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Autore: Crystal Fenix    10/07/2012    0 recensioni
La storia dei mutanti non comincia con Charles Xavier ed Erik Lehnsherr, ma ha radici che risalgono perfino ad un secolo prima. Se in Canada il piccolo James Howlett ha scoperto di possedere una capacità straordinaria, anche in Oregon una bambina viene a conoscenza di uno strano potere qualche anno dopo. Si chiama Crystal, e sfuggita da un passato macchiato dal sangue, viaggerà alla ricerca di risposte e di una famiglia, incontrando molte persone come lei, e arrivando a sconvolgere i fili del destino. Questa, è la sua storia.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2 • Hot Ice

«Morrigan»


All’ennesimo pugno luminoso, i cristalli di ghiaccio che pendevano dall’albero caddero tutti assieme, a parte i più resistenti, che rimasero a tintinnare attaccati ai loro rami.
«Dannazione» imprecò Crystal con voce sommessa.
«Questo livello di potenza non basterebbe per controllare lei».
Sospese le riflessioni a voce alta, e ricominciò invece a colpire il possente abete.
Una volta, Charles le aveva spiegato che dentro di lei c’era molto più potere di quanto ne usasse. In quel caso non si riferiva al suo alias, ma ad una parte di energia latente che l’avrebbe resa capace di sforzi ancora più grandi. Era probabile che, non essendosi mai trovata nella situazione di doverla usare, fosse rimasta sepolta dentro di lei; per potervi avere accesso, Crystal e il professore vi avevano lavorato per diverso tempo, ma la ragazza aveva deciso di partire prima che l’allenamento terminasse.
Da un lato, aveva paura che questo potenziale nascosto fosse strettamente legato a quello della sua seconda personalità; dall’altro, al contrario, l’istinto le diceva che avrebbe potuto essere l’arma con cui poterla combattere.
Sferrò un altro pugno, brillante di potere: durante quella prima settimana del suo esilio volontario, aveva infatti imparato a far confluire la luce in una precisa parte del suo corpo, rendendola più forte e resistente del normale. In un combattimento, questa nuova abilità le sarebbe stata molto d’aiuto.
Ma nonostante ciò, la giovane non era ancora convinta.
«Posso fare di più, ne sono certa» mormorò a se stessa.
Era da cinque o sei giorni che non rivolgeva la parola ad un altro essere umano, e non avrebbe potuto neanche se lo avesse desiderato: la zona dell’Alaska che aveva scelto come luogo del suo allenamento era infatti una fra le più deserte. Ad ogni modo, non era la solitudine a spaventarla.
D’improvviso la ragazza si bloccò, e un’idea cominciò a balenarle nella mente. Non ci rifletté sopra neanche troppo tempo: alla fine, decise di provare a liberarla. Era consapevole che il suo autocontrollo non sarebbe bastato; ma forse, si disse, la pratica era il miglior modo per fare progressi.

Fece qualche passo indietro rispetto all’albero, e si sistemò in piedi al centro della piccola radura innevata in cui si trovava. Iniziò una respirazione lenta e regolare, e si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Era in quelle situazioni di massima quiete che cominciava a sentirla: una sensazione di rabbia, confusione, agitazione, che vorticosa la turbava dal più profondo del suo animo. Quello era il modo in cui lei reclamava ogni volta la libertà.
Di nuovo, inspirò profondamente. Aveva paura, tanta paura, certamente; ma avrebbe trovato il modo di controllarla, e quindi di controllare anche la sua seconda personalità.
«Proviamo» mormorò per farsi coraggio.
Finalmente chiuse gli occhi e, lentamente,  lasciò che quel vortice di sentimenti negativi risalisse verso la superficie. Ad ogni passo che faceva dentro di lei, avvertiva le membra tremarle e il cuore batterle più forte mentre, a poco a poco, la sua mente si offuscava.
Con calma, Crys. Mantieni il controllo si disse cercando di conservare il suo stato di apparente tranquillità. Se vista dall’esterno avesse infatti potuto sembrare serena, al suo interno si stava consumando una lotta terribile.
Ci siamo.
Quando riaprì gli occhi, le sue iridi si erano tinte di rosso.
Con movimenti cauti e lenti, si guardò dapprima attorno e poi sollevò un braccio, portandosi la mano di fronte al viso: bastò pochissima concentrazione perché dal palmo scaturisse una sfera abbastanza grande di energia nera. Così scura, che avrebbe fatto invidia all’abisso più profondo.
