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Autore: DreamSeeker    10/07/2012    7 recensioni
La Seconda Guerra Magica si è conclusa con la vittoria di Harry Potter a spese di Lord Voldemort e dei suoi seguaci. La Battaglia ha lasciato tanti vuoti nelle vite di tutti i maghi e le streghe del Mondo Magico, ma è tempo di gioire per quello che, per alcuni, proprio la battaglia ha portato: non solo morte e tristezza e rimpianto, ma anche amore. I migliori amici del Ragazzo Che È Sopravvissuto lo sanno benissimo. Tuttavia cosa riserva loro il futuro?
Ho provato ad ipotizzare la loro estate e la loro vita dopo la fine della Battaglia di Hogwarts, incentrando i fatti su Hermione e Ron, i quali proprio grazie a questa guerra hanno capito i sentimenti per l’altro e li hanno manifestati. Ma cosa è successo tra la fine della Guerra e l’Epilogo raccontato dalla Rowling? Ci ha lasciati con un margine di fantasia particolarmente lungo e grande e io ho pensato che le cose tra i due piccioncini siano andate così.
Buona lettura!
Seconda classificata al contest “Choose a God, a Muse and... write your story!” di Tea_Zeus e Ash Of Her (Luna Ginny Jackson).
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Signori e signore, eccovi un’altra storia! Ha partecipato al contest “Choose a God, a Muse and write your story” indetto da Ash Of Her e Tea_Zeus sul forum di EFP e si è conquistata il secondo posto e il Premio per il Miglior Utilizzo della Coppia :) Immaginatevi la mia felicità! E guardate che magnifici banner *-* Dopo le note posterò i giudizi che mi hanno fatto saltellare per tutta casa come una matta! XD
Vi lascio a questa OS romantica, sperando che vi piaccia e che vorrete darmi un vostro giudizio.
Buona lettura!
 

Titolo: Wishes, Magic and… you!
 
Generi: Romantico
 
Avvertimenti: nessuno
 
Pairing: Ron/Hermione
 
Prompt usati: stampella, pensiero, amore
 
Introduzione: La Seconda Guerra Magica si è conclusa con la vittoria di Harry Potter a spese di Lord Voldemort e dei suoi seguaci. La Battaglia ha lasciato tanti vuoti nelle vite di tutti i maghi e le streghe del Mondo Magico, ma è tempo di gioire per quello che, per alcuni, proprio la battaglia ha portato: non solo morte e tristezza e rimpianto, ma anche amore. I migliori amici del Ragazzo Che È Sopravvissuto lo sanno benissimo. Tuttavia cosa riserva loro il futuro?
 
Note dell’autore (facoltativa): La one-shot è ambientata dopo la Seconda Guerra Magica. Ho ipotizzato la loro estate e la loro vita dopo la fine della Battaglia di Hogwarts, incentrando i fatti su Hermione e Ron, i quali proprio grazie a questa guerra hanno capito i sentimenti per l’altro e li hanno manifestati. Ma cosa è successo tra la fine della Guerra e l’Epilogo raccontato dalla Rowling? Ci ha lasciati con un margine di fantasia particolarmente lungo e grande e io ho pensato che le cose tra i due piccioncini siano andate così.
 
 
 
 
 
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WISHES, MAGIC AND... YOU!

 
La guerra era finita. Il Prescelto aveva finalmente vinto la battaglia cui era stato destinato, ancora in fasce, dal suo stesso nemico.
I Mangiamorte, vedendo cadere il loro signore, si erano dati alla macchia; altri erano stati arrestati, altri ancora erano morti.
Azkaban pullulava di uomini senza onore alcuno, ma i Dissennatori erano stati banditi da quel luogo dopo il voltafaccia al Ministero.
Questa vittoria, tuttavia, non era stata affatto felice: ognuno aveva subito delle perdite. Gli studenti rimasti ad Hogwarts per combattere si erano dimostrati coraggiosi e uniti come il Cappello Parlante aveva sempre voluto, ma tutti sentivano la mancanza di un amico, di un fratello, di un parente. Circa cinquanta persone erano morte sotto le bacchette dei Mangiamorte e i cuori dei sopravvissuti erano pieni di rancore, tristezza e nostalgia.
Ciò nonostante il Mondo Magico doveva riprendersi e il nuovo Primo Ministro Kingsley Shacklebolt, distintosi nella Battaglia di Hogwarts, stava facendo tutto quel che era in suo potere per riportarlo al precedente splendore. Diagon Alley aveva riaperto i battenti e molti negozi erano stati ripuliti per tornare ad ospitare i clienti che da lì a qualche mese si sarebbero fatti vedere.
Giustoil tempo di riprendere coscienza delle proprie vite, pensavano tutti.
L’importante era tornare a sperare.
 

*********

 

