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Autore: mischiri    12/07/2012    4 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi qua!!! Lo so.. ci ho messo un pò ad aggiornare.. ma ne è valsa la pena. Ecco a voi un capitolo bello lungo.. il più lungo che abbia scritto per questa storia... Vediamo un pò... il personaggio di questo capitolo è.... mmm Sorpresa hahaha posso solo dirvi che ci saranno parecchie emozioni, qualcuna inattesa, qualcuna no.. leggete e scoprirete ogni cosa :) Ovviamente i miei ringraziamenti vanno alla mia socia e mia lettrice numero uno Harwest e alla mia personale miss complimenti BellatrixWolf!! Non mi resta che augurarvi buona lettura e ringraziarvi per la pazienza!!! Ciaoooooooo!! Servitus Capitolo XI

Capitolo XI
E' giunto il momento...”


Domus di Marcello

Sbattè violentemente la porta alle sue spalle e corse via, ingoiando a fatica le lacrime che minacciavano di sgorgarle dai vispi occhi nocciola.

Ignorò gli altri servitori che le lanciavano sguardi curiosi al suo rapido e nervoso passo: di certo vedere Emilia in quello stato era una novità per tutti. Lei sempre così allegra e solare, lei così giovane e bella, lei che aveva incantato tutti i garzoni e i lavoranti con la sua chioma rossa e il suo sguardo passionale.

Lei... Emilia... che in quel momento avrebbe preferito scomparire, piuttosto che essere osservata o avvicinata da chiunque.

La vergogna di essere stata scoperta e la rabbia scaturita dal suo orgoglio ferito la avvolgevano come una coperta soffocante.

Incurante di dove stesse andando, spinse a fatica il grande portone d'ingresso e attraversò il giardino antistante la domus. Si lasciò cadere sotto l'ombra di una grande quercia poco lontana e si strinse il viso tra le ginocchia.

Un leggero tremore le attraversò la schiena e le lacrime cominciarono a sgorgare incessanti.


Ciao Emilia.. mi chiamo Xena”

Ciao Emilia come stai?”

Vuoi un altro piatto di zuppa?”

Ciao Emilia, Ciao Emilia”


Quelle frasi le rimbombavano nel cervello, accompagnate da immagini e ricordi che in quel momento avrebbe preferito non invocare.

Quando era sbocciato in lei quel sentimento prepotente?

Quando si era resa conto che le cose stavano cambiando?

Quando i suoi occhi erano diventati così profondi, simili al mare in tempesta?

Quando...

Quando mi sono innamorata di Xena?” pensò, sospirando, incapace di contenere i singhiozzi. “Come è potuto accadere??? Io non ho mai voluto una cosa del genere.. io non ho mai voluto una donna al mio fianco.. perchè lei?? Perchè lei è arrivata in questa domus, sconvolgendomi la vita, senza nemmeno chiedermi il permesso? Cosa farò adesso.... cosa farò?” Scosse la testa, rialzando appena lo sguardo verso la domus. Vide in lontananza il balcone della camera della sua padrona: Xena probabilmente era ancora all'interno di quella stanza, intenta a parlare con la sua voce calda e pacata e a rivolgere il suo profondo sguardo alle cose che la circondavano.

Sospirò nuovamente, asciugandosi gli occhi lucidi con l'orlo della veste stinta che indossava: se solo fosse stata ricca! Se solo fosse stata una matrona con una grande domus... forse.. forse Xena avrebbe potuto donarle ogni sua attenzione!

Prima di allora non aveva mai riflettuto sulle comodità e sui privilegi che derivavano da una vita agiata: era una schiava, probabilità del genere non potevano presentarsi nella sua vita e pensarci era solo un modo per soffrire ancora di più.

Ma in quel momento, seduta ai piedi della quercia, Emilia desiderò la ricchezza e il potere più di ogni altra cosa al mondo.

