Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Alys93    09/07/2012    1 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti, ragazzi! so che dovrei occuparmi di scrivere il sequel di "Al di là del Pozzo", ma non ho saputo resistere all'idea di raccontare l'infanzia e l'adolescenza dei genitori di Kaori. L'intera storia mi è venuta in testa in una sola notte e non sono riuscita a fermarmi. Spero che vi piacerà questo prequel della storia che avete letto fin'ora e del cui sequel mi sto già occupando. fatemi sapere cosa ne pensate. Buona lettura, vostra Alys-chan

Ho saputo guardare oltre


Capitolo 1: Scoperte dolorose

Pov Fumiyo
Guardo quasi con terrore il braccialetto che la nonna mi sta stringendo attorno al polso, chiedendomi perché abbia gli occhi pieni di lacrime.
Non l'ho mai vista così seria e triste al tempo stesso e la cosa mi spaventa, anche perché ho paura di restare sola.
La mia nonnina è l'unica persona che mi voglia bene, dopo che la mia mamma è morta quando avevo appena due anni.
"Nonna..." mormoro spaventata "Ma se il braccialetto è tuo, perché me lo stai dando? E perché piangi?".
"Ora il bracciale è tuo, nipote mia" mi dice seria "Come è stato mio e poi di tua madre Hiroe".
Nel pronunciare il suo nome, alcune lacrime le rigano le guance ed io mi sporgo per asciugargliele.
La vedo coprire la mia mano con la sua, così fragile a confronto... 
Sì, perché io sono molto più forte di lei e di tutti gli abitanti del villaggio in cui vivo, nonostante abbia solo cinque anni.
E questo perché non sono come tutti gli altri, perché io sono diversa.
Per questo, tutti mi evitano come se avessi una brutta malattia contagiosa e nessuno mi rivolge la parola, se non è costretto.
"Nonna, non piangere" sussurro, abbracciandola "Non voglio che sei triste per colpa mia".
"Non è colpa tua, tesoro" mi rassicura, stringendomi a sé con dolcezza "Non devi dire queste sciocchezze".
"Ma la mamma non c'è più perché ha difeso me" ribatto, sentendo che le lacrime mi pungono gli occhi "Perché sono diversa e...".
"No" m'interrompe la nonna "Non dire mai più una cosa del genere. Tu sei una bambina speciale, Fumiyo. Non immagini nemmeno quanto".
"Ma io sono una mezzo-demone, nonna!" singhiozzo io "E se non fossi nata, la mamma non sarebbe morta per proteggermi!".
A quel punto, le lacrime che avevo cercato di trattenere iniziano a sgorgare senza freni, bagnandomi le guance.
"Non dire mai più una cosa del genere!" esclama lei, scuotendomi per le spalle "Mai più! Non devi neanche pensare simili sciocchezze!".
Non ho mai visto la nonna così furiosa, se non il giorno che gli abitanti del villaggio uccisero la mia mamma e lei li scaraventò tutti via con il suo potere.
Non potrò mai dimenticare lo sguardo che aveva quel giorno e mi vengono i brividi al ricordarlo.
Subito m'impongo di smettere di piangere, anche perché so che la nonna soffre molto più di me per la scomparsa della mamma.
Devo essere forte anche per lei, ma non è facile...
Mi mancano così tanto la sua voce, le carezze che mi faceva prima che mi addormentassi, le storie che mi raccontava per farmi ridere...
Sento che sto per ricominciare a piangere e stringo i pugni, affondando gli artigli nelle mani.
Il dolore fisico mi aiuta a scacciare quello che provo dentro ed a riprendere il controllo di me stessa.
"Scusami" mormoro con un filo di voce, abbassando lo sguardo verso il pavimento; non ce la faccio a leggere il dolore nei suoi occhi verdi.
Quegli stessi occhi sempre allegri che aveva la mia mamma... e che lei ha trasmesso a me, anche se con una scintilla particolare.
"Uno sguardo che indica il tuo spirito demoniaco" dice spesso la nonna "Lo stesso sguardo di tuo padre".
Sì, perché il mio papà è un demone lupo della tribù del Sud e spesso è via con gli altri componenti della tribù.
Però viene a trovarmi appena può e mi porta sempre un giocattolo intagliato; me li fa tutti lui, scolpendo il legno con gli artigli, e li custodisco gelosamente.
Quei piccoli animaletti di legno mi fanno sentire meno sola e mi ricordano che lui mi pensa sempre, anche quando è lontano.