Per un istante, Crystal pensò di tenerla sotto il suo controllo. La sua percezione di se stessa, in quel momento, si poteva paragonare ad una bomba: pericolosa e pronta ad esplodere in qualsiasi istante. E quell’istante, purtroppo, non tardò ad arrivare.
Un fruscio alle sue spalle attirò la sua attenzione: solo allora vide un cervo muoversi agile fra i tronchi degli enormi abeti. La ragazza sentì avvampare dentro di lei il vortice di potere negativo, che subito si trasformò in un fuoco, bruciando ogni tentativo di riprendere il controllo. Solo i suoi occhi assistevano impotenti alla scena che stava per verificarsi.
Il suo corpo scattò in avanti ad una velocità impressionante e si lanciò all’inseguimento dell’animale che, essendosene accorto, aveva cominciato a correre. Ma per quanto avrebbe tentato di distanziarla, non sarebbe riuscito a sfuggire a quella terribile avversaria.
Crystal, dalla sua prigione che sembrava annebbiarle la mente, provò nuovamente a riprendere il controllo quando si vide a pochissimi metri di distanza dal cervo. Il tentativo, però, fallì ancora.
Urlò, o almeno ci provò, perché dalla sua bocca non uscì alcun suono. Sotto a quegli occhi sanguinei, la sua espressione era dura e impassibile, i suoi muscoli tesi e scattanti nella corsa. Non c’era modo per fermare quella macchina da guerra.
Le bastò un attimo per essere addosso alla sua vittima, e poi tutto si fece nero. Quando un secondo dopo riuscì a riaprire gli occhi, di nuovo celesti, del povero cervo rimanevano solo resti scomposti e sangue.
Crystal si lasciò cadere a terra, sulle ginocchia, e si prese la testa fra le mani mentre tentava di trattenersi dal piangere. Il demone si era oramai ritirato, tornando ad essere quella piccola nota della sua mente che, insoddisfatta come sempre, premeva per essere liberata.
Con uno scatto di rabbia, la giovane si alzò e lanciò un raggio luminoso contro un abete poco distante, tagliandone di netto il tronco e facendolo cadere. Poi fece comparire le sua ali e, una volta spalancate spiccò il volo per il cielo grigio.
Aveva perso ancora una volta, e una sola frase le risuonava nelle orecchie: sei un mostro, Crystal.
 
 
Atterrò a qualche chilometro di distanza, nei pressi di quella che si preannunciava una lunga salita innevata fra gli alberi. Decise di proseguire a piedi: un po’ di fatica, forse, la avrebbe aiutata a non pensare a quel che era successo.
Si diede della sciocca per aver creduto di poter riuscire a controllarla. Il suo alias era davvero troppo potente, e bastava solamente che percepisse un altro essere vivente perché entrasse in azione. Cosa sarebbe accaduto in un luogo affollato come una città? Quante vittime avrebbe fatto prima di riuscire a fermarsi?
Scacciò subito quel pensiero, e continuò a camminare.
I suoi stivali neri sprofondavano fin sopra il polpaccio nella neve fresca, lasciando per tutto il versante una serie di impronte in linea retta. Faceva freddo, ma la ragazza non ci faceva caso.
A riportarla alla realtà fu una voce.
Crystal?
La giovane alzò di scatto la testa, e si guardò in giro. Qualcuno l’aveva chiamata, ne era certa, ma attorno a sé non vide anima viva. Immobile, cominciò di nuovo a scrutare gli alberi ghiacciati.
Crystal?
Al secondo richiamo, però, si accorse di qualcosa: conosceva quella voce.
Spalancò gli occhi, incredula, e alla fine capì.
«Charles!» esclamò entusiasta.
In un attimo, quel che era successo qualche ora prima e le sue preoccupazioni svanirono, cancellate dal suono delle parole dell’amico che le risuonavano nella mente.
Finalmente, Crystal! anche il tono del professore sembrava contento e sollevato.
E’ da un po’ che ti cercavo, sai?
La ragazza si fermò un attimo: Charles era ovviamente un telepate molto potente, ma come faceva il suo potere a raggiungerla anche in un luogo come quello?
Si diede da sola la risposta appena un attimo dopo, quando si ricordò della macchina che Hank aveva costruito per amplificare i poteri di Xavier.