Perchè non posso avere anche io quello che ha la mia padrona? Cosa ha lei che io non ho??” si chiese disperatamente, picchiando un pugno sul terreno brullo sotto di lei. Scosse la testa e si rialzò “Sei una stupida Emilia... come pensi di ottenere ciò che desideri? Sei nata schiava e vivrai da schiava. Sposerai un altro schiavo, genererai un figlio schiavo e morirai da schiava. Nulla può spezzare questa malefica catena.. Se solo.. Se solo le cose fossero andate diversamente! Se solo avessi avuto fortuna e fossi nata in una domus invece che in una catapecchia ai margini di Roma!!”

Il pensiero di Xena la colpì nuovamente, facendole sgorgare altre lacrime: il suo sentimento era così irrealizzabile e lontano?

Appoggiò la testa al tronco e lo cinse con le braccia, immaginando che fosse la sagoma della mora.

Come aveva fatto quella donna a prendere possesso di ogni suo pensiero?

Non riusciva più a guardarla negli occhi senza abbassare lo sguardo e non riusciva più a parlare senza balbettare o combinare qualche disastro.

Quando c'era Xena, lei perdeva ogni cognizione di sé, si perdeva nell'oblio dei suoi pensieri... tutti si erano accorti del suo cambiamento: Diona, Manlio.. persino la padrona!

Si diede della stupida per aver confessato in parte i suoi pensieri a Gabrielle: si era lasciata trascinare dall'entusiasmo e sperava di trovare nella gentile Domina una persona alla quale confidare i suoi tormenti, come era avvenuto già in passato.

Ma lei si era mostrata infastidita da quella rivelazione e l'aveva guardata in modo strano.

Sembrava arrabbiata... quasi... gelosa...”

Quel pensiero le trafisse il cuore come una freccia e una nuova consapevolezza cominciò a farsi spazio in lei: e se la padrona si fosse innamorata di Xena come lei?

Una raffica di vento le scompigliò i capelli in una nuvola rossastra e sembrò suggerirle una nuova domanda, ancora più terrificante della precedente

E se Xena la ricambiasse? Se Xena la amasse?” sussurrò Emilia tremando, staccandosi dall'albero e mordendosi il labbro inferiore.

Ripensò al breve periodo in cui Xena aveva vissuto in quella casa, ai suoi scherzi, ai suoi sguardi, alle sue parole, ai giorni che aveva trascorso in carcere e alle sere che avevano trascorso insieme a chiacchierare quando lei le portava la cena nelle segrete.

Un sorriso spontaneo le si formò in viso: che bei momenti avevano trascorso insieme. Ma la sua mente, incurante, continuò a mostrarle altre immagini, come se stesse srotolando una pergamena: vide Xena parlare con Gabrielle nel triclinium, ripensò al motivo per cui Marcello l'aveva percossa con tanta violenza e per cui l'aveva richiusa in quelle celle fredde e buie, ripensò a Diona e alla sua inspiegabile assenza la sera della festa di Gneo Cornelio, a quando aveva visto Xena dormire in cucina e alla sua reazione quando lei stessa, ingenuamente, aveva parlato di un possibile interesse di Scipione nei confronti della padrona... ripensò a come, quando pochi minuti prima le aveva detto “la padrona ti vuole. Ti aspetta”, il suo sguardo si era illuminato e lei era fuggita via dalla stanza, lasciando Manlio a pulire le carote.

Frammenti di ricordi che insieme andavano a formare un preciso mosaico, che fino a quel momento si era rifiutata di comporre o di immaginare.

Eccoti qua, finalmente! Ti ho cercata dappertutto!”

La voce di Diona la distolse dai suoi pensieri e le fece sollevare piano il capo.

Cosa vuoi Diona?” le domandò inespressiva

Parlare con te. Mi hai fatto girare tutta la domus! Per fortuna mi sono ricordata che quando eri più piccola, venivi sempre qui quando eri triste. E lo fai anche ora...”

Cosa ti fa credere che io sia triste? Non è così...” borbottò la ragazza, indurendo i tratti del viso e facendo qualche passo in avanti.

