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Autore: trizmurray    27/01/2007    9 recensioni
boh, non so... un'idea nata così, su due piedi, e su due piedi scritta. magari non vi ispira, ma leggetela e ditemi che ne pensate!!! per il genere, metto generale perchè non so bene cosa mettere... direi che è...dolce, ecco. o almeno spero. ditemi voi. > > Corse lungo i corridoi bianchi e asettici. Sinistra, destra, destra, diritto fino alla fine del corridoio dalle alte vetrate, su per le scale per due piani, poi di nuovo a sinistra. Stanza 205. Vuota. Non era possibile. Dov’erano tutti? C’era tutta la sua famiglia, fino a poco prima. Dov’erano andati? Poi si ricordò. Gli avevano insegnato anche un’altra strada.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stanza 205

Nel giardino dell’ospedale vecchi e malati passeggiavano tranquilli, chi con le proprie gambe, chi spinto su una sedia a rotelle. Il sole batteva, faceva caldo. C’era afa. Era un afoso pomeriggio di nulla. Nulla di strano, nulla di diverso. Non c’era neanche il vento. Gli piaceva il vento, che faceva muovere le foglie e gli steli d’erba. Non c’erano nuvole. Gli piacevano le nuvole, che con la loro ombra davano un po’ di sollievo dalla calura estiva. Saranno state le due. Le due del 23 luglio. Non gli piaceva quell’ora. Faceva troppo caldo. Si spostò da quella panchina, ormai non più all’ombra. Non gli piaceva aspettare, sembrava che i secondi non passassero mai. Anche il volo degli uccelli sembrava rallentato, così pure il loro canto.

Forse avrebbe fatto meglio a tornare indietro. Tanto non c’era niente da fare, lì.

Corse lungo i corridoi bianchi e asettici. Sinistra, destra, destra, diritto fino alla fine del corridoio dalle alte vetrate, su per le scale per due piani, poi di nuovo a sinistra. Stanza 205.

Vuota. Non era possibile. Dov’erano tutti? C’era tutta la sua famiglia, fino a poco prima. Dov’erano andati? Poi si ricordò. Gli avevano insegnato anche un’altra strada.

Sinistra, destra, sinistra e poi ancora dritto fino ad un’alta vetrata. Non vedeva bene cosa ci fosse al di là, però da questa parte c’erano quelli che stavano cercando. Suo cugino gli si fece incontro, lo fece passare avanti, in modo che si trovasse di fronte alla vetrata. -Vieni, dai…-.

-Ma dov’eravate finiti tutti?-

-Veramente sei tu quello che è uscito senza dire niente…-

-La strada la conoscevo.-

-Non è questo il problema.- Una voce più austera ed autoritaria. –Il tuo dovere era di stare con noi. Questo è un momento importante per tutti, tu non saresti dovuto mancare.-

Non rispose.

-Almeno scusati! Se tuo padre si arrabbia…- gli suggerì sottovoce il cugino.

-Non mi fa paura…- Un sussurro di risposta.

-A me un sacco, quando grida…-

Ma nessuno gridò quel pomeriggio.

Un’infermiera fece un segno attraverso la vetrata.

Lui si sentì afferrare per un spalla e guidare dentro la stanza piena di neonati. Vide la stessa infermiera di prima venire loro incontro con un fagottino in braccio.

Scappò via. Non sapeva perché, ma non voleva vedere cosa ci fosse lì dentro. Passeggiava nel giardino, tra anziani e malati. Faceva maledettamente caldo. Non era una bella giornata, considerato anche che per colpa di quel fagottino la sua vita sarebbe cambiata, e lo sapeva. Lo odiava già… Non voleva nemmeno vederlo in faccia. Il cugino gli si fece incontro un’altra volta.

-Dai, vieni, lei vorrebbe vederti…-

Nella stanza 205 c’era solo una donna. A fianco al suo letto, una culla. Lui le si avvicinò titubante. Non era sicuro di volerla stare a sentire.

-Allora, perché sei scappato, prima?-

-Boh, non mi andava di vederlo…- rispose imbronciato.

-….Papà è arrabbiato, vero?- aggiunse poi.

-Gli passerà… ma non vuoi vedere tuo fratellino appena nato?-

-Ho una vita intera di tempo.-

-Ma questa è un’occasione unica… Perché sprecarla?-

-Non lo so…-

-Vieni, dai…-

-E se poi è più bello di me? Vorrai più bene a lui?-

-Io ti vorrò bene sempre, sei il mio bambino... qualunque cosa succeda. Capito?-

-S-sì…- Era ancora un po’ dubbioso, ma si avvicinò lo stesso alla culla a fianco al letto. Si sporse oltre il bordo, sotto lo sguardo materno della donna.

-Allora, com’è?-

Arricciò il naso, e si allontanò.

-Non l’hai neanche guardato.-

-Che c’era da guardare? Dormiva.-

La donna si sporse a prendere in braccio il neonato, che si svegliò, emettendo strani vagiti.

Lui rimase a fissarlo, disgustato.

-Vieni, siediti sul letto- lo invitò la madre. Lui obbedì con riluttanza.

Il neonato fu attirato dal movimento vicino a lui, e si mise a fissare un punto indistinto sulla sua faccia, con la boccuccia spalancata.

Irritato, lui cercò di chiudergliela con una mano.

-Piano…- lo avvertì la madre.

In quel momento una manina minuscola gli afferrò il dito. Lui si bloccò. Il neonato chiuse gli occhi, avvicinando la manina che ancora stringeva il dito del fratello alla boccuccia, saggiandone la punta con le labbra. Rimase così per un po’, poi si riaddormentò.

Lui non tolse il dito che il neonato stringeva, rimanendo a fissare il fratellino, mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso disteso e rilassato. Si appoggiò al cuscino della madre, e poco dopo si addormentò. Però anche nel sonno lasciò che il piccolo stringesse tra le sue manine il dito che aveva afferrato.

La madre rimase a guardarli. I suoi figli, i suoi amori, la sua vita.

Qualche minuto dopo, la porta della stanza si aprì, e fece il suo ingresso un uomo sulla quarantina.

-Allora?- chiese.

La donna gli rivolse un grande sorriso.

-Nulla di particolare. Itachi-chan ha appena conosciuto Sasuke.-

non ho molto da dire al riguardo….una piccola idea che mi è venuta così, senza starci troppo a pensare… mi ha sempre attirata il rapporto tra itachi e sasuke prima del massacro, e poi sono molto affezionata a questi quadretti di famiglia………

in altre parole, ho la mente bacata. Ma questo dovreste saperlo. U.U

baci a tutti e…COMMENTATE!

Yaya

Ps: per quanto riguarda il titolo, fa schifo, lo so. abbiate pazienza, ma sono proprio negata!

   
 
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