Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Amor31    10/07/2012    8 recensioni
Un'improvvisa voglia di imparare a suonare colpisce Gwen.
Ora ha un maestro d'eccezione, ma è davvero ciò che vuole?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duncan, Gwen, Trent
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tra chitarra e batteria

-Se vuoi posso insegnarti a suonare. È facile, sai? E, quando sei arrabbiata, è il modo migliore per sfogarsi-.
Le parole di Duncan erano state queste, un paio di giorni prima. Fino ad allora Gwen aveva completamente ignorato che il ragazzo fosse un esperto di batteria e percussioni, ma adesso, dopo averlo sentito destreggiarsi egregiamente tra piatti e tamburi, aveva un’improvvisa voglia di imparare.
Sarebbe stato piacevole: molto meglio che seguire lezioni barbose in una qualche scuola piena di ragazzini urlanti; avrebbe avuto accanto il suo amato Duncan e tutto sarebbe stato più facile. E divertente.
“Peccato, però, che sia gelosissimo del suo strumento. Non mi fa nemmeno avvicinare, per paura che possa rovinare la batteria… A volte non riesco proprio a capirlo”, si stava dicendo Gwen in quel momento, mentre percorreva da sola il marciapiede in direzione del “Music&Instruments Store”.
“Pazienza, dovrò comprarne una tutta mia. Spero solo che non costi una fortuna… Se non dovessi imparare, vorrei almeno non aver speso troppo”.
La ragazza entrò poco dopo all’interno del negozio: le vetrate esterne, brillanti alla luce del sole pomeridiano, mostravano ai passanti gli ultimi dischi usciti e strumenti di vario genere.
“Di musica non ho mai capito niente. Ma almeno con Duncan risolverò il problema: lui sì che ha talento. E buon gusto, in materia canora”.
Gwen spinse la porta d’ingresso e sentì tintinnare in alto uno scacciapensieri al cui suono venne raggiunta dal commesso più vicino.
-Buongiorno, signorina. Posso aiutarla?-.
-Oh… Momentaneamente do soltanto un’occhiata; sa, sto aspettando il mio ragazzo e mi ha detto che…-.
-Non si preoccupi. Se volesse delle informazioni, chieda pure senza esitare-, rispose quello allontanandosi immediatamente verso uno scaffale in allestimento.
“Non mi resta che fare un giro”, pensò la giovane guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che destasse il suo interesse.
Si incamminò tra gli scaffali, dividendosi tra nuovi album e strumenti mai visti prima.
“Chissà come si chiama quello lì… Deve essere impossibile da suonare, non saprei nemmeno come tenerlo in mano”, rifletté alla vista di un corno in ottone.
Si spostò da un lato all’altro del negozio, esitando per pochi istanti di fronte ad ogni ripiano; poi, sorpresa, giunse nel reparto percussioni.
“Quel modello è bellissimo”, si disse mentalmente osservando a bocca aperta una gigantesca batteria che troneggiava al centro di una piattaforma posta contro una parete. “È così perfetta che non mi azzarderei mai ad avvicinarmi. E se la rovinassi? Duncan mi ucciderebbe di sicuro…”.
Si voltò per vedere se fosse sola e constatato ciò che voleva mosse un passo in direzione dello strumento.
“Non c’è il cartellino del prezzo… Ah, eccolo qui! Cielo, 645 dollari! Manderei a monte metà del mio stipendio mensile! Uff, non potevo pensare a qualcosa di meno complicato e costoso?”.
Gwen girò intorno alla batteria, ammirandola in tutto il suo splendore, e alla fine decise di andarsene: non valeva la pena di rimanere a contemplare un simile spettacolo, sapendo di non poterselo permettere.
-Arrivederci, bellissima. È stato un piacere conoscerti-, disse piano allontanandosi lungo il corridoio compreso tra due scaffali bassi.
-Vediamo un po’… Questa è troppo simile alla vecchia; questa non mi piace, è terribilmente aggressiva! Ma non ci sono più le chitarre di una volta?-.
