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Autore: Metthew96    11/07/2012    2 recensioni
Perchè le persone hanno i capelli rossi? Scopriamolo insieme con l'avventura di un Angelo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’Angelo Rosso

 
Lucifero, o meglio noto come Satana o il Diavolo era originariamente un angelo. In seguito ad atti impuri quali il condurre l’uomo sulla strada della superbia egli fu cacciato dal Paradiso e precipitò sulla Terra sprofondando e formando così gli Inferi.
 
Ma cosa succede invece agli angeli che commettono atti non del tutto puri ma neanche del tutto impuri?
Beh, molti sostengono che Dio li mandi in esilio sulla Terra, li marchia tingendo i loro capelli di rosso e li trasforma in normali esseri umani. Questi particolari semi-angeli non potranno ritornare sulla Terra finché non dimostreranno di aver portato amore nel cuore di un umano.
È questo il caso della nostra Elena…
 
 
Tra un bagliore forte ma non accecante, che anzi ti riempie il cuore di una gioia imparagonabile, una nebbia calda e bianca come latte, tra piume e un suono armonioso si librano in armonia i numerosi angeli del Paradiso.
In un silenzio rumoroso, dove l’amore regna incontrastato e dove la pace e la gioia si accumulano nei cuori di tutti gli infiniti angeli, vivono armoniosamente.
Ma in questa moltitudine, uno è facilmente distinguibile. A differenza di tutti gli altri sul suo volto domina la tristezza e l’indifferenza a quanto pare l’amore non domina ancora il suo cuore.
All’improvviso la luce che prima non recava danno agli occhi ora comincia ad intensificarsi e tra questa appare un Essere interamente costituito di luce, è Dio. Gli angeli si avvicinano a lui come una falena ad una torcia e congiungono le mani in segno di preghiera.
Una voce allora si propaga dicendo “Elena, figlia mia, luce dei miei occhi…non mi aspettavo da te tal atto…”. L’angelo allora sentitosi interpellato, si avvicina alla fonte di luce e tentandosi di farsi spazio tra gli angeli esordisce sorpresa “Signore, mia infinita gioia, mia fonte di speranza…di qual atto state voi parlando?”
-Oh, sai benissimo a cosa voglio io riferirmi, sai che amo la tua ingenuità…ma so che hai negato il tuo amore ad un umano in difficoltà che aveva bisogno di conforto, e questa tua indifferenza e questa tua mancanza di affetto ti costerà, ahimè…- disse.
-No, mio Signore vi prego, vi scongiuro evitatemi questa pena e vi prometti che non si ripeterà mai più quest’impurità…- rispose sapendo di non poter smentire.
-Purtroppo non posso, ma non temete, se il vostro cuore è puro come io stesso credo…questo “viaggio” non potrà altro che farvi bene e riportare pace e amore in voi…-
Detto questo si innalzò in tutta la sua magnificenza e risplendette come non aveva mai fatto prima d’ora e si diresse verso Elena. Ella sentì un calore sul viso, e un freddo tra i capelli…arrossì…il rossore si diresse poi verso i suoi capelli aurei (simili a tutti gli altri angeli) che divennero rossi, un rame opaco quasi come il sole sul calare del tramonto.
