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Autore: Miss Kon    12/07/2012    1 recensioni
Una crack pairing: SakuraxMadara. Appena accennata ma pur sempre presente!
In questa storia consideratè l'aspettp Madara come quello che si vede nei ricordi e nel manga, quindi relativamente giovane.
Quel volta faccia, compiuto con molto rimorso dopo molti ripensamenti, Sakura non l'aveva fatto per seguire Sasuke, compagno di corso per cui si era presa una vistosissima sbandata, come insinuavano le malelingue, tra cui Ino.
No, decisamente no.
Sakura aveva semplicemente capito di non essere fatta per la difesa.
Era vero che voleva aiutare gli altri ma lei era aggressiva, agguerrita e la via più naturale, per una persona con quell'indole esplosiva, era quella dell'attacco.
Per questo aveva scelto di diventare procuratore.
Ma quando era finita per essere una delle centinaia di assistenti di quell'uomo aveva capito che il suo essere agguerrita era nulla in confronto al suo metodo d'attacco.
Di fronte a quella maestria e a quella fredda ferocia che contraddistingueva quell'uomo dai folti capelli neri, ribelli, e lo sguardo bruciante, Sakura, che solitamente si sentiva come un leone in mezzo agli assistenti di Tsunade, si era vista come un piccolo agnellino appena nato, intento a belare
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sarò breve: ho già finito. Scherzo, tranquilli (?)!
Intanto: sì, avete letto bene è una SakuraXMadara, appena accennata e qui parlo di un Madara che di aspetto è identico a quello che si vede nel manga, quindi giovane, diciamo! [Because I love crack pairing ♥]
É una AU ambientata in un contesto simile al nostro, l'ambientazione comunque concerne il mondo degli avvocati e procuratori (si ringrazia Phoenix Wright per l'ispirazione ♥).
Che altro dire? Considerate che lo scarto di età tra Sakura e di circa 15/20 anni con Madara, considerate anche che Sakura l'ho immaginata di circa 20 anni.
Detto tutto ho detto tutto, quindi vi lascio alla lettura.
Enjoy! ♥



Calpevole.


Guardò attentamente il volto serio dell'uomo che, indaffarato come sempre, parlava con i vari assistenti che lo attorniavano come un nugolo di moscerini.
Si soffermò un attimo sui suoi occhi neri come la pece, poi scostò velocemente lo sguardo.
Quand'è che aveva iniziato a desiderare che quell'uomo si accorgesse di lei?
Sakura non lo sapeva.
Era cominciato tutto tre anni prima.
Uscita dall'università e finita anche la gavetta come assistente del rinomato avvocato difensore Tsunade Senju, donna la cui fama sia di bravura che di bellezza la precedevano ampiamente, Sakura aveva deciso di cambiare strada.
Dall'impostazione iniziale di avvocato difensore si era convertita "sulla via di damasco", come solitamente la prendeva in giro Suigetsu, passando quindi al nemico.
Aveva fatto richiesta per diventare procuratore ed era stata, come di norma, assegnata come assistente praticanda ad un avvocato d'accusa esperto.