Una voce. Quella voce. Gwen la riconobbe subito. Come avrebbe potuto dimenticarla?
“Possibile che…”, si chiese la ragazza affacciandosi pian piano da dietro il ripiano che ora le impediva la vista.
 -Questa è troppo pesante; non potrei mai sopportarla per tutta la durata di un concerto. Oh, questo modello va decisamente meglio, ma c’è qualcosa che non mi convince del tutto-.
“No, non ci credo… Lui qui! Proprio adesso!”, pensò Gwen con il battito ormai accelerato. “Devo evitarlo, non posso farmi vedere. Ci mancava solo questa!”.
La ragazza sbirciò nuovamente oltre lo scaffale e osservò i lenti movimenti del giovane che da mesi non vedeva. Quello stesso giovane con cui aveva trascorso bellissimi momenti, destinati però a finire nel dimenticatoio.
“Un passo dietro l’altro. Piano piano… Vedrai, non si accorgerà di te”.
-Ciao Gwen! Da quanto tempo!-.
“Accidenti”, si morse la lingua stringendo i denti. “Tutto come previsto, no?”.
-Oh, Trent. Che cosa ci fai qui?-, chiese sgarbata.
-Potrei farti la stessa domanda. Non sapevo che fossi un’appassionata di musica-.
-Non lo sono, infatti. Stavo solo facendo un giro-.
-E cosa hai visto?-, domandò il suo ex.
“Non è cambiato affatto. La sua innocente curiosità non morirà mai”, si disse la ragazza.
-Una meravigliosa batteria. Peccato per il costo, altrimenti l’avrei già comprata-.
-Wow, le percussioni. Ed io che ti vedevo portata per strumenti diversi!-.
-Per esempio?-.
-I fiati. O le tastiere. Saresti perfetta, lo sai?-.
Una luce brillò negli occhi verdi di Trent e Gwen si sentì in imbarazzo. Perché, poi? Ormai loro due non avevano niente in comune e quell’incontro non avrebbe di certo cambiato lo stato delle cose.
-Non hai risposto alla mia domanda-, riprese la ragazza interrompendo quei pochi, pesanti attimi di silenzio.
-Oh, già. Sono alla ricerca di una nuova chitarra-.
-Come mai? Ne avevi una sempre al tuo fianco-.
-Esattamente-.
-Si è rotta?-.
-No, anzi, funziona benissimo-.
-Allora come mai questa improvvisa voglia di cambiamento?-.
-Non c’è un motivo particolare, te lo assicuro-.
Sebbene fossero passati mesi dal loro ultimo incontro, Gwen non aveva scordato le espressioni tipiche del ragazzo. E non riuscì ad ignorare l’ombra che aveva oscurato lo sguardo brillante dell’ex.
-Non mentirmi. Dimmi la verità-.
-È questa. Non ho altro da aggiungere-.
-Trent…-.
-Sei sicura di voler sapere tutto?-.
Gwen annuì in silenzio, desiderosa di capire il perché di quella strana situazione.
-La vecchia chitarra, ecco… Mi ricordava troppo te-.
Lo disse in un sussurro, quasi temesse che quelle ultime quattro parole avrebbero messo in fuga la ragazza. Ma ciò non avvenne. E di colpo Trent sentì il cuore farsi più leggero, finalmente privo di un peso che lo opprimeva da tanto, troppo tempo.
-Stai cambiando… Per causa mia?-, domandò Gwen abbassando lo sguardo.
-No, cioè… Ascolta, va tutto bene. Io sto bene. Non vedi? Me la sto spassando!-, esclamò il giovane cercando di ripristinare il buonumore nella ragazza.
-Tutto quello che è successo, tutto questo tempo… Senti addirittura il bisogno di gettare via la tua adorata chitarra-, affermò Gwen con occhi lucidi.
-Sono uno stupido, lo so. Ho delle strane fissazioni, come ben sai, e purtroppo non riesco a farne a meno-.
