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Autore: Tatan    12/07/2012    0 recensioni
"Peeta sa che non ne uscirà vivo.
Lo sa, e la sua è una consapevolezza lucida, piana, ragionata. Pacata, nella sua oscenità."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: ed ecco il secondo capitolo..si tratta di un Missing Moment, ovvero della scena non descritta nel libro in cui Peeta uccide il suo primo tributo. Qui ho dovuto lavorare un po' di più di fantasia, spero apprezziate comunque ;) Un ringraziamento particolare a Luna95, che si è fermata a recensire :)




Parte 2.

Lei non si lamenta neanche. È piccola, piccolissima, accasciata sul tronco di un albero, e anche nella notte Peeta può distinguere le sue mani minuscole e bianche che premono sulla ferita, nel tentativo spasmodico di fermare il sangue che ne fuoriesce.
Il sangue. Peeta ne può sentire quasi l’odore mentre si avvicina, lo vede scuro sulle dita chiare di lei, sui vestiti strappati, sulle foglie che la circondano.
Cato l’ha pugnalata sulla pancia, brutale e veloce, ma a quanto pare non  dev’ essere così bravo col coltello come dice, perché la bambina del Distretto 8 è ancora viva.
E, probabilmente, se Peeta non fosse tornato indietro,  lo rimarrebbe ancora per un po’.
Un’ora, forse anche di più, da passare viva e sola nel buio e nel freddo dell’Arena, accanto alle ceneri del fuoco che l’ha tradita, ad ascoltare nel silenzio della foresta il battito sempre più fievole del suo cuore.
Il rumore delle foglie  che scricchiolano sotto le scarpe del ragazzo le fa alzare gli occhi, di scatto: quando il suo sguardo si posa su di lui, Peeta la vede aprire la bocca, sforzarsi di prendere il respiro, la vede affannarsi per trovare il fiato, per dire qualcosa. Forse vuole pregarlo di risparmiarla, come poco prima ha supplicato Cato di lasciarla andare.
 Forse non si è resa ancora conto che, per lei,  i giochi finiscono stanotte. O forse sì.         
Perché quando lei trova finalmente la forza per parlare, quelle che Peeta sente sono solo due parole:
-“ Per favore ..Basta.”
Basta.
 Peeta le si avvicina, il coltello sguainato, le mani strette attorno al manico, e vorrebbe quasi consolarla, rassicurarla, vorrebbe provare a spiegarle perché la sta uccidendo, vorrebbe prometterle che lui la seguirà tra poco, tra pochissimo, dato che entrambi,dato che tutti, devono morire perché Katniss viva.
Che prima o dopo non conta, davvero.
Ma a guardarla così, distesa a dissanguarsi nel fango di un bosco artificiale, per lo spasso dei Capitols e del loro perverso senso della giustizio, l’unica cosa che prova è disgusto, per sé stesso e per il mondo in cui è nato. Orrore, per quello che è costretto a fare.
La guarda fisso negli occhi e lentamente, in modo che le parole siano chiare a tutti, a lei e alle telecamere, dice: “Scusami. Non ne ho il diritto”.
Poi in un unico slancio le affonda la lama nel petto.
Dura poco, lei è docile nelle sue mani, si arrende in fretta, e Peeta la lascia come addormentata sul pavimento dell’Arena. Se ne va senza voltarsi indietro.
 
  
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