Il centro.
Mangi
voracemente e il tuo stomaco reclama pietà. Lo senti quasi pregarti di
smetterla, di lasciarlo libero. Ma tu non lo ascolti. Mangi ancora e ancora e
ancora.
Perchè
sì, perchè hai fame anche se una parte di te sa che non è vero. Che sei una
completa bugiarda. Che vorresti non mangiare per niente.
E
poi è come se il tempo si fermasse. Lasci ciò che stai mangiando. Non ti sei
accorta per niente che le tue mani contengono merendine e pane insieme. E sai
qual è la tua prossima meta. Bagno. Ma il tuo stomaco non è contento comunque.
Avrebbe
preferito digerire man mano il cibo ingerito. Ma tu lo mandi al diavolo. Fai
quello che ti va di fare. Due dita in gola e neanche qualche secondo che una poltiglia
giallognola e puzzolente esce dalla tua bocca finendo nel water. Ancora le
dita.
Finchè
non ti senti libera. Eppure sai che è solo una libertà illusoria. Che in realtà
il nero che ti avvolge è ancora più grande di prima. E’ enorme e non ti lascia
scampo. Ti alzi, scarichi, e vai al lavandino sciacquandoti la bocca. Ed è solo
quando vai ad asciugarti le mani che ti accorgi di tuo fratello. Ha visto
tutto. Sai che non è uno stupido, sai che non va per niente bene questo. Pensavi
fosse dalla sua fidanzata, e invece eccolo li ad osservare la tua vergogna. Ti
prende una mano e tu provi fastidio a quel contatto. Nessuno può più toccarti
senza il tuo volere ormai. Ti senti sporca altrimenti. Lasci la tua mano nella
sua però, mentre lui ti dice con calma che devi guarire, che mamma e papà
devono saperlo. Complimenti fratellino, pensi. Ha rovinato tutto.
E’
il primo giorno di centro. I tuoi genitori sono accanto a te.
Tuo
padre sorride, cercando di confortarti, ma tu sai che in realtà vorrebbe solo
piangere. Vorrebbe abbracciarti e chiederti dove ha sbagliato. Sai che si sta
prendendo tutte le colpe.
Tua
madre invece avanza sicura. Figuriamoci. Nulla potrebbe scalfire Hermione
Granger.
Un’infermiera
anziana vi accoglie, sorridente. Sembra una nonna, eppure un sesto senso ti
dice che non ha nipoti, che forse neanche è sposata. Da come ha sorriso questo
centro sembra tutta la sua vita. Ha l’aria di gatto da come si muove agile fra
quei corridoi.
Oggettivamente
il luogo è bello.
Immerso
nella campagna londinese, lontano dal mondo, lontano dai problemi.
Un
ambiente luminoso. Trasmette tranquillità,sì, eppure tu rimani comunque
diffidente.
Tu
vorresti solo scappare. Tua madre, che sembra quasi leggerti nei pensieri ti
prende la mano prima di entrare nell’ufficio dello psicologo dal nome strano:
Silente. Ecco, sei in gabbia adesso.
Vi
sorride, lo stesso sorriso dell’infermiera. Forse anche più dolce. Un sorriso
non paterno, ma quasi materno. Sì, quello è un sorriso di una mamma, non di un
papà.
Ti
siedi in mezzo ai tuoi genitori e dopo le presentazioni inizia a parlare di
quello che è il regolamento del centro. Starai qui per i prossimi mesi, forse
anche per tutto l’anno.
Non
andrai a scuola, non uscirai più quando vorrai, ma solo quando ci saranno gite
in programmazione. Non dovrai più pensare al mondo esterno, ma solo a te
stessa.
Ci
saranno poi oltre alle ore di psicoterapia anche quelle di laboratorio.
Molto
probabilmente dovrai assumere dei farmaci, perchè quello che hai tu è il frutto
di tante cose. Depressione, ansia, stress etc.
Ti
guarda, ma tu non ricambi. Fissi il pavimento, perchè gli hai visti quegli
occhi azzurri.
Sono
in grado di scavare nell’anima.
Vedi
ad un certo punto i tuoi genitori firmare delle carte.
Non
ti chiedi cosa siano, saranno sicuramente dei permessi.
Poi
tuo padre ti tira su, ed uscite dritti all’ingresso.