Elena fu allora sollevata, le sue ali bianche sparirono e sprofondò tra le nuvole cadendo in basso fino a finire sulla Terra, era diventata un essere umano.
-Guadagnerai il diritto di ritornare tra di noi solo quando, mi avrai dimostrato di aver portato amore nel cuore di un umano…fino ad allora sarai esiliata. - sentì queste parole nella sua testa.
La giovane cadde allora in una grande disperazione, non sapeva dove si trovava, era sola. Si trovava in un parco sdraiata sull’erba incolta, di fronte a quel parco si vedeva una strada; si alzò e si diresse fuori dal parco…la strada era affollata al gente camminava frettolosamente senza far caso alla ragazza in preda allo sconforto. Vide allora una panchina all’ombra di un giovane albero di betulla e vi si incamminò. Giunta alla panchina si sedette, alzò la testa per vedere il cielo e notò che le nuvole non erano per niente simili a quelle del paradiso, il cielo, infatti, quel giorno era opaco, vuoto, rispecchiava molto lo stato d’animo di Elena in quel momento; abbassò la testa e si lasciò andare in un pianto liberatorio, le lacrime scendevano solcandole il suo bel viso lentigginoso.
Tra la folla indifferente e indaffarata nei suoi problemi un ragazzo, diverso da tutti gli altri, le si avvicinò si sedette con lei sulla panchina e le disse –Ehi, perché piangi? Una ragazza bella come te non dovrebbe mai piangere, se piangi tu noi “comuni mortali” cosa dovremmo fare?-.
Riuscì a strapparle un sorriso, Elena infatti si sorprese di come quel ragazzo pur non sapendo che lei fosse un angelo, parlava di lei come se lo sapesse…era davvero diverso ed era riuscito a farla ridere con poche parole.
-Grazie..- disse lei -..come ti chiami?-
-Alessandro..e tu?-
-Io mi chiamo, Elena..-
-Elena? Che bel nome..felice di conoscerti..Elena-
Rise ancora.
-Mi dispiace lasciarti così, ma devo proprio scappare a lavoro...magari ci vediamo in giro- continuò
-Certo..- rispose Elena malinconicamente.
-Allora ciao Elena..-
-Ciao..-
E si diresse, gettandosi nella folla, verso destra. Allora ad Elena rivennero in mente quelle parole “Guadagnerai il diritto di ritornare tra di noi, solo quando porterai amore nel cuore di un umano..” peccato che, per ora, era stato il contrario.
Si decise allora che avrebbe dovuto rivedere quel ragazzo, il problema era che però non sapeva nulla di lui. Cercò allora di seguirlo e si diresse nella stessa direzione che il ragazzo aveva preso poco prima.
Tra tanta gente, tanti volti, solo uno era quello giusto, solo uno era quello che avrebbe voluto vedere…ma non lo vide. Passo delle ore a cercarlo per tutta quella sconosciuta città, vagando per le strade, quando vide all’orizzonte qualcosa che le fece cambiare umore.
Infatti, oltre quegli enormi grattacieli freddi e vuoti, s’intravedeva il mare, di corsa si affrettò ad avvicinarsi. Elena amava il mare, le dava quella sensazione di armonia e tranquillità, in ogni movimento delle onde vedeva un battito di ali di un uccellino che aveva appena imparato a volare e emozionato dalla prima esperienza, aveva paura di cadere, ma nello stesso tempo godeva ogni attimo di quella prima volta.
 
E se ora vi aspettate che appaia dal nulla Alessandro, beh vi sbagliate di grosso…
 
Mentre era completamente assorta nei suoi pensieri e nelle onde del mare, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla…si voltò nella speranza che fosse l’unica persona che conoscesse in quella città, ma restò invece delusa. Era un povero barbone, vestito di pochi stracci, un cappello di lana che a stento gli copriva la testa ed un bastone per reggersi. Le porse la mano in segno di elemosina, ma la ragazza dispiaciuta e impietosita lasciò intendere di non aver nulla da potergli dare. Il pover’uomo così, si allontanò zoppicando con quel vecchio bastone nero. Allontanandosi gli cadde un pezzo di carta stropicciato, Elena lo raccolse, ma quando alzò la testa per restituirglielo, l’uomo era stranamente sparito.
Su quel foglietto c’era un indirizzo “..Leonard St. ,291..”. Incuriosita Elena decise di dirigersi a quell’indirizzo, così dopo aver chiesto a qualche passante delle informazioni, vi si diresse, non era molto lontano.
Percorse l’intera strada, il 291, infatti, si trovava quasi alla fine. Arrivata di fronte a quel palazzo di uno strano colore blu cobalto, salì quei pochi gradini che dividevano il marciapiede dalla porta, e su quest’ultima si leggeva a mal appena su un cartello “..Chiuso per fallimento..”.
Il palazzo aveva tutta l’aria di un bar e, in effetti, lo era. Elena pensò allora che forse quel povero signore, non era altro che il proprietario di questo vecchio bar fallito e si rammaricò di nuovo di non aver avuto nulla da potergli dare. Si sedette allora su quei gradini in attesa di qualcosa, o meglio, qualcuno.
Passò allora di lì un uomo che la vide e le disse –Ehi, che ci fai lì seduta? Quel bar ha chiuso da una vita, era una vera topaia…se ti serve un bar, va al McGee’s 240 West cinquantacinque tra Broadway e 8th Avenue..”. Elena rimase indignata di come quel tizio, un’idiota a quanto pare, parlava del bar fallito di quel pover’uomo ma sentì comunque di dover andare a quel bar che le aveva consigliato. Si fece quindi dare delle indicazioni e dopo cinque minuti a piedi, giunse davanti a quel bar.
All’improvviso la porta del bar si aprì violentemente e si sentirono delle urla, un ragazzo fu poi gettato fuori dal bar e un uomo gli urlò “..e non tornare mai più!”.
Il ragazzo spinto finì dritto addosso ad Elena, travolgendola. Ma ecco che allora lo stupore riempì il volto della ragazza. Quel tizio che l’era appena finito addosso era lui, Alessando.
-Oddio, scusami…io non…sono stat…- e poi si interruppe quando vide gli occhi della ragazza.
-Non ti preoccupare…- gli disse dolcemente.
-Ma guarda tu che tra le tante ragazze che potevo travolgere, non capitavi proprio tu..- e scoppiò a ridere.
Elena gli sorrise, era ancora più bello mentre rideva, aveva un sorriso incantevole.
-Perché ti hanno cacciato dal bar?- disse Elena cercando di avviare una conversazione.
-Mi hanno appena licenziato, sono arrivato in ritardo e poi ho scasualmente rotto dei piatti…sono maldestro e così il capo mi ha cacciato- sorrise.
-Oh no, è colpa mia se hai fatto ritardo…non sai quanto sia mortificata…- disse abbassando la testa.
-Ma no, non preoccuparti, odiavo quel lavoro…mi trattavano tutti male, era già da tempo che stavo pensando di andarmene…diciamo che mi hai aiutato-
-Che scortese che sono…perché non ci facciamo un giro e andiamo a bere qualcosa? È il minimo che possa fare per averti travolto... - sorrise ancora.
-Ok, magari però non in questo bar... - rise.
Così trascorsero il resto del pomeriggio girando per la città e quando trovare poi un bar che piacque ad entrambi, vi entrarono. Elena prese solo un succo di pesca, mentre Alessandro prese una birra. Non beveva molto, ma gli piaceva distrarsi di tanto in tanto soprattutto quando le cose andavano storte. Chiacchierarono per un po’ seduti ad un tavolino. Il bar era scarsamente illuminato, due sole erano infatti le finestre.  Piccoli tavolini di legno rotondi erano sparsi per tutto il locale, accompagnati da sedie di un rosso scuro. Al centro dominava per grandezza il bancone con uno scaffale colmo dei più svariati alcolici alle sue spalle. Dietro al bancone un uomo calvo, possente vestito di nero, serviva i pochi clienti. Ciò nonostante era un bar accogliente, il tipico bar dove rifugiarsi durante una tempesta di neve ed è per questo che l’avevano scelto, era intimo e molto tranquillo.
Dopo che entrambi ebbero finito di consumare le proprie bevande, si alzarono e si diresse all’uscita per immergersi di nuovo nel clamore della strada, una cosa era certa, non era una città tranquilla quella ed Elena odiava quel continuo frastuono e quel via vai di auto.
Era quasi il tramonto quando Alessandro prese Elena per mano e insieme si affrettarono verso un luogo a lei sconosciuto. Entrarono in un palazzo piuttosto alto, uno dei più alti della città, o almeno dei dintorni. Salirono in fretta le scale, visto che l’ascensore era fuori uso, e giunsero così sul tetto di quel palazzo. Appena giunti lassù gli occhi di Elena iniziarono a brillare. Da lì, infatti, era magnificamente visibile uno spettacolare tramonto, il sole rosso come il fuoco si gettava nel mare, e proprio come il fuoco nell’acqua, pian piano andava per spegnersi. Era una vista incredibile.
-Conosco questo posto da quando ero piccolo, venivo qui quando ero stanco della città e volevo soltanto perdermi nei miei pensieri…- esordì Alessandro.
-È bellissimo, non penso di aver mai visto qualcosa di più bello..- disse Elena emozionata ancora da quella vista.
-A parte me intendi, vero?..-
-Certo..- rispose ridendo Elena.
-Non avevo mai incontrato una ragazza con gli occhi così profondi come i tuoi, con un viso così tenero e angelico…sembri venire da un altro mondo…-
Non sa quanto ha ragione…penso Elena, quando all’improvviso Alessandro la abbracciò, questo non se lo aspettava. Per la prima volta da quando era stata catapultata in questa realtà, si sentiva bene. Quell’abbraccio le stava donando un effetto incredibile, era felice. Quando allora Alessandro la lasciò nell’abbraccio, lei gli si avvicinò di nuovo. Chiuse gli occhi, appoggiò le proprie labbra alle sue e in gesto dolcissimo accelerò il battito di due cuori con un sol gesto, le piaceva, le piaceva davvero tanto quel ragazzo. All’improvviso un forte fascio di luce trapelò dalle nuvole in cielo cadendo su Elena. Quella strana luce cominciò a risucchiarla, ma a quanto pare Alessandro non ne aveva notata la presenza perché quando Elena cominciò a librarsi in aria e ad ascendere verso il cielo, lui era ancora in atto di baciarla.
Solo quando giunse in paradiso Elena capì cosa era successo, aveva adempito il compito che Dio le aveva assegnato, portare amore nel cuore di un umano. Notò anche come i suoi capelli non fossero più rossi, ma erano ritornati ad essere di quel lucente biondo aureo. Sebbene però fosse stata richiamata in paradiso, era triste. Sulla Terra infatti, dopo un primo momento di sconforto, era riuscita a ritrovare la serenità perduta. E soprattutto grazie ad Alessandro, cominciò a pensare di essersi innamorata…e, in effetti, era proprio così. Passò delle ore a pensare a tutto quel che era successo e a cercare di capire i suoi reali sentimenti dopodiché decise di chiedere colloquio a Dio.
-Mio adorato e amato Signore, ho richiesto di parlare con voi perché avrei una richiesta..- esordì Elena.
-Prego, sono qui per ascoltare questa tua richiesta e sono molto felice del tuo ritorno qui tra noi, sapevo che il tuo cuore era colmo di amore…ho sempre creduto in te- rispose
-Vorrei gentilmente chiedere a voi amatissimo di poter ritornare sulla Terra, sono pronta a rinunciare ad essere un angelo…però voglio che mi facciate ritornare tra gli umani…-
-E potrei gentilmente sapere il motivo di questa tua scelta..?-
-Certamente, vedete credo di essermi innamorato di un umano con lui sono davvero felice, tutto ciò che desidero, è poter vivere con lui…lo amo davvero- i suoi occhi brillarono.
-Bene, vedo che il tuo cuore parla chiaramente, sei davvero innamorata…bhe, se questo è ciò che desideri, non potrò che far altro che esaudire questo tuo desiderio…l’unico prezzo che dovrai pagare sarà quello di dover dimenticare tutto del paradiso e dovrai portare i capelli rossi come segno del tuo “esilio” questa volta volontario..-
-D’accordo non ci sono problemi, per me va benissimo-  sorrise Elena.
Dio alzò allora la mano, Elena si inginocchiò, pose la mano sul capo della fanciulla che lentamente cominciò a sprofondare nelle nuvole e contemporaneamente i suoi capelli arrossarono e ritornarono ad essere di un rame lucente.
Si ritrovò distesa, addormentata, sul tetto di quel palazzo. Al suo risveglio ritrovò Alessandro disteso affianco a lei che la ammirava estasiato, le disse:
-Sei unica...- e la baciò.
 
 
E così caro lettore, ecco la storia del perché le persone hanno i capelli rossi…molti considerano i capelli biondi un vanto, ma come abbiamo visto solo gli angeli hanno il privilegio di avere i capelli rossi.
 
   
 
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