10 agosto 1998

Era agosto, un’incantevole notte di agosto.
Quella sera, Hermione lo ricordava bene, ci sarebbero state le stelle cadenti. Proprio per questo la ragazza se ne stava seduta sulla collina erbosa dietro la Tana, ad osservare il cielo.
Dopo aver finito la cena, era sgattaiolata nella camera che divideva con Ginny, aveva recuperato una coperta e aveva aspettato che tutti fossero nelle proprie stanze o distratti da altro per poter uscire dalla porta sul retro e correre nel prato. Non sapeva perché fosse scappata di nascosto, ma forse condividere anche quella notte con la disperazione che aleggiava sulla casa non lo poteva sopportare. Fred mancava anche a lei, tuttavia era sicura che lui non avrebbe voluto saperli tristi persino in quella serata.
E poi quella era la notte che, quando non sapeva ancora di essere una strega e non aveva ancora ricevuto la lettera di Hogwarts, lei considerava magica. Le ricordava che la magia poteva esistere anche nel mondo babbano, quel mondo che aveva rischiato di scomparire per la volubilità di un pazzo con il pallino del sangue puro.
Sospirò, stendendo la coperta sull’erba soffice e poi si sedette rimirando il cielo stellato.
Era assolutamente consapevole di poter passare l’intera notte all’addiaccio senza scorgere neppure una stella cadente ma, sin da bambina, non riusciva a resistere alla tentazione di continuare a scrutare il cielo. Di solito, quando si sdraiava in giardino con i suoi genitori, era sempre girata dalla parte sbagliata: suo padre la chiamava e lei si voltava fiduciosa per poi esibirsi in una smorfia, perché il momento era già passato. Non riusciva a sostenere le gare a chi vedeva più stelle cadenti, perdeva sempre. Ne aveva vista una solo due volte: con la prima aveva desiderato, grazie ai suoi sogni di bambina, di essere trovata da un principe azzurro su un cavallo bianco che poi l’avrebbe portata nel suo castello e sarebbero vissuti felici e contenti. Il giorno dopo aveva fatto apparire un enorme cavallo di peluche, la sua prima magia.
Aveva visto la seconda stella, invece, nell’estate dei suoi undici anni; ne avrebbe compiuti dodici dopo un mese e si sentiva una signorina. Ma le mancava qualcosa, qualcosa che non sapeva definire. Continuava a fare piccole magie di nascosto dai genitori, le piaceva e non voleva privarsene; erano le sue compagne di giochi. Creava oggetti strani e non, che poi distruggeva non appena sentiva i passi della mamma o del papà sulle scale. Loro avevano paura, anche se lei aveva detto loro che non facevano nulla. Quella volta aveva desiderato con tutta se stessa una sola, singola cosa: riuscire a capire se quelle fantasie realizzate potevano essere pericolose e come renderle innocue. Controllarsi, insomma. La mattina seguente era arrivata la lettera da Hogwarts in cui la Professoressa McGranitt la informava che era ammessa alla Scuola di Magia e che sarebbe arrivata a momenti per spiegare la situazione ai suoi genitori.
Hermione sorrise ripensando a quei momenti: il passaggio al binario nove e tre quarti, il viaggio in treno e il primo incontro con Harry e Ron, l’attraversamento del Lago sulle barchette e lo Smistamento. Che emozioni che aveva vissuto. Si asciugò una lacrima di commozione al pensiero di tutti quegli anni e di tutte quelle avventure, ultima ma non meno importante la ricerca degli Horcrux.
Scacciò bruscamente il ricordo della Battaglia di Hogwarts, non voleva infangare quella notte con il dolore e la rievocazione del sangue che la perseguitavano con continui incubi.
Si sdraiò completamente sulla coperta e incrociò le braccia sotto la nuca, distendendo le gambe in una posa rilassata. Chiuse per un attimo gli occhi e sorrise, riaprendoli subito dopo per non perdersi le stelle. Il suo sguardo era fisso sul cielo scuro ma quelle rimanevano immobili, come a beffarsi della sua insistenza. La sua mente vagò e si perse a riconoscere le varie costellazioni mentre il suo cervello da perfetta studentessa si faceva sentire nuovamente e le ripeteva ogni cosa imparata durante le lezioni di Astronomia. Continuò a scrutare il cielo fino a quando una brezza leggera la fece rabbrividire. La ragazza liberò le mani dal peso della testa e ruotò il polso sinistro portandoselo davanti al viso. Poi puntò la bacchetta contro il quadro.
«Lumos» sussurrò illuminandolo.
Sulle sue labbra si dipinse una smorfia di fastidio.
«Due ore! Due intere, dannatissime ore senza vedere nemmeno una maledetta stella! Credo sia un record!» sbottò frustrata.
Stava per alzarsi a sedere quando udì un fruscio alla sua destra. L’erba della collina era alta e la copriva abbastanza bene da sguardi estranei ma Hermione rimase immobile mentre la sua mano correva automaticamente alla bacchetta, lasciata cadere dalla stizza pochi secondi prima. Un brontolio le giunse all’orecchio, seguito da un grido soffocato e un tonfo.
«Miseriaccia!» esclamò una voce fin troppo conosciuta.
La ragazza scoppiò a ridere, riappoggiando la bacchetta sulla coperta e mettendosi seduta. Rideva e guardava verso il punto da cui provenivano le imprecazioni, aspettando di vedere sbucare dall’erba la persona che faceva tutto quel chiasso.
«Hermione, ti dispiacerebbe darmi una mano?» sbuffò l’altro.
Con le spalle scosse dalle risate, la ormai ex Grifondoro si alzò e si diresse verso di lui. Quando lo vide a terra che tentava di alzarsi litigando con le stampelle che si portava dietro ormai da due mesi (1), la sua ilarità aumentò e il ragazzo la guardò offeso.
«Fai pure con calma, sai? Io me ne starò qui ad aspettare» borbottò contrariato.
«Oh Ronald! Come hai fatto a cadere?» rise Hermione avvicinandosi e porgendogli una mano per aiutarlo.
«Queste dannate stamelpe! Tu e le tue idee sui metodi babbani, sono più pericolose queste... cose di tutti i Mangiamorte messi insieme!» replicò Weasley afferrandole il polso e rialzandosi faticosamente in piedi.
«Non esagerare Ronald, è per il tuo bene»
«Rischiare di cadere ad ogni passo è per il mio bene?»
«Usare le stampelle è per il tuo bene»
Ron sbuffò ed Hermione gli sorrise. Le loro mani erano ancora unite e la ragazza, abbassando lo sguardo su di esse, arrossì e distolse gli occhi, imbarazzata.
Con un sorriso timido, il giovane le strinse ancora una volta le dita, poi riprese le stampelle e, zoppicando, si diresse verso la coperta di Hermione. Lei alzò gli occhi al cielo, divertita.
«Quante volte ti devo dire che non devi appoggiare la gamba?»
«Ma si fa così!» esclamò convinto appoggiando prima la gamba ferita e poi una stampella per poi allungare l’altro piede e appoggiare l’altra gruccia, mentre una smorfia di dolore gli deformava le labbra.
Hermione accorse subito e lo afferrò ridendo, prima che cadesse rovinosamente a terra. Di nuovo.
«Lascia perdere, ora siediti qui» disse trattenendolo per un braccio mentre si abbassava per spiegare nuovamente la coperta stropicciata.
Ronald si sedette e batté la mano sulla stoffa accanto a sé; Hermione, sorridendo nervosamente, eseguì e si accomodò al suo fianco, alzando poi lo sguardo verso il cielo.
«Perché sei sparita senza dire niente a nessuno?» sussurrò il giovane dopo qualche minuto, fissandola intensamente.
Hermione arrossì senza alcun motivo e la sua espressione divenne colpevole.
«Io... volevo stare... volevo stare un po’ da sola» balbettò.
«Oh» mormorò lui «Se vuoi rientro e...»
«No, no!» lo bloccò riprendendogli la mano «Stai qui. Era solo... niente. Un semplice pensiero» scosse la testa sorridendo.
Ron le dedicò un sorriso timido e intrecciò le dita alle sue. Un silenzio imbarazzante calò tra loro ed Hermione cominciò a torturarsi il labbro inferiore, come soleva fare quando era nervosa o concentrata. Ora era decisamente nervosa.
«Stavo guardando le stelle» esclamò per alleggerire l’atmosfera e per tutta risposta il penultimo dei Weasley si lasciò andare all’indietro con la schiena, trascinandola con sé.
«Scommetto che il tuo cervello stava ripensando a tutto ciò che facevamo con la Sinistra» la prese in giro e lei si imbronciò.
«Non è vero!»
«Non dire le bugie!» rise apertamente Ron, scompigliandole i capelli.
Hermione gli diede un debole pugno sul braccio e poi si accoccolò contro il suo petto, le labbra arricciate in un’espressione indispettita.
«Sono davvero così prevedibile?» chiese dopo un po’, la voce che recava ancora una punta di fastidio.
«Solo per quanto riguarda la scuola. Per il resto sei una continua sorpresa» le assicurò facendola ridere.
«Davvero?»
«Certo!»
«Ad esempio?»
«Beh... come quando al sesto anno mi hai fatto attaccare da quei maledetti uccellini! È stato un colpo basso!»
Hermione si adombrò.
«Avevo un’ottima ragione»
«Sì, ma io ero un idiota. Come potevo sapere che eri gelosa di Lavanda?»
«Rimani un idiota su queste faccende» bofonchiò lei.
«Ehi!» protestò indignato Ron posandole due dita sotto il mento e facendole alzare il volto verso il suo «Cosa vorresti dire con questo?!»
La ragazza sorrise sfoggiando l’espressione più innocente del suo repertorio.
«Oh nulla!» trillò mentre lo sguardo le si riempiva di furbizia.
Con uno sbuffo, Ron mise un dito sulla punta del naso di Hermione e spinse piano facendole chiudere gli occhi; poi la strinse a sé e appoggiò il mento sui suoi capelli, respirandone il profumo di pesca. La ex Grifondoro si rimise comoda e guardò verso il cielo quando all’improvviso vide una scia.
«Una stella cadente!» gridò alzandosi subito a sedere per poi serrare le palpebre e stringere le mani a pugno, concentrata.
Ronald si perse a guardarla e si sentì invadere da una devastante sensazione di tenerezza. La mano che prima era stretta attorno alla vita della giovane ora era abbandonata sulla coperta, a pochi centimetri da lei, che agognava afferrare la sua canotta leggera per tirarla giù di nuovo con lui, su di lui. Sospirò mentre le dita, disobbedienti alla timidezza che lo attanagliava ogni volta che Hermione era nei paraggi, si allungavano verso la stoffa e la sfioravano in una delicata carezza. La giovane si voltò lentamente verso di lui e gli sorrise, le gote in fiamme per un qualche pensiero. Ron le sorrise di rimando e finalmente la sua mano arrivò al corpo della ragazza per ghermirne il fianco e attirarla a sé.
«Hai espresso un desiderio?» mormorò a fior di labbra.
Lei annuì sorridendo intimidita e osservò ancora una volta il firmamento prima di distendersi di nuovo su di lui e stringergli la maglietta nei palmi.
Respiravano piano, attenti a fare il minimo rumore per non disturbare quel silenzio che ora non aveva più nulla di imbarazzante. Respirarono profondamente in sincrono e Ronald sentì le spalle di Hermione che sussultavano; allarmato, la scostò un poco e vide che cercava di trattenere le risate.
«Si può sapere che hai?» chiese esasperato, guadagnando solo il definitivo scoppio di ilarità nella riccia.
«È stato buffo» rise lei.
«Che cosa?» insistette lui con un sorriso, contagiato dal suono cristallino della risata di Hermione.
La ragazza scosse la testa, divertita, ma quando lo fissò negli occhi il sorriso le morì sulle labbra.
«Cosa c’è?» domandò Ron, deglutendo lentamente.
Hermione non rispose ma la stretta delle sue dita sulla maglia sottile si rafforzò e lei avvicinò il proprio viso al suo, chiudendo gli occhi quando gli sfiorò il naso col proprio.
«Hermione...» mormorò il rosso.
La giovane non lo lasciò finire e posò le labbra morbide sulle sue e lui sgranò gli occhi per la sorpresa, richiudendoli l’istante dopo per concentrarsi solo su quel bacio.
Oh certo: non mancavano quando si salutavano al mattino, alla sera, a pranzo, a cena... ma quei baci non erano quel bacio. Quello che gli stava donando Hermione in quel momento era un bacio vero, come quello che si erano scambiati in una Hogwarts in fiamme, davanti a un imbarazzatissimo Harry e circondati da zanne di basilisco.
Gli altri baci, a parte qualcuno ogni tanto, erano stati solo un timido sfioramento di labbra, un tocco delicato e inibito dalla costante presenza dei membri della famiglia Weasley.
Ed Hermione non era più riuscita a contenersi: troppo a lungo aveva sognato i suoi momenti con Ron, e gli anni passati a pensare a come sarebbe stato baciarlo si erano ridotti a un bacio rubato nel bel mezzo di una guerra. Decisamente poco romantico e tranquillo!
Con la punta della lingua, Ronald sentì distintamente il punto esatto in cui i denti della ragazza si chiudevano sulla carne del suo labbro inferiore ogni volta che era nervosa, e sorrise sentendola sospirare di piacere. Le sue braccia corsero a circondarle la vita e la strinsero a lui, portandola sopra il suo corpo. Socchiudendo gli occhi vide quelli di Hermione spalancarsi dalla sorpresa e non poté fare a meno di ridacchiare sulla sua bocca prima di ricevere un buffetto indispettito sulla spalla. Ma stranamente l’ex Grifondoro non ebbe nulla da ribattere sulla posizione assunta, e riprese a baciarlo con maggior passione; le labbra si incontrarono di nuovo, morbide e vogliose, si sfiorarono e premettero le une contro le altre prima di socchiudersi e lasciare che le lingue si accarezzassero in un bacio profondo. Un brivido scosse il corpo di Hermione quando sentì la lingua di Ron lambirle il palato in un tocco appena accennato che le fece perdere l’ultima briciola di controllo presente in lei. Si mosse su di lui per mettersi comoda e i loro bacini si scontrarono ma inavvertitamente la sua gamba premette sulla coscia ferita di lui e Ron gemette di dolore misto a piacere. La ragazza sussultò e fece immediatamente forza sulle braccia per mettersi a cavalcioni su di lui e non pesargli addosso.
«Merlino, Ron, scusami!» esclamò mortificata, gli occhi bassi e gli angoli della bocca rivolti verso il basso.
Inutile dire che la nuova posizione non era un toccasana per il giovane dato che, oltretutto, la gonna che la riccia indossava le si era increspata ai fianchi, lasciandole scoperte le gambe lisce, pallide alla luce della luna. Il penultimo dei Weasley deglutì lentamente, gli occhi azzurri sgranati che percorrevano il corpo di lei, e le mani corsero naturalmente dalla vita alla pelle nuda delle cosce facendo rabbrividire entrambi per la sensazione che quella carezza provocava. Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono ed Hermione si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore prima di appoggiare le mani sul torace di Ronald e stringere la stoffa tra le dita che si chiudevano a pugno.
Ignorando il dolore alla gamba, il rosso fece forza sugli addominali per mettersi seduto, trattenendo tra le braccia la giovane donna su di lui e stringendosela contro per poi far scontrare le loro labbra in un bacio affamato. Non erano mai stati così passionali e ormai il sangue che doveva ossigenare il cervello di Ron era defluito in tutt’altra parte del suo corpo. Hermione gli circondò il collo con le braccia e mentre una mano saliva infilando le dita tra i capelli rossi che tanto amava, l’altra scendeva intrufolandosi nel colletto della maglietta per graffiare leggera la pelle sotto la nuca.
Un mugolio della ragazza fece intuire al rosso che non aveva sbagliato nel permettersi di far scivolare le mani sotto la sua canottiera, sfiorandole i fianchi e arrivando poi alla colonna vertebrale; seguì la linea delle vertebre fin dove riuscì ad arrivare e, sebbene la tentazione di levarle quell’inutile pezzo di stoffa fosse tanta, ridiscese verso i lombi, accarezzandole l’epidermide e facendola inarcare verso di lui.
«Ron...» sussurrò Hermione sulle sue labbra prima di piegare la testa all’indietro e lasciarlo scendere lungo la linea della mandibola per posare la bocca alla base del suo collo.
Per tutta risposta il giovane socchiuse le labbra e lasciò che la sua lingua guizzasse leggera sulla sua gola, disegnando la curva della carotide e facendo sospirare Hermione. Dal collo percorse la linea della clavicola finché non si fermò all’orlo della spallina che lo intralciava e prese a succhiare avidamente la pelle tesa sull’osso. La ragazza trattenne bruscamente il fiato finché, poco dopo, Ronald non pose fine a quella dolce tortura per ammirare il proprio capolavoro. A quel punto Hermione si sentì libera di riprendere a respirare normalmente, anche se il cuore non aveva diminuito il ritmo a cui batteva.
«Ron...»
«Shh»
Ronald si rimpossessò delle labbra della ragazza e non la fece finire di parlare. Voleva farla stendere sulla coperta e venerarla in una posizione più comoda però non sapeva come avrebbe reagito la ferita alla gamba, quindi preferì trattenerla per le cosce e spostarne il peso sulla gamba sana.
«Ron...» mugolò la riccia ma sembrava che il rosso non avesse alcuna intenzione di lasciarle libera la bocca.
A quel pensiero rise e così ebbe la possibilità di prendere fiato e parlare, visto che il giovane si era staccato da lei per guardarla confuso. Hermione smise di ridere subito e arrossì un poco e le orecchie di Ron presero a sfumarsi di bordeaux mentre la osservava: gli occhi brillanti e le labbra gonfie dei baci che si erano dati gli stavano causando non pochi problemi di salivazione e autocontrollo.
«Non... ti fa male? Possiamo...» balbettò imbarazzata prima di interrompersi bruscamente e voltare la testa verso sinistra, gli occhi ridotti a fessure e il rossore svanito nel nulla.
«Che c’è?» chiese Ron ma non riuscì nemmeno a terminare la frase perché la ex Grifondoro gli tappò la bocca in un gesto veloce e secco mentre si posava l’indice dell’altra mano sulla propria e poi se lo batteva piano poco sotto l’orecchio, indicandogli di ascoltare.
Il ragazzo ammutolì e girò lo sguardo nella direzione in cui guardava Hermione; un movimento catturò la sua attenzione e vide, con non poco stupore, che la giovane stava afferrando la bacchetta abbandonata sulla coperta. Hermione puntò l’arma, come se sapesse esattamente dove fossero gli intrusi.
«Stupeficium!» gridò e un lampo di luce rossa attraversò l’aria creando un varco tra l’erba alta che li nascondeva.
Un urlo isterico e due tonfi seguirono il suo incantesimo, poi una voce si levò alta nel buio.
«Hermione Jean Granger, sei forse impazzita?!»
La riccia sollevò entrambe le sopracciglia prima di scorgere due figure che avanzavano verso di loro.
«Come cavolo ti viene in mente di Schiantare a caso la gente?» esclamò Ginevra Weasley, stagliandosi alla luce della luna, i pugni sui fianchi in un atteggiamento che ricordava tanto sua madre.
«Hermione, davvero, dovresti rilassarti. Non c’è nessun motivo per sentirsi minacciati in questo posto» disse Harry, sbucando da dietro Ginny.
Ron e Hermione li stavano guardando a bocca aperta ma fu il ragazzo a parlare per primo.
«Cosa diavolo ci fate qui?!»
«Noi stavamo... oh...» provò a ribattere Ginevra per poi bloccarsi e guardarli bene, facendosi spuntare un sorrisino malizioso sulle labbra «A quanto pare abbiamo interrotto qualcosa, Harry» ridacchiò accostandosi al fidanzato che osservò i due amici, confuso.
A quelle parole Hermione si accorse di essere ancora a cavalcioni del rosso e, avvampando, si rialzò velocemente in piedi aggiustandosi la gonna e la canottiera; Ron era, se possibile, ancora più imbarazzato di lei e le sue orecchie avevano raggiunto la gradazione dei suoi capelli.
«Non vi preoccupate, possiamo andare a cercare un altro posticino» dichiarò l’ultimogenita Weasley, il sorrisetto saputo che non accennava ad andarsene.
«No, no!» esclamò Hermione, agitando le mani e arrossendo maggiormente «Restate! Noi stavamo...volevamo guardare le stelle!» balbettò.
«Le stelle, certo» fece l’amica, ironica.
Harry non parlava, il suo imbarazzo stava toccando i livelli di quello degli amici e aveva distolto lo sguardo con discrezione.
Ronald prese la parola, lanciando una lunga occhiata di sottecchi a Hermione.
«Potete rimanere qui, volevamo davvero vedere le stelle»
La sorella scoppiò a ridere di gusto e scosse la testa per poi dirigersi verso la coperta stesa sul prato. Harry la seguì dedicando un sorriso stiracchiato a Hermione e si sedette dietro Ginny che si lasciò cingere la vita lasciandosi andare contro il suo petto, sistemandosi tra le sue gambe. La riccia si accomodò di fianco a Ron, sfiorandogli inavvertitamente la mano e facendo sussultare entrambi. Si scambiarono uno sguardo e sulle loro labbra comparve un sorriso dolce e dispiaciuto insieme: ma avrebbero avuto tempo per rifarsi.
Stettero a chiacchierare e a guardare le stelle per quelle che sembrarono ore e man mano che il tempo passava i quattro giovani si distesero completamente sul plaid.
L’alba li trovò addormentati gli uni accanto agli altri, le ragazze appoggiate al torace dei rispettivi fidanzati che le abbracciavano teneramente anche nel sonno.
 

*********

 

2 maggio 2002

«Ronald Bilius Weasley! Dove hai messo quella dannatissima sveglia?!»
Un tramestio dalla cucina e una serie di tonfi e imprecazioni poco rassicuranti fecero capire a Hermione che il suo ragazzo aveva, come minimo, fatto rovesciare la caffettiera ustionandosi con il caffè, preso dentro i piatti impilati in precario equilibrio sul ripiano del lavandino ed era inciampato in una delle sedie. Sospirò esasperata e a passo marziale raggiunse Ron proprio mentre questi tentava di rimediare con un Reparo al disastro combinato. Il giovane alzò lo sguardo e la trovò appoggiata allo stipite della porta, il cipiglio furioso che ora combatteva con il sorriso divertito che stava spuntandole sulle labbra.
«Ehm... scusa?»
Sembrava proprio una domanda e il tono mortificato con l’espressione da cucciolo smarrito fecero definitivamente vincere la risata sulla stizza. Hermione rise e si avvicinò al rosso scuotendo la testa; lui la guardava come si guardano i matti.
«Non sei arrabbiata?» pigolò mentre lei lo abbracciava stretto alla vita e appoggiava la guancia contro il suo petto.
«Certo che sono arrabbiata, sei sempre così distratto e sei irrimediabilmente una catastrofe. Ma ormai mi sono abituata. E ti amo così» disse lei facendo spallucce e lasciandogli un bacio lieve sul collo, sorridendo sulla sua pelle.
Ron ricambiò l’abbraccio e le baciò i capelli.
«Scusami. Volevo prepararti la colazione, ma ho fatto un disastro» spiegò serio e dispiaciuto.
La ragazza alzò il capo e lo fissò con gli occhi brillanti di emozione: il suo cervello si era fermato alla prima parte della frase.
«Davvero?» sussurrò.
«Beh, come al solito... insomma, ho cercato di cuocere il bacon ed è bruciato, il succo di zucca è finito, ho rotto due piatti, e il caffè è finito tutto sulla mia mano» bofonchiò abbacchiato.
«Hai dimenticato di dire che hai fatto sparire la mia sveglia e mi sono svegliata tardi»
Il broncio del giovane Weasley divenne ancora più marcato e adorabile.
«Scusami» ripeté distogliendo lo sguardo.
Hermione rise leggera e scosse la testa di nuovo prima di alzarsi sulle punte dei piedi e dargli un dolcissimo bacio sulle labbra morbide. Quando si allontanò gli sorrise.
«Io non parlavo del disastro che hai fatto. Parlavo del pensiero che hai avuto»
«Ossia?» domandò lui, confuso, e la riccia sbuffò.
«Prepararmi la colazione, Ronald! Volevi farmi una sorpresa e questo cancella tutti i possibili incidenti che hai scatenato»
«Ah!» esclamò il rosso, illuminandosi di comprensione «Potevi dirlo subito!»
Hermione tacque guardandolo in modo estremamente eloquente e lui cambiò discorso guardandosi velocemente intorno.
«Comunque la sveglia l’ho messa nel ripostiglio. Volevo svegliarti io, ma ovviamente la tua sveglia biologica mi ha preceduto» la rimproverò indignato.
La ragazza rise di gusto e sciolse l’abbraccio per andare a sedersi al tavolo di noce; lo osservò mentre si girava verso i fornelli e faceva sparire il bacon bruciacchiato con un colpo di bacchetta, mentre rimetteva in sesto i piatti rotti, mentre tentava almeno di cuocere la salsiccia e le uova strapazzate. Ogni tanto Ronald si voltava verso di lei con un ampio sorriso e lei lo ricambiava con uno altrettanto grande. Finché la curiosità ebbe la meglio ed Hermione si alzò dalla sedia che ormai aveva iniziato a bruciarle sotto il sedere e lo raggiunse, abbracciandolo da dietro. Era di gran lunga più bassa di lui e le sue mani piccole si posarono sul torace e sugli addominali induriti dalle ore di addestramento per gli Auror. Il giovane sussultò appena sentendola aderire alla propria schiena e lasciò subito perdere le uova per rigirarsi e stringerla a sé prima che lei potesse anche solo pensare di appoggiare la fronte tra le sue scapole. Il bacio che seguì fu molto più lungo e passionale del primo che si erano dati quella mattina ed Hermione si staccò ansante, gli occhi chiusi e le guance arrossate.
«Volevo sapere una cosa» mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Tutto quello che vuoi»
«Come mai volevi farmi tutte queste belle sorprese?» chiese riaprendo gli occhi e guardandolo attentamente.
Ron fece un sorriso timido e le sue orecchie cominciarono a sfumarsi di bordeaux.
«Beh, oggi è il due maggio»
La ex Grifondoro apparve per un attimo confusa poi si illuminò.
«Merlino, Ron, me ne sono dimenticata! Scusami! Oh, che vergogna!» esclamò nascondendo il volto contro il suo collo e facendo ridere il rosso.
«Non devi scusarti. Perdi sempre il conto dei giorni quando vai a trovare i tuoi genitori (2)» la consolò comprensivo.
«Ma mi sarei dovuta ricordare del nostro quarto anniversario!» la voce di Hermione era soffocata dalla maglietta del giovane e lui continuò a ridacchiare divertito.
«Miseriaccia, devo segnarmi anche questo sul calendario! Hermione Granger che dimentica una ricorrenza» la prese in giro.
«Sei terribile! Già sono mortificata di mio, mi fai sentire ancora più in colpa!» brontolò lei dandogli un leggero pugno sul braccio.
«Herm, sul serio, non ti devi preoccupare: ogni volta hai bisogno di due giorni per riprendere i tempi giusti, è umano. Oltretutto ieri sera non ti ho lasciata riposare granché» ricordò Ron con un sorrisetto malizioso, facendola arrossire e ricevendo in cambio un altro pugno, stavolta non così debole come si aspettava.
«Imbecille» borbottò esasperata.
«Un imbecille che ti ama»
«Un imbecille che io amo»
Si sorrisero divertiti dopo quello scambio di battute e il ragazzo si chinò di nuovo verso di lei per catturarle le labbra in un altro bacio. Labbra e lingua. E denti. Pian piano la passione che c’era tra loro si ridestò ed Hermione cinse il collo di Ron con entrambe la braccia per portarlo alla sua altezza. Ma lui non era dello stesso avviso e, abbassandosi, la prese per le gambe e se la portò in braccio. Un gridolino uscì dalle labbra della giovane ma venne prontamente zittita dalla bocca dell’Auror (3). In mezzo secondo, la punta di panico che l’aveva attanagliata sentendosi sollevare – niente, non riusciva a evitare di odiare le altezze – se ne andò e lei ricominciò di buon grado a baciare il suo ragazzo, stringendogli le gambe attorno ai fianchi e allacciando le mani dietro la sua nuca.
«Ron... devo... lavoro... ritardo...» cercò di parlare Hermione dopo un po’, eppure Ronald non aveva intenzione di lasciarla andare e continuava a baciarla, accarezzandole la schiena con una mano mentre con l’altra la sorreggeva.
Era completamente appoggiato al ripiano della cucina e cominciava a sentire dolore alla zona lombare, perciò prese velocemente la bacchetta e con un pop si Materializzò in camera. Hermione se ne accorse solo quando si ritrovò distesa sul materasso morbido e scoppiò a ridere, divertita ed eccitata.
«E’ il nostro anniversario... puoi sempre chiedere scusa al tuo capo per il ritardo. Ops! Dimenticavo che il tuo capo sei tu» scherzò Ron prima di scendere a baciarle il collo.
«Anche... tu... sei... in ritardo» ansimò la ex Grifondoro.
«E il mio capo è il mio migliore amico» concluse lui con un sorrisetto soddisfatto.
«Sei tremendo» mugugnò Hermione per poi prendergli il volto tra le mani e baciarlo con trasporto.
Una breve risata scosse il corpo di Ronald ma poi l’aria si riempì dei loro sospiri e gemiti e tutto il resto rimase chiuso fuori dalle loro menti.
 

*********

 

19 settembre 2004

Quella sera Hermione tornò a casa stanca, arrabbiata e frustrata. Aveva avuto una giornataccia e voleva solo mangiare e andare a letto. Non le importava nemmeno che fosse il suo compleanno e che sicuramente Ronald avrebbe voluto festeggiare. O forse no. Da qualche giorno il ragazzo sembrava nervoso e turbato, era attento ad ogni cosa che diceva o faceva ed era sempre da Harry e Ginny: in un modo o nell’altro sembrava la evitasse. Riflettendoci non era solo qualche giorno. Era dal matrimonio di Harry e Ginny che era strano, perciò quasi cinque mesi (4). E pensando alla data di quel giorno le venne in mente che quella mattina non le aveva fatto gli auguri.
Hermione sospirò confusa e ancora più frustrata di prima e aprì la porta di casa.
«Amore, sono a casa!» esclamò non appena mise piede nell’ingresso.
Ma l’attendeva il silenzio assoluto e sospirò di nuovo pensando che Ron fosse ancora in ufficio. Entrò senza accendere la luce e lanciò la borsa nella direzione del divano, ma il gemito di dolore che udì distintamente nel buio fece scattare la sua mano verso la tasca interna della giacca leggera che indossava. Quello che sentì subito dopo il lamento, invece, la fece sorridere e rilassare.
«Harry James Potter (5). Sei un idiota»
La constatazione affettuosa proveniva da un punto imprecisato del corridoio che Hermione stava percorrendo, più o meno vicino alla porta della cucina, e la ragazza avanzò di qualche passo per poter far scattare l’interruttore e accendere finalmente la luce. Varie risatine si levarono quando rischiò di finire lunga e distesa sul pavimento per aver inciampato nel tappeto e lei si chiese se i presenti avessero sviluppato la vista di un gatto, per poterla vedere al buio. Poi pensò che molto più probabilmente erano riusciti a sentire le sue maledizioni verso l’attentatore e fece spallucce, sbuffando come una locomotiva. Arrivò finalmente al pulsante e lo schiacciò impaziente ma non si era ancora girata verso il salotto che la luce venne spenta dopo una negazione isterica.
«Per i mutandoni di Morgana, Seamus, ti avevo detto di legarlo nell’altro modo!» strillò Ginny, sempre ferma sulla porta della cucina.
«Scusami, ormai eravamo al buio e non ho visto da che parte l’ho preso!» si difese la voce di Finnigan, poco più in là del divano.
Confusa, Hermione prese la bacchetta e con un incantesimo Non Verbale fece luce nella stanza. Perché non ci aveva pensato prima?!
«Hermione! Expelliarmus!» protestò la voce della rossa, e la ragazza perse la presa sull’arma che si spense subito.
Mi ha fregato come una ragazzina, pensò indignata la Granger incrociando le braccia e battendo ritmicamente un piede a terra per il nervosismo.
«Dammi ancora un minuto, Herm, poi avrai tutta la luce che vorrai» spiegò l’ultimogenita Weasley.
La riccia intuì che non fosse più davanti alla porta della cucina e poi sentì un fruscio di stoffa e la sua attenzione venne attirata dal punto dove c’era il camino.
«Ginny, che stai combinando?»
«Un minuto, ho detto» ripeté l’interpellata e Hermione sbuffò.
«Okay, ora puoi accendere la luce»
La voce aveva una traccia di ghigno facilmente riconoscibile e il capo dell’Ufficio di Regolamentazione delle Leggi sulla Magia fu seriamente tentata di darsela a gambe. Con le dita leggermente tremanti – se Ginny ridacchiava a quel modo non poteva essere nulla di innocuo – accese nuovamente la luce e quella volta i suoi occhi videro subito un enorme striscione con la scritta “Buon compleanno, Hermione!” e festoni colorati che scendevano dal soffitto in graziose spirali. Il suo udito, invece, era momentaneamente andato in vacanza perché, non appena il lampadario aveva rischiarato la stanza, era esploso un coro di urla e fischi di ragazzi che le facevano gli auguri, in una sorta di gara a chi gridava più forte.
Hermione si tappò le orecchie per il frastuono e pensò che la sua testa non avrebbe retto a quella massa urlante, almeno non quella sera. Però sorrise quando Harry balzò sul divano dandole le spalle e, con la bacchetta puntata contro la propria gola in un Incanto Sonorus, parlò a voce chiara e perfettamente udibile.
«Silenzio! E’ una festa di compleanno, non una partita di Quidditch» disse con il tono che usava con gli Auror sotto il suo comando, e tutti si zittirono all’istante.
Il Salvatore del Mondo Magico si voltò e le fece un gran sorriso, poi scese dal divano e andò verso di lei allargando le braccia.
«Tanti auguri, Hermione!» esclamò abbracciandola stretta e dandole un bacio delicato sulla guancia.
La ragazza sorrise commossa.
«Grazie Harry» mormorò felice.
Si guardò intorno per cercare Ronald ma non lo vide da nessuna parte e abbassò lo sguardo per qualche secondo, mortificata. Tentò di sorridere di nuovo e ringraziò tutti i presenti che man mano si fecero avanti per porgerle di persona i loro auguri e regali. Per ognuno aveva un sorriso e, quando arrivò il suo turno, Luna riuscì persino a farla ridere regalandole un paio di orecchini di pus di Bubotubero che, a detta sua, aiutavano a scacciare i pensieri negativi.
«Li metterò sicuramente, Luna. Al lavoro servirebbero tutti i giorni»
E anche a casa, ora come ora, pensò intristendosi un poco.
La salutò con un abbraccio forte e poi fu il turno di Ginny che le porse due pacchetti.
«Ginny, sei impazzita? Cosa ti è saltato in testa?» esclamò allibita.
«Uno è mio, l’altro è di Ron! Non farti strane idee» scherzò la ragazza e Hermione si bloccò di colpo.
«Ron?» chiese titubante.
«Sì, Ron. Hai presente, Ronald Weasley? Il tuo ragazzo» le ricordò Ginny alzando gli occhi al cielo.
«Non che ci siano altri Ron, ma dov’è?» domandò mentre il nervosismo minacciava di venire fuori.
«Allora è questo il problema» rise l’amica «Eri preoccupata che si fosse dimenticato il tuo compleanno?»
Hermione annuì timidamente, rossa in viso, e l’altra ridacchiò senza ritegno.
«Sciocca. Apri prima il mio e poi, quando ce ne siamo andati tutti a casa, il suo. Questo è il suo volere» rispose solennemente.
La riccia si era ormai illuminata e scartò velocemente il pacchetto della giovane Weasely che continuava a ridere sotto i baffi. Quando tutta la carta fu strappata Hermione guardò la scatola e sgranò gli occhi.
«Ginevra!» gracchiò imbarazzatissima mentre cercava di recuperare la carta regalo ai suoi piedi per coprire il più possibile il disegno sul contenitore.
«Credimi, impazzirà» sogghignò soddisfatta.
«Potevi dirmelo che era questo
«Dovevi immaginarlo, te l’avevo detto che l’avrei preso»
«Preso, non regalato alla sottoscritta!»
«Era sottinteso che lo regalassi a te. A me il rosso non dona, sto meglio con il nero. E tu hai anche un paio di scarpe di quel colore»
«Va bene, ho capito! Zitta!» strillò l’altra, ormai bordeaux.
«Amore, se andate avanti a parlarne tutti sapranno i vostri gusti in fatto di lingerie»
«Harry!» gemette Hermione e tutti gli ex compagni risero per la sua espressione.
«Okay, gente: è ora di ritirarsi e lasciare ai due piccioncini la giusta intimità»
«Weasley, avevi detto che si mangiava!» protestò qualcuno.
«Questa era l’idea prima che il mio fratello idiota mi dicesse che aveva organizzato...» ammutolì sentendosi osservata da una curiosissima Hermione, poi sorrise angelica e continuò «...una cosa per la festeggiata»
Hermione sbuffò indispettita.
«Quindi ora, fuori tutti! Il signor Potter vi pagherà una cena in un locale poco lontano da qui, ma lasciamo in pace i due futuri...» il resto della frase venne soffocato dalla mano di Harry, prontamente accorso per salvare la sorpresa del migliore amico.
«Andiamo?» disse con urgenza l’Auror.
«Ginny che stavi dicendo?» domandò la riccia ma Harry la bloccò incastrandola in un abbraccio soffocante.
«Mi raccomando Herm, tratta bene Ron. Noi dobbiamo proprio scappare!»
Detto questo, il Salvatore del Mondo Magico uscì velocemente dalla casa degli amici, trascinandosi dietro una più che sorridente Ginevra e metà del loro anno di Hogwarts. Hermione osservò sbigottita la porta chiudersi alle spalle di Neville poi scrollò le spalle e abbassò lo sguardo sul pacchetto rosso e oro adagiato sul divano. Chissà cosa le aveva regalato Ronald. E chissà perché non era lì con lei, ad assistere mentre scartava il suo regalo. Stava per prenderlo quando la porta d’ingresso si aprì di nuovo e Ginny ricomparve, accasciandosi subito dopo contro la parete dell’atrio.
«Ginny, che succede?!» chiese spaventata la riccia, alzandosi immediatamente dal bracciolo su cui si era accomodata.
«Io... volevo... dirti che... Aspetta!» esalò stremata, mettendosi una mano sul fianco e alzando l’altra facendo segno di attendere.
«Ginny, mi stai facendo preoccupare! È successo qualcosa?»
Hermione le si avvicinò velocemente, pensando al peggio.
«No, nulla. È che... mi sono dimenticata di dirtelo... Il mio regalo: mettilo ora, dopo non credo che ne avresti il tempo» spiegò con un sorrisetto malizioso non appena ebbe ripreso abbastanza fiato.
Senza tanti complimenti la riccia la mandò all’Inferno con i discendenti di Salazar e la giovane Weasley scoppiò a ridere, divertita all’inverosimile.
«Fuori di qui, Ginny!» tuonò Hermione spingendola fuori di casa e cercando al contempo di restare seria.
Quando ebbe chiuso la porta a doppia mandata poté sentire la voce dell’amica.
«Tanto so che mi adori e mi adorerai ancora di più domani!»
«Vedremo!» replicò al portone.
Si voltò e tornò al divano e al pacchetto di Ron. Lo guardò e se lo rigirò tra le mani, lo scosse piano per sentire se qualcosa si muoveva ma era leggerissimo e non faceva rumore. Lo mise sul tavolino e girò gli occhi sul regalo di Ginny, poi alzò gli occhi al cielo.
«E va bene, farò come dice. Tanto è lei quella che sa cosa ha fatto suo fratello» pensò ad alta voce mentre si spogliava velocemente e indossava vergognosa il baby-doll rosso che aveva provato una sola volta, quando era andata a fare shopping con l’amica la settimana prima del suo matrimonio. Incredibile quanto tempo fosse passato; lei si era dimenticata di quel completino ma a quanto pare Ginny aveva già i suoi piani geniali in testa quando l’aveva costretta a provarselo. Una volta indossato si guardò critica allo specchio sopra il tavolino dell’atrio; si sciolse i capelli che ricaddero in ricci disordinati sulle spalle – maledizione a lei che li legava sempre in ufficio e poi si lamentava dei nodi assurdi che si faceva tormentandoli – e subito si diresse verso il ripostiglio dove tenevano le scarpe. Cercò le decolté che intendeva Ginevra e se le fece scivolare ai piedi per poi tornare in salotto e dedicarsi, finalmente, all’apertura del regalo del suo ragazzo. Strappò la carta e vide una scatola anonima, senza nessun tipo di disegno o decorazione. Dubbiosa la aprì e vi trovò un pezzo di pergamena fitto della scrittura disordinata di Ron.

