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Autore: Alaska__    09/07/2012    3 recensioni
Maggio 2012.
Un attentato, alla scuola "Falcone" di Brindisi toglie la vita a una ragazza come tante.
Una ragazza che era andata a scuola.
Una ragazza che aveva tanti sogni.
Una ragazza come noi.
Per scrivere questa one shot, mi sono ispirata a quello che è accaduto.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E poi fu tutto nero

 

È mattina presto. Sento la voce di mia madre dal corridoio che mi intima di svegliarmi. Apro lentamente gli occhi e giro la testa verso il comodino. Guardo la sveglia. Sono le sette meno dieci, devo alzarmi per andare a scuola. Odio i sabati a scuola. Il sabato bisognerebbe riposarsi, stare a letto fino alle undici. Con una lentezza esasperante mi metto a sedere sul letto e mi alzo. Ancora mezza assonnata e con poco equilibrio scendo la scale e mi dirigo in cucina per fare colazione. Mangio il mio pasto con gli occhi semichiusi e la bocca ancora impastata dal sonno. Non mi sembra neanche che sia io quella che prende i biscotti dalla scatola e li intinge nel latte. Il mio cervello non è collegato ai movimenti. Perché bisogna andare a scuola il sabato? Perché proprio questo sabato? Ho addosso una bruttissima sensazione e so che non è solo per la verifica di italiano della terza ora.

 

Il pulman arriva in ritardo come al solito. Ormai ho perso addirittura le speranze di vederlo arrivare in orario. Ogni mattina la stessa storia. Per fortuna che c'è la musica a farmi compagnia. Accendo il cellulare e seleziono il lettore musicale, metto le cuffie nelle mie orecchie e con le note musicali viaggio in un altro mondo. Le voci angeliche della mia band preferita mi rimbombano nelle orecchie. Non mi importa se la musica è troppo alta. Più il volume è elevato meglio è, deve riuscire a coprire i miei pensieri. Quegli stupidi pensieri che ora sono solo rivolti a quella maledetta verifica di italiano che dovrò fare tra un paio d'ore. Ho ancora una strana sensazione. È solo per il compito in classe. Penso per calmarmi. Ma una voce dentro di me mi dice che non è così. Oggi succederà qualcosa ne sono certa. Purtroppo, però, sento che non sarà una cosa bella.

Finalmente arriva l'autobus e io salgo su. La cosa buona del sabato è che non è molto pieno perché solo noi delle superiori andiamo a scuola in questo giorno. Prendo subito un posto a sedere. Guardo fuori dal finestrino mentre il bus viaggia fino alla mia scuola. Vedo macchine, case, persone sfrecciarmi sotto gli occhi e la mia mente si riempie di domande: chi sono quelle persone? Dove stanno andando? Chi lo sa, magari tra quei giovani studenti che incrocio nel mio viaggio ce ne sono alcuni che, come me, sono in ansia per una verifica, alcuni a cui non piace andare a scuola il sabato o alcuni che non hanno trovato ancora il loro posto nel mondo.

Il pulman si ferma. Non mi sono neanche accorta di essere arrivata talmente ero presa dai miei pensieri. Mi tolgo gli auricolari e mi metto la cartella sulle spalle. Scendo dal mezzo e mi dirigo verso il cortile della mia scuola. Quel posto in cui odio tanto andare, ma che sono sicura mi aiuterà a realizzare il mio sogno di diventare stilista. Ogni tanto mi immagino da grande. Mi immagino adulta e con un sogno realizzato. Mi immagino famosa, sogno che i miei vestiti siano venduti in tutto il mondo. Chi te lo dice che la tua vita sarà così? Sembra chiedermi una voce dentro di me. Ancora quella brutta sensazione. Non se ne vuole proprio andare. Ho paura, sono molto spaventata. Devo pensare ad altro assolutamente. Mi sento soffocare. Per fortuna vedo arrivare verso di me una ragazza. La riconosco e sorrido. Lei può aiutarmi a distogliermi dai miei pensieri. Lei è la mia migliore amica, è tutto per me. Mi raggiunge salutandomi e chiedendomi come sto. Le rispondo che va tutto bene, per non farla preoccupare. È risaputo che la bugia più detta dalle persone è questa:”Sto bene.”

Ci incamminiamo insieme verso un muretto all'esterno della scuola. Al suo fianco c'è un cassonetto blu dove si raccolgono tutti i rifiuti della scuola. Manda un'aura negativa quel cassonetto. Io e la mia amica ci sediamo con tutte le altre nostre amiche. Mi guardo in giro. Nel cortile c'è chi ripassa, chi ride, chi parla del più e del meno, come stiamo facendo noi. Guardo verso la scuola, quel grande edificio bianco che tra poche settimane non vedrò più per tre mesi. Ho la testa già rivolta alle vacanze, a tutto quello che potrò fare quest'estate. Andrò al mare con i miei genitori, nello stesso posto dell'anno scorso. Chi sa se ci sarà anche quel ragazzo carino che ho incontrato in spiaggia. Mentre penso questo arrossisco un po'. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo e conoscerlo, peccato che siamo molto lontani. D'un tratto questi pensieri rosei vengono interrotti. Ancora quella brutta sensazione. Mi perseguita. Sento l'aria mancarmi. Provo a fare dei respiri profondi per tranquillizzarmi un po'. Mentalmente mi ripeto che va tutto bene, che oggi sarà una grande giornata, perché uscirò con le mie amiche. Faccio un sorriso nel pensare questo.

Un grande boato scuote tutto il cortile. Un boato che proviene da un posto molto vicino a me. Proviene dal cassonetto blu, quello vicino al muretto. Vengo sbalzata via, come se una grande massa d'aria mi spostasse. Mi ritrovo a terra, con la faccia rivolta in basso. Sento gente che grida e che corre. Tante persone continuano a chiedere cos'è successo.

“C'è stata un'esplosione!” Urlano. Lo sapevo, me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa. Mi sento debole, non riesco a muovermi. Vorrei alzarmi, correre via da lì, da tutto quel fracasso. Il mio corpo non risponde ai comandi, non sento più né le braccia né le gambe. Piano piano anche la mia mente inizia ad offuscarsi. Penso alla mia famiglia, alle mie amiche, a tutta la gente a cui voglio bene. Penso alle vacanze estive e a tutti i miei progetti. Penso alla verifica di italiano, per cui avevo studiato come una pazza il pomeriggio precedente. Sento che le forze mi stanno abbandonando, vedo tutte le immagini della mia vita scorrermi davanti agli occhi, i quali mi si riempiono di lacrime. Non ce la faccio più. Sento una voce che continua a gridare il mio nome e la riconosco. È lei, la mia migliore amica. Lei con la quale ho condiviso gioie e dolori per tanti anni. Da lontano proviene un suono. È una sirena. Voglio alzarmi. Voglio vivere. Eppure non ce la faccio. Chiudo lentamente gli occhi, mentre qualcuno si avvicina a me. Qualcosa mi sta trasportando in un'altra dimensione. La mia anima non è più nel mio corpo.

E d'un tratto diventa tutto nero.

   
 
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