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Autore: Sigyn    09/07/2012    1 recensioni
[Big Wolf On Campus - Un lupo mannaro americano a scuola]
"- Non ero amico del vecchio Tommy Dawkins. -"
Solo alcuni pensieri di Merton durante "Flugelhoff!" (1x11).
[Vago onesided!Merton/Tommy, accenni Tommy/Stacey]
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The subtle line between brand new and age-old

 

Per pochi, memorabili istanti, è tutto perfetto: l’espressione di pura gioia sul suo volto, la speranza che gli luccica negli occhi, e il fatto di essere stato tu a rendere possibile tutto questo. Certo, era logicamente impossibile – no, meglio dire molto improbabile: siete a Pleasantville, dopotutto – che il merito, se mai qualcosa del genere fosse accaduto, fosse di qualcun altro: un po’ perché voi due fino a qualche giorno fa eravate gli unici a conoscere il segreto del Lupo Mannaro di Pleasantville, un po’ perché sì, tu sei davvero brillante.

La maggior parte del lavoro è stata fatta dal professor Flugelhoff, va bene, ma questo non conta molto: in fondo, sei tu ad aver cominciato le ricerche su Tommy, ad aver scattato foto e preso – e perso, a volte, okay – quaderni pieni di appunti, ad aver contattato l’Università di Heidelburg e passato settimane ad aspettare la risposta del tuo mentore. Tutto ciò che conta, invece, è il sorriso entusiasta del tuo migliore amico.

C’è qualcosa di nuovo e insieme famigliare, in quel sorriso, oltre il sollievo e l’entusiasmo e l’euforia quasi incredula. Qualcosa di simile ad un vecchio ricordo mezzo dimenticato: una sicurezza spensierata e irruenta, come se Tommy sapesse già che da quel giorno tutto andrà bene, una soddisfazione violenta e assoluta che non ricordi di aver visto sul suo viso dal giorno in cui vi siete conosciuti – beh, dal giorno in cui Tommy si è accorto dopo anni della tua esistenza, a dire la verità. Tu, invece, lo hai sempre conosciuto, allo stesso modo in cui potresti dire di aver sempre conosciuto tutti gli attori del tuo immaginario cast di Un lupo mannaro americano a Leningrado – o Un lupo mannaro americano a San Pietroburgo, in fondo non cambia molto dalla sceneggiatura originale.

Ma è un nuovo Tommy, questo, uno che pare illuminato da una luce abbagliante. Uno pieno di vita e di progetti – sei esasperato ed incredulo allo stesso tempo, quando ti dice che questa sera bacerà per la prima volta Stacey ... e non esattamente dispiaciuto, ma non è questo il momento di pensarci.

Non è mai il momento adatto per rifletterci sopra, in realtà, ma questo momento in particolare è tutto per il nuovo Tommy Dawkins.

Glielo lo dici – ovviamente, non in questo modo, che sarebbe troppo imbarazzante anche per te – e pensi che il tuo sorriso in questo momento dev’essere uguale al suo.

È a quel punto che succede, ed è come la fine dell’incanto di una danza di fate, quando l’incosciente di turno si rende conto di essere in trappola e che quella bella ragazza dai capelli color dell’oro e le curve generose è finalmente pronta ad ammazzarlo.

Beh, non che accada davvero in modo così traumatico. La delusione che senti, però, dev’essere più o meno la stessa.

No, amico, il vecchio Tommy Dawkins, ti corregge puntualmente Tommy, giocherellando noncurante con il pallone da football. C’è qualcosa di troppo risoluto e affamato, nei suoi occhi. E quando uno dei suoi compagni di squadra seduti al tavolo di fronte lo invita con uno sguardo fin troppo speranzoso a raggiungerli – ti chiedi vagamente se abbia ascoltato tutte le vostre conversazioni fino ad ora, aspettando per giorni la sua occasione -, Tommy ti guarda ma non sembra nemmeno vederti, e poi ti rivolge una scusa e un ci vediamo questo pomeriggio frettolosi e si unisce a loro.

E ti lascia lì, un piatto dell’immangiabile cibo della mensa come unica compagnia. Lo osservi per qualche istante, non esattamente stupito ma non per questo indifferente come lui deve credere che tu sia: vedi un quarterback tra la sua squadra, un ragazzo popolare tra i ragazzi popolari, un animale nel suo habitat, tutto sorrisi smaglianti e battute ironiche e sguardi complici.

