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Autore: Moira__03    09/07/2012    6 recensioni
Una lacrima le rigò la guancia, silenziosa ma rovente. E la lentezza esasperante con cui scendeva sino a bagnarle le labbra acuiva quel già forte dolore lancinante che le stava sgretolando il cuore, lasciando che ogni singolo pezzo, ogni singola goccia di sangue, si posasse sulla sua coscienza e che pesante come un macigno la risvegliasse da un’illusione a cui si era dannatamente e volontariamente abbandonata.
Vegeta non sarebbe rimasta con lei; e lei, ignorando la voce della sua razionalità, aveva deciso di non crederci.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era sparito dietro l’orizzonte ormai oscurato dalle tenebre della notte. E lui, con la sua anima nera, si era miscelato in quel buio di cui lui stesso ne fu il creatore.
Solo ora si accorse di quanto fosse assurda l’idea che lui, il valoroso guerriero principe dei saiyan, sarebbe rimasta accanto a lei per sempre.
Paradossale persino pensare che si sarebbe comportato come un normale compagno, un fidanzato terrestre, o peggio ancora, come Goku. Suo fratello ed eterno rivale.
Una lacrima le rigò la guancia, silenziosa ma rovente. E la lentezza esasperante con cui scendeva sino a bagnarle le labbra acuiva quel già forte dolore lancinante che le stava sgretolando il cuore, lasciando che ogni singolo pezzo, ogni singola goccia di sangue, si posasse sulla sua coscienza e che pesante come un macigno la risvegliasse da un’illusione a cui si era dannatamente e volontariamente abbandonata.
Vegeta non sarebbe rimasta con lei; e lei, ignorando la voce della sua razionalità, aveva deciso di non crederci.
Sarebbe stato come credere che un’aquila avrebbe accettato di passare il resto della sua vita chiusa in una gabbia, anziché volare ed esplorare il mondo così come la sua stessa indole le detta.
E Vegeta non era nemmeno minimamente paragonabile ad essa. Lui aveva esplorato la galassia prima ancora che qualche altro essere ne scoprisse l’esistenza.
E Bulma come poteva minimamente pensare che lui, quel dannato assassino affascinante che non si è nemmeno accontentato di possedere il suo mondo, avrebbe rifiutato l’intero universo per restare  con lei?
 
 
 
