Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    12/07/2012    4 recensioni
D'Artagnan ha sempre creduto di essere rimasto orfano, visto che l'unica famiglia che ha avuto sono stati i nonni e successivamente i moschettieri.
Poi un giorno una donna si presenta a lui come sua madre.
Cosa succederà?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Fai la ninna, fa la nanna, dormi piccino...''- una donna di circa ventisei anni con gli occhi azzurri e i capelli biondi come l'oro era seduta su ana sedia, e tra le sue braccia cullava il suo bambino.
Il piccolino sorrideva felice e batteva le mani come per fare i complimenti alla madre per la sua bella voce...
 
''D'Artagnan!!!''- una voce lo richiamò alla realtà. Quando si voltò vide che davanti a lui c'era Aramis.
''Ah, sei tu...''- fece D'Artagnan per scusarsi. Non era bello farsi chiamare ripetutamente da una dama-:'' scusami, non ti avevo sentito... ero distratto.''
''Ultimamente ti capita spesso... la gente deve chiamarti almeno cinque volte per avere la tua attenzione da una settimana a questa parte. Io, Athos e Porthos siamo preoccupati per te... e anche Monseiur De Treville ha espresso la sua preoccupazione.''
Vale a dire da dopo la conclusione della loro ultima avventura in Svizzera e che Jean aveva finalmente realizzato il suo sogno di riabbracciare la sua tanto amata mamma.
''E' un periodo che non dormo molto bene, tutto qui... non c'è ragione che vi preoccupiate tanto.''- fu la risposta del giovane guascone.
''C'è qualcosa che ti turba, forse... se vuoi possiamo parlarne durante il giro di ronda.''
D'Artagnan annuì.
Non gli dispiaceva l'idea di fare una passeggiata a  cavallo e una chiaccherata con l'amica.
 
 
''... quindi in questo periodo ti capita spesso di sognare tua madre, ho inteso bene?''- chiese la moschettiera.
Il giovane annuì-:''Vedi... io non l'ho mai conosciuta, così come non ho mai avuto l'occasione di conosciere mio padre. Sono stati i miei nonni paterni a tirarmi su, e che rimanga tra noi, non ne ho mai sentito troppo la mancanza. 
Però mio nonno mi ha sempre descritto mio padre come un uomo di straordinario coraggio e valore, e ho sempre sognato di diventare come lui. Ma non sono mai riusciti a dirmi come sono morti i miei.''
''E alla fine il tuo sogno si è avverato...''- fece la ragazza-:'' sei considerato l'elemento migliore del corpo dei moschettieri, nonostante tu abbia da poco compiuto i sedici anni.''
D'Artagnan sorrise.
''Non lo so ultimamente cosa succede, ma mi piacerebbe poter incontrare almeno mia madre... parlarle di tutto quello che ho fatto in questi anni, della mia vita a Parigi e di tutte le avventure che ho vissuto, di te, Ahos, Porthos, Costance e di tutti quelli che mi sono stati vicini nei miei giorni no.''
Aramis sospirò-:''Ti capisco molto bene D'Artagnan... vedi io ho perduto i miei genitori quando ero piccola e sono stata allevata dalla sorella di mio padre e da suo marito. Non erano cattivi, solo credevano che per rendere felice una bambina fosse sufficiente regalarle ogni bene materiale. Sono stata profondamente infelice per molto tempo...''
''Finchè non hai incontrato François, vero?''- si rese conto solo dopo aver pronunciato queste parole di aver commesso un errore-:'' scusami, non volevo...''
''Non preoccuparti, sono riuscita a vendicarlo, no? Ora posso tornare a vivere in pace con me stessa e con il mondo.''- lo tranquillizzò la ragazza-:''ad ogni modo, se davvero vuoi sapere qualcosa di tua madre perchè non chiedi informazioni al capitano?''
''Come?''
''Quando abbiamo iniziato a fare amicizia ci hai raccontato che il capitano e tuo padre erano grandi amici. E' probabile dunque che lui sappia più dei tuoi nonni.''
''Credi che acceterebbe di darmi spiegazioni così personali?''
''Non farti ingannare dall'apparenza. Il capitano sembra e all'occorrenza è molto burbero, ma è anche molto comprensivo.''
A quelle parole D'Artagnan si convinse e promise a se stesso che una volta tornato in caserma avrebbe chiesto spiegazioni al capitano.
 
