui avrebbe giurato che sarebbero finiti insieme quei due, un giorno o l’altro… Gouenji, invece, immaginò Fuyuka, che aveva visto spesso quando andava a trovare Taiyou in ospedale, accogliere Endou che tornava a casa annunciandogli che la cena era già pronta in tavola. Poteva essere, no? I due si guardarono appena pensarono ad un’altra opzione: Aki? In effetti, per quanto lui e Natsumi sembrassero fatti l’uno per l’altra, era più facile concepire un matrimonio con Aki, che cucinava egregiamente, era dolce e cara, premurosa…
«Scusa, Endou… tua moglie sa cucinare?» chiese il rasta, allungando il passo per affiancarsi al castano che li aveva preceduti. Lo stesso fece il biondo. Endou annuì.
«Beh, sì dai. Sicuramente negli anni è migliorata molto» affermò. Questo significava che Natsumi andava esclusa. Oppure in dieci anni aveva preso lezioni ed era diventata una brava cuoca? Migliorata molto poteva voler dire che non era più… negata come un tempo, del resto, quindi non poteva essere veramente eliminata. Quindi Aki e Fuyuka nemmeno, perché semplicemente voleva dire essere diventate cuoche provette nel loro caso, no?
«Senti, ma restringi il campo, almeno. Faceva parte del nostro club di calcio in qualche modo oppure l’abbiamo conosciuta da un’altra parte?» continuò Gouenji, inarcando un sopracciglio. Ottenne un’altra risposta affermativa. Però in effetti, nel loro club di calcio non avevano solo le manager, ma anche… Touko? Loro due avevano sempre avuto un bel rapporto e un ottimo feeling, dopotutto, non era impossibile da pensare. Anche se, forse, in quanto a femminilità lasciava un po’ a desiderare… a meno che non fosse “cresciuta” o “maturata”, ovvio. Rimaneva Rika. Femminile lo era e indubbiamente sapeva cucinare. Rika ed Endou… Al solo pensiero, entrambi gli uomini scoppiarono a ridere, spingendo il non più scapolo a domandargli cosa ci fosse che non andava, ottenendo uno sbrigativo “nulla” in risposta. Non era possibile che fossero finiti insieme, dato che lei, come dire, preferiva altri tipi di ragazzi. Decisamente.
D’accordo, appurato che era una delle manager – o al limite Touko – ma quale delle tre? Il momento della verità era vicino, dal momento che erano finalmente arrivati di fronte alla casa del vecchio amico. La tensione dei due era visibile ad occhio nudo. Natsumi? Aki? Fuyuka? La risposta era solo ad una porta di distanza ed Endou la stava aprendo. Dopo un “permesso”, i due entrarono con il cuore in gola, nemmeno dovessero scoprire quanto gli restasse da vivere.
«Sono a casa!» annunciò l’allenatore della Raimon senza aver perso il sorriso.
«Ah, spengo il fuoco e arrivo!» gridò la moglie dalla cucina. La sua voce fece rimanere perplesso Kidou. Che sciocco, aveva sentito una voce per un’altra, doveva prestare più attenzione. Si iniziarono ad udire i passi della donna che dall’altra stanza si avviava verso l’ingresso e se la ritrovarono finalmente davanti: capelli blu e mossi, occhi grigi, occhiali rossi in testa. Haruna. La donna si stava asciugando sorridente le mani sul grembiule a scacchi rossi e bianchi che indossava, mentre sgranava gli occhi dalla sorpresa. «Uno degli ospiti immaginavo fosse mio fratello, ma… Gouenji, è un piacere averti qui ora che è tutto risolto!» annunciò serena, mentre l’altro, ancora stupito, balbettava un poco convincente “grazie, anche per me”. Il rasta, invece, era rimasto immobile come pietrificato mentre osservava l’amico che si affiancava con nonchalance alla sorella. «Fratellone…» iniziò poi a dire lei, ma l’uomo posò pesantemente una mano sulla spalla del cognato.
