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Autore: MarkmanTaughtMe    09/07/2012    2 recensioni
"I due si allontanarono con discrezione per addentrarsi nella foresta mentre Gimli già cominciava a dire: “Potrei tagliare cinque blocchetti di legno con un solo colpo, poi farmi una corsa fino al fiume, pescare qualche pesce o cacciare qualche animale selvatico e tornare da Aragorn prima che il sole scompaia definitivamente, ah!” Legolas ridacchiò: “Prima di tutto dovresti vedere di riuscire a raggiungere il fiume, è pieno di sabbie mobili e pozzanghere quella zona, dovresti saperlo bene, non rientrano in primo luogo nel vostro spettro visivo?” Gimli sembrò trattenersi per un secondo; subito dopo cacciò un urlò selvaggio buttandosi di peso contro l’elfo che urlò di rimando, stupito e divertito allo stesso tempo." Piccola Slash tra Gimli e Legolas. Niente di osceno. Non uccidetemi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono, non conosco personalmente Tolkien, nè Legolas, nè Gimli, non ci guadagno nulla e blablabla




Capitolo primo:

 
Il vento gli scompigliò i capelli, spostando leggermente le trecce dietro le spalle mentre riprendeva a correre, ascoltando ogni singola parola che la natura attorno a lui gli sussurrava, cercando di non lasciarsi sfuggire nemmeno un paio dei versi rimati da quelle sillabe così armoniose.

Cercò di mantenere il suo normale stato di quiete nonostante le immagini e i flash delle battaglie che stava realizzando nella sua testa, torse il collo e riportò lo sguardo dal basso verso l’alto, annusando l’aria carica di ansia e morte. Non poteva farci nulla, era profondamente turbato e preoccupato della sorte di quei piccoli hobbits.

“Forse è il caso di riposarci, non ricordo neanche più l’ultima volta che ci siamo fermati per più di dieci minuti.” Disse Aragorn rallentando la corsa. Effettivamente non lo sentiva parlare da quando gli aveva chiesto per l’ennesima volta cosa vedeva dalla collina che sormontava la valle che stavano attraversando. Probabilmente si era stancato, dopotutto era solo un uomo, per quanto il suo destino poteva esser così destinato a grandezze.

Fece scivolare lo sguardo dalle fattezze di quell’uomo stanco a quelle dell’individuo subito dopo. Teneva il passo anche se con fatica, senza però lasciar trasparire alcuna espressione di dolore o affaticamento; si ritrovò a fissare la goccia di sudore scendere dalla fronte del nano fino ad incresparsi sulla barba ispida, intrecciata con grazia, quasi a contrasto della riconosciuta natura dei nani. Effettivamente l’elfo non sapeva se credere a tutti i pregiudizi che il suo popolo gli aveva trasmesso verso quella specie, tuttavia osservarlo nei minimi dettagli e movimenti risultava più che interessante e produttivo per la sua mente e i suoi sensi.

Seguì il consiglio di Aragorn e si sedette, giusto per poter osservare la situazione con più tranquillità. Si appoggiò con grazia alla roccia più vicina, sospirando pensoso mentre osservava il tramonto; Poco più rumoroso fu l’uomo, che sedendosi fece suonare la spada e le armi che portava con sé. Più rumoroso ancora fu il nano; tra borbottii e imprecazioni si mise a sedere per poi scivolare di poco giù dalla roccia spigolosa.

L’elfo non riuscì a trattenere un sorriso a quel suono.

“Legolas” chiamò Aragorn “Siamo ancora lontani?”

“Non più di quanto loro lo sono da noi” rispose saggiamente l'altro con un filo d’ironia

Gimli borbottò qualcosa sul non vedere l’ora che gli si presentassero davanti un paio di orchi per poterli fare fuori con un 'colpo secco della sua mitica ascia'.

Questa volta Legolas si lasciò andare ad una risata liberatoria, quasi a lasciar defluire le preoccupazioni e la tensione accumulata durante quel lungo viaggio; Gimli ancora non aveva imparato che in ogni sfida che si rispetti avrebbe sempre vinto lui. Per maestria, velocità…stile.
Aragorn prevedette anticipatamente il venturo battibecco tra i due e li intimò a raccogliere qualcosa per la cena.

“Rimarrò a scrutare il terreno e ad accendere un po’ il fuoco. Legolas, potresti cercare qualcosa da mangiare per tutti e tu Gimli, potresti rimediare con la tua ascia dell’altra legna…?”

Bel tentativo, ma con lo scopo del farli dividere li stava solo stimolando ad una nuova sfida.

“Ci andremo insieme” sentenziò il nano piantando l’ascia nel terreno, Legolas annuì e con lo sguardo cercò di trasmettere mitezza in quello di Aragorn: era tutto sotto controllo.
 
I due si allontanarono con discrezione per addentrarsi nella foresta mentre Gimli già cominciava a dire: “Potrei tagliare cinque blocchetti di legno con un solo colpo, poi farmi una corsa fino al fiume, pescare qualche pesce o cacciare qualche animale selvatico e tornare da Aragorn prima che il sole scompaia definitivamente, ah!”

Legolas ridacchiò: “Prima di tutto dovresti vedere di riuscire a raggiungere il fiume, è pieno di sabbie mobili e pozzanghere quella zona, dovresti saperlo bene, non rientrano in primo luogo nel vostro spettro visivo?”

Gimli sembrò trattenersi per un secondo; subito dopo cacciò un urlò selvaggio buttandosi di peso contro l’elfo che urlò di rimando, stupito e divertito allo stesso tempo.

“Mai pensato ad corpo a corpo, vero fatina dalle lunghe trecce?” disse Gimli mentre faceva pressione sul fianco dell’elfo con le ginocchia.

“Riuscirei a batterti in ogni campo, vecchio nano!” e così facendo rigirò la situazione bloccando i polsi del più basso.

“Mostrami la tua forza e la tua determinatezza, Gimli! Sto aspettando”

Il nano strinse i denti, dopotutto l’elfo aveva migliaia di anni di allenamento ed era molto veloce, riusciva quasi a prevedere tutti i suoi bruschi movimenti.

Gimli era in una posizione troppo scomoda per continuare ad infierire colpi a Legolas, perciò cercò di ribaltare l’altro. Dopo l’ennesimo tentativo si concesse un attimo di riposo nella quale riuscì a riprendere fiato ed attendere che l’altro finisse di smettere di deriderlo.

Poi improvvisamente, silenzio.

Gimli riusciva solo a sentire le fronde degli alberi muoversi al vento e qualche foglia secca rompersi attorno a loro.

Poi gli uccelli. Riusciva a sentire i loro richiami e addirittura qualche animale sgattaiolare via da quella ridicola scena.

Poi Legolas. Lì, sopra di lui

Apparentemente a rendersi conto solo in quel momento della situazione.

L’elfo si era fatto serio ed aveva chinato il capo fino a sentire il respiro pesante dell’altro, per poi socchiudere gli occhi.

Il suo odore lo intrigava, così come il colore intenso dei suoi capelli e della sua barba.

Era una situazione troppo seria.

E Aragorn era a troppi, troppi metri, alberi e sentimenti di distanza per poterli dividere ancora
  
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