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Autore: vul95    11/07/2012    2 recensioni
Fic partecipante all'Ohana means family di Camy e Roby.
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Ma quando, ecco, vede in lontananza la fascia arancione di suo figlio, non può fare a meno di sentire un tuffo al cuore. La rabbia non fa altro che incrinarsi, mentre i suoi occhi neri incrociano un paio di occhiali scuri incorniciati da folti capelli ingrigiti.
Nota le labbra piene circondate da barba quasi bianca, il cappello rosso, la corporatura più esile ma inconfondibile di suo padre.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark/Mamoru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Giochi da Tavolo

Giochi da Tavolo

 

-Mamma. Mamma, è vivo.- la voce concitata di Mamoru la coglie impreparata.

-Chi? Mamoru, di cosa parli?- chiede, ma la linea è disturbata. Sente solo rumori indistinti che si mescolano con le parole di suo figlio e non capisce subito chi sia dall’altra parte del telefono quando la voce cambia.
-Atsuko.- dice.
-Mamoru?- chiede lei.
-Atsuko.-
E il telefono le scivola di mano. Cade a terra.

 

Atsuko è nervosa. Si torce le mani da mezz’ora, lo sguardo fisso di fronte a sé, impassibile. Ma suo marito sa quanto sia ansiosa, mentre batte le palpebre rapidamente e controlla per l’ennesima volta l’ora.
Le poggia una mano sulla spalla, e lei sembra perdere quel poco di rigidezza che ha assunto, rilassandosi un poco.
La notizia è giunta troppo inaspettata, continua a ripetersi come una cantilena, come ad ergere un muro di protezione attorno a lei, come a convincersi che non sia vero. Anche se vuole con tutta stessa che lo sia. Ma la paura che sia solo un sogno la distrugge, e non riesce a cedere all’emozione.

Non era preparata. E’ arrabbiata. E’ incredula. Ha paura. Non ci crede. Ed ha così paura.

Fissa il punto dal quale suo figlio dovrebbe uscire da un momento all’altro, seguito da quella persona che vuole e non vuole rivedere allo stesso tempo.

 

Era quasi sera, quando le diedero la notizia. Era con sua madre, ed era venerdì. Di solito il venerdì sera la famiglia si riuniva in salotto e si divertiva con qualche gioco da tavolo. All’inizio non andava quasi mai a nessuno, ma alla fine tutti si ritrovavano a ridere come degli idioti di fronte al mimo riuscito male di qualcuno o alla risposta sbagliata di qualcun altro.

Atsuko era piccola. Era molto piccola.

Atsuko era piccola ed amava il venerdì sera, perché suo padre pareva sempre divertirsi un mondo, ed ogni volta che proponeva di riunirsi a quel tavolo lei si lasciava sempre convincere.

Era quasi sera, quando un uomo si presentò alla sua porta e parlò con sua madre.

-Daisuke è morto in un incidente.-

 

Era stata una brutta botta. Ricordarlo le fa socchiudere gli occhi, mentre sente il rumore rombante dell’aereo in arrivo anche da dentro l’aeroporto.

Le fa male la testa, e non fa altro che pensare che dovrebbe essere lì da sola, e non con suo marito, o suo figlio. Ci dovrebbe essere solamente lei, ad urlare in faccia a chi sta arrivando la sua rabbia ed il suo dolore.

Ricorda esattamente le sei parole con cui le comunicarono la morte di suo padre. A come per giorni nella sua testa non avesse sentito altro che quelle, ripetute all’infinito. Il suo primo pensiero era andato ai giochi da tavolo del venerdì sera che non si sarebbero potuti più fare.

La morte di suo padre aveva provocato in lei e in sua madre un vuoto enorme, ed entrambe avevano dovuto fare il possibile per ignorare il dolore sordo che le invadeva.

Atsuko aveva cominciato ad odiare il calcio. Ed i giochi da tavolo.

Suo figlio Mamoru era riuscito a farle cambiare idea solo per il primo punto.