L'abbraccio della nonna mi distoglie dai miei pensieri e mi ritrovo ad affondare il viso nella sua casacca verde scuro.
"Mi dispiace, nonna. Mi dispiace tanto!" mormoro tra le lacrime, che hanno ripreso a bagnarmi il viso "Ma sento che è colpa mia...".
"No, piccola mia" mi dice con rinnovata dolcezza "La colpa non è affatto tua, ma della stupidità della gente".
Mi fa sollevare lo sguardo ed aggiunge "Tu sei speciale perché sei nata dall'amore di due creature totalmente diverse. Tra due persone così opposte che dovrebbero odiarsi... e che invece hanno saputo amarsi".
La sua voce si fa più amara, quando dice "Ma questo, molti non riescono a capirlo ed hanno paura".
"Dici davvero?" sussurrò con un filo di voce, "Sì, tesorino. E tu non devi mai permettere a nessuno di fartene dubitare. Hai capito?".
Annuisco appena, promettendo a me stessa che custodirò per sempre quelle parole nel cuore, e mi lascio cullare dal suo abbraccio.
Cosa farei senza di te, nonnina? mi chiedo disperata Se tu non ci fossi più, come potrei andare avanti?.
È questa la mia paura più grande; la sola idea di restare sola mi terrorizza a tal punto che, durante la notte, mi vado a rannicchiare accanto a lei.
Percepire il battito del suo cuore, il calore della sua pelle ed il buon profumo di erbe selvatiche che le impregna i capelli d'argento mi rassicura.
La nonna è la roccia a cui mi aggrappo quando non riesco a restare in piedi, l'abbraccio in cui correre quando sono triste.
E lo sono spesso, soprattutto in questo periodo. Vedo gli altri bambini del villaggio giocare tra loro, allegri e sorridenti, ma so che se provassi ad avvicinarmi, scapperebbero subito.
Hanno tutti paura di me, soprattutto per la mia forza, ma anche perché temono il mio papà.
Sanno che se mi facessero del male, mio padre gliela farebbe pagare, ma quanto non impedisce ai ragazzi più grandi di prendermi a sassate quando vado al torrente per prendere l'acqua.
Più di una volta, mi hanno fatto rovesciare la tinozza e sono tornata a casa totalmente fradicia.
Nonna mi dice sempre che li devo compiangere, perché non capiscono che sono speciale, ma io li odio.
Li odio con tutta me stessa, perché mi allontanano senza neanche sapere se sono davvero cattiva o pericolosa.
Hanno deciso che devo stare lontana da loro e tanto basta per prendermi a sassate, o a colpi di bastone, se questi sono abbastanza lunghi.
Per non far vedere alla nonna come sto davvero, mi sforzo di sorriderle "Vado a prendere un po' di legna. Così possiamo accendere il fuoco".
Lei annuisce, più serena "Intanto, inizierò a preparare la zuppa. Quella che ti piace così tanto".
"Torno subito" le prometto uscendo "Tu, però, non sforzarti troppo. Stamattina avevi quella brutta tosse...".
"Le erbe che hai preso mi fanno sentire meglio" mi rassicura la nonna "Ora va', prima che faccia buio".
Le sorrido di nuovo e corro fuori casa, sospirando quando sento la sua barriera calarmi addosso.
È una protezione che mi ha imposto dal giorno in cui la mamma è stata uccisa e mi sono rassegnata ad accettarla.
Per quanto sia in grado di difendermi da quei ragazzacci da sola, la nonna preferisce che io non usi la mia forza.
Anche se la cosa mi fa arrabbiare, la capisco; una volta ho quasi rotto un braccio al figlio del fabbro, perché mi aveva lanciato addosso i carboni bollenti.
Da allora, il villaggio ha preso ad evitarmi peggio di prima.
Scaccio con forza quei brutti ricordi e mi addentro in mezzo agli alberi, raccogliendo i rami secchi che trovo a terra.
Più sono asciutti e più calore fanno nel focolare, quindi sto attenta a scegliere i più adatti.
Decido di prenderne un po' più del solito, perché la nonna ha spesso freddo in questo periodo e non voglio che si ammali.
Nessuno verrebbe a curarla, se si sentisse male; non vogliono avere niente a che fare con una sacerdotessa che difende la nipote mezzo-sangue.
Quando ho le braccia cariche di rami e rametti vari, mi dirigo verso il villaggio, ma un piede sbucato da chissà dove mi fa inciampare.