Ogni volta che ti guardi in esso
Rimango sempre un po’ perplesso:
Soltanto i tuoi difetti tu ci vedi
Mentre io vorrei indicarti tutti i tuoi pregi.

Hermione rimase attonita con il foglio tra le mani. Una caccia al tesoro. Ronald le aveva preparato una caccia al tesoro! Per lei! Si sentì pungere gli occhi e sorrise mentre ricacciava indietro le lacrime di felicità che premevano per uscire. Si alzò in fretta e rilesse l’indizio.
«Facile: uno specchio» disse prima di voltarsi decisa verso il mobiletto dell’atrio «Speriamo che sia quello giusto!»
Quasi corse verso di esso e cercò ovunque, ne tastò persino il contorno per trovare il biglietto successivo ma di quello neanche l’ombra. Non si scoraggiò e si diresse velocemente verso il bagno, salendo le scale due gradini alla volta. Per fortuna era abituata a portare i tacchi, se no si sarebbe già trovata al San Mungo. Entrò nella stanza come una furia e frugò in tutti i cassetti prima di notare un angolo di pergamena spuntare da dietro la cornice. Si illuminò e lo prese per leggere il nuovo indizio.

Nei tuoi occhi limpidi potrei cercar di trovare
Un tesoro simile alla materia del mare.
Certo, essa è indispensabile
Ma mai come te sarà amabile.

Sorrise commossa: di certo c’era lo zampino di Ginny in quelle poesie – Ron non sarebbe stato capace di mettere insieme due parole in croce – ma il ragazzo si era sicuramente impegnato e quel pensiero era così romantico. L’espressione di Hermione era ormai sognante e non voleva fare altro che affrettare i tempi per poter raggiungere Ronald.
«Un tesoro simile alla materia del mare... l’acqua!» esclamò per poi corrucciarsi «Sarà in cucina? Qui ho già guardato dappertutto»
Fece spallucce e uscì dal bagno per correre nuovamente al piano di sotto. Una volta entrata in cucina rovistò ovunque intorno al lavandino e quando ormai stava per perdere le speranze le venne un’idea e aprì il frigorifero. Appiccicato sulla bottiglia d’acqua c’era un foglio di pergamena che ormai stava bagnandosi. Lo afferrò e lesse.

Quando sei stanca e ti vedo stare lì sdraiata
Sei ancora più bella di quando la prima volta ti ho baciata.
Orsù, mia dolce donzella:
Non farmi aspettare oltre, stella.

La voglia di vedere Ron era ormai fuori controllo ed Hermione andò nell’unico posto in cui avrebbe voluto trovarlo: la camera da letto. Dopotutto il biglietto indicava un posto dove si sdraiava quando era stanca, e si sdraiava sul letto, non sul...
«Che scema. Il divano!» sbottò quando era a metà delle scale e ridiscese i gradini fatti per andare in salotto.
Ogni volta che tornava a casa dal Ministero lanciava la borsa sulla poltrona e si lasciava cadere sul divano e immancabilmente si addormentava se aveva avuto una giornata pesante. Caso voleva che nelle sue giornate pesanti Ronald tornava a casa fresco come una rosa e la trovava sul sofà a riposare, ma non la svegliava mai e stava lì a osservarla. Quando lei riapriva gli occhi c’era sempre lui che le sorrideva e le donava un bacio di bentornato.
Sorrise a quei dolcissimi pensieri ed esaminò ogni piega del divano. Quando aveva nascosto i biglietti? Possibile che non si fosse accorta di un foglio di pergamena quando si era seduta sul bracciolo? Trovò il messaggio sotto uno dei piedini del sofà e alzò gli occhi al cielo per il nascondiglio assurdo ma intanto sorrideva.

Sei arrivata alla fine
Le cose ora saran divine
Ma finché rimarrai impalata
Non mi vedrai, mia innamorata.
Quindi vieni subito, ti aspetto:
prenditi tutto il mio affetto! (6)

«Se non è in camera, giuro su Morgana, Merlino e Godric che lo uccido!» affermò Hermione prima di darsi una controllata allo specchio d’ingresso e fiondarsi al piano superiore.
La porta della loro stanza era chiusa e lei si fermò per riprendere a respirare normalmente. Poi bussò, sentendosi subito dopo una stupida: era anche la sua camera e lei stava bussando per entrare. Dovevano proprio farle un controllo serio al cervello. Troppi libri, come diceva sempre Ronald. Quindi, non appena ebbe battuto le nocche contro il legno, abbassò la maniglia ed entrò, ma si bloccò subito perché quello che vide non se lo sarebbe mai aspettata.
Non che Ron non fosse mai stato romantico ma dai piccoli pensierini ogni tanto alle candele che illuminavano fiocamente la stanza e ai petali di rose sparsi sul pavimento ne passava di acqua sotto ai ponti. Lei aveva sempre sognato di entrare in camera e trovarla così. Ginny doveva aver spifferato al fratello alcuni dei segreti custoditi gelosamente, ma Hermione non riuscì a trovare un motivo valido per rinfacciare all’amica quel “vile tradimento” quando alzò gli occhi per guardare verso il letto.
Ronald era seduto sul materasso ad attenderla, il sorriso impacciato che gli stava morendo sulle labbra vedendo com’era vestita e una rosa rossa tra le dita. La ragazza era congelata sul posto ma notò lo sguardo del giovane che scivolava sul suo corpo ed abbassò lo sguardo su di sé, rammentandosi di aver indossato il completino di Ginny; arrossì vergognosa.
Forse non è stata un’idea geniale, pensò volgendo gli occhi alla finestra per non guardare il ragazzo.
Ma pochi istanti dopo sentì due braccia forti che la avvolgevano e si rilassò contro il petto di Ron.
«Miseriaccia, Hermione» sussurrò lui al suo orecchio prima di mordicchiarle il lobo.
Fece scendere una mano lungo la schiena fino al fianco che artigliò mentre l’altra premeva sulle sue scapole per trattenerla.
«Sono tanto ridicola?» mormorò confusa ma già creta nelle sue mani.
«Ridicola?!»
Il rosso rialzò immediatamente le mani per posarle a coppa sulle sue guance e la fissò negli occhi.
«Tu rischi di farmi impazzire!» spiegò, dopodiché si avventò sulle sue labbra ricoprendole di baci e morsi sul labbro inferiore finché Hermione gli circondò il collo con le braccia e premette la bocca già socchiusa sulla sua, fermando ogni suo tentativo di farla diventare matta agognando un bacio vero.
Mugugnando qualcosa di incomprensibile, Ronald giocò con la sua lingua, incavando le guance per rendere il bacio più profondo e facendole inclinare la testa sulla sua spalla per avere maggiore libertà di accesso alla sua bocca. Le mani correvano sul corpo di Hermione, sollevando centimetri e centimetri di stoffa, a suo parere inutile e fastidiosa, fino ad arrivare ai seni. La ragazza sospirò sulle sue labbra e Ron smise di pensare.
La prese in braccio e in un secondo l’aveva già adagiata sul letto, tempestandole di baci il viso, il collo, le spalle e le clavicole. Lei aveva intrecciato le dita tra i suoi capelli e se lo stringeva addosso, ma ad un certo punto non riuscì più a resistere e gli tirò su la testa per poterlo baciare, bramosa.
Le fiamme delle candele, posizionate in punti strategici della camera, e la luce della luna disegnavano sensuali ombre sulla pelle della ragazza sotto di lui. I suoi occhi e la sua bocca erano illuminati e i riflessi dei suoi capelli brillavano come fuoco tra le sue dita che, imperterrite, accarezzavano i suoi tratti dolci. Ronald rimase a fissarla incantato e scese lentamente verso le sue labbra per darle un bacio dolcissimo.
«Ron...» esalò la riccia quando si staccarono.
«Ti amo, Hermione» disse lui soltanto, interrompendola e facendole illuminare gli occhi a quella dichiarazione.
Dopodiché ci fu solo passione, amore, carezze e baci. Senza usufruire della magia i due giovani si spogliarono a vicenda, senza fretta, straordinariamente consci del contatto con la pelle calda dell’altro. Ron la fece sua nel modo meraviglioso e tenero che caratterizzava ogni suo gesto, ogni sua spinta era gentile e allo stesso tempo completamente appagante. Hermione si strinse a lui, le unghie che graffiavano piano la cute sottile della sua schiena, lasciandogli striature rosse che poi avrebbero bruciato sotto l’acqua bollente della doccia. Il ragazzo continuava ad accarezzarla, le sue dita le sfioravano il volto e i capelli in una silenziosa adorazione, le labbra le lasciavano continue scie di baci lungo la mandibola e seguivano la linea sinuosa del collo. La mano che non le toccava il viso, invece, era impegnata a blandire sensualmente ogni altra parte del suo corpo: le spalle, le braccia che lo trattenevano, il seno, i fianchi morbidi, le cosce aperte per lui allacciate alla sua vita. E la giovane rabbrividiva di piacere, ad ogni affondo, ad ogni carezza, ad ogni bacio dato e ricevuto, ad ogni stretta che lui lasciava sul suo seno. Il sudore ricopriva i loro corpi roventi e lei, accarezzandogli la nuca, sentiva i capelli bagnati che si appiccicavano alla sua pelle. Aprì gli occhi e lo vide muoversi su di sé, gli occhi serrati, la bocca socchiusa che lasciava uscire i gemiti rochi, le orecchie rosse per lo sforzo e il ciuffo di capelli, anch’essi sudati, che gli ricadeva sulla fronte e si muoveva seguendo il ritmo delle sue spinte. Poi gli occhi del ragazzo si aprirono e lei si immerse in quella distesa azzurra, specchiandosi in essi; lui la vide così bella, così eccitata e così piena d’amore per lui che aumentò improvvisamente l’intensità e la velocità dei movimenti. Raggiunsero insieme l’apice del piacere e Ronald riuscì a non crollare sul suo corpo puntellandosi con i gomiti ai lati del petto di Hermione; si adagiò lentamente su di lei, immergendo il naso tra i suoi ricci e depositandole un bacio poco sotto l’orecchio, facendola sospirare ad occhi chiusi. Erano ancora l’uno dentro l’altra ma sembrava che la ragazza non avesse alcuna intenzione di lasciarlo andare.
«Stiamo ancora un po’ così, ti va?» chiese contro la sua guancia in un sussurro dolce.
Ron sorrise e si limitò ad annuire, passando al contempo le braccia sotto la curva della schiena di lei e stringendola a sé prima di rotolare di lato e portarsela sopra.
«Almeno non ti schiaccio» spiegò facendola sorridere.
Stettero abbracciati in silenzio per un tempo che sembrò infinitamente lungo al rosso, agitato e ansioso per quello che avrebbe dovuto fare in seguito. Le stava accarezzando la spina dorsale con due dita quando Hermione, che in quel modo aveva di nuovo la pelle d’oca, parlò.
«Grazie... voglio dire, per la caccia al tesoro. Non me l’aspettavo ed è stato talmente romantico!» mormorò posandogli le labbra sul torace nudo.
«Mi ha aiutato Ginny in realtà. Cioè, l’idea è stata mia!» si affrettò ad aggiungere con le orecchie paonazze «Ma per le poesie, ecco... mi sono limitato a dirle i luoghi e a riscriverle»
Hermione scosse la testa, il sorriso ormai perennemente dipinto sulle labbra, e sollevò la testa per guardarlo.
«Non mi importa chi le ha scritte, può essere stato anche Merlino in persona, Ronald. È il pensiero che conta. Immagino che anche le candele e i petali di fiori siano stati un’idea sua, ma è semplicemente perché lei lo sapeva da anni e io mi ero già dimenticata della mia fantasia di entrare in una stanza addobbata così» gli assicurò.
Lui la baciò profondamente e per un po’ non pensarono ad altro se non alle loro labbra e alle loro lingue. Quando si staccarono, Ron pareva più nervoso che mai e rotolò su un fianco per poi uscire dal corpo caldo di Hermione che lo fissò stranita.
«Che succede?»
«Io... ehm...» balbettò il ragazzo mentre si metteva seduto sul letto «Ti devo... dire una cosa»
L’occhiata della ex Grifondoro ora si era fatta preoccupata.
«È grave?» chiese sedendosi a sua volta e coprendosi il seno con il lenzuolo.
Ronald seguì i suoi movimenti e scosse la testa per poi distogliere lo sguardo da lei; Hermione si impietrì.
«No, cioè... è solo che non so come dirtelo, ecco»
«Mi hai tradita?» domandò a bruciapelo la riccia.
Il giovane volse di nuovo gli occhi su di lei, allibito.
«Co-cosa? No! Come ti viene in mente?!» farfugliò indignato «Non lo farei mai, lo sai!»
La ragazza tirò un sospiro di sollievo e si giustificò con un sorriso.
«Scusa, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Insomma sei stato via tanto tempo in questi mesi, dopo il matrimonio di Harry e Ginny, e magari avevi conosciuto un’altra perché sembravi distante e io non capivo come potesse succedere, dopotutto siamo insieme da sei anni! Però tu ogni giorno dicevi che dovevi andare da Harry e Ginny e ti ricordi quando ti dicevo di non infastidirlo perché insomma, si sono sposati da poco e vorranno avere la loro intimità e...»
«Hermione! Fermati!» scoppiò a ridere Ron, bloccando quel fiume di parole e causando l’arrossire della riccia «Andavo da loro per un consulto riguardo... ehm... a quello che ti devo dire»
Dopo un sorriso impacciato, il penultimo di casa Weasley si alzò dal letto, recuperò i propri boxer e li indossò e, incurante della propria quasi totale nudità – dettaglio che Hermione notò con estremo piacere, puntandogli gli occhi addosso e seguendo ogni suo movimento con un sorrisetto malizioso – si diresse verso il bagno, che si trovava esattamente davanti alla camera. La giovane lo sentì trafficare con cassetti e armadietti e sollevò un sopracciglio, incuriosita e indecisa se raggiungerlo o meno, ma lui tornò indietro poco dopo con le mani dietro la schiena e un sorriso imbarazzato. Si sedette sul bordo del letto, girandosi verso di lei per impedirle di sbirciare. Hermione si mise comoda e si drappeggiò il lenzuolo attorno al corpo per avere le mani libere, poi lo fissò interrogativa.
«Oh Merlino, quant’è difficile» sospirò Ronald facendo una smorfia e, prendendo un respiro profondo, si inginocchiò sul letto davanti a lei, porgendole una scatolina di velluto bianco.
Hermione sentì distintamente il cuore perdere un battito e poi riprendere più velocemente, come impazzito.
«Hermione... so che hai dovuto aspettare anni prima che io mi accorgessi di quanto tenevo a te, non solo come amica. E quando finalmente me ne sono accorto eravamo nel pieno di una guerra, rischiavamo di non vedere l’alba del giorno dopo e io mi sono dimostrato più volte un idiota, anche lasciandovi soli, abbandonandovi in un momento cruciale. E poi ci siamo baciati mentre gli altri combattevano... e Harry ci fissava» aggiunse per stemperare la tensione che lo stava facendo farfugliare e la riccia rise leggera.
«Comunque poi siamo stati insieme, abbiamo avuto alti e bassi, soprattutto durante il tuo ultimo anno a scuola in cui non abbiamo potuto vederci granché e nei miei tre anni di corso per diventare Auror, ma ce la siamo cavata. E gli anni passati con te sono stati meravigliosi, Hermione, e io ti chiedo solo di condividere con me tutto il resto della tua vita»
Ronald fece scattare l’apertura della scatolina e quella rivelò il suo contenuto: se prima la giovane donna davanti a lui aveva sentito il cuore smettere di battere, quella volta non poté fare a meno di trattenere volontariamente il respiro perché davanti a lei svettava, in tutto il suo splendore, un anello in puro oro bianco, le cui fasce si intrecciavano alla sommità per incastonare un singolo diamante che brillava alla riverbero delle candele e la cui luce si rifletteva nei suoi occhi spalancati. (7)
«Hermione Jean Granger» Ron richiamò la sua attenzione e lei alzò lo sguardo lucido di emozione su di lui, sorridente «Vuoi sposarmi?»
La ragazza distolse lo sguardo dall’anello e lo alzò su di lui, per guardarlo in quegli occhi azzurri che tanto amava. Un sorriso dolcissimo ed emozionato era dipinto sulle sue labbra mentre Ronald si agitava irrequieto davanti a lei.
«Ti ricordi l’estate dopo la Guerra? Quando abbiamo visto le stelle cadenti?» chiese teneramente.
Il giovane annuì deglutendo nervosamente.
«Quella che ho visto era la terza stella cadente di tutta la mia vita... e le ho chiesto esattamente questo momento. Ci ha messo un po’ di tempo per esaudire il mio desiderio, ma ne è valsa la pena» sorrise.
«Quindi...?» domandò titubante il rosso.
Non fece in tempo a dire altro: la risposta lo raggiunse sussurrata direttamente sulle labbra. E sorrisero insieme, persi l’uno negli occhi dell’altra.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
(1)   Non so se Ron sia rimasto ferito alla gamba durante la guerra. Ma mi serviva per il prompt, quindi ho deciso che poteva benissimo essersene accorto definitivamente dopo che la tensione era scemata. Succede.
(2)   Le dichiarazioni della Rowling non sono granché chiare in merito al luogo dove vivono i genitori di Hermione dopo il settimo libro. Quindi ho liberamente immaginato che abbiano deciso, nonostante tutto, di rimanere in Australia anche dopo essere stati liberati dall’Incantesimo di Memoria di Hermione. Potrebbero averlo deciso dopo che Hermione è andata a vivere con Ron (parlo sempre di questa One-shot) oppure prima; in ogni caso è una licenza poetica.
(3)   La Rowling ha dichiarato che Harry e Ron diventarono Auror (Harry fu a capo del Dipartimento) mentre Hermione divenne il capo del Dipartimento della Regolazione della Legge Magica (o Ufficio di Regolamentazione delle Leggi sulla Magia). Fonte
(4)   Anche questa informazione è una licenza poetica. Non si sa quando Harry e Ginny si sono sposati ma facendo qualche calcolo sull’età dei loro figli nell’epilogo ho dedotto che si fossero sposati nel 2004 (James Sirius ha un anno in più di Rose e Albus che nell’epilogo de I Doni della Morte hanno undici anni. L’epilogo è ambientato 19 anni dopo la battaglia di Hogwarts, ossia 1998 + 19 = 2017. Togliendo gli undici anni di Rose / Albus, loro sarebbero nati nel 2006. James ha un anno in più quindi è nato del 2005. Ho aggiunto un anno di distanza tra il matrimonio e la nascita del primo figlio – anche perché ci sarebbero comunque in mezzo nove mesi – quindi nel 2004 Harry e Ginny si sono sposati!). Per il mese sono andata a caso ma ho finto che si siano sposati in aprile.
(5)   Hermione Jean Granger (urlato da Ginny) – Ronald Bilius Weasley (urlato da Hermione) – Harry James Potter (detto ancora da Ginny). Tutti e tre sono esclamati nei tre diversi spezzoni della One-shot, in primo luogo perché sentirsi chiamare con il nome intero dà sempre l’idea di “Ho fatto una scemata: e ora che faccio?!” con tanto di sguardo dubbioso e terrorizzato. Il secondo motivo è perché mi piaceva ricordare i nomi completi del Trio in questa OS che è praticamente un tentativo di colmare le “lacune” lasciate dalla Rowling e quindi ricordare i protagonisti assoluti di un libro come Harry Potter.
(6)   Le poesie sono originali, non credo ci siano dubbi su questo: un bambino dell’asilo sarebbe in grado di crearne di migliori XD
(7)   L’anello in questione è questo

 
Di seguito vi copio i giudizi di Tea_Zeus e Ash Of Her :) 

AnnaWriter con “Wishes, Magic and… You!”. 
Grammatica e Lessico: 10/10 – 10/10 
Originalità: 10/10 – 9,8/10 
Stile: 10/10 – 10/10 
Caratterizzazione dei Personaggi: 10/10 – 10/10 
Utilizzo dei Prompt: 9/10 – 9,9/10 
Gradimento Personale: 10/10 – 9,8/10 
Punti Bonus: 1/1 
Totale: 59+59,5=
119,5 

Grammatica e Lessico: 
Tea_Zeus: 10/10 
Complimenti! Non ho notato alcun errore! 
Luna Ginny Jackson: 10/10 
Non che dubitassi di te, ma cavolo, è perfettamente perfetta! Sia la grammatica sia la punteggiatura o comunque il lessico sono impeccabili, e quest’ultimo è molto curato e vario, complimenti! 

Originalità: 
Tea_Zeus: 10/10 
Se da un lato il "pensiero" ti ha penalizzata (nell’Utilizzo dei Prompt, ndGinny), qui ti premia, perchè, forse proprio perchè non me l'aspettavo, l'ho trovata un'idea molto originale. Ovviamente anche tutto il resto. Le stelle cadenti, la caccia al tesoro, mostrano un lato di Ron che, a parer mio, c'è ma la Rowling non mostra molto spesso. 
Luna Ginny Jackson: 9,8/10 
Idea, senza dubbio, originale. Mi è piaciuto il titolo, molto carino, e anche la trama è ben sviluppata e molto curata. C’è da dire che adoro leggere queste cose semplici ma ben costruite. Sì, sicuramente è una storia che merita! 

Stile: 
Tea_Zeus: 10/10 
Hai davvero un bello stile. Pur raccontando molto, nulla diventa noioso o faticoso da leggere. Complimenti! :) 
Luna Ginny Jackson: 10/10 
Uhm… è uno stile molto semplice, talvolta, però devo dire che lo amo proprio per questo! Molto romantica, questa storia, costruita veramente bene e adorabile da leggere. Hai uno stile narrativo ottimo e scrivi sempre molto! Così mi piaci! 

Caratterizzazione dei Personaggi: 
Tea_Zeus: 10/10 
Ho trovato sia Ron che Hermione perfettamente IC. E, se devo dirlo, anche Harry e Ginny. Sono assolutamente tutti loro! Solo un po' cresciuti e maturati.. 
Luna Ginny Jackson: 10/10 
Hai scelto una coppia che molto spesso si odia per via dei cliché stupidi inventati dalle Fanwriters: Ron abominevole, che abbandona Hermione e le fa delle cose orribili. Qui, invece, devo ammettere che nel carattere di Ron c’è solo dolcezza, così come in Hermione. Sono adorabili, perfettamente IC e anche Harry e Ginny per quel poco che sono apparsi sono stati adorabili. Complimenti! 

Utilizzo dei Prompt: 
Tea_Zeus: 9/10 
Ti ho tolto un punto perchè mi aspettavo un "pensiero" utilizzato in modo diverso. E' un'opinione personale, ovviamente, e non toglie nulla alla storia del complesso, ma dato che in questi giudizi conta anche molto la soggettività, qua devo esprimerti la mia opinione. 
Luna Ginny Jackson: 9,9/10 
E’ soggettivo, infatti, e a me il fatto che tu abbia citato “pensiero” parecchie volte in più rispetto agli altri Prompt… Be’, mi basta. Anche “stampella” non è stato usata male, anzi! Infine, amore.. Be’, se non è romantica questa non lo è nessuna. Ottimo! 

Gradimento Personale: 
Tea_Zeus: 10/10 
In generale non amo questo pairing perchè solitamente le fan fiction su di loro li mostrano troppo scontati, ma tu li hai resi originali e dolcissimi. Complimenti! :) 
Luna Ginny Jackson: 9,8/10 
Lo confesso, pensavo che avresti scritto su un’altra coppia, ma non sono affatto delusa, al contrario! Be’, per essere una coppia che a volte mi piace e a volte no… L’ho adorata! 

Totale: 119,5 
Tea_Zeus: 59/60 
Luna Ginny Jackson: 59,5/60 
Punti Bonus: 1/1
 
 

   
 
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