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Autore: EleRigoletto    11/07/2012    3 recensioni
Camminavo a passo lento cantando sottovoce “ Save you” ,una delle canzoni del mio gruppo preferito: I Simple Plan.
I vicoli e le vie erano deserti, forse perché in Luglio tutti andavano in vacanza al mare o nei posto più costosi; decisi di sedermi sopra ad una panchina isolata da tutto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ciao, sono tornata con una nuova One-Shot riguardante il nostro cucciolo David.
Spero vi interessi e, Beh. Se volete continuate a leggere.
 
Stavo camminando per le vie del centro di Milano, me ne andavo in giro per dei vicoli in cerca di qualcosa che potesse stupirmi, sembravo pazza o ubriaca, ma non mi interessava nulla.
Avevo caldo, oltre che fosse estate avevo una felpa nera, dei jeans, converse nere e sotto una canottiera azzurra, decisi di buttare la felpa – ormai vecchia- e la lasciai vicino ad un bidone.
Camminavo a passo lento cantando sottovoce  “ Save you” ,una  delle canzoni del mio gruppo preferito: I Simple Plan.
I vicoli e le vie erano deserti, forse perché in Luglio tutti andavano in vacanza al mare o nei posto più costosi; decisi di sedermi sopra ad una panchina isolata da tutto.
Volevo starmene un po’ da sola, senza nessuno che rovinasse il mio silenzio e i miei pensieri, ormai ero grande, maggiorenne e con delle responsabilità, un minuto di pace era d’obbligo.
Quando decisi finalmente di abbandonarmi al suono dolce del mio ipod, un ragazzo si sedette vicino a me guardandomi dritta negli occhi con un sorriso tanto affascinante che mi colpì.
Cazzo se era bello, capelli scompigliati biondi, occhi scuri, vestito di nero e con degli occhiali da sole.
Oddio, era lui, David, il bassista dei Simple Plan, io ce lo avevo ad una distanza tale da poter parlare; mi agitai un po’ troppo per l’emozione che caddi.
Lui scoppiò a ridere e mi tirò su.
“Stai bene, come ti chiami?” non riuscivo ancora a credere che avevo David Desrosiers di fianco a me.
“Mi chiamo G- Giulia … tu sei David?” gli chiesi goffamente, ovviamente era una domanda stupida e retorica.
“Si, senti … posso chiederti che fai qui a quest’ora di sera da sola e in un parco isolato?” intanto mostrò le sue fossette irresistibili.
Io lo guardai- stava parlando veramente con me?- un sogno diventato realtà.
 Decisi di confidarmi e dirgli tutto, tanto che male c’era nel conversare con una rock-star fottutamente sexy ed un mito per i fan?
“Beh, si può dire che adesso che sono cresciuta e vivo senza nessuno a proteggermi, mi sento sola e volevo fare un giro …” lui però era l’eccezione.
Lui si schiarì la voce e si alzò “Sai cosa faccio io quando sono triste e mi sento solo?” mi chiese – no, non lo sapevo, ma dovevo saperlo- restai qualche secondo in silenzio.
“No,che cosa?” mi lisciai la canotta  presa dall’agitazione fissandolo curiosa, lui mi prese la mano e mi portò su una macchina piccola e un po’ bruttina.
Notò le mie perplessità e, appena saliti nel’auto, mi spiegò tutto.
Ora riuscivo ad essere certa che non era uno dei miei sogni scioccanti.
“Dove mi porti?” gli chiesi, ormai stanca di aspettare.
“Tranquilla, tra un po’ arriveremo” si scompigliò un po’ i suoi bellissimi capelli e partì.
Ormai erano passati quindici minuti, non avevo idea di dove volesse portarmi, ma lui continuò a resistermi senza guardarmi.
Finalmente ci fermiamo, siamo davanti ad un monte altissimo, una vista bellissima ci accoglie facendoci restare senza fiato.
Lui mi guarda e mi prende di nuovo la mano “Andiamo, coraggio … non avrai mica paura di me?”
Io mi agitai “No,no mi fido di te, solo …” stavo diventando tutta rossa.
Non mi fece finire la frase, mi trascinò fino in cima e, appena arrivati, si coricò su un telone azzurro appoggiato al suolo e mi fece segno di sedermi.
Decisi di coricarmi insieme a lui.
“Che meraviglia … ci vieni spesso qui?” gli chiesi, senza nessun rimorso.
“Si … ogni volta che sono triste, quasi sempre, ma nessuno lo conosce oltre a me … e adesso te” un sorrisetto gli scappò, facendogli risaltare il suo viso.
Non risposi, non dissi nulla, stavo pensando a quanto fosse bello quel cielo stellato.
“Che c’è, sei rimasta colpita dalla mia bellezza?” scherzò allegro.
Mi venne da piangere, le lacrime mi uscirono, non potevo trattenerle, non ci riuscivo.
“Che hai? Stavo scherzando …” si avvicinò a me e mi strinse forte.
“N- non è per te … solo che … “ lui mi prese la mano.
“Non devi darmi spiegazioni se ti imbarazza, se hai momenti difficili da superare l’unica cosa è parlarne, ma se questo ti crea problemi, allora è inutile” le sue parole mi colpirono, mi staccai da lui e mi sdraiai imbarazzata.
“Nessuno può capire il motivo della mia tristezza … io sono una ragazza inutile, sola e senza nessuno che mi faccia compagnia.
Molte volte provo a cercare i miei genitori lassù, ma non mi rispondono, non mi vogliono … del resto, chi vorrebbe restare con me?” ormai non c’era nulla da temere, il mio umore era cambiato.
Lui si alzò di scatto, strinse un pugno steso vicino alla spalla e mi fissò.