"Dove te ne vai con tutta quella legna, mezzo-demone?" mi chiese uno dei ragazzi del villaggio, sorridendo con cattiveria.
Senza dire una parola, mi rialzo in piedi e prendo a raccogliere quello che mi è caduto, ma quel maledetto stupido mi pesta con forza la mano, impedendomi di raccattare i rami.
Se la barriera della nonna non smettesse di funzionare non appena esco dal villaggio, non potrebbero neanche toccarmi!
Ma lei non ce la fa a reggerla a grandi distanze e sa bene che sono capace di allontanarmi molto, quando cerco qualcosa.
"Togli quel piede puzzolente dalla mia mano" gli dico arrabbiata, "Altrimenti? Che cosa mi fai, mezza-lupa?".
Gli rivolgo un'espressione inferocita, mentre mi sforzo di mantenere la rabbia sotto controllo; non devo aggredirli, o peggiorerei la situazione.
Con uno scatto, libero la mano da sotto il sandalo in legno e torno a raccogliere la legna.
Un forte spintone mi coglie di sorpresa e mi ritrovo a terra, dolorante nei punti dove i rami più duri mi premono contro il corpo.
Sto lentamente perdendo la pazienza con questi sciocchi, ma mi costringo a non replicare ai colpi e, dopo essermi pulita il vestito, ricomincio a raccogliere i rami.
"Non puoi prendere tutti questi rami, mocciosa" mi dice Basho, strappandomeli dalle mani "Non ti serve tutta questa legna per scaldarti".
"Anzi" aggiunge ridacchiando "Tu non ne hai affatto bisogno. Non meriti di continuare a vivere".
A quel punto sento la rabbia farsi più forte e sono costretta ad affondare gli artigli nei palmi per controllarmi.
"La foresta non è mica tua! Non puoi decidere quanta legna posso prendere!" esclamo arrabbiata "Adesso spostati. Devo tornare a casa".
Fermo d'istinto il bastone con cui Dayo vorrebbe colpirmi alle spalle e lo stringo con tale forza da spezzarlo.
"Basta" sussurro furiosa "Lasciatemi stare. Non voglio perdere tempo con voi. Mia nonna ha bisogno della legna ed io gliela porto, chiaro?".
Muovendomi più velocemente di quanto loro possano mai sognare di fare, raccolgo tutti i rami ed inizio a correre verso casa.
Sento il fruscio delle foglie smosse alle mie spalle e sorrido tra me, pensando alle facce di quegli stupidi.
Non potrebbero mai raggiungermi, a meno che non fossero a cavallo, e questo va decisamente a mio vantaggio.
Soddisfatta di essere riuscita ad evitare l'ennesima disputa, accatasto la legna in un angolo e ne prendo un po' per il focolare.
"Nonna, sono tornata" dico sorridendo, ma subito mi accorgo che c'è qualcosa che non va.
La capanna è silenziosa, troppo silenziosa...
Solo il leggero sfrigolio della zuppa che bolle nel pentolone riempie il silenzio nella stanza.
Immediatamente tendo al massimo le orecchie, pronta a cogliere qualunque rumore sospetto o insolito.
"Tua nonna è appena uscita" mi dice qualcuno, celato dalla fitta ombra dell'angolo più lontano dalla porta "Doveva raccogliere altre erbe, a quanto mi ha detto".
Riconosco immediatamente quella voce e sento un sorriso comparirmi sul volto quando incontro due occhi grigio caldo.
Riconoscerei quello sguardo anche tra mille...
"Padre!" esclamò felice, lasciando cadere la legna e gettandomi tra le sue braccia "Sei tornato a trovarmi!", "Ciao, piccola".
Lo vedo sorridere a sua volta, mentre mi stringe a sé con forza "Scusa se ci ho messo tanto a tornare, ma la missione è stata più lunga del previsto".
"Non fa niente" lo rassicuro io, abbracciandolo più forte "Sono contenta che tu sia qui...".
"Vedo che sei cresciuta, signorina" mi dice allegro, guardandomi attentamente "Somigli sempre di più a tua madre. Sei bella proprio come lei...".
"Ma ha ereditato molto anche da te, Noriaki" mormora la nonna, entrando con un grosso fascio di erbe sottobraccio.
"Ti vedo pallida, Nazuna" nota mio padre, fissandola con sguardo preoccupato "Qualcosa non va, forse?".
"Stamattina, la nonna aveva una brutta tosse" gli spiego, prima di voltarmi preoccupata "Ma con le erbe ha detto che andava meglio...".