Dove pensi di andare Emilia? Non mi incanti.. so benissimo che c'è qualcosa che non va e che questo qualcosa ha a che fare con Xena, ho ragione?”

Emilia si fermò e piegò la testa all'indietro “Pensala come ti pare... io non ho nulla da dire al riguardo...”

Diona la osservò attenta, notando le scie umide che le lacrime avevano lasciato sulle guance dell'altra. “Stai piangendo.. perchè?”

Non sono cose che ti riguardano..”

E invece si Emilia! Siamo sempre state come sorelle io e te, perchè non vuoi dirmelo? Pensi forse che io non mi renda conto che sta succedendo qualcosa dentro di te? Sebbene tu ti stia sforzando di comportarti normalmente, io riesco a vedere oltre le apparenze. E il modo in cui sei fuggita dalla cucina non ha fatto altro che dare ragione ai miei pensieri! Persino Manlio si è accorto che sei strana in questo periodo. Te lo chiedo di nuovo: è a causa di Xena?”

Emilia abbassò lo sguardo e incrociò le braccia al petto senza rispondere.

Sono i tuoi occhi a parlare per te, Emilia.. Non c'è bisogno che tu risponda...”

E allora perchè mi fai tutte queste domande? Se sei così brava a scavarmi nell'anima, sai la risposta! Dunque perchè mi stai tormentando?”

Io non ti sto tormentando! Sto cercando di farti sfogare, non lo capisci? Per quanto tempo hai intenzione di tenerti tutto dentro?”

E pensi forse che parlarne mi faccia sentire meglio? Ci ho provato.. e guarda il risultato....”

Diona la guardò confusa “Che significa che ci hai provato? Con chi ne hai parlato?”

Ma con la nostra Domina... la nostra gentile padrona” rispose Emilia, piegandosi in un ironico inchino “A lei ho espresso ingenuamente il mio interesse per Xena...”

E lei cosa ti ha detto?” chiese Diona, portandosi una mano alle labbra

Che Ate mi aveva fatto un maleficio.... ma in fin dei conti come biasimarla? Vuole quello che voglio io... e non dirmi che non te ne sei resa conto!”

Ma di cosa parli Emilia? Io non capisco...”

Emilia si voltò verso di lei e le lanciò uno sguardo infuriato “IPOCRITA! BUGIARDA! Vuoi farmi credere che non sai nulla? TI ODIO! Tu hai tramato con lei per tutto questo tempo.. hai fatto in modo che si incontrassero, non è vero? Hai architettato un piano per nasconderle agli occhi del console! La fedele Diona... la serva prediletta! Quante volte hai asciugato le lacrime della padrona? Quante volte l'hai confortata per il suo amore impossibile? Quante volte hai fatto uscire Xena dalla cella e hai aperto la camera di Gabrielle di notte.. quando tutti dormono? QUANTE VOLTE DIONA???”

Lo schiaffo che le colpì il viso quasi non le mozzò il respiro. Portò meccanicamente una mano alla guancia dolorante e osservò Diona con la mano ancora alzata e il fiato corto.

Sei una stupida Emilia. Ho quello che avresti fatto anche tu se..”

Se?”

Se non ti fossi innamorata di Xena! Se solo avessi saputo e se avessi capito prima, ti avrei parlato tempo fa..”

Per dirmi cosa? Che non ho speranza? Che il mio sentimento è proibito? Che sono troppo stupida? Che non ho nulla, né denaro né altro?”

Da quando il denaro è diventato una tua prerogativa?”

Emilia sollevò le spalle “Si cambia nella vita Diona...”

Già, me ne sto accorgendo... stai cambiando, come è giusto che sia. Ma per favore Emilia, non lasciare che la delusione e la rabbia che stai provando ora ti trasformino in una persona che non sei. Hai tutta la vita davanti! E non esiste solo Xena! Perchè vuoi impedire loro di essere felici? Perchè vuoi essere egoista fino a questo punto?

