-          JARVIS? –
-          Si, ser? –
-          Oscura i vetri. –

La macchina eseguì, e il panorama ormai visibile da una delle pareti della stanza di Tony Stark scomparve.

Steve posò l’orologio che aveva in mano sul comodino, sospirando in silenzio. Erano le sette e mezza, dovevano andare a lavoro.

Si girò sul fianco destro, contemplando l’uomo accanto a lui, che dormiva abbracciato al cuscino. La fronte era contratta, i muscoli delle spalle tesi, le mani che stringevano le lenzuola avevano le nocche bianche. Il biondo, preoccupato, poggiò un palmo sulla sua schiena, cercando di farlo calmare. Tony si agitò, in preda all’incubo, gemendo piano e stringendoglisi contro. Era madido di sudore, e il reattore Arc nel suo petto era bollente. Steve lo abbracciò stretto, poggiando le labbra sui suoi capelli neri, senza sapere cosa fare. Non era un esperto in relazioni, anzi, non ne aveva mai avuta una, e quella… “cosa” che aveva per adesso con Stark… Non sapeva esattamente come definirla.

-          JARVIS? – chiamò piano, in cerca d’aiuto.
-          Si? –
-          Ha sempre gli incubi? –
-          Ogni tanto, signore. Generalmente succede quando si addormenta tardi. –
-          E… cosa fate per calmarlo? –
-          Fate chi, signore? –
-          Tu, o Pepper, o chiunque sta qui con lui. –
-          Non sta nessuno con lui, signore. Inoltre, ha proibito alla signorina Potts l’ingresso alle sue stanze. Non credo che qualcuno sappia dei suoi incubi. –
-          Consigli? –
-          Non saprei, signore. Non sono umano. –

Steve emise un gemito di stizza, guardando l’altro che si agitava piano tra le sue braccia. Alla fine, indeciso, lo scosse un po’.

-          Tony..? –
-          Mmh… -
-          Tony, svegliati! – disse, un po’ più forte.

L’uomo sbuffò un poco, poi sbadigliò e aprì piano gli occhi, frullando le ciglia. Gli sorrise, stanco.

-          Ehi… -
-          Avevi un incubo. –
-          E perché mi hai svegliato? –
-          S-scusa, non sapevo che fare, ti agitavi e… -
-          Tranquillo. –

Tony sbadigliò di nuovo, chiuse pigramente le palpebre e gli si spalmò di sopra, poggiando la fronte sul suo collo.

-          Non hai dormito? –
-          Ho dormito per settant’anni, e poi è mattina. -
-          Che ore sono? – chiese, respirando il suo odore.
-          Le sette e mezza, dovremmo andare. –
-          Come sei noioso… Ci sono cose interessanti da fare, prima… -
-          Tipo cosa? –

Stark non rispose ma gli baciò le labbra, prendendogli il volto tra le mani e sollevandosi un poco.
Steve fece passare i palmi sulle sue gambe, risalendo verso le cosce e poi all’esterno afferrando i glutei, infilando nel frattempo la lingua nella sua bocca.

-          Ehm, non vorrei interrompervi, ma… - cominciò JARVIS, incerto.
-          Muto. – sbottò Tony, che si era staccato un attimo dalla bocca del biondo per riprendere aria.

L’altro ne approfittò per mordergli la spalla e i capezzoli, mentre le mani salivano ancora lungo la schiena del moro e, giunto all’altezza delle scapole, lo spingeva verso di se.

-          Come siamo intraprendenti. – mormorò il miliardario, ansimando.
-          Beh, per una volta, non ti aspettare che io faccia il passivo. –

Il capitano guardò Tony con una luce divertita negli occhi, poi ribaltò le posizioni e lo spinse contro il materasso, coprendoli entrambi con il lenzuolo.
 





Al piano terra, Pepper aspettava il suo capo per fargli firmare alcuni documenti.
 






Nella camera di Stark, l’aria era satura di gemiti. Non sarebbero scesi per un bel pezzo.
 
 
 
 














Angolo autrice:
Dico un paio di cose e poi tolgo il disturbo, giuro!
Questa è la prima volta che scrivo qualcosa su questa coppia, quindi siate clementi :\
Non so esattamente come è venuta, vorrei un vostro parere, bello o brutto che sia.
 
Basta.
Aelin.