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Autore: Bob_Ombadil    11/07/2012    2 recensioni
Entrò e si richiuse la porta alle spalle, si voltò, e da tre piccoli ganci colorati appesi al muro prese una mascherina e un paio di guanti, che infilò con aria rapita.
Un triste epilogo attende Francis, il nerd più amato di Fungo Destroy (approfondimento riguardante il racconto La casa morta, pensato per essere letto in seguito ad esso)
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Francis era fermo davanti alla porta della sua camera. La mano gli tremava ma lui si costrinse ad allungarla fino al pomello e farlo ruotare. Non sentiva e non vedeva nulla. C'erano due dei suoi gatti robot ad ogni lato della porta, ma lui si sentiva lontano anni luce. Entrò e si richiuse la porta alle spalle, si voltò, e da tre piccoli ganci colorati appesi al muro prese una mascherina e un paio di guanti, che infilò con aria rapita.
Anche quando la stanza con i suoi preziosi tesori furono protetti dalla mascherina non seppe fare altro che dire un semplice - Perdonatemi, tutti quanti... ho fallito... - non aveva il coraggio di alzare gli occhi da terra. Non aveva il coraggio, ma sentì che non poteva rimanere così, che il tempo si era come fermato, e con una paura e una vergogna che gli annebbiavano la mente lo disse - Amore... perdonami... -
- Non essere sciocco Francis -
Quelle parole, la loro dolcezza, sembrarono mozzargli per un attimo il fiato
- Il vero valore non è di chi non cade mai, ma di chi cade e si rialza. Vieni qui Francis -
Adesso aveva alzato gli occhi da terra... la stava guardando... lo stava guardando... no. La stava guardando. "La". Cosa gli era venuto in mente? Era lei la cosa più importante del mondo.
(era la sua idea la cosa più importante del mondo)
- Vieni qui Francis. Credi che io sia buona solo come trofeo? Anche io voglio valere qualcosa Francis. Toccami. Sono qui per consolarti Francis. -
Si sedette timidamente sul letto e allungò una mano. Accarezzò quella stoffa morbida, immaginandola sulla pelle, immaginando di poterla toccare senza guanti, di non dover avere paura di impregnarla di sudore, di scolorire la stampa, di infettarla con qualcosa che non fosse sterile.
- Mio piccolo Francis... lasciati andare. Sono qui, sono tua... che senso ha possedermi se non posso aiutarti? -
- Non posso! -
- Sì che puoi. Voglio solo accarezzare il tuo volto. Voglio che per una volta tu sappia cosa si prova -
Ormai il cuore sembrava una mina vagante nel corpo di Francis, sempre più sudato, sempre più affannato... doveva essere paonazzo.
Improvvisamente si alzò, e quasi corse al cassetto dei sacchetti di riserva. Ne scelse uno abbastanza grande. Più tardi si sarebbe preoccupato di rifare un pò di scorte. Plastica. Dolce, sicura, sterile plastica. Si infilò il sacchetto in testa e tornò sul letto. Raccolse delicatamente il cuscino, con tutto l'amore e la deferenza di cui era capace, e se lo portò sul volto.
Respirava sempre più affannosamente, ma il suo amore era lì, che si muoveva sopra le sue guance, le sue labbra, i suoi occhi...
Era una cosa da togliere il fiato.
La ragazza stampata sul cuscino sorrideva. Dolcemente... o maliziosamente... o un pò tutt'e due...
Era veramente una cosa da togliere il fiato.
  
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