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Autore: Pen_and_paper    09/07/2012    2 recensioni
Salve a tutti! :) La storia è ambientata in un college di New Orleans, Stati Uniti, ed è scritta dal punto di vista della protagonista Emily Gotherville, una sedicenne appena trasferitasi nella città per motivi lavorativi del padre.
Em non è una ragazza banale e facile da capire; è complicata, molto audace e quasi eccessivamente diretta nei modi di fare, specialmente nei confronti dei bei ragazzi, per i quali ha sempre avuto un debole.
Dal primo capitolo:
Non appena me lo ritrovai di fronte ringraziai con tutto il cuore di essere stata iscritta a quel college.
"Devi farne di palestra per avere due bicipiti come quelli" Mormorai estasiata, fissando il ragazzo da testa a piedi con infinita ammirazione.
Il viso del biondino si fece spaventosamente pallido.
"Scusami..?" Farfugliò, incredulo e spiazzato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.


<< Eccoci arivati signorina >> Annunciò la voce meccanica dell'autista, mentre la macchina accostava di fronte ad un enorme cancello metallico.

Scesi dal taxi sbadigliando, ancora profondamente assonnata, trascinandomi dietro le tre ingombranti valigie che, se non fosse stato per le insistenze di mia madre, avrei volentieri lasciato a casa.

L'autista mi fissava con un'espressione tra il perplesso e il divertito.

<< Ti serve una mano con quelle? >> Chiese, indicandole con un cenno del capo.

Nel sentire quelle parole ritenni me ed i miei cinque anni di judo profondamente offesi.

<< Ma le pare >> Borbottai, sollevandole con facilità da terra << Sono molto più forte di quanto crede >>

L'autista si lasciò sfuggire una risata e riaccese il motore.

<< Buona giornata allora >> Disse, ed io, dopo avergli lanciato un'ultima occhiataccia, richiusi la portiera.

Il grosso cancello, quasi completamente arrugginito, aveva tutta l'aria di essere stato costruito nel millennio passato ed essendo la prima cosa che vedevo del college in cui avrei dovuto trascorrere i successivi 9 mesi, non era molto incoraggiante.

Una volta varcato il cancello però, vidi qualcosa che mi piacque decisamente di più.

A circa una cinquantina di metri da me, un ragazzo biondo e piuttosto alto, con una tracolla e due libri sotto braccio, stava percorrendo un vialetto di ghiaia che congiungeva il giardino esterno all'ingresso di uno dei dormirori, probabilmente quello maschile.

Decisi immediatamente di lasciare da parte il mio orgoglio di judoca e buttai a terra le valigie, fingendomi esausta.

<< Scusa! >> Gridai, scuotendo in aria le braccia per farmi notare dal biondino.

Il ragazzo si guardò attorno per alcuni istanti, finché non si accorse di me e, dopo un momento di perplessa esitazione, mi raggiunse.

Non appena me lo ritrovai di fronte ringraziai con tutto il cuore di essere stata iscritta a quel college.

<< Devi farne di palestra per avere due bicipiti come quelli >> Mormorai estasiata, fissando il ragazzo da testa a piedi con infinita ammirazione.

Il viso del biondino si fece spaventosamente pallido.

<< Scusami..? >> Farfugliò, incredulo e spiazzato.

<< Mi aiuti con le valigie? Devo portarle al dormirtorio >> Chiesi con un sorriso a quaranta denti, cambiando prontamente argomento.

Il ragazzo rimase immobile, squadrandomi con diffidenza.

<< Chi sei? >> Mormorò sospettoso.

<< Emily, ma chiunque abbia i tuoi bicipiti può chiamarmi Em >> Risposi, dandogli una pacca amichevole sulla spalla e porgendogli sorridente due valigie.

Se pur con un'espressione scettica e lievemente incerta le prese, e senza dire un'altra parola si diresse verso una palazzina rossastra alla nostra sinistra, accanto alla quale se ne trovava un'altra, più grande e dall'aria più vecchia, che doveva essere l'edificio scolastico.