Se Xena si fosse innamorata di te, avresti voluto che qualcuno vi separaste?”

Se Xena si fosse innamorata di me, io non sarei in questo stato e noi non staremmo parlando di questo.” concluse Emilia rabbiosamente, incamminandosi verso la domus.

Diona la guardò allontanarsi, ma non si mosse né tentò di seguirla.

Si limitò a scuotere la testa, mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia.


Domus di Marcello, cucina

Zac,Zac,Zac

Lo sfregare del coltello era l'unico suono udibile nella cucina semideserta.

Manlio si guardò intorno sospirando. Il comportamento di Emilia l'aveva spiazzato e stupito: in pochi secondi era scappata via come se un branco di lupi la stesse braccando, seguita a ruota da una preoccupatissima Diona.

Vengo subito Manlio” gli aveva detto in fretta, prima di varcare la porta e sparire, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Ma cosa sta succedendo per gli dei? Cosa le è preso? In fin dei conti non ho detto nulla di male e lei è sempre stata pronta a rispondere ad una battuta innocente! Non capisco.. Cosa ha potuto scatenare una reazione del genere?”

Gettò l'ultima carota nel canestro ai suoi piedi e si alzò, allacciando le mani dietro la schiena. Si sentiva perplesso e stupito al tempo stesso, incapace di dare una forma alle idee confuse che si susseguivano veloci nella sua mente.

E se Emilia nutrisse qualcosa per Xena?? Ma è assurdo! Hanno trascorso così poco tempo insieme, hanno condiviso così pochi momenti a quanto ne so.....”

Si massaggiò le palpebre e prese a camminare avanti e indietro inquieto, incapace di darsi pace.

Ma in fin dei conti Manlio... con te non è successa la stessa cosa? Anche tu ti sei innamorato di Xena a prima vista. Non hai dovuto parlare con lei o fare alcunchè... il sentimento è sbocciato da solo nel tuo cuore. Perchè per lei dovrebbe essere diverso?”

Il ragazzo scosse la testa, cercando di scacciare via quella vocina che gli sussurrava nelle orecchie una verità alla quale non aveva pensato.

Pensò a Emilia e tentò di riconoscere in lei un cambiamento, un atteggiamento che gli potesse suggerire la verità, ma non ci riuscì. Si guardò nuovamente intorno e la sua attenzione cadde su un vecchio tegame incrinato e con un manico spezzato.


Manlio se ne stava seduto in un angolo, attento a non versare nemmeno una goccia del prezioso vino che stava travasando da un otre a una brocca più piccola che avrebbe dovuto servire quella sera a cena.

Sbuffò per la fatica e per il sudore che gli copriva la fronte “Ma perchè sempre a me? Insomma.. non c'è n'è uno che si offra di travasare il vino al posto mio!! I lavori faticosi capitano tutti a me.. non è giusto!” si lamentò, appoggiando il pesante recipiente a terra e sedendosi a riprendere fiato.

Manlio, smettila di lamentarti e sbrigati piuttosto! Stasera abbiamo ospiti e io non sono pronta!! Emilia per piacere mi passeresti quel tegame? Tra poco il padrone pretenderà la sua cena e senza di quello non posso cucinare!! Sto ancora impastando il pane!!!” aveva urlato Diona concitata, sbattendo le mani imbiancate di farina sulla veste. “Oh dei.. non ce la farò mai!! Emilia!!! Muoviti!!”

Si.. si.. va bene! Sto arrivando!!!” aveva risposto la ragazza, sbuffando, abbandonando la scopa per terra e dirigendosi al mobile poco distante.

E' questo vero?” chiese sollevando il pentolino

Ne vedi altri per caso?” aveva rimbrottato Diona ironica

In quel momento la porta si era spalancata e Xena aveva fatto la sua comparsa: era coperta di polvere e aveva un'espressione corrucciata in viso.