"Sto bene" replica la nonna "Ci vuole ben altro che un semplice attacco di tosse per abbattermi".
Solleva il coperchio del pentolone per controllare la zuppa, per poi chiedermi "Fumiyo, andresti a prendermi dell'acqua? Devo preparare un altro infuso".
"Vado subito" dico alzandomi e, presa al tinozza, corro al torrente, stando ben attenta a non farmi notare dai ragazzi del villaggio.
Meglio evitare altre discussione, per oggi. Quando ritorno, mi accorgo che papà e la nonna stanno parlando a bassa voce e m'irrigidisco nel sentire il mio nome.
Mi hanno mandato fuori apposta... Ma cosa si stanno dicendo?
"Noriaki, devi prendere la piccola con te" sta dicendo la nonna "La mia malattia è più grave di quanto temessi e... non vedrò la prossima primavera".
Un sospiro amaro le sfugge dalle labbra, quando aggiunge "Anzi, temo che non arriverò a vedere neanche la neve dell'inverno".
"Le tue erbe non possono aiutarti?" le chiede mio padre, con una nota preoccupata nella voce "Sei sempre stata un'esperta di questi medicinali".
"Sì, ma non servono a molto. Non contro il male che mi sta divorando" spiega lei "E Fumiyo non può restare da sola. Gli abitanti del villaggio la ucciderebbero di certo".
"Come hanno fatto con Hiroe" sibila mio padre, in un ringhio così carico di rabbia che mi si accappona la pelle "Quei maledetti!".
"Promettimi che ti prenderai cura di tua figlia, Noriaki" lo supplica la nonna e, da una fenditura nella parete, la vedo stringere la mano artigliata di papà tra le sue.
Nell'aria, riesco a percepire l'odore delle lacrime e sento un dolore fortissimo stringermi il petto al pensiero che la nonna se ne sta andando.
Chissà da quanto è malata.. e non me l'ha mai detto per non spaventarmi.
No! Non voglio crederci!
La mia nonnina non può lasciarmi sola...
"Sai bene che lo farò" le promette mio padre "Voglio bene a Fumiyo e farò di tutto per proteggerla".
"È una piccina così sensibile..." sussurra la nonna "E la vita le è già così ostile. Non può farcela da sola, per questo le ho dato il mio bracciale".
Il mio sguardo cade sulle sfere spirituali che mi brillano al polso, chiedendomi in che modo potrebbero aiutarmi.
Sia la nonna che la mamma hanno sempre custodito gelosamente quel gioiello, ma non ho mai capito quanto fosse importante.
Perché ora me l'ha dato?
"Quel bracciale permette di sfruttare al meglio i poteri spirituali" continua la nonna "E sai bene che tua figlia ha quel potere nel sangue, così come quelli demoniaci che ha ereditato da te".
Vedo mio padre annuire "Resterò nelle vicinanze, in modo da poter proteggere mia figlia, ma tu vedi di curarti come puoi. La piccola ha ancora bisogno di te".
"Lo so bene" replica la nonna "Ma dubito che vedrò il cadere della prima neve. E quello che mi preme ora è che mia nipote sia al sicuro, per quanto è possibile".
"Non ho voluto dirle niente, ma so che se ne accorgerà presto" aggiunge con tono flebile "Temo che dovremo separarci prima di quanto temo...".
A quelle parole sento le dita perdere sensibilità e la tinozza cade a terra con un tonfo, mentre l'acqua si disperde tutt'intorno.
Subito mio padre corre alla porta, ma io sono già scappata via, piangendo senza freni.
No! Non è vero!
La mia nonnina guarirà.
Deve guarire! Non può lasciarmi da sola...
Non voglio che muoia!
Non voglio!
Improvvisamente, vado a sbattere contro qualcosa e mi ritrovo a terra, ma non riesco a vedere quasi niente a causa delle lacrime.
Non mi sono ancora resa conto di essere finita in una delle zone più pericolose di tutto il villaggio, ma mi basta poco per capirlo.
Sono finita proprio accanto alla bottega del fabbro, l'ultimo posto dove dovrei andare.
Ed i miei guai sono appena all'inizio.
"Guarda un po' chi abbiamo qui" ride una voce, che riconosco immediatamente come Dayo "La piccola mezzo-sangue!".
Si abbassa fino al mio livello, chiedendomi "Cosa c'è, piccola feccia? La tua cara nonnina ti ha cacciato di casa, per caso?".