«Endou.» lo chiamò con voce tombale. «Adesso gradirei spiegazioni» sibilò, ma si intromise la ragazza.
«Fratellone, adesso ti diciamo tutto, ma a tavola, che è pronto!» lo ammonì, prendendolo per le spalle e trascinandolo in sala da pranzo, sotto gli occhi basiti di Gouenji.
«Sapevamo che prima o poi sarebbe successo…» sospirò Endou, sedendosi al suo solito posto, dopo aver fatto accomodare i due ospiti. Aspettò che Haruna gli si sedesse accanto ed iniziò a parlare. «Vedi, Kidou, non volevamo nascondertelo, ma era importante che ci concentrassimo sull’allenamento di Shindo e gli altri, altrimenti il calcio sarebbe stato rovinato per sempre! Sapere che Haruna e io siamo sposati… poteva farti deconcentrare» spiegò, annuendo. Il cognato strinse le labbra, alzando un indice ed aprendo la bocca per parlare, ma poi abbassò il dito, chiudendo a sua volta la bocca. Scosse il capo.
«Scusatemi, ma il matrimonio? Insomma, migliore amico dello sposo e fratello della sposa, un invito l’avrei meritato, o no?» chiese, tamburellando sul tavolo con le dita.
«Scherzi?!» sbottò Haruna. «Io ti ho chiamato mille volte per invitarti o anche solo per parlarti, ma da quando sei andato in Italia sei sparito! Non ci siamo sentiti per secoli!» lo sgridò. Del resto si erano incontrati dopo tanto tempo per la prima volta quando la Raimon doveva affrontare la Teikoku! Non era in diritto di lamentarsi, assolutamente. Alla sua ammonizione, Kidou non poté far altro che incassare il colpo e stringere le labbra, ammettendo in un sussurro che forse aveva ragione.
«Posso chiedere una cosa?» si intromise Gouenji, alzando di poco una mano. «Kidou, tu sei un tipo sveglio, com’è possibile che tu non te ne sia accorto?» domandò, ma l’altro parve preso in contropiede perché non seppe dare subito una risposta, così ci pensò Endou.
«Vedi, il fatto è che non l’abbiamo dato a vedere. Noi non siamo una di quelle coppie che stanno sempre a lanciarsi occhiatine dolci, sbaciucchiarsi appena possono» e qui si sovrappose un “ci mancherebbe!” di un Kidou che non voleva nemmeno pensare all’eventualità, «e stanno sempre a chiamarsi con nomignoli. Se non fossero venuti qui, nemmeno i ragazzi della squadra se ne sarebbero accorti» ridacchiò e con lui Haruna, che annuì.
«Vero! Noi siamo una coppia che bada più al divertimento, che al romanticismo!» rise.
«La fede..?» continuò allora il rasta, fissando i loro anulari sinistri.
«A me da fastidio. E poi ci son delle volte che mi metto a giocare con i ragazzi ed essendo un portiere, mi darebbe ancora più fastidio» spiegò Endou, facendo spallucce.
«Io invece la perderei, indaffarata come sono, e nemmeno me ne accorgerei. Non voglio rischiare, quindi…» si alzò, avvicinandosi ad un mobile poco distante ed aprendo un cassetto dal quale estrasse due anelli di fattura semplice e dorati. «Le teniamo qui~» disse allegra.
«Che dire… auguri in ritardo, sono contento per voi!» sorrise ad entrambi Gouenji, ottenendo in cambio un sorriso dall’uomo ed un sentito “grazie” dalla donna, tornata al suo posto. La sua espressione allegra, però, fu sostituita da una mista tra il preoccupato e il dispiaciuto.
«Tu non puoi proprio essere contento per noi, eh, fratellone?» gli chiese, notando la sua faccia contratta e il suo sguardo rivolto sui pugni tenuti ben stretti. Preso alla sprovvista dalla domanda quasi sobbalzò.
«Non capisco, eri l’unica manager che non aveva una cotta per lui. Allora come…» scosse il capo, cercando di capire quando mai la sorella potesse essersi innamorata, peraltro senza che lui se ne accorgesse.
«Mi fa ridere. Con lui mi trovo bene, è gentile, altruista, ha un sorriso contagioso e con lui non ci si annoia mai. Ha una miriade di qualità positive che tu dovresti conoscere, fratellone, e che dovrebbero farti capire quanto la tua domanda sia inutile» gli spiegò, ma stavolta con tono dolce. L’altro alzò un angolo della bocca ed annuì, sospirando.
«Hai ragione… Quindi, lui ti rende felice?» le domandò, addolcito a sua volta.
«Da morire, quindi stai tranquillo!» lo rassicurò, ridacchiando. Lui rilassò i pugni e si voltò verso Endou.
«Scusami, immagino di non aver fatto proprio un’ottima figura…» si grattò il naso, imbarazzato. «Anche tu sei felice?» trovò il coraggio di chiedergli.
«Figurati!» ridacchiò il castano agitando una mano all’aria. «Sappiamo tutti quanto tieni a tua sorella, era naturale che ti preoccupassi! Anche perché a dire il vero ci aspettavamo reazioni… peggiori» rise. A lui si unirono gli altri e poi, con un sorriso ancor più grande, Endou annuì all’amico. «Sì, anch’io lo sono». Kidou, sussurrato un “bene” tra sé e sé parve decisamente più rilassato, tanto che il padrone di casa si alzò contento, battendo e strofinando tra loro le mani. «Perfetto! Ora che è tutto chiarito, che ne dite di un bel brindisi?» propose. Non ottenendo rifiuti, prese – dallo stesso mobile dove tenevano le fedi – una bottiglia di champagne, che portò in tavola. «Lo tenevamo proprio per quest’occasione» affermò. Iniziò a tentare di aprirlo, ma il tappo fece più resistenza del previsto, impedendo così all’uomo di aprire la bottiglia. Haruna, preoccupata che potesse saltare da un momento all’altro, si allontanò leggermente con la sedia, mentre Gouenji e Kidou si alzarono, per vedere se potevano rendersi utili in qualche modo. Il biondo si limitò a sporgersi sul tavolo; Kidou invece si affiancò all’altro.
«Lascia, ti aiuto» si offerse, allungando le mani verso la bottiglia affinché gliela lasciasse, ma il castano scosse il capo.
«No aspetta, non vorrei che partisse e beccasse qualcuno» avvertì, inutilmente. Il tappo, infatti, decise di volare via dalla presa di Endou proprio quando Kidou gli si fu avvicinato, colpendolo dritto sul naso con una violenza tale da farlo cadere all’indietro. Pochi secondi e perse i sensi.

«Insomma fratellone, svegliati!» gridò Haruna preoccupata, muovendo con delicatezza la spalla del ragazzo a terra. «Apri gli occhi, per favore!» continuò. Alla sua voce, che Kidou poteva distinguere chiaramente, si aggiunse una seconda che conosceva bene, ma non apparteneva né a Gouenji, né ad Endou.
«Ma che rammollito. Svenire per così poco…» commentò Fudou. Un momento, quand’era arrivato lui? Non poteva certo averlo invitato Endou, del resto. Era un pranzo tra amici intimi, no? Sentendo ancora un po’ di dolore al naso, aprì gli occhi e con sua grande sorpresa notò che i capelli di Haruna erano più corti ed indossava ancora la divisa scolastica, sul suo corpo minuto, mentre Fudou non era capellone com’era certo che fosse, con una giacca viola, ma era ancora mezzo pelato e portava la maglia dell’Inazuma Japan. Si rese conto di essere sdraiato per terra, con la sorella inginocchiata accanto a lui e il ragazzo in piedi, piegato sopra di lui mentre lo scrutava.