«Non capisco cosa cerchi ancora da me».
Vegeta era di spalle. Non voleva rivolgere lo sguardo.
Era troppo incazzato, irato dalla costante dolcezza di quella donna, dall’incessante premura che utilizzava nei suoi confronti e un assurdo ed inspiegabile sentimento che maledettamente lo stava indebolendo, quasi fosse una malattia infettiva.
E lo stava invadendo. Sentiva serpeggiare nei meandri della parte più interna del suo corpo, il veleno profumato che quella donna gli stava iniettando.
Non aveva mai provato a corromperlo, o cercato di traviarlo in qualche modo. La causa di tutto non poteva che essere segregata in quel suo eterno sorriso e quegli occhi lucidi e caldi.
«Da te niente, voglio semplicemente che tu rimanga» gli proferì in un sussurro, abbassando istintivamente gli occhi.
Lui si girò, cercando di catturare il suo sguardo per poterla guardare negli occhi.
«Davvero credi che io marcirò qui per il resto della mia vita?».
Il sarcasmo che Vegeta utilizzò, arrivò come uno schiaffo alla mente di Bulma, come per marcare ulteriormente quanto fosse stata ingenua solo a pensare che quel saiyan, colui che aveva ucciso ogni suo più caro amico, il suo ex Yamcha, Goku e persino minacciato di far saltare in aria la Terra, riuscisse a provare un millesimo di sentimento a cui lei aveva volutamente ceduto.
«Mi spieghi cosa ci trovi di così tanto interessante a girovagare da solo per le galassie, senza una meta precisa, senza sapere dove andare dopo che hai finito di distruggere ogni cosa?» Bulma divenne isterica, sputandogli in faccia quelle parole, come acide accuse di una vita che stava sprecando vanamente.
Vegeta le si avvicinò, assottigliando lo sguardo, magnetico e terrificante a tal punto da far inghiottire un grumo di saliva pesante come un macigno, a quella donna che mai era stata spaventata da lui.
«Non dimenticarti chi sono, terrestre. Io sono un saiyan. Combattere e uccidere sono lo scopo della mia vita. E non credere che, dopo aver distrutto ogni cosa nell’universo, io non possa tornare ed eliminare anche il tuo misero ed insulso pianeta» sussurrò, facendo arrivare quel fiato direttamente sotto forma di brivido, strisciante sulla spina dorsale della donna.
«Non ti credo» si ostinò lei, fissandolo ed immergendosi in quegli occhi scuri come il suo lurido animo «Lo avresti già fatto».
Vegeta sussultò invisibilmente, chiudendo maggiormente l’angolatura degli occhi, divenuti ormai due buchi neri senza fondo.
«Non costringermi a dimostrartelo. Sai benissimo che non ho nessun problema a farlo.» ringhiò.
«E allora fallo. Dai Vegeta, dimostrami che di me non t’importa niente» urlò lei, ormai in preda all’isterismo «Dimostrami che sei ancora lo spietato assassino di un tempo. Ammazzami».
E quante volte invece l’aveva già uccisa. Bastava un suo sguardo per farla morire.
Era bastata l’affermazione del suo voler partire che l’aveva pugnalata e martoriata.
Non la stava semplicemente lasciando; nemmeno lei stessa riusciva a considerare il loro rapporto come una vera e normale relazione.
Non era nemmeno un addio; perché non si sarebbero incontrati nemmeno nell’aldilà.
E quella morte che le inflisse non era istantanea, e non poteva neanche darle pace, nemmeno spedirla all’inferno.
Quella morte non finiva. Era un perenne dolore che le straziava il cuore e non le permetteva nemmeno di urlare. E molte volte il sangue uscente dalle miriade di ferite che lui le procurava sul cuore, le saliva in gola, sino a schiarirsi ed uscire dagli occhi nelle sembianze di una lacrima.
La stessa lacrima che ora Vegeta si ritrovò a seguire con gli occhi mentre scendeva lenta a segnare la sconfitta di quella donna.
Bulma aspettava un qualunque gesto repentino da parte del principe. Qualunque cosa che la uccidesse sul serio. Perché, se non l’avesse fatto, lei sarebbe morta comunque in una lenta e triste agonia.
Per cui ora si ritrovò a bramare quella morte che da sempre Vegeta aveva causato. Ma ancora non riusciva a vedere in lui quella luce di entusiasmo quando lei gli aveva dato il consenso di farlo.
La desiderava. E per la prima volta, non aveva paura.
Lui la guardava e stentava a trattenere la voglia di sorridere di fronte a quella sfrontata sfida, a quell’inutile ostinazione che da sempre aveva caratterizzato Bulma, unico vero motivo del suo interesse nei suoi confronti.
«Quando la smetterai di istigare la voglia che ho di ucciderti, Bulma?».
Una nuova corrente di lacrime di fece viva sul suo volto, violentata da quel nome che mai era fuoriuscito dalle sue labbra sino ad ora. E il suo cuore continuò a sanguinare.
«Sono io ora che ti do il permesso di farlo» disse lei, con toni simili ad un ordine.
Vegeta le si avvicinò ulteriormente, eliminando di colpo la vicinanza già minima che intercorreva tra i loro corpi. Poi le afferrò il mento con due dita, quasi la volesse costringere a continuare a guardarlo negli occhi.
«Prima o poi lo farò, non temere» sussurrò, mentre sul suo volto si disegnò la curva di un sorriso di scherno.
“Che essere immondo” si ritrovò a pensare Bulma, non riuscendo più a proferir alcuna parola. Ma tanto forte fu quel pensiero che lei stessa credeva di averlo pronunciato.
Sapeva che se l’avesse uccisa, lui non avrebbe fatto altro che regalarle la pace. Non era questa la morte che voleva.
Ma dopotutto, cosa ci si può aspettare da un eterno assassino sanguinario, amante dell’odio, se non una morte lenta e atroce?
Ma lui forse, nemmeno era conscio di averla già uccisa. Lui non capiva i sentimenti. Lui non aveva ancora scoperto che l’arma più micidiale e potente che esista, quella più atroce e disgraziata capace di uccidere senza nemmeno sporcarsi di sangue, fosse l’amore.
E la sua incoscienza lo rese ancor più spietato, costringendolo a non attuare quel gesto per lui quotidiano.
Bulma gli si allontanò, evitando il suo tocco caldo e rude di cui si era follemente innamorata.
«Non è necessario che tu lo faccia, Vegeta» un' ultima e straziante lacrima inondò il suo sguardo celeste «lo hai già fatto».
   
 
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