Ma tu guarda... mi tiene tutto il tempo in cella e quando posso uscire cosa mi tocca fare? Pulire le stalle!! Che pezzo di..” ma il rumore assordante che seguì non le aveva permesso di continuare.

Emilia era immobile, lo sguardo perso e la bocca semiaperta, mentre il tegame stava per terra ai suoi piedi.

Ma che cosa combini per gli dei Emilia!!” aveva gridato Diona infuriata

Io... io.. ecco.. deve essermi caduto... io non so come..” aveva balbettato la ragazza,abbassandosi per prenderlo.

Ma Xena l'aveva preceduta, raccogliendo la pentola da terra ed esaminandola accuratamente “Non sgridarla in questo modo Diona.. può capitare a tutti! E guarda.. il tuo prezioso tegame è ancora integro! Certo, è un po' incrinato.. e un manico è praticamente saltato via, ma per il resto è a posto. Tieni Emilia, non farti maltrattare da quella bacucca di Diona”

Io.. io.. grazie...”

Manlio si ridestò dal ricordo stupito.

Era incredibile come un episodio di poco conto come quello fosse in quel momento divenuto così importante. Come aveva fatto a non accorgersene? Era così evidente!

Scosse nuovamente la testa e si sedette sulla panca di legno al centro della stanza, tamburellando nervosamente le dita sulla superficie ruvida del tavolo.

Stette in quella posizione per qualche minuto, finchè lo sfregare della porta sul pavimento non lo costrinse a voltare il viso: Diona era tornata.

Finalmente! Ma dove sei stata tutto questo tempo? Hai parlato con Emilia?”

Diona non rispose, limitandosi ad abbassare il capo.

Manlio si alzò in piedi e le si avvicinò “Ma che ti succede? E' successo qualcosa?”

Lei.. lei.. è innamorata di Xena.”

Quelle parole lo lasciarono senza fiato: dunque i suoi sospetti erano fondati!

Come abbiamo fatto a non accorgerci di nulla? Insomma... come ha fatto ad ingannarci?”

Perchè nemmeno lei riusciva a dare una spiegazione alle sue sensazioni... è stato tutto così nuovo e improvviso che lei stessa ne è rimasta sorpresa... e noi con lei.. Cosa faremo ora? Sa anche di Gabrielle!! E se facesse qualcosa di stupido? Se, accecata dalla rabbia e dalla delusione...”

Cosa può mai fare Diona? E' solo una ragazza delusa e amareggiata.. le passerà” disse Manlio sorridendo “Ha un carattere impetuoso, ma non è cattiva. Certo, scoprire del sentimento di Xena e Gabrielle non è stato piacevole.. Comprendila, è ragionevole che sia sconvolta. Se come dici, ha capito solo ora che cosa le stava accadendo, il suo sogno è durato davvero poco”

Diona scosse la testa “Oh.. come vorrei che le tue parole mi confortassero.. ma non è così.. ho paura, Manlio. Ho paura e non so nemmeno io perchè. Tu non l'hai vista, non hai parlato con lei.. Sembrava un'altra persona, ha cominciato a parlare di denaro, di ricchezza.. era fuori di sé! Mi ha accusato di aver tramato con la padrona contro di lei e di averla tradita!! Oh Manlio.. è stato orribile! Come ha potuto dirmi quelle cose? Io volevo solo fare qualcosa per la mia padrona! E' così sbagliato? Ho voluto donare la felicità a due persone.. perchè lei deve soffrire così? Perchè??”

Le lacrime le scorrevano impetuose sulle guance e un tremito irrefrenabile le scuoteva le membra.

No, no Diona.. calmati.. non è colpa tua! Tu non hai fatto nulla di male. Stai tranquilla, non era Emilia, ma la rabbia a parlare al suo posto! Non accadrà nulla di male, te lo prometto.” le sussurrò Manlio, stringendola a sé.

Diona si abbandonò alla stretta del ragazzo, appoggiando la fronte alla sua spalla.

Ho un brutto presentimento, Manlio...”

Manlio la spinse leggermente, costringendola a guardarