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Autore: Heilig__    09/07/2012    16 recensioni
- Ehm…- esitò.
Non mi piaceva quando esitava: significava che stava per dire, anzi chiedere, qualcosa di estremamente stupido, o fisicamente impossibile da realizzare.
- Voglio un frappè. Al cioccolato-
Appunto
Accesi la luce sul mio comodino, mi alzai a sedere, e lentamente girai la testa verso la mia ragazza, con gli occhi sbarrati.
- Scusa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I Tokio Hotel non mi appartengono. Questo scritto è frutto della mia fantasia, non ci ricavo niente e non è scopo di diffamazione



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Erano le 3 di notte.
Le tre di notte.
Notte fonda.
Orario in cui la gente normale dorme. Profondamente.
Ma evidentemente la mia ragazza non era dello stesso parere.

Ero completamente immerso nel sonno più profondo, quando due mani delicate afferrarono il mio braccio e cominciarono a scuoterlo con insistenza, fino a svegliarmi.
- Tom?- mi chiamò una voce femminile al mio fianco.
- Mmh?
- Stai dormendo?
Certo che sto dormendo! E dovresti farlo anche tu, Lynn!”
- No, amore, dimmi- risposi, sospirando, dicendo definitivamente addio ad una dormita decente.
- Ehm…- esitò.
Non mi piaceva quando esitava: significava che stava per dire, anzi chiedere, qualcosa di estremamente stupido, o fisicamente impossibile da realizzare.
- Voglio un frappè. Al cioccolato-
Appunto
Accesi la luce sul mio comodino, mi alzai a sedere, e lentamente girai la testa verso la mia ragazza, con gli occhi sbarrati.
- Scusa?
- Ho voglia di un frappè-
Lynn mi fissava, mordicchiandosi il labbro, implorante.
- Lynn, hai la vaga idea di che ore sono?
- Mmh…-
Lynn si voltò verso il suo comodino, e guardò la sveglia.
- Sono le 3.
- E tu vuoi un frappè a quest’ ora?- chiesi, ormai completamente sveglio.
Lynn annuì, convinta. Sembrava una bambina.
I capelli neri, un po’ arruffati, le ricadevano sul viso, coprendo un po’ gli occhi color nocciola.
Il viso sembrava quello di una bambola di porcellana, tanto era pallido e delicato.
- Lynn,- sospirai, ritornando a sdraiarmi - è notte fonda. Non c’è nessun negozio aperto. Però, c’è il gelato in frigorifero se vuoi. Alla fragola, il tuo preferito-
Lynn arricciò le labbra, incrociando le braccia al petto, assumendo un’ espressione disgustata.
- Tom, voglio un frappè, non il gelato.
- Ma… ma… Sono tutti chiusi. Vuoi che scassini un negozio per un frappè?
- Lo faresti se mi amassi davvero- replicò.
Oh, no, non ancora!”
Ogni volta che non volevo soddisfare una delle sue voglie, tirava in ballo la storia che se l’avessi amata davvero, non avrei fatto storie, non avrei cercato scuse.
Tutte cavolate, insomma.
Cioè, sinceramente, non penso che esistano fruttivendoli sui cigli delle autostrade, non a Los Angeles
Ma Lynn era fermamente convinta del contrario, presa com’era da una voglia irrefrenabile di anguria.
Se tu guardassi bene quando guidi, vedresti che da qualche parte c’è sicuramente un fruttivendolo, Tom! Ma evidentemente, non mi ami abbastanza per aguzzare un attimo la vista” diceva, mentre stavamo andando a casa di amici.
Passando per l’ autostrada.
Comunque…
- Lynn, te lo chiedo per favore, non potresti aspettare almeno le sette?-
O le otto, le nove, le dieci…”
Lynn scosse la testa, indicando poi il suo ventre, gonfio.
- Fallo per lui-
Abbassai lo sguardo soffermandomi sul punto indicato da Lynn.
Poi, sorrisi.
- Dai gusti che ha, direi piuttosto che è una lei- dissi, infine, alzandomi.
- Perché?- chiese, divertita.
- Perché se fosse un maschietto,- risposi mentre mi toglievo il pigiama - Avresti voglia di un doppio hamburger con patatine e tanta maionese-
Lynn rise.
Mi piaceva quando rideva: aveva un’ espressione bellissima, serena; la sua risata, poi, mi metteva allegria: era cristallina, limpida.
Amavo quella risata.
Amavo lei.
Mi misi i jeans e una maglietta, presi i soldi, le chiavi dell’ auto e feci per uscire, ma Lynn mi fermò:
- Metti una felpa. Fa freddo- mi disse, con sguardo amorevole.
Aggrottai la fronte:
- Lynn, siamo a marzo. Non fa freddo.
- Sì, ma è tardi…
Oh, te ne sei accorta!”
- Tranquilla, starò bene- la tranquillizzai. Poi uscii.

* * *
Pochi minuti dopo ero nella mia auto in cerca di un misero bar o negozio aperto.
Senza l’ombra di un successo.
- Maledetto frappè!- esclamai, in preda al nervoso.
Poi vidi la mia salvezza.
Una luce, infondo alla strada, all’ angolo.
La sagoma di un uomo, alto, robusto; doveva avere 50 anni, 55 al massimo.
Stava armeggiando con una saracinesca.
Aguzzai la vista: era la saracinesca di un locale.
Locale uguale bar.
Bar uguale frappè.
Frappè uguale tornare a casa.
Tornare a casa uguale dormire.
Accelerai di colpo, pregando che l’ uomo fosse una persona misericordiosa.
Frenai a pochi metri da lui, poi scesi dall’ auto e lo raggiunsi, correndo.
Sentendo i miei passi, lui alzò lo sguardo, e quasi gli prese un colpo.
- Ragazzo, non sai che ore sono?! Dovresti essere a casa a dormire, non in giro!- esclamò, con una punta di spavento nella voce.
- Mi scusi, vorrei un frappè-
Mentre pronunciavo queste parole, mi sentivo un perfetto idiota: quale persona si alza alle tre di notte per un frappè?
- Un frappè?- ripeté l’uomo, scettico.
Annuii, sempre più imbarazzato.
- Mi dispiace ma siamo chiusi- rispose, scuotendo la testa.
- La prego!- esclamai, implorante.
- La… la mia ragazza mi… mi ucciderà! La prego!- cominciai a balbettare, rendendo definitiva la mia figuraccia.
Sul volto dell’ uomo comparì un sorriso complice:
- La tua ragazza?-
Annuii di nuovo.
- Ho capito. Tecnicamente non dovrei, ma...- disse, tirando su la saracinesca – Mi stai simpatico- concluse, facendomi segno di entrare.
Una volta dentro, l’uomo accese una luce, che mi permise di notare che il locale non era molto grande, ma comunque carino.
Dovrei venirci qualche volta”
- Allora, come lo vuoi questo frappè?- chiese il barista, andando a sistemarsi dietro al bancone.
- Al cioccolato, grazie- risposi, ancora incredulo di aver trovato un bar aperto.
Pochi istanti dopo, l’ uomo mi stava porgendo un sacchetto contenente un bicchierone colmo di frappè al cioccolato.
- Lei non sa neanche quanto mi è stato d’ aiuto- dissi, cercando nelle tasche i soldi.
Ne tirai fuori dieci dollari e li lasciai sul bancone.
- Tenga.
- Ma sei matto?! Dieci dollari?
- Sì, mi ha salvato la vita. E’ il minimo- dissi, sorridendo.

* * *
- Lynn! Eccomi! Tieni, il tuo frap…-
Mi bloccai di colpo: Lynn stava dormendo beatamente.
Sentii la rabbia montarmi dentro: IO andavo in giro di notte per prenderle un cavolo di frappè, e LEI dormiva?!
Mi accostai al letto, deciso a svegliarla.
Avvicinai la mano al suo corpo, ma anziché scuoterla per svegliarla, le accarezzai semplicemente il viso.
Com’è bella…”
Era lei.
Era la donna della mia vita.
L’ amavo con tutto me stesso.
Avrei attraversato i sette mari per lei.
Altro che un frappè nel mezzo della notte. Quello era niente.
Mentre l’ accarezzavo, il mio sguardo cadde su quel ventre gonfio.
Sorrisi, felice, poi mi inginocchiai, avvicinando il viso alla pancia di Lynn.
- Questa me la paghi, piccola Kaulitz.

   
 
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