Quel volta faccia, compiuto con molto rimorso dopo molti ripensamenti, Sakura non l'aveva fatto per seguire Sasuke, compagno di corso per cui si era presa una vistosissima sbandata, come insinuavano le malelingue, tra cui Ino.
No, decisamente no.
Sakura aveva semplicemente capito di non essere fatta per la difesa.
Era vero che voleva aiutare gli altri ma lei era aggressiva, agguerrita e la via più naturale, per una persona con quell'indole esplosiva, era quella dell'attacco.
Per questo aveva scelto di diventare procuratore.
Ma quando era finita per essere una delle centinaia di assistenti di quell'uomo aveva capito che il suo essere agguerrita era nulla in confronto al suo metodo d'attacco.
Di fronte a quella maestria e a quella fredda ferocia che contraddistingueva quell'uomo dai folti capelli neri, ribelli, e lo sguardo bruciante, Sakura, che solitamente si sentiva come un leone in mezzo agli assistenti di Tsunade, si era vista come un piccolo agnellino appena nato, intento a belare disperatamente in cerca della mamma.
Madara Uchiha, procuratore rinomato e in carica da qualcosa come vent'anni, era una leggenda nel campo dell'accusa.
Soprannominato in moltissimi modi, tra cui il generale, il guerrafondaio e l'incrollabile, motivo di quest'ultimo nomignolo era che l'Uchiha aveva perso solo una causa nella sua vita, Madara era esattamente la dimostrazione della guerra fatta a persona.
Il modo in cui esponeva alla corte le prove, il modo preciso con cui ricostruiva i fatti, la scelta accurata dei testimoni e la sua abilità mostruosa di saper, puntualmente, zittire la difesa lo rendevano l'incubo di ogni avvocato difensore e l'idolo di quasi tutti i procuratori, sia giovani che vecchi.
Lui sì che era davvero agguerrito.
Sakura di fronte a tanta bravura si era sentita un inutile puntino, completamente invisibile agli occhi dei più ed incapace di essere davvero forte.
Ciò nonostante non aveva abbandonato.
Rivaleggiando costantemente con una feroce Karin, la cui saccenza e ferocia la stavano rendendo una copia un po' sbiadita e in miniatura di Madara, Sakura era riuscita a resistere la bellezza di tre anni.
Quasi un miracolo, a dirla tutta.
Molti rinunciavano a seguire quell'uomo per il semplice fatto che era troppo. O eri pronto ad accettare tutto dei suoi metodi, nel bene e nel male, oppure eri costretto ad andartene, schiacciato dal peso della fama e della bravura di quell'uomo e messo in panico dall'incapacità di riuscire a tenere davvero il passo con lui.
Di solito si dice che con un buon insegnante si diventa bravi a propria volta ma nessuno dice mai che con un insegnante eccellente si può imparare solo essendo eccellenti a propria volta, per allenamento e predisposizione naturale.
E differentemente da Karin e Sasuke, Sakura non era predisposta naturalmente a tutta quell'eccellenza, così si era dovuta fare il culo il doppio degli altri per riuscire ad arrancare dietro a quell'uomo, che gettava un ombra enorme attorno a sé. Un'ombra che andava a coprire sia sui suoi assistenti sia su chiunque gli stesse vicino.
Comunque, in un modo o nell'altro, la giovane Haruno ce l'aveva fatta.
Per tre anni era riuscita a tenere il passo, pur dovendo faticare, ed ora era lì.
Una dei pochi assistenti "veterani" che erano riusciti a non venir schiacciati dalla pressione a cui erano costantemente sottoposti.
Ma c'era qualcosa che Sakura sentiva renderla diversa dagli altri.
E non era solo la mancanza di quel talento innato che invece abbondava sugli altri, Karin e Suigetsu ne erano un esempio come anche Sasuke, a farla sentire differente.
Sakura senza rendersene conto era finita con lo stimare e poi, successivamente, adorare, quasi quanto una statua di una qualche divinità, quell'uomo ma fin qui la cosa poteva essere ritenuta normale. Era così per tutti i suoi assistenti: o lo adoravi o lo temevi, non c'erano vie di mezzo con Madara.
Era come in tribunale potevi essere o colpevole o innocente, senza ma e senza forse.
E i tutti i suoi assistenti veterani, quelli che avevano scelto di farsi un mazzo tanto per restare lì, lo adoravano. Persino Suigetsu, che non l'avrebbe però ammesso neppure sotto tortura.
Ma Sakura non voleva solo adorare quell'uomo ferma in un angolino, alle sue spalle, nascosta nella e dalla sua ombra, senza possibilità di appello o di farsi notare.
Voleva che quell'uomo posasse lo sguardo su di lei, che le prestasse per un attimo attenzione, la sua vera attenzione. Che la notasse davvero.
Non che guardandola il suo cervello la collegasse semplicemente all'etichetta "uno dei tanti assistenti" o che semplicemente vedendola si preoccupasse solo delle pratiche che gli aveva portato.
Voleva che quando quell'uomo posava le sue iridi, nere come la pece, su di lei pensasse "Sakura Haruno".
Una gomitata, assestata con precisione alle sue costole, la fece sussultare riportandola bruscamente alla realtà.
Affianco a lei Suigetsu, sghignazzando un po' tra sè e sé, fingeva completa indifferenza ma appena la ragazza si voltò a guardarlo, quasi avesse sentito la sua attenzione addosso, si voltò sussurrandole divertito "Se restavi ancora un po' imbambolata con la bocca aperta rischiavi che ci entrassero le mosche".
Tempo che la ragazza realizzasse cosa le era appena stato detto Suigetsu, abituato a evitar egli scatti d'ira di Karin, che poi provocava lui volutamente, si scansò in velocità andandosene dietro la folla degli altri assistenti, che si stavano muovendo in simbiosi con Madara, il capo branco.
Per un ultimo istante Sakura guardò la sagoma dell'uomo che avanzava sicura dandole le spalle, poi sospirando si sbrigò a seguire la massa.
Se voleva tenersi stretto quel poco che era riuscita ad ottenere fino a quel momento avrebbe dovuto impegnarsi parecchio ma questo non la spaventava.
Finchè poteva continuare a guardare le spalle di quell'uomo leggendario, sempre intento ad avanzare in ogni istante della propria vita, era certa di poter resistere a ogni fatica.





Piccola spiegazione per il titolo: “colpevole” lo è Sakura che vuole di più delle attenzione standard che Madara concede a tutti gli altri assistenti. O almeno lei si sente così, diciamo.
Oltretutto c'è il riferimento all'ambiente di tribunale in cui è ambientata questa AU.
  
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