«Che succede..?» domandò tirandosi a sedere, quando la ragazza si aggrappò al suo braccio, sollevata. «Fudou ha calciato troppo forte il pallone e ti ha colpito dritto sul naso! Tu sei caduto e non ti sei più rialzato… mi hai fatta preoccupare!» lo rimproverò lei, stringendo la presa. Il ragazzo si scusò grattandosi la testa, così il mezzo pelato sbuffò.
«Non devi scusarti con lei, ma con me. Sono io che ti ho dovuto portare a bordo campo e ti assicuro che sei meno leggero di quel che sembri» commentò con il suo solito tono supponente.
«Se tu non l’avessi colpito, non l’avresti dovuto portare!» sgridò Haruna, alzandosi e bacchettandolo con il dito indice di fronte alla faccia, che quello voltò scocciato. «Anche gli altri erano preoccupati, vado a dirgli che ti sei svegliato!» cinguettò poi, correndo verso il campo. Kidou annuì in risposta e poi guardò il compagno.
«Quanto tempo ho “dormito”?» chiese, facendo il segno delle virgolette con le mani. L’altro fece spallucce. «Non saprei. Una decina di minuti, perché?» domandò di rimando, ma Kidou scosse il capo.
«Niente, per sapere…» replicò, ripensando al sogno fatto. Caspita, era davvero reale e poi… scosse il capo. Per carità, sapeva che Endou era un ragazzo d’oro, ma sapere che sua sorella era ancora una pura dodicenne non sposata lo tranquillizzava non poco. Alzò lo sguardo sull’oggetto dei suoi pensieri, che stava amabilmente ridendo con il portiere titolare della squadra giapponese. S’irrigidì d’istinto, sotto lo sguardo non capente di Fudou, ma si convinse che non c’era motivo di preoccuparsi, poiché aveva fatto solo, un semplice, sogno. Ad esempio il fatto che Haruna si stesse avvicinando a lui porgendogli l’acqua ed insieme continuassero a ridere a quel modo… faceva semplicemente di lei una brava manager. Accortasi dello sguardo del fratello, la ragazza disse un’ultima cosa ad Endou, che annuì e tornò a concentrarsi sul gioco, mentre lei correva nuovamente verso di lui. Era terribilmente tentato di chiederle cos’avessero detto.
«Fratellone! Il coach Kudou ha detto che puoi riposare altri cinque minuti!» gli raccontò, sedendosi accanto a lui, rivolgendo poi lo sguardo ad Akio. «Fudou, invece a te dice di riprendere l’allenamento, ora che lui si è ripreso!» annuì. L’altro, con uno sbuffo, tornò ad allenarsi come gli era stato riferito. I due fratelli rimasero un paio di minuti in silenzio; lui con gli occhi sui giocatori in campo, lei sulle tre manager che osservavano il campo, concentrandosi vagamente di più su Endou, che sugli altri giocatori.
«Fratellone?» chiamò, riportando il ragazzo sulla terra. «Stavo pensando… Natsumi, Aki e Fuyuka hanno una cotta per Endou, vero?» domandò. L’altro annuì, ma Haruna era talmente sicura della risposta che non si voltò nemmeno a guardarlo. «E se glielo rubassi?» sorrise beffarda all’idea.
«Cosa vorresti dire?! P-perché dovresti farlo?» domandò allora il rasta, alzandosi in modo da non stare più seduto e rivolto verso il campo, ma così da poter guardare dritto per dritto la sorella, poggiato sulle proprie ginocchia. Che stesse arrivando il momento? Davvero Haruna doveva prendersi una cotta per Endou, che poi avrebbe ricambiato? Quello che aveva fatto in quei pochi minuti era un sogno premonitore? Con tutti questi interrogativi in testa, fu colto alla sprovvista dalla risata cristallina della giovane.