Forse,
pensi, che ve ne state andando via tutti quanti. Forse hanno capito che non è
il posto adatto a te. Ma quando vedi poggiare la tua valigia sul pavimento,
l’ombra del sorriso scompare. Ti lasciano qui. Per davvero.
Tua
madre ti abbraccia, e piange. Tuo padre ti sussurra “Devi stare bene, Rose.”
Tu
vorresti urlargli che è tutto inutile. Il bene non fa per te.
L’infermiera
di prima ti accompagna in quella che molto probabilmente sarà la tua camera per
un anno.
C’è
una ragazza sull’altro letto. Le lanci giusto una breve occhiata, poi ritorni a
fissare la stanza. E’ bionda, spigolosa, più grande molto probabilmente.
Si
sta mettendo lo smalto alle unghie, ma non appena si accorge di te, ti saluta,
sorridente.
Ha
un bel sorriso, sì. Ma è falso.
Ti
fa qualche domanda, alla quale tu rispondi passivamente. Poi sempre la stessa
infermiera ti accompagna dal Dottor Silente. Devi fare il colloquio prima di
pranzo.
Esci,
lei ti mormora un ciao, ma tu non rispondi.
“Ciao, come ti chiami?”
“Rose.”
“Io
Dominique, piacere.”
“Mmh..”
Sei
di nuovo di fronte a quell’uomo strano.
Ti
parla, ma questa volta devi guardarlo negli occhi.
E
in quei occhi ti perdi, ricordando tutti questi anni persi dietro alla tua
malattia.
Inizi
a piangere. E la tua parte bambina, quella che era così sana riemerge
supplicando l’uomo di fronte a te di farti guarire, perchè vuoi essere sana.
Non vuoi più l’oscurità attorno a te.
Lui
ti prende la mano.
“Hai
già intrapreso il cammino della guarigione, anche se non te ne sei accorta.”
...
Sono
passati due mesi da quando hai iniziato questo percorso.
Spesso
hai avuto crisi, perchè ti sentivi chiusa e volevi scappare, tornare a Londra
dai tuoi amici, dalla tua famiglia. L’appoggio di Dominique e del Dottor
Silente, però, ti hanno fatto andare avanti. I colloqui con quest’ultimo sono
andati migliorando, pian piano hai avuto il coraggio di esprimerti finalmente.
Hai raccontato il disagio che sentivi aumentare ogni giorno. L’autostima che
invece scendeva. Il senso di non appartenenza a questo mondo che ti opprimeva.
In Nicky, invece hai trovato
un’amica. La più sincera.
Vi
siete raccontate tutto. Tu le hai raccontato della fissazione per il cibo che è
diventata maniacale fino a sfociare nella bulimia. Lei sorridendo tristemente,
un sorriso vero quella volta, ti ha raccontato del tentativo di suicidio, della
depressione e del suo grande amore.
Ti
ha parlato della sua famiglia, una famiglia fin troppo pomposa, e del fatto che
non si era mai sentita accettata, e sei rimasta leggermente stupita quanto poi
ti ha detto che nonostante questo ha trovato l’amore in suo cugino.
Non
si sopportavano e litigavano spesso. Era solo un pretesto per rifiutare quel
sentimento che cresceva dentro di loro. Alla fine si è messa a piangere,
raccontandoti il distacco da lui e la fine della storia. Eppure è felice di
come siano andate le cose.
Perchè,
le hai chiesto.
“Ho conosciuto il vero
amore, Rosie.”
Tu
non puoi fare a meno di pensare che hai sprecato gli ultimi anni. E neanche
quello hai raggiunto. O forse non ne sei capace, ti ritrovi a chiedere al
Dottor Silente qualche giorno dopo quella chiacchierata. Forse non sei in grado
di provare amore. D’altronde nessun ragazzo ti è mai interessato davvero. Sei
sempre arrivata in un punto nel quale poi scappavi perchè non ritenevi
necessaria la prosecuzione di quella storia.
Silente
sorride. Ridacchia quasi.
Lo
guardi male, ma lui ti risponde che dovresti essere fiera di te stessa.
Il
perchè aleggia nell’aria, questa volta.
“Perchè
inizi a pensare all’amore, e l’amore è il più grande rimedio.”
Ci
hai riflettuto molto su questa questione dell’amore.
Possibile
che guarisca? Ne hai parlato con Dominique e lei ti ha detto che per quanto
l’amore possa essere distruttivo, triste, orrendo, può comunque salvarti. Sì,
James, l’aveva salvata. Ne hai parlato con l’infermiera McGrannitt, quella dal
dolce sorriso e l’aria di gatto, e lei ti ha risposto che l’amore per lei è una
risata, non c’è oscurità in esso.
Ne
hai parlato addirittura con uno dei collaboratori, quello che ha un nome
strano, Albus Severus, e che viene a suonarvi la chitarra. Naturalmente ti ha
risposto che l’amore è come un classico dei Beatles, o dei Pink Floyd. Non
smetterai mai di ascoltarlo.
Ora
sei in giardino e passeggi silenziosa.
La
questione amore ti ha distolto un po’ dai tuoi problemi e anche dal fatto che
senti costantemente la mancanza della tua casa.
E’
lo sbattere contro qualcuno, però, che ti fa riprendere contatto con la realtà.
Sei
caduta a terra, e solo adesso ti accorgi di quanto ti sei allontanata dal
centro. Sei quasi al confine. Qualche altro metro e potresti uscire. Scappare
via.
Non
lo fai, però. L’oggetto che ha in mano lo sconosciuto attira la tua attenzione.
“Non si
fuma qui.”
“Ah sì?”
Ti
alzi e finalmente guardi in faccia la persona che ti ha fatto cadere.
E’
bello, pensi subito. Non figo, non attraente. Bello.
Lui
ti sorride, e tu non puoi fare altro che arrossire mentre senti la parola amore aleggiare nella tua mente.
Stupida, ti dici e scappi dentro alla ricerca di Dominique.
“Assurdo,
neanche vi siete presentati e già fuggi!”
“Ma
Dominique...”
“Niente
ma! Spera per te che sia un paziente, o un collaboratore.”
Difatti
è quest’ultimo, mentre senti Albus dire a tutti quanti che quello è Scorpius, e
d’ora in poi fa parte del gruppo e vi aiuterà.
Sta
ancora parlando quel tontolone, quando il biondo si gira a fissarti.
Sorride
come prima, e tu ti senti sciogliere.
Amore.
...
E’
Dominique a scoprirti mentre, tu, dopo quattro mesi che non facevi niente, ti
sei ritrovata accovacciata sulla tavoletta del bagno. Piangi, e neanche te ne
accorgi.
Strilli,
e urli. Dominique ha paura, mentre corre a chiamare aiuto.
Quando
ti guardi il polso, o meglio quel braccialetto azzurro, capisci.
Capisci
il perchè di quell’impulso che credevi assopito.
Sono
passati tre anni esatti, ma l’ombra della morte di tuo zio Fred è ancora dietro
di te.
Non
era sposato. Non aveva figli. Considerava te e Hugo i suoi gioielli.
Ma
neanche la consapevolezza del perchè hai fatto quello che hai fatto ti fa
calmare.
Piangi
ancora perchè ti manca da impazzire, perchè sai che se ti vedesse in queste
condizioni ti abbraccerebbe e ti farebbe sentire al sicuro.
Ed
è proprio mentre hai questi pensieri che due braccia forti ti prendono e tu ti
calmi all’improvviso. E’ Scorpius. E’ venuto a salvarti.
Lo
abbracci stretto. Non vuoi che si allontani da te per nulla al mondo.
Siete
diventati amici in queste settimane.
Scherzate,
ridete come se tu stessi bene, come se tu fossi normale.
Non
ti guarda con pietà.
Dominique
pensa che è attratto da te. Te l’ha confidato la sera quando Scorpius ti disse
che aveva deciso di smettere di fumare per te. Tu ridesti. E’ solo un amico, la
tua risposta.
Eppure in quel momento sono i suoi occhi, così
tristi, che fanno scattare qualcosa dentro di te. I suoi occhi contengono amore.
Ed
con la tua bocca sulla sua che il Dottor Silente vi trova.
Ti
stacchi subito. Scorpius è in silenzio, molto probabilmente è imbarazzato. Il
tuo psicologo gli chiede di lasciare la stanza.
Tu
ti stendi sul letto, lui prende una sedia e inizia a parlare mentre tu senti
che le cose d’ora in poi non possono far altro che capitolare.
Fine
prima parte.