Quando non percepisce più le ventole del motore rimbombarle vicine nell’orecchio, volta appena il capo, e nota l’aereo fermo fuori dai finestroni.
Sente il panico strisciarle su per la schiena, e chiude le mani di suo marito in una morsa ferrea, che viene ricambiata. Ora è felice di non essere lì da sola.

Non passa molto tempo che il primo passeggero sbuca nell’ampio corridoio dell’aeroporto, seguito presto da tutti gli altri.

La tensione è insopportabile, Atsuko si sente impazzire, mentre senza accorgersene è già in punta di piedi per controllare quando lui arriverà.

Le sudano le mani, mentre mentalmente si ripete per l’ennesima volta tutto ciò che dovrà rimproverare a sua padre. E’ decisa a dare sfogo ad ogni granello di rabbia presente nel suo corpo, di urlargli in faccia quanto sia stato orribile rimanere senza di lui, di come sia stato desolante non sapere che fosse ancora sano, salvo, vivo, di come sia stato tremendo non sapere nulla delle sue condizioni e di come sia stato triste non poter più fare giochi da tavolo il venerdì sera, con la casa vuota e silenziosa.

Stringendo le labbra si ricorda che deve farlo. Non deve cedere, perché non saprebbe trattenersi. E così pensa solo alla sua rabbia, che sente così bruciante dentro di .
Ma quando, ecco, vede in lontananza la fascia arancione di suo figlio, non può fare a meno di sentire un tuffo al cuore. La rabbia non fa altro che incrinarsi, mentre i suoi occhi neri incrociano un paio di occhiali scuri incorniciati da folti capelli ingrigiti.

Nota le labbra piene circondate da barba quasi bianca, il cappello rosso, la corporatura più esile ma inconfondibile di suo padre.

Sente una calda lacrima scenderle giù per la guancia. Se la sfrega via con forza, mordendosi il labbro.

Suo marito le annuisce, le fa cenno di andare. Suo figlio incrocia il suo sguardo e si apre in un sorriso enorme.

E Atsuko non ce la fa più.
E corre, corre verso suo padre, le lacrime che ormai scendono copiose e lavano via tutta la sua rabbia, che non è mai esistita. Puliscono ogni risentimento mentre dandosi lo slancio si butta tra le braccia di suo padre, che ha fatto appena in tempo ad individuarla e ad accoglierla tra le sue mani grandi e forti.

Singhiozza sul suo petto, Atsuko, come non fa da quando era bambina. Stringe suo padre a sé, mentre suo marito e suo figlio si stringono l’uno all’altro e li guardano. Così uniti che non è possibile scioglierli.

-Oggi è venerdì.- esordisce quindi Daisuke, mentre le carezza la schiena e poggia la fronte tra i suoi capelli –Hai ancora quella vecchia edizione del Monopoli, a casa?- chiede.

E Atsuko ride tra le lacrime, annuendo.

Perché ha sempre conservato i giochi del venerdì, nel suo cuore. Ha sempre conservato suo padre.

Ed è così felice che sia lì.

 

*

Fic partecipante all’Ohana means family indotto da Camy e Roby <3

 

Salve a tutti! Che dire. Prima di tutto, ringrazio Camy e Roby che hanno indotto questo bellissimo contest <3 poi, mi congratulo con le altre fic in concorso, perché sono davvero belle *A*!! In bocca al lupo a tutti!!

La protagonista di questa fic è la madre di Mamoru, Atsuko. Nessuno ha mai trattato il suo ricongiungimento con il padre, e l’ho trovato uno buono spunto. Ho preferito non esplicitare il concetto di famiglia, ma di farlo intendere, prima per quanto riguarda la famiglia Atsuko-Hiroshi-Mamoru, poi la Daisuke-MogliediDaisuke-Atsuko, ed infine per tutti quanti. Spero si sia capito >.spero
che la fic vi sia piaciuta!
Ancora grazie alle Ohana e un altro in bocca in lupo a tutti!

Greta.

  
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