Sì, sto usando Cerebro rise Charles captando i suoi pensieri.
Anche Crystal sorrise.
«E’ davvero bello sentirti, amico mio» confessò raggiante.
Dove diamine sei andata a cacciarti? la schernì lui, che ci aveva messo diverso tempo per riuscire a contattarla.
«Avevo bisogno di un luogo lontano e isolato, ricordi?» gli rispose subito la giovane.
Ma il professore non sembrava soddisfatto.
Posso vedere con i tuoi occhi? Con il tuo permesso, ovviamente le chiese infatti appena dopo.
L’espressione di Crystal si fece dubbiosa, con un accenno di sorpresa.
«Puoi fare anche questo?» domandò all’amico, pur conoscendo già la risposta. Charles non avrebbe mai finito di stupirla.
Certamente. Questo e molto altro… il tono scherzoso di Xavier conteneva anche una nota di malizia che, intercettata dalla ragazza, la fece scoppiare a ridere.
«Forza allora, goditi il panorama» lo invitò voltandosi in direzione della vallata.
Quasi involontariamente chiuse gli occhi e, quando li riaprì, una sensazione le disse che in quel momento il suo sguardo era anche quello di Charles. Solo allora, però, si accorse della meravigliosa veduta che si poteva ammirare dalla sua posizione.
Camminando, era quasi arrivata in cima ad un piccolo monte, che rivolgeva uno dei suoi versanti proprio su una bellissima pianura, circondata da altre catene di rilievi. Chiazze di pini e abeti la decoravano qua e là, mentre la neve, che come una coperta avvolgeva tutto quanto, risplendeva di piccoli cristalli sotto ai raggi del sole. Lo spettacolo era davvero magnifico, e lasciò sia la ragazza che il suo amico a bocca aperta.
Non ti sei risparmiata sullo splendore del panorama, a quanto vedo la punzecchiò improvvisamente lui.
In che zona ti trovi?
«Da qualche parte nell’Alaska» rispose Crystal, avvertendo che oramai l’amico aveva interrotto il collegamento diretto con il suo sguardo.
Per un attimo, nella sua mente, le sembrò di udire il sospiro di Charles.
Un po’ distante come posto… Qui manchi a tutti, sai?
La ragazza sorrise involontariamente.
«Come stanno i ragazzi?» chiese con nostalgia. Da quando erano entrati nel team e aveva cominciato ad aiutarli nell’addestramento, li aveva infatti considerati come una sorta di fratelli e sorelle minori, da istruire e proteggere. E in quel momento, sentiva davvero la loro mancanza.
Sono tutti in gran  forma. Alex continua con impegno il suo allenamento, e la sua precisione migliora di giorno in giorno. L’altro ieri, invece, abbiamo portato Sean sul radar poco distante da casa ed è finalmente riuscito a volare le raccontò entusiasta il professore.
«Sean vola? Ma è magnifico!» esclamò Crystal di tutta risposta, contenta che finalmente il giovane Banshee fosse riuscito a superare la sua paura.
Xavier rise.
In questi giorni, loro due hanno continuato a ripetermi che  se mai ti avessi rintracciata, avrei dovuto salutarti e ringraziarti per l’aiuto che gli hai dato. Si sono affezionati a te spiegò in aggiunta.
Erik, invece, insiste col fatto che tu sia andata via solamente per non pagargli quella famosa pizza che gli devi.
Anche questa volta, la giovane scoppiò in una risata, memore della piccola scommessa che aveva fatto – e in seguito perso – con l’amico.
«Prima o poi salderò il mio debito, digli che ha la mia parola» lo rassicurò allora.
«Hank e Raven, invece?» gli chiese poi.
Ci fu un attimo di silenzio nella sua mente, ma alla fine Xavier rispose.
Anche Hank sta migliorando. Oltre ad aiutare gli altri ragazzi con le sue conoscenze, sta imparando a trarre dei vantaggi dalla sua mutazione. Raven invece… e a quel punto si fermò, come se fosse indeciso sulle parole da usare.
Di sicuro, se lo avesse avuto davanti, Crystal avrebbe potuto dedurre qualche indizio in più dalla sua espressione o dai suoi gesti. Ma a centinaia di miglia di distanza, poteva solamente fare affidamento ai suoi pensieri.
Il professore riuscì probabilmente a leggere il dubbio nella mente della ragazza, perché si affrettò a completare la frase.
