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Autore: maavors    11/07/2012    4 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
 
Una parte di lei voleva macinare
un gradino dopo l’altro […];
Poi, la parte di lei che odiava far affidamento
sugli altri -Perché non dovrebbero deluderti?-
e che era orgogliosa di proclamare che Isabelle
Lightwood non aveva bisogno di nessuno le
ricordò un dettaglio importante: se si trovava
lì, era perché avevano chiesto la sua presenza.
Loro avevano bisogno di lei.
 
Città delle anime perdute, Cassandra Clare
 
 

 
Mia scese dalla macchina con la consapevolezza che il portabagagli fosse stracolmo di cose e che se non avesse trovato qualcuno disposto ad aiutarla, avrebbe dovuto fare almeno tre viaggi per portare tutto dentro. Si appoggiò allo sportello e si prese un paio di minuti per osservare l’immensità della caserma davanti a lei; l'idea di lavorarci le fece venire la pelle d'oca. Era una sera di Ottobre quando ricevette, finalmente, la telefonata del generale Abrami che le annunciava il trasferimento.
 
La visione di un ragazzo la riportò al presente “Scusa!” il ragazzo si voltò. Lo riconobbe all’instante: il capitano Ghirelli, “Scusi capitano” si corresse immediatamente “potrebbe indicarmi qualcuno che possa aiutarmi con le mie cose? Sono il sottotenente Mia Nisi, prendo servizio oggi” cercò di essere più chiara ed educata possibile.
“Ah eccoti finalmente” Ti stavo aspettando” disse con un sorriso “dammi quei due scatoloni” continuò puntando l’indice verso le scatole di cartone all’interno della macchina, e Mia ubbidì ringraziandolo. Con un braccio stringeva l’ultimo scatolone rimasto e con l’altra mano chiuse la macchina.
“Mi scusi per il ritardo, non sono ancora esperta di Roma” si scusò come meglio poteva mentre insieme s’incamminavano all’interno dell’edificio, ma il capitano non sembrava affatto infastidito. “Sì, l’avevo capito dall’accento. Pisa?” cercò di indovinare la sua città natale.
“Firenze” rispose Mia orgogliosa e Ghirelli contraccambiò con un sorriso.
Varcarono insieme l’ingresso, impercettibili brividi le corsero lungo la schiena. Era reale, stava lavorando al RIS di Roma, nessuna sveglia l’avrebbe riportata alla realtà. Questa era la realtà.
“Allora Mia, non di Pisa ma di Firenze, posiamo qui le tue cose e andiamo che ci aspettano per il primo briefing della giornata, così ti presento al resto del gruppo” Mia fece come ordinato “Ah, io sono il capitano Ghirelli, ma sembra che tu già lo sappia” le porse la mano “È un onore conoscerla capitano!” Mia mostrò tutto il suo entusiasmo, era così euforica. “Puoi chiamarmi Daniele” disse sorridendo e iniziarono a camminare verso l'ufficio del capitano Brancato. “Conosci già Lucia, vero?” chiese Daniele, cercando di fare conversazione “Sì, da quasi un anno” rispose Mia mentre Ghirelli spingeva la porta a vetri che li introdusse all’interno di un’altra stanza.
 
All’interno c’era un grande tavolo con tre uomini seduti ai lati e due donne alle estremità.
“Ho il piacere di presentavi il pezzo forte del comando di Parma, il sottotenente Mia Nisi!” disse Lucia alzandosi dalla sedia con un sorriso che le scopriva tutti i denti “Ho personalmente insistito nel suo trasferimento. Come vedrete meglio lavorandoci, Mia è una ragazza che impara in fretta e si adatta a qualsiasi situazione. Perfetta per il nostro gruppo”
Mia non poté fare altro che arrossire imbarazzata, Lucia aveva evidentemente dimenticato di menzionare la sua timidezza. Daniele iniziò quindi le presentazioni “Lei è il capitano Brancato, ma già la conosci,” poi spostò il dito verso l'uomo vicino a un posto vuoto “lui è il tenente Orlando Serra, lei la sottotenente Bianca Proietti, lui il tenente Emiliano Cecchi e lui il tenente Bartolomeo Dossena, io mi siedo lì e tu qui” finì anche lui con un sorriso. Mia si sedette e poggiò la giacca allo schienale della sedia incrociando per un secondo lo sguardo del ragazzo accanto a lei.
 
“Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare” iniziò la Brancato “la territoriale ha trovato il corpo di una ragazza sulla Cassia andate tu ed Emiliano” disse indicando il ragazzo seduto accanto a Mia “ah e portate anche Mia” continuò. Il tenente Dossena fece per alzarsi ma la Brancato lo fermò con un gesto della mano. “No, aspettate. Dobbiamo parlare della Banda. Come sapete tutti Mario Pugliese è scappato dall'Ospedale più di due mesi fa e non abbiamo più sue notizie da allora.”
“Potrebbe essere morto?” chiese il ragazzo seduto due posti lontano da lei “Improbabile. I medici lo avrebbero dimesso in giornata. È solo un presentimento, ma credo stia lavorando ad un piano per liberare il fratello Gerry.” Fece un momento di pausa e l'uomo seduto vicino Ghirelli ne approfittò per prendere parola “Potrei provare a parlarci” Lucia si girò di scatto verso di lui, aveva l'aria preoccupata ma annuì. “Ok, allora Ghiro e Bianca restate qui con me e cerchiamo di capirci qualcosa”.
 
Tutti si alzarono e si diressero verso le proprie postazioni di lavoro e Mia cercò di imitarli seguendo i due superiori a cui l’avevano affidata. Dossena e Cecchi si stavano muovendo probabilmente dimenticandosi della sua presenza. Doveva farsi valere se voleva dimostrare al resto del gruppo quanto valesse, ma non riusciva a trovare niente di intelligente da dire. Alzò gli occhi al cielo, maledetta timidezza pensò, cercando di infilare le mani nelle tasche della giacca. E solo in quel momento si rese conto che la sua giacca si trovava ancora nell’ufficio della Brancato. “Scusate” disse cercando di alzare la voce e di non arrossire al tempo stesso. I due ragazzi contemporaneamente si voltarono “penso di aver dimenticato la giacca dentro…” la guardarono come se si fossero ricordati solo in quel momento che si sarebbero dovuti portare dietro pure lei. Fu quello più alto a parlare “Oddio no, un’altra Bianca no, ti prego!” disse a nessuno in particolare, ma quell’altro – Emiliano – arrossì leggermente. “Cosa?” chiese Mia “Niente. Poi magari un giorno Cecchi ti spiega” disse con un ghigno “dai vai dentro a prenderla, noi ti aspettiamo in macchina”
 
Si diresse verso la stanza e vide la brancato appoggiata al tavolo mentre parlava col tenente Serra. Non voleva interrompere ma doveva: il bel ragazzone la stava aspettando. Bussò “Scusate non vorrei disturbare, ma devo prendere la giacca” spiegò ai due “Non ti preoccupare il tenente stava andando” disse Lucia, lui fece per andarsene ma lei lo interruppe. “Stai attento” disse dolcemente, lui sorrise e lei si sentì più sicura. “Scusi ancora capitano” cercò di rimediare. “Non preoccuparti, e dammi del tu” sorrise. “Ah, buon lavoro Mia.”
La ragazza contraccambiò il sorriso e raccolse la giacca marrone, ancora appesa alla sedia, come l’aveva lasciata. Aprì la porta a vetri e se la richiuse alle spalle, fece un respiro profondo e s’incamminò verso l’uscita.


 


 
aggiornato e corretto 05/01/2016
  
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