È quasi buffo quanto la sensazione di essere nuovamente solo sia allo stesso tempo famigliare ed estranea, come una vecchia zia tornata a farti visita dopo anni, con la stessa mania di pizzicarti le guance e lo stesso irritante quanto sei cresciuto! e un nuovo orribile colore di capelli. Il tuo tavolo, così confortevole prima di conoscere – farti notare da – Tommy, ti sembra improvvisamente troppo grande, troppo vuoto.

È quasi buffo, in quel modo di essere buffe che hanno le cose così patetiche da sfiorare la comicità.

Le parole escono dalla tua bocca appena le pensi, senza che tu possa fermarle, ma tanto lui non ti sta ascoltando: - Non ero amico del vecchio Tommy Dawkins -.

Non eri amico di nessuno, in realtà - o, forse, sarebbe più corretto dire che nessuno era tuo amico.

Perfino fare il verso alle loro risate non ti dà alcuna soddisfazione.
 


È solo più tardi che le cose, paradossalmente, cominciano ad andare di nuovo per il verso giusto, o semplicemente ricominciano ad avere senso. In fondo, quando si tratta di voi, un sacco di cose hanno senso solo quando siete in pericolo di vita e uno scienziato pazzo tedesco che sembra uscito da un film di fantascienza a budget ridotto particolarmente banale decide di conquistare il mondo – e forse, ora che ci pensi, è un po’ anche colpa tua, ma solo un po’.

La fronte di Tommy scotta, riesci a sentirlo nel modo in cui lo straccio bagnato che ci stai passando sopra si scalda, graduale ma rapido e costante. Tommy stesso è così pallido contro i colori accessi del cuscino e delle coperte – come se non fosse già abbastanza strano vederlo sdraiato nel tuo letto -, così vulnerabile, così diverso da qualunque Tommy tu abbia mai conosciuto o quasi-conosciuto. I suoi occhi socchiusi sono lucidi e distaccati, con un’aria assente che non promette nulla di buono.

Ha ancora la forza di parlare, per fortuna, ma la sua voce suona stanca, rauca, e non sei sicuro che sia una buona idea lasciarlo sforzare per ringraziarti. Ma poi dice quella frase che fino ad ora non hai mai saputo di voler così tanto sentirgli dire: - Sai, sei il migliore amico che io abbia mai avuto -.

Sei vagamente consapevole che il tuo sorriso sia così ampio e luminoso da essere imbarazzante, ma non ti importa. – Davvero? Anche tu sei il mio migliore amico!-.

Unico amico, okay. Ma nemmeno questo conta poi così tanto, adesso.

- Non avrei potuto farcela, senza di te – continua Tommy, la voce assonnata eppure piena di calore.

Ed è tutto quasi troppo bello per essere vero, in quei pochi istanti.

E poi, quasi a darti ragione, Tommy sbaglia il tuo nome, forse per la febbre, forse per il sonno. Ecco, appunto.

- È Merton! – chiarisci, posando di nuovo lo straccio sulla sua fronte in un gesto stizzito. Non sei veramente arrabbiato, però: è come se foste finalmente tornati alla normalità.

Beh, la normalità migliore.

 

Quando è finalmente tutto finito, Tommy è ancora un lupo mannaro e tu sei ancora il suo aiutante. Però, non è tutto come prima.

Il professor Flugelhoff e la sua assistente hanno trovato un nuovo lavoro. Teoricamente, dovrebbe essere più innocuo delle loro vecchie ricerche, ma su questo hai dei dubbi – tu e Tommy potreste avere chissà quanti sfortunati telespettatori tedeschi sulla coscienza. Comunque, finché i TnT non cominciano a lavorare su una cover di David Hasselhoff come sigla, Pleasantville è salva ancora una volta.

Tommy e Stacey sembrano finalmente essersi messi insieme, una volta per tutte: è qualcosa nel modo in cui si guardano, allo stesso tempo come se si conoscessero perfettamente e come si vedessero ogni volta per la prima volta, nel modo in cui camminano giusto un po' più vicini e si tengono per mano. Non sapresti dire con precisione se ne sei felice o no.

Tu? Tu hai buttato tutti i libri del tuo mentore – e non erano pochi – nel tuo tritacarte, uno per uno, pagina per pagina. Sei andato avanti, e, almeno per te, è rimasto tutto come al solito.

Ma quando Tommy smette di scodinzolare adorante intorno a Stacey, è a te che cammina giusto un po’ più vicino. E il tuo tavolo, all’ora di pranzo, non è mai vuoto.    

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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