La verità, è che Raven è ancora molto restia dall’accettare la sua mutazione. Sono certo che stia vedendo la situazione dalla prospettiva sbagliata, e non vorrei che si sentisse a disagio… Sono un po’ preoccupato per lei, Crys confessò infine.
La ragazza si fermò un attimo a riflettere: la giovane Mystica era diventata una sua buona amica durante i mesi che avevano passato assieme. Crystal conosceva la paura di essere giudicati che la affliggeva, e spesso le era rimasta accanto per spiegarle che non doveva avere certe preoccupazioni: come sempre aveva sostenuto, le relazioni con gli altri dipendevano prima di tutto dal proprio carattere e dalla propria forza di volontà, non dalla mutazione che si possedeva. Era quasi riuscita a farle cambiare idea su se stessa, ma c’era sempre qualcosa che, alla fine, la scoraggiava.
«Raven è solamente da capire e… sostenere» rifletté triste ad alta voce.
«Ma per quanto possiamo cercare di infonderle fiducia, credo che alla fine toccherà a lei il passo finale, in qualunque direzioni porti. Cerca solo di farle capire che tu le sarai sempre vicino».
Il silenzio di Xavier le fece capire che anche lui era d’accordo.
«Tu, piuttosto, come stai? E usare Cerebro per troppo tempo non ti affatica?» chiese quindi la ragazza con tono un po’ incerto. Non voleva che l’amico si sfinisse solo per una semplice chiacchierata.
Non ti preoccupare, io sto bene la smentì subito lui.
Parlami invece del tuo allenamento. Come procede?
Crystal si bloccò. Erano arrivati alla domanda che avrebbe evitato volentieri. In un attimo, pietrificò i suoi pensieri, in modo tale che l’amico non li potesse percepire.
«Non bene come speravo…» ammise frettolosamente.
La frase vaga diede al professore il segnale che qualcosa era andato storto.
Hai provato a liberarla di nuovo?
La frase lasciò la giovane completamente esterrefatta, tanto che arrestò anche la sua camminata.
«Ma come…».
Sembrerai anche fredda e impenetrabile dall’esterno, ma io ormai ti conosco, amica mia spiegò la voce bonaria di Xavier quando percepì la sua sorpresa.
La ragazza non rispose. La sua mente tornò a vagare su quegli attimi di poco prima che avevano decretato il suo ennesimo fallimento, conscia del fatto che in quel modo il suo compagno avrebbe potuto esserne partecipe. Sconsolata, si lasciò cadere a sedere su un masso che, trionfante, emergeva dalla distesa di neve, e prese ad osservare il paesaggio con espressione vuota.
Crys… il tono dell’amico era afflitto. Aveva visto. Aveva capito.
«Charles… non credo di essere in grado di farcela. Ogni volta che credo di poterla vincere, accade qualcosa di imprevisto che le fa avere il sopravvento» sospirò abbassando lo sguardo.
«Morrigan potrebbe essere troppo potente per me».
Aspetta la fermò lui.
Morrigan?
Crystal rise amara.
«Morrigan era il nome della dea della guerra e della morte nella mitologia celtica. Dovevo darle un nome, è inutile continuare a chiamarla solamente lei» sospirò.
«Forse non riuscirò mai ad avere il controllo…» ma non fece in tempo a continuare.
Ora ascoltami, Crystal la interruppe infatti il professore.
Che questo alias, chiamiamola Morrigan, sia più potente di te o no è irrilevante al momento. Se la personalità che riesci a manifestare costantemente è quella buona, quella gentile, quella vera, allora significa che è quella dominante fra le due, non credi?
La ragazza non sembrava ancora molto sicura, ma Charles non si fermò.
E ogni volta che lasci uscire Morrigan, riesci sempre a tornare in te. Pensi che sia lei a permettertelo? Pensi che preferisca tornare nelle profondità della tua anima, della tua mente, anziché rimanerne fuori e saziare la sua sete di sangue? Tu hai già il controllo, Crys.
Rimase interdetta a quelle parole, incapace di controbattere in modo efficace.
Pensi sempre al tuo alias come ad un problema irrisolvibile, sforzandoti di trovare una soluzione, ma così facendo trascuri tutti i progressi che fai e quello che realmente sei.
E Xavier aveva ragione.
In tutti quegli anni non aveva fatto altro che concentrarsi su Morrigan, su quello che fosse accaduto se fosse sfuggita al suo controllo, quando in realtà era già riuscita ad ottenerlo. O almeno, in gran parte. Se di fronte ai problemi altrui riusciva sempre a trovare un raggio di speranza, la vita non le aveva mai insegnato ad essere ottimista con se stessa. Per la prima volta, le parole dell’amico riuscivano a farle vedere la situazione da una prospettiva totalmente diversa, più positiva di quanto avesse sperato.
A questo punto, dovresti sorridere.
Il nuovo messaggio telepatico del professore la fece tornare alla realtà e l’innocente ironia delle sue parole non poté far altro che ottenere l’effetto desiderato.
Crystal infatti sorrise. Un sorriso sereno, sincero, vero, che in qualche modo Xavier riuscì a captare.
«Charles io… non so che dire» sussurrò ancora esterrefatta per il suo discorso.
Credimi, questo tuo momento di felicità è più che sufficiente.
La ragazza rimase ad osservare il paesaggio con espressione sollevata, mentre una nuova scintilla di speranza cominciava a bruciare dentro di lei.
Passo per passo, riuscirai a controllare ogni lato del tuo potere. Io ho fiducia in te, Crys. E anche tu dovresti averne nelle tue capacità che, credimi... sono molto più alte di quanto tu possa immaginare.
 

~

 
Quella mattina si svegliò al sorgere del sole, scossa da uno strano presentimento.
Dal momento in cui aveva aperto gli occhi si rese conto che un’implacabile angoscia la agitava dal profondo, e fino a metà giornata provò a sopprimerla, invano.
In un primo momento la associò a Morrigan. Era ormai passata una settimana da quando aveva provato a liberarla, e pensò quindi che quell’opprimente sentimento non fosse altro che un grido di rabbia proveniente dalla sua alias. Ma poi, ascoltando più attentamente, capì che quella volta la sensazione non riguardava lei, ma qualcosa di momentaneamente più distante. Comprese infatti che quel presentimento non era altro che un sentore di pericolo, l’avvertimento di una minaccia imminente verso qualcosa di lontano rispetto a sé.
Brancolò nel buio alla ricerca di una spiegazione fino all’una di pomeriggio, quando improvvisamente le venne un’idea, tanto plausibile quanto terrificante.
Charles! gridò mentalmente, quasi sperando che lui potesse sentirla.
Ma il professore non poteva usare costantemente Cerebro, e le possibilità di stabilire un contatto si riducevano a zero.
Per un attimo, prevalse il lato razionale di Crystal per rassicurarla che non ci fosse nulla di veramente pericoloso che minacciasse i suoi amici. Se avesse anche solo avuto il sospetto di un qualcosa di simile, Charles l’avrebbe sicuramente avvertita.
Ma più tentava di soffocare il suo presentimento, più quello bruciava ardentemente, aumentando la sua agitazione e la sua preoccupazione. Così alla fine decise di smettere di camminare nervosamente per la stanza e optò per un’azione più produttiva.
E’ tempo di correre si disse uscendo dalla piccola baracca che in quei giorni era stata il suo rifugio.
Prese una boccata d’aria fresca e si mise in posizione: la velocità della luce era un’abilità che usava solo in casi estremi, visto il grande sforzo che richiedeva. Ma quella era certamente un’emergenza, e non ci pensò due volte.
Chiuse gli occhi per concentrarsi e quando li riaprì brillavano come due fuochi ardenti.
Un attimo dopo, in quel luogo, della ragazza non rimasero altro che lievissime impronte sul manto innevato.





Note: Comincio subito con un grande scusa per il ritardo con cui ho aggiornato. Il mio tempo libero è stato sopraffatto prima da diversi impegni scolastici e poi, con l'arrivo delle vacanze, da una repentina fuga nella casa in montagna, dove, ovviamente, manca la connessione >< In questa occasione sono di nuovo in città, e quindi eccomi qui ad aggiornare. Chiedo scusa di nuovo e ringrazio la pazienza di chi sarà di nuovo qui a leggere.
Inoltre, ringrazio in modo speciale _BeMyself, ElisaEliz e Sheriaan che hanno recensito il vecchio capitolo :)
Probabilmente non basterà, ma per farmi perdonare, corro a postare anche il terzo capitolo, sperando di non tardare più così tanto nell'aggiornare ><
Ancora scusa a tutti, al prossimo capitolo!
  
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