«Ma ci hai creduto davvero?» gli diede una delicata spintarella su una spalla, senza smettere di ridere. «Non provo interesse per Endou. Non in quel senso! E poi non sono così infame da rubare l’innamorato alle amiche» dichiarò, solenne. Soprattutto a Natsumi ed Aki, che erano innamorate di Endou già da più di un anno. Kidou parve piuttosto sollevato dalla risposta ottenuta, tanto che mentalmente si diede dell’idiota mentre si appoggiava, rilassato, con il fondoschiena sui talloni. «Anche se forse, pensandoci, sarebbe divertente essere sposati con lui» ridacchiò. Di certo era un tipo con cui non ci si annoiava mai.
«Quindi non ti piace nessun ragazzo. Vero?» volle accertarsi. L’altra arrossì leggermente e gli mostrò la lingua, scuotendo la testa.
«Non si fanno certe domande!» si difese, sobbalzando poi ad un grido da parte di Aki, che a giudicare dalla voce sembrava preoccupata del portiere di cui stavano parlando poco prima. I due fratelli si voltarono verso la porta e videro il castano per terra, che si massaggiava il naso, mentre Fubuki lo aiutava ad alzarsi, scusandosi di averlo colpito in faccia. Haruna sospirò. «Bella giornata oggi… Chi sarà il terzo a prendersi un pallone sul naso?» domandò sconsolata. Osservò le ter ragazze spostarsi da bordo campo fino alla porta, allarmate e cercando di ottenere il diritto di “prendersi cura” del ragazzo. «Scusami fratellone…» iniziò a dire, alzandosi da terra, «ma devo andare a prendere il mio uomo!» scherzò, facendogli una piccola linguaccia ed un occhiolino. Mentre correva in campo gridando alle altre di scansarsi perché ci avrebbe pensato lei, Kidou si avvicinò rapido alle tre appena cacciate, rimaste immobili allibite dall’improvvisa comparsa della più piccola. Doveva proteggere Haruna. Lui non voleva che si avvicinassero in quel senso e come lui, non lo volevano nemmeno le altre tre; detto in poche parole, avevano lo stesso obiettivo. Con fare vago, ma decisamente serio, il ragazzo posò una mano sulla spalla di Natsumi, avvicinandosi ancor di più alla ragazza, che lo guardò perplessa. Era il momento di ideare un piano.


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Io mi chiedo perché continuo a scrivere *mai soddisfatta dei suoi lavori* Non sviluppo mai un'idea come vorrei. Vabbè.
Allora, questa fic è... l'ennesimo capriccio. Io avevo iniziato a pensare, tempo fa, che Haruna era la migliore (cioè, io amo Haruna alla follia, per carità, quindi OVVIAMENTE per me è la migliore) perché di quattro manager era l'unica che "se ne sbatteva", detto papale papale, di Endou. E quindi mi son detta "perché non potrebbero finire insieme proprio loro due, in barba alle altre?". E quindi, anche visto che shippano la mia piccola con IL MONDO, volevo scrivere questa cosa, ma non avevo il coraggio (?). Per fortuna me l'ha dato una ragazza che, come me, mi ha detto di pensare anche all'Haruna/Endou ç^ç Grazie! ç^ç/ (Sperando che legga questa fic xD) Ah, io sono la più grande supportatrice della Endou/Natsumi (?) per la cronaca, sono la mia OTP.
Ok, smetto di blaterare come al soltio, dicendo solo: anche qui io avevo pensato un'altra fine a dire il vero, ma... Haruna ha fatto tutto da sola. Doveva comportarsi in modo da far fare una certa cosa a Kidou, e invece... che scatole. Beh, spero vi piaccia e vogliate recensirla per farmi saper opinioni o critiche ><
PS. Al solito non so mettere i tag del genere e non so dare titoli :°D
  
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