<< Se tu fossi un gentiluomo ti presenteresti a tua volta >> Commentai maliziosamente, seguendolo.

Il biondino emise una specie di brontolio seccato.

<< Sono Nate >> Bofonchiò a mezza voce, affrettando il passo.

Sebbene quel suo comportamento distaccato e bizzarro fosse quantomeno spassoso ai miei occhi, non potei non chiedermi con una certa preoccupazione se fosse gay.

Insomma, non si era mai visto un etero che di fronte ai complimenti e alle attenzioni di una giovane fanciulla si comportasse in modo tanto strano e imbarazzato.

Certo sarebbe stato un terribile spreco...

Raggiunsimo la porta d'ingresso dell'edificio, sulla quale era affisso il cartello "dormitorio femminile del New Orleans college", ed entrammo in silenzio; io perché troppo impegnata a capire se fosse realmente dell'altra sponda e lui perché, gay o non gay, non aveva esattamente l'aria di essere un gran chiacchierone.

Non fecimo più di tre passi sul pavimento marmoreo di quell'elegante atrio in stile antico, che una signora sulla settantina, dalla sua postazione ad un piccolo banchetto pieno zeppo di fogli e libri, si alzò per venirci incontro.

<< Nathaniel Baker >> Gracchiò l'anziana donna, avvicinandosi al mio accompagnatore con una scintilla di sadismo nello sguardo << I vecchi vizi non si perdono mai vedo. Di nuovo in giro per il dormitorio femminile senza permesso? >>

Nate fece un respiro profondo, serrando la mascella con forza.

<< Stavo solo.. >> Protestò, ma quella lo zittì con uno squittio seccato.

<< Non voglio sentire scuse >> Sibilò gelida, per poi voltarsi verso di me con un'espressione altrettanto infastidita.

<< E tu saresti? >> Chiese acida, squadrandomi da capo a piedi con aria di sufficienza.

Era veramente un buffo soggetto. Sembrava tanto una di quelle vecchiette bisbetiche che si incontrano sugli autobus, sempre pronte a lamentarsi per qualsiasi cosa.

<< Emily Gotherville >> Risposi, marcando il cognome con un sorrisetto provocante sulle labbra.

Per un istante la donna non disse nulla, fissandomi nel più assoluto mutismo e probabilmente intenta a maledirsi per il freddo e scortese modo in cui mi si era appena rivolta.

<< La... la figlia del signor Gotherville, certo... la stavamo aspettando signorina >> Balbettò, sistemandosi gli occhiali con evidente imbarazzo.

Notai con immenso godimento come fosse bastato pronunciare un nome per farla passare da un tono freddo e sgradevole ad uno rispettoso e quasi eccessivamente educato.

<< Baker >> Proseguì, tornando a rivolgersi al ragazzo << Grazie per aver assistito la signorina Gotherville coi bagagli, ora può tornare al suo dormitorio >> Nonostante il chiaro sforzo di essere più gentile, non poté evitare di dare una nota amara alle sue parole.

Nate, nonostante l'espressione totalmente confusa, poggiò a terra le due valigie senza fare domande.

<< Buon pomeriggio signorina Adams >> Disse, con un sorrisetto chiaramente sarcastico, al quale la donna rispose con una specie di grugnito.

Non appena il ragazzo ebbe lasciato la palazzina, e i suoi meravigliosi bicipiti con lui, la signorina Adams tornò a fissarmi, questa volta sforzandosi addirittura di sorridere.

<< Se vuole seguirmi, signorina Gotherville >> Disse con voce mielosa, afferrando le due valigie che Nate aveva abbandonato sul pavimento di marmo e trascinandole faticosamente verso l'ascensore.

Se avessi avuto un minimo di cuore le avrei detto di lasciare che le portassi io, ma i suoi patetici nonché vani tentativi di smuovere i due ingombranti bagagli da terra era una delle cose più esilaranti che avessi mai visto, tanto che dovetti impegnarmi per non scoppiare a riderle in faccia.