 
''Avanti.''- fece Monseiur De Treville esaminando alcune carte.
Nel suo studio entrò il giovane guascone, che si tolse il cappello in segno di saluto.
''Mi dispiace disturbarvi capitano, ma dovrei parlarvi di una cosa molto importante...e del tutto personale.''
''Dite pure, se posso vi risponderò.''- rispose il capitano con il tono più cortese che riusciva ad avere.
''Mio nonno mi ha detto che molto tempo fa eravate molto amico di mio padre... volevo domandarvi dettagli sulla sua morte e se per caso sapeste anche... della fine di mia madre.''
Treville sospirò: sapeva che prima o poi quel ragazzo gli avrebbe chiesto notizie dei suoi genitori e gli offrì da sedere.
''E' vero, io ero molto amico di tuo padre, si può dire che il rapporto che avevamo io e lui era paragonabile a quello che hai con Athos, Porthos e Aramis. Parecchio tempo fa prese servizio come guardia presso un nobile che risiedeva vicino ai Pirenei.
Quest'uomo aveva una giovane figlia ed unica erede. Si chiamava Françoise de Montesquieu e tra le sue guardie personali c'era anche tuo padre. Fu così che si conobbero e s'innamorarono.
Tua madre domando milioni di volte, implorando anche, suo padre affinchè acconsentisse  alla loro unione.
Ma per il tuo nonno materno Bertrand  non era abbastanza. Un giorno scoprì che  i due innamorati avevano contratto matrimonio senza il suo permesso e licenziò tuo padre dopo aver diseredato tua madre.
Ricordandosi tuttavia, che era sua figlia permise ai due di restare sulle sue terre. Per molto tempo i tuoi genitori vissero in un capanno di caccia dove avvenivano i loro incontri clandestini.
Poi diventammo entrambi moschettieri al servizio di re Enrico IV...''
''E mio padre morì in battagli vero?''- lo interruppe il giovane guascone.
Treville divenne improvvisamente malinconico e annui-:''Si... un colpo di spada se lo portò via e io non potei far nulla per salvargli la vita. Prima di morire mi chiese di aiutare sua moglie che nel frattempo era rimasta incinta. Purtroppo anche se le davo aiuto economico non riusciva a mandare avanti quella casetta, sfamare te e se stessa. Senza calcolare la tassa che suo padre le imponeva per poter restare su quelle terre.
L'unica cosa che poteva fare era lasciare la sua terra d'origine per cercare un lavoro. Purtroppo l'unico posto disponibile era a Marsiglia e li non aveva ne parenti ne persone fidate a cui poterti affidare mentre lavorava.''
''E così mi portò in Guascogna dai miei nonni paterni.''
''Si. Disse che sarebbe venuta  a prenderti  appena sarebbe stato possibile. Purtroppo una decina di anni fa, il laboratorio di sartoria dove tua madre lavorava prese fuoco e molte donne non riuscirono a fuggire. Anzi, si può dire che non se ne salvarono proprio.''
D'Artagnan sospirò: non sperava certo che Treville gli dicesse che sua madre era viva, ma se non altro adesso sapeva come li aveva perduti. Ora capiva anche l'odio del piccolo Jean verso gli aristocratici. Aveva ragione, l'unica cosa che importava ai nobili era quello di usare i loro figli per accresciere il loro potere sacrificando la felicità dei loro figli.
Fortunatamente Treville, Athos, Porthos e Aramis benchè nobili erano diversi.
Uscì dall'ufficio ringraziando.
 
 
Intanto, a casa Bonacieux una donna vestita con un umile abito blu, di almeno trentanove anni bussò alla porta e aprì Martha.
''In che posso servirla?''
Lei rispose  sempliciemente-:''Perdonate buona donna.... ma credo che qui viva mio figlio.''
La donna la guardò con sospetto prima di chiederle-:''E come si chiama suo figlio?''
''D'Artagnan.''- fu la secca risposta.
  
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