"È malata" sussurro a stento, più a me stessa che a lui "Non vedrà arrivare l'inverno...".
"La vecchia Nazuna sta morendo?" esclama stupito Basho, affiancandosi all'amico "Questa non me l'aspettavo...".
"Bene, questo vuol dire che non avrai più nessuno che sia così stupido da difenderti" aggiunge poi, sorridendo in modo crudele.
Sento il rumore metallico di una sbarra che viene estratta dai barili, ma non trovo la forza di alzare gli occhi e difendermi.
"Porta questo a tua nonna, stupida mezzo-sangue" mi dice Dayo, abbassando rapidamente la sbarra di ferro.
So che, tra meno di un istante, quel pezzo di metallo mi colpirà in pieno e che potrei anche morire per quel colpo, ma non me ne importa.
La mia adorata nonnina sta morendo ed io non posso fare niente per salvarla, così come non ho potuto fare niente per la mamma.
Sono inutile... Sono un essere totalmente inutile.
Un gemito sorpreso mi convince ad alzare lo sguardo e sento uno strano brivido, a metà tra il sollievo e la paura, serpeggiarmi lungo la schiena.
Il mio papà ha bloccato la sbarra e guarda Dayo con uno sguardo inferocito impresso in volto.
Ammetto che, con quell'espressione in viso, mi fa davvero paura.
"Prova a toccare di nuovo mia figlia" sibila lentamente, con voce di ghiaccio "E ti assicuro che sarà l'ultima cosa che farai nella tua misera vita".
Vedo Basho impallidire come un panno lavato e, afferrato l'amico per il colletto, prende a correre verso il centro del villaggio.
La sbarra cade rumorosamente a terra ed io sobbalzo a quel rumore, rannicchiandomi su me stessa.
Ho paura, non so neanche io di cosa, ma di colpo mi sento debole e spaventata...
Non so più cosa fare.
"Come stai, Fumiyo?" mi chiede mio padre, abbassandosi per guardarmi in volto "Ti hanno ferito?".
Lo guardo con gli occhi pieni di lacrime e, incapace di parlare, mi getto tra le sue braccia, piangendo come non ho mai fatto fino a quel momento.
"Non è giusto!" grido tra i singhiozzi "Prima la mamma, adesso anche la nonna! Perché muoiono tutte le persone a cui voglio bene?".
Non è giusto... Non è giusto!.
Sento le braccia di mio padre cingermi con dolcezza, ma nessuno può colmare il vuoto che il dolore mi sta scavando dentro.
"Lo so che fa male, piccola. Ma tu devi cercare di essere forte" mi sussurra, mentre mi accarezza i capelli per calmarmi.
"Il destino ti metterà di fronte a dolori inimmaginabili, ma tu devi sempre riuscire a trovare la forza di superarli" aggiunge serio "Devi saper dimostrare al destino che tu sei più forte di lui".
Mordendomi un labbro per trattenere le lacrime, alzo lo sguardo verso di lui "Perché, padre? Perché devo sentire tutto questo dolore?".
Non risponde subito alla mia domanda, ma vedo una scintilla particolare illuminargli lo sguardo mentre mi abbraccia più forte ed io immergo il viso nella pelliccia che gli ricopre l'armatura.
Quell'odore di muschio e salice riesce sempre a rasserenarmi, anche nei momenti più difficili.
"Perché, spesso, il dolore è la strada che il destino impone alle persone più speciali" sussurra flebile, portandomi dalla nonna "E tu sei una bambina molto speciale, tesoro mio".
Trattengo a stento un singhiozzo quando poggia la sua fronte contro la mia e lo guardo a lungo, chiedendogli di restarmi vicino.
"Te lo prometto, piccolina" mormora solenne "Qualunque cosa succeda, io ti resterò sempre accanto".


Ecco fatto. E con questo primo capitolo avete avuto un breve assaggio della difficile infanzia di Fumiyo, odiata da tutto villaggio per la sua natura ibrida. Mi è piaciuto descrivere Noriaki come un padre affettuoso, che non intende abbandonare la figlia al suo destino. Soprattutto ora che la nonna, l'unica persona che si occupava di lei, è prossima a lasciare il mondo dei vivi. spero che questo capitolo possa piacervi e che vi abbia incuriositi abbastanza su quanto accadrà in seguito. Fatemi spaere cosa ne pensate, per favore.
Bacioni a tutti, vostra affezionata Alys-chan

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Alys93