“Per esempio io … io voglio stare in tua compagnia, sei una ragazza speciale” rilassò il pugno.
Mi girai senza guardarlo negli occhi.
“C- come mai allora non ho incontrato nessuna persona speciale … dimmelo, eh ?” le lacrime straripavano dai miei occhi senza cenno di smettere.
Lui venne davanti a me, prese un fazzoletto di stoffa e mi pulì le guancie rigate dalle lacrime.
“Non è giusto che te la prenda con te stessa … tu sei speciale, non devono essere le altre persone ad esserlo.
Ognuno vorrebbe trovare la persona giusta, che la ami, la persona perfetta … ma non esiste, bisogna accettare la gente per quella che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti senza mai smettere di volergli bene.”  Si trovava vicino a me, tanto da potergli toccare le sue guancie paffute e adorabili.
“Forse hai ragione o forse no … ma una  lezione che ho imparato per mio conto è che non bisogna affezionarsi troppo ad una persona, tanto prima o poi se ne andrà.” Sapevo benissimo che  la conversazione non era ancora finita, ma lasciai in sospeso il discorso andando verso la mia strada, anche se dovevo camminare per un’ora prima di ritornare a casa, non mi importava.
David mi venne in contro con l’auto fermandosi di fianco a me.
“Sali su, non vorrei che qualche malintenzionato sfiorasse questa piccola ragazza indifesa” mi aprì la portiera, salì senza protestare, in fondo aveva ragione lui.
Restai zitta per tutto il tragitto, si fermò al parco e mi seguii fino al mio portone di casa.
“Bene, allora ti ringrazio, mi hai aiutato molto …” corsi subito dentro, non avevo il coraggio di guardarlo ancora;, lui aveva già fatto troppo per me ed io non sapevo come ricambiare.
Quella notte non riuscii a dormire, continuavano a venirmi in mente le parole di David, pensavo a tutto, a lui.
Il mattino seguente mi lavai e mi vestii, andai al parco e cercai informazioni su David, non riuscii a capire nulla di quello che c’era scritto.
Ancora una volta pensai alle sue parole, a quanto mi aveva aiutato, al suo profumo ed al suo sorriso.
Un susseguirsi di immagini ricorrenti alla scorsa notte, decisi che ci sarei riandata dopo il tramonto, da sola.
Finito di mangiare, presi la mia bici e cercai di ricordarmi la strada, erano le nove di sera, la città era deserta come sempre e le strade erano vuote.
Finalmente arrivai, distesi il golfino che mi ero portata e stetti lì buona ad osservare il rossore del sole, quando sentii una presenza venire verso di me, dei passi bassi, non poteva altro che essere David.
“Ti piace questo posto allora?” mi chiese, distendendo un telo accanto al mio golfino.
“Abbastanza, mi aiuta a non pensare …” riuscii a fare un sorriso, purtroppo non molto convincente.
“Posso chiederti una cosa?” continuai.
“Certo, dimmi …” il suo sguardo tranquillo e rilassato mi sfiorava leggermente.
“Beh, non ci conosciamo da molto, insomma … quello che voglio domandarti è il perché di tutto questo” giocherellai con un elastico arrotolato al mio polso.
Prima di rispondere ci pensò un attimo.
“Sinceramente non ne sono convinto del tutto, ma so che tu hai bisogno di conforto, sei una ragazza molto confusa … hai attirato la mia attenzione perché pochi anni fa anche io stavo così per i problemi causati dai miei genitori … sai, loro si sono divorziati da quando ero piccolo, non potevo sopportare di vederli litigare per qualsiasi cosa … è da quel giorno che andando un po’ a zonzo, ho scoperto questo posto speciale.” Si buttò sopra il prato, ormai il cielo si era scurito.
“Mi dispiace, davvero, io non so nulla di come si formi una famiglia, di come sia … io ho vissuto sempre per conto mio, ma quello di cui mi pento è che mi sono chiusa in me stessa senza fare entrare nessuno … tu mi hai fatto capire che sbagliavo … grazie” lo abbracciai, un abbraccio caldo, un abbraccio senza ombra di imbarazzo, rilassante.
“Non devi dirmi grazie, io ci sarò sempre, anche se ti conosco da poco … ti và di iniziare un nuovo rapporto, cioè … ti và se ti sto accanto nella tua impresa di essere finalmente felice?” mi chiese cortesemente, stringendomi le mani.
Ora non mi importava se era un personaggio famoso, l’unica cosa che davvero contava era solamente che lui mi aveva proposto di ricominciare una vita assieme, come amici, come qualcosa di più …
**
Non sono mai riuscita a capire David fino in fondo, quali erano le sue intenzioni quella sera, fatto sta che finì in meglio.
Io e Dave, ricominciammo tutto da capo, lui mi è stato accanto, mi ha ascoltato, mi ha confortato e lo stesso feci io, naturalmente iniziai ad innamorarmi di lui, questa storia finì con un qualcosa di più …
Ora David è il mio migliore amico, la mia salvezza, la mia anima gemella.
Gliene sarò riconoscente di tutto, dell’amore che mi ha dato e che ho saputo ricambiare.
 
Ciao gente!! Colgo questo istante per dedicare questa storia a due ragazze di questo sito ( spero voi capiate), la prima è la Marty <3 e la seconda – ma non meno importante-  Kitsune911.
Spero leggiate questa mia storia.
Un grazie a tutti e a chi vorrà leggere e sappiate che un commento non guasta la mia autostima!! Un bacio Ele!

 
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