Quando finalmente riuscimmo ad entrare in ascensore, l'anziana "governante" mi portò al quarto ed ultimo piano.

<< Le ho riservato una compagna di stanza davvero eccezionale! >> Squittì con fierezza << E' una delle migliori studentesse del college, ed è una ragazza gentile ed educata come ne esistono poche! >>

Quella descrizione mi allarmò.

Oh no, tutto ma non una santerellina!

<< Troppo buona >> Dissi, cercando di nascondere la smorfia involontaria che mi era apparsa sul viso.

Mi era già successo in precedenza, durante uno stage di judo all'estero, di dover condividere la stanza con una ragazza di quel genere ed era stata una delle esperienze più noiose e deprimenti della mia vita.

Non ci tenevo proprio a ripetere l'episodio, così sperai ardentemente che la signorina Adams si sbagliasse, e che sotto sotto la mia futura compagna di stanza nascondesse un'indole selvaggia e ribelle.

Seguii l'anziana donna lungo un largo corridoio pieno di porte, dalle quali giungevano chiassosissime urla e risate; dall'espressione rigida e tirata della signorina Adams capii che avrebbe tanto voluto entrare in ciascuna di esse per urlarne quattro alle responsabili di tutta quella confusione, ma ebbe il sufficiente autocontrollo per trattenersi dal farlo in mia presenza.

Ero sempre più stupita dal modo in cui il solo nome di mio padre fosse riuscito a terrorizzare quella donna, tanto da trasformarla, da acida e detestabile com'era, in un essere umile e disgustosamente gentile.

Mio padre, Thomas Gotherville, era di recente diventato uno degli uomini di maggior rilievo di New Orleans, nonché uno dei più importanti finanziatori del mio nuovo college, grazie alla sua abilità nel campo dell'economia e alla sua grande catena di industrie, che aveva sua sede principale nella suddetta città; così, per facilitare il lavoro a mio padre, io e la mia famiglia ci eravamo da poco trasferiti lì.

La governante si fermò di fronte alla stanza numero 43 e dopo avermi rivolto un sorrisetto incoraggiante, bussò tre volte alla porta.

<< Signorina Price? >>

Ci fu un momento di silenzio.

<< Avanti >> Disse una voce femminile all'interno.

La signorina Adams aprì la porta, rivelando la stanza in cui avrei dovuto sopravvivere fino all'anno successivo.

Perlomeno era più grande di come l'avevo immaginata.

Era anche piuttosto luminosa, grazie alle due grandi finestre che si affacciavano sul giardino esterno del college e attraverso le quali penetravano i raggi tiepidi di quel sole d'inizio settembre.

Esaminai attentamente tutta la camera, concludendo che nel complesso non era terribile come me l'ero aspettata... e per ultima mi lasciai lei, Price.



***

-Piccolo chiarimento: non si tratta di uno di quei college che si frequentano una volta finite le scuole superiori, ma è appunto una "High school" dove si trascorre tutto il periodo scolastico, tornando a casa solo durante le feste :)

Salve a tutti! :) 

Così finisce il primo capitolo di questa fanfiction; ho preferito non descrivere troppo nel dettaglio i personaggi che sono apparsi perché io amo farli conoscere un po' per volta, capitolo dopo capitolo. 

Questa non sarà una storia romantica incentrata unicamente sui due amanti, anzi, qui si parlerà di amicizie, di odi, di rabbie e di gioie, dei soliti casini adolescenziali e poi, naturalmente e soprattutto, di amore, ma quello verrà un po' più in là.. Non sarà certo un colpo di fulmine tra Emily ed il suo ancora segreto "cavaliere", questo è poco ma sicuro! :) E soprattutto mi auguro che questa storia non appaia mai banale, né scontata... beh, ma dovrete dirmelo voi questo! :)

Detto ciò vi chiedo di lasciare un commento, anche negativo se dovesse servire, o semplicemente un consiglio per milgiorare la storia o il modo di scrivere, perché in fondo sono qui per imparare :) Vi ringrazio per aver letto, alla prossima!

  
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