-Stai cercando di cancellare quello che c’è stato tra di noi?-.
Trent rimase a fissarla, stupito e colpito dalle parole della giovane. Poi le si avvicinò e le sollevò delicatamente il mento per guardarla in viso, dicendo semplicemente: -Non potrei mai farlo, Gwen. Sei stata una parte importante della mia vita e credo che lo sarai per sempre. Non importa quanto tempo passi: ciò che conta è sapere di averti conosciuta-.
La ragazza gli afferrò la mano e la abbassò, indietreggiando leggermente: -Sei sempre il solito inguaribile romantico, non è vero?-.
-E per questo non ha funzionato tra noi-, rispose l’altro abbozzando un sorriso.
-Gwen, sei lì, allora! Ti stavo cercando! Ho trovato il nuovo album degli Evanescence e… Oh, vedo che sei in compagnia-.
Alle sue spalle, due scaffali più indietro, comparve Duncan. Il sorriso entusiasta del punk si spense totalmente alla vista della sua ragazza e di Trent.
-Guarda un po’ chi abbiamo qui-, disse a denti stretti avvicinandosi a Gwen e cingendole i fianchi.
-Duncan-, lo salutò rigidamente il chitarrista.
-Trent-, rispose l’altro guardandolo in cagnesco. -Che cosa stavi facendo con la mia ragazza?-.
-Ci siamo appena incontrati. Stavamo parlando del più e del meno-, rispose frettolosamente Gwen volgendosi verso il fidanzato.
-Bene, allora. Che ci fai in questo quartiere? Sbaglio o abiti dall’altra parte della città?-, domandò ancora Duncan squadrando il rivale dalla testa ai piedi.
-No, non sbagli. Peccato, però, che il miglior music store si trovi da queste parti-.
-Già, dovrebbero aprirne un altro nei quartieri… altolocati-.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo di profondo odio che per un attimo intimorì Gwen; poi la giovane decise di intervenire dicendo: -Duncan, ho visto una batteria fantastica, nel reparto qui vicino, e vorrei un tuo parere al riguardo-.
-Ma certo, piccola. Vai pure; sarò subito da te-.
-È urgente e non abbiamo tutto il pomeriggio per…-.
-Possiamo sempre tornare domani, se le cose non dovessero andare in porto-, rispose quello senza nemmeno guardarla.
-Duncan, non ho voglia di discutere. Vieni con me, adesso!-.
Lo strattonò per un braccio, facendolo allontanare da Trent, ma il chitarrista non si trattenne e provocò con un semplice: -Non sapevo che ti intendessi di musica-.
-Suono da diversi anni, sfigato, e sicuramente molto meglio di te, un pallone gonfiato che strimpella stupide canzonette con una chitarra da quattro soldi!-, gli urlò di rimando il punk mentre veniva portato via da Gwen.
-Andiamocene! Non voglio più sentir parlare né di batterie né di chitarre né di qualsiasi altra cosa riguardi la musica!-, sbottò la ragazza dirigendosi a gran fretta verso l’uscita del negozio.
-Aspettami-, le disse Duncan seguendola all’esterno.
I due percorsero velocemente il marciapiede e svoltarono nell’angolo che li avrebbe condotti al parcheggio, dove il punk aveva sistemato la sua nuova moto fiammante.
-Che razza di storie sono, le tue?-, domandò Gwen guardandolo con occhi infuocati.
-Sarebbe colpa mia, adesso? Se quel perdente non ti avesse rivolto la parola, io non…-.
-Tu cosa? Hai paura del confronto con Trent?-.
-Ma di cosa stai parlando? So benissimo che non esistono paragoni tra me e lui-.
-Esatto, risposta corretta! Non ci sono paragoni! Siete entrambi due stupidi! Sono mesi che stiamo insieme e temi ancora che io non ti sia fedele?-.
-Non è questo…-.
