VESTITA DI SPERANZA
PROLOGO – La vita è come una manciata di spuma di mare
Vi siete mai sentiti soli?
Il momento in cui avete paura.
Paura di perdere qualcosa, paura di vivere una vita che non vi soddisfi e di essere convinti che per essere felici si debba vivere la vita giorno per giorno?
Ecco, io vivo così: senza la certezza di avere un futuro davanti a me.
Anzi, forse l’unico futuro che potrò ottenere sarà tutto, tranne ciò che voglio.
Dio ha scelto per me un progetto che non mi piace.
Io ambivo a qualcosa di più appagante: diventare famosa, essere bella, essere più simpatica e ben voluta.
Penso che la mia vita non abbia senso.
Perché continuo a vivere?
Perché non accetto che delle volte, pur essendo una donna islamica, devo farmi rispettare?
La mia vita fa schifo, è uno scarto, un avanzo con il quale un qualsiasi Dio si è messo a giocare per creare una stupida storia.
Mi chiamo Aisha, che nella mia lingua d’origine significa “Vita”, ma la vita è presente solo nel mio nome.
Un nome poco sentito in Italia, e anche se posso sembrare una ragazza solare, purtroppo ci sono volte in cui mi rinchiudo nel mio guscio di speranza e nella mia corazza, fatta di libri e curiosità.
L’unica scelta che ho fatto da sola, è stata quella di diventare segretamente una ragazza cattolica.
Ho diciassette anni, vengo dal Marocco e miei genitori sono musulmani.
La mia situazione familiare non è tra le migliori, anzi, vorrei proprio fare a cambio con una normale ragazza della mia età.
Credo che mio padre non mi voglia molto bene.
Mi picchiava tutti i giorni, e non ero la sola: usa le mani anche su mia madre.
Mio fratello?
Lui è il mio angelo custode.
Sul suo corpo, non ha infierito più di tanto, è maschio infondo.
E poi non posso fargliene una colpa, ha sempre tentato di difendermi in tutti i modi, anche quando mio padre prendeva in mano la cintura, lasciandomi segni profondi sia nell’anima sia nel corpo.
Il mio fantastico fratellone, si chiama Giovanni, ha ventun’anni ed è fortunatamente uscito da questo maledetto e malsano collegio.
Eh sì, frequento un collegio nelle vicinanze di Bari, un collegio misto, di quelli che ti fanno crescere mentalmente facendoti il lavaggio del cervello.
Dove l'alunno grande, comanda quello piccolo.
Questa è la regola, e tu, novellino, non puoi ribellarti.
Io purtroppo sono obbligata a frequentarlo, ma vengo sempre rispettata, dato che tutti conoscono mio fratello non si azzardano a torcermi un capello, altrimenti poi se la vedrebbero con lui.
Mio padre non dà grandi contributi per la mia formazione scolastica: nel mio paese, le ragazzine della mia età non possono studiare, devono lavorare e crearsi una famiglia, avere tanti figli e fare loro da madre. Ma mi rendo conto io stessa che è impossibile: come può una ragazzina fare da mamma ad un’altra ragazzina? Deve avere anche lei una figura materna.
Mia madre si sacrifica e fa due lavori per pagarmi la retta del collegio.
Vuole farmi diventare una donna cosciente, colta e responsabile, che non si vergogna delle sue scelte, delle sue azioni o delle sue decisioni.
Studio solo per mia madre, per rispetto nei suoi confronti e per non deludere le sue aspettative.
Se vi và lasciate qualche recensione, mi farebbero molto contenta :D
HikariVava