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Autore: OneDirectionStoleMyHeart_    10/07/2012    0 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter One

 
 
 
 
 
 
"Dobbiamo proprio andarci? Cioè, voi potreste andarci e lasciare me qui, magari a casa di Alex." tentai nuovamente sapendo già la risposta.
"Elizabeth, finiscila di dire scemate." mi riprese mio padre. Gli feci la linguaccia e sbuffando presi il mio telefono per mandare un messaggio alla mia migliore amica. Mi presento: mi chiamo Elizabeth Clark, ho 16 anni e mezzo e vivo, anzi vivevo, in Irlanda. Sono nata e cresciuta lì, ma per questioni di lavoro dei miei genitori, Karen e Mark Clark, importanti avvocati, ci siamo dovuti trasferire in Inghilterra. Sono figlia unica perché i primari non hanno 'avuto tempo' per farmi una sorellina, però sopravvivo comunque.
"Ma cosa aveva qui che non andava?" chiesi rimettendo il cellulare il tasca. Mio padre mi fulminò con lo sguardo, stanco delle mie domande.
"Elizabeth Olivia Clark, mi stai mettendo ansia, smettila!" disse mio padre iniziando a guardarsi attorno.
"Papino, caro papino, chiamami un'altra volta con il mio nome completo e giuro che stanotte ti uccido nel sonno." dissi sorridendo falsamente.
"La finite di punzecchiarvi?" disse mia madre esasperata e, proprio mentre stavo per controbattere, la vocina stridula dell'hostess con il microfono rimbombò nell'aeroporto.
"I passeggiati che devono prendere l'aereo Irlanda-Inghilterra si rechino all'imbarco. I passeggeri che devono prendere l'aereo Irlanda-Inghilterra si rechino all'imbarco." strillò l'oca al microfono. Presi il mio bagaglio a mano e mi diressi con il mio biglietto verso l'hostess che avrebbe dovuto controllarli. Salii sull'aereo senza aspettare il miei genitori, mi sedetti al mio posto prendendo le cuffiette e l'ipod. 
 
Dopo quasi 6 ore di viaggio arrivammo ed io sembravo essere uscita da un film dell'orrore. Recuperammo i nostri bagagli e salimmo sul primo taxi libero.
"Salve, dove la porto?" chiese il tassista mettendo in moto. Annoiata dalla conversazione che stavano per avere misi le cuffiette mettendo la prima canzone: Lego House di Ed Sheeran. Dopo quasi un'ora di viaggio il mio Ipod si scaricò e, non sapendo cosa fare, iniziai a rompere le scatole.
"Quanto manca?" chiesi per la decima volta in cinque minuti.
"Elizabeth, manca il tempo che che serve per arrivare alla nuova casa." rispose mia madre.
"Scusi, potrebbe accelerare? Vorrei arrivare a casa prima di domani sera se è possibile. " dissi al tassista che andava a dieci all'ora.
"Elizabeth Olivia Clark, non dare fastidio al signore, sta solo facendo il suo lavoro." mi riprese nuovamente mio padre.
"Papà, finiscila di chiamarmi con il mio nome completo o farò in modo che il tempo che trascorreremo ancora dentro questa scatola di latta gialla saranno i minuti più brutti della tua vita." dissi fulminandolo con lo sguardo.
"Per favore non risponderle." supplicò mia madre a mio padre e lui annuì impercettibilmente. 
"Signore, lei che è tanto gentile, potrebbe dirmi quanto manca precisamente?" chiesi al signore che guidava. 
"Eccola lì!" esclamò felice mio padre e finalmente il tassista accelerò e si parcheggiò davanti ad una casetta rosa pallido. Scesi velocemente dal taxi prendendo solo il mio Ipod e le cuffiette.
"Papà, dammi le chiavi." gli dissi sbadigliando.
"Devi aiutarci a scaricare i bagagli." disse lui poggiando una valigia sul marciapiede. 
"Forse domani, ora dammi le chiavi che sennò mi addormento sul marciapiede." Lui mi guardò roteando gli occhi, mi passò le chiavi e io corsi alla porta aprendola. Mi levai le scarpe vicino alle scale e salii velocemente. Aprii tutte le porte finche non trovai una camera con un letto a baldacchino. Dietro il letto c'era la foto del mio primo saggio di danza moderna, così capii che era la mia stanza. Mi lanciai e appena toccai il cuscino caddi in un sonno profondo.
 
Erano quasi le 11.00 del mio primo giorno in Inghilterra. Ancora con gli occhi mezzi chiusi scesi dal letto e iniziai a scendere le scale, barcollando come un'ubriaca. Andai in cucina e aprii il frigo, prendendo la bottiglia del latte e versandolo dentro una tazza; poi presi il caffè dalla macchinetta e lo mischiai al latte. Con la tazza in mano andai in salotto, buttandomi sul divano a peso morto; accesi la televisione iniziando a fare zig-zag con i canali, ma non ne trovai neanche uno che trasmetteva un programma interessante, così la rispensi. Poggiai la tazza su un tavolino e tornai in camera mia iniziando a prepararmi. Mi feci una doccia veloce, tamponai i capelli e poi andai in camera mia a vestirmi. Mi misi un paio di pantaloncini Jeans con sopra la maglietta del Manchester un po' larga. Misi le mie adorate Converse bianche, presi cellulare, cuffiette e chiavi, e uscii di casa. Appena fuori una ventata di aria gelida si scagliò contro di me, facendomi rabbrividire. Iniziai a camminare con le cuffiette alle orecchie, incamminandomi verso un parco che vedevo in lontananza. Appena arrivai mi sedetti su una panchina, piegando la testa all'indietro e facendo penzolare i miei capelli bagnati. Rimasi in quella posizione per almeno 10 minuti e, quando decisi di alzarmi, con una botta qualcuno mi fece risedere di colpo.
"Ma che cazz..?" strillai io levandomi le cuffiette. Davanti a me c'era un ragazzo biondo scuro con due grandi occhioni marroni..
  
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