La notte era serena; una lieve brezza aleggiava sul villaggio ormai silenzioso. Il cielo era stellato e la luna illuminava le dune di sabbia con la sua luce candida. Tutto il deserto intorno al villaggio aveva assunto un meraviglioso colore perlaceo. La giovane ANBU appollaiata sul parapetto chiuse gli occhi e lasciò che il vento gentile della fresca notte estiva le sfiorasse il volto e le scompigliasse leggermente i capelli.
Era tutto così bello!
Non aveva mai notato quanto potessere assere bella Suna di notte, soprattutto con la luna piena.
la giovane rimase perfettamente immobile e, anche se i suoi muscoli erano tesi nello sforzo di mantere l'equilibrio precario sul parapetto, si sentiva assolutamente rilassata, quasi felice.
Accorgendosi della sua improvvisa immobilità il giovane Kazekage girò lo sguardo verso la ragazza.
vedendola immersa nella luce lunare rimase impietrito.
I suoi occhi scorsero sul corpo della giovane ANBU, nascosto sotto la divisa della squadra d'élite di Konoha, si soffermarono sul tatuaggio sul suo braccio sinistro, osservarono attentamente ogni minimo dettaglio di quel corpo che ormai conosceva fin troppo bene, infine gli occhi di ghiaccio del ragazzo dai capelli rossi si fissarono sul volto della giovane.
Isuoi lineamenti erano incredibilmente delicati e la sua pelle, assolutamente candida, illuminata dalla luce lunare, contrastava ancora di più con i capelli corvini tagliati corti.
Ad un tratto la ragazza si voltò e fissò i suoi occhi in quelli del Kazekage.
Sorrisero entrambi.
Gaara le si avvicinò e la fece scendere dal parapetto portandolo al proprio fianco. Lagiovane lo abbracciò e il Kazekage la ricambiò stringendola a sè.
"Resta Noriko...", le sussurrò gentilmente.
"Sai che devo tornare a Konoha...", rispose Noriko affondando il volto nel petto di Gaara.
"Sii prudente!", si raccomandò il Kazekage.
La giovane ANBU sollevò il volto e questa volta Gaara, fissando i propri occhi in quelli di Noriko, si trovò  a  fissare lo Sharingan simbolo del Clan Uchiha.
Stava partendo davvero.
Ogni volta che lei partiva, nei suoi occhi appariva lo Sharingan; era il suo modo di salutarlo.
Il Kazekage la baciò con dolcezza.
Noriko si separò da lui e si mise la maschera.
L'unica cosa del suo volto che ora Gaara riusciva a vedere era proprio quello Sharingan, così tremendo, così implacabile ma allo stesso tempo così affascinante.
L'ANBU saltò sul parapetto, rivolse un ultimo sguardo a Gaara, al suo Gaara, e partì.
Il Kazekage rimase a fissare quell'esile figura che, saltando da un tetto all'altro, guadagnava rapidamente la via del deserto per fare ritorno al proprio villaggio.
La fissò fin quando non scomparve  inghiottita dalla notte del deserto.
Le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso ripensando ai periodi, ormai sempre più frequenti, che la giovane ANBU si concedeva a Suna.
Il vento iniziò a soffiare insistentemente e il Kazekage rientrò in camera, si stese sul letto disfatto e iniziò a fissare il soffitto.
Il vento estivo entrò nella stanza risvegliando un odore dolce e fresco, il Kazekage chiuse gli occhi e si lasciò inebriare dal quel profumo. Era il SUO profumo che, come sempre, era rimasto nella stanza anche dopo che lei se ne era andata. Sarebbe rimasto a lungo. Lui lo sapeva.
Ad un tratto qualcosa attrasse l'attenzione del Kazekage.
Era un coprifronte.
Era un coprifronte di Konoha.
Era il coprifronte di Noriko!
Il Kazekage si sporse dal letto e lo prese tra le mani.
Un altro sorriso si aprì sul volto di Gaara:
sarebbe tornata presto!