-Allora cosa c’è che non va? Devi lasciare in pace Trent, mi hai capita? Non voglio che tu lo attacchi per un niente-.
-Come mai mostri tutto questo interesse per lui?-, domandò sospettoso il punk.
-Perché lui…-.
Gwen si fermò. Si bloccò a metà frase, indecisa su come proseguire.
“La vecchia chitarra… Mi ricordava troppo te”
Le parole di Trent le risuonarono nella testa come campane in festa. “Mi ricordava troppo te”
“Non ha mai smesso di pensarmi. Non ha mai smesso di amarmi, nonostante sia successo di tutto”, pensò la ragazza rivangando quel passato che aveva più volte provato a dimenticare.
“Ma cos’è che voglio cancellare? Il ricordo di Trent o… di Duncan?”.
Quella era la domanda che non si era mai posta. Era la domanda che, forse, la stava assillando da tempo, ma che aveva sempre soffocato nel profondo del suo cuore. Perché Gwen aveva paura della risposta. Temeva gli esiti di quella decisione.
“La dolcezza della chitarra… L’aggressività della batteria… Questo è lo scontro che mi deteriora”, sentenziò interiormente la ragazza, pensando prima all’ex, poi al suo attuale fidanzato.
-Allora, Gwen? Ti decidi a rispondermi?-, la esortò Duncan riportandola alla realtà.
-Io lo amo-.
Il silenziò calò gelido sulle loro teste, portato via da una leggera folata di vento che colpì il punk come una pugnalata allo stomaco.
-Che cosa hai detto?-.
-Hai capito-, disse la ragazza guardandolo dritto negli occhi. -Tra di noi è stato solo un errore-.
-Ma sei impazzita? Che stai dicendo?-.
-Ti metto di fronte alla verità dei fatti. Non possiamo stare insieme, Duncan. Non più-.
-Gwen, non penso che tu…-.
-Sto dicendo sul serio. Ed ora me ne vado-, disse la giovane voltandosi ed uscendo dal parcheggio con il cuore in gola.
“Non posso crederci di averlo detto sul serio… Forse sto sognando”.
Raggiunse il corso principale e tornò davanti al music store, sperando di non aver perso Trent per la seconda volta. Entrò nel negozio, girò rapidamente tra gli scaffali e fu costretta ad arrendersi all’idea che il ragazzo se ne fosse andato. Di nuovo.
“Questo è quello che ti meriti, Gwen. Sei una sciocca, una stupida”.
-Ah, sei ancora qui-.
Si voltò di scatto e si ritrovò a guardare le iridi verdi di Trent. Il cuore sussultò ancora al centro del petto e Gwen temette che il rumore del battito potesse essere udito perfino all’esterno.
-Sì, non me ne sono andata-.
-E il tuo…-.
-L’ho mandato via-.
Un momento di imbarazzo passeggero colpì entrambi, ma venne interrotto da Trent: -Perché?-.
-Odio la batteria: troppo costosa e rumorosa. Preferisco la chitarra-, disse Gwen avvicinandosi al ragazzo e gettandogli le braccia intorno al collo per stringerlo come ricordava di aver fatto solo molti mesi addietro.
-E questo significa…?-, domandò il giovane sorridendole dolcemente.
-Che sarai obbligato ad insegnarmi a suonare-, replicò l’altra schioccandogli un bacio sulle labbra.
Trent non resistette a quel richiamo così invitante: poggiò le mani sui fianchi stretti di Gwen e rispose con passione alla sua morbida bocca, mentre la ragazza gli scompigliava i capelli facendoli scorrere tra le dita delicate.
-Voglio un’altra cosa-, disse poi Gwen staccandosi per un brevissimo istante dal giovane.
-Dimmi pure-.
-Promettimi che non abbandonerai la tua vecchia chitarra; è con quella che mi hai dedicato la tua prima canzone-.
-E ne scriverò molte altre. Solo per te-, le sussurrò Trent stringendola a sé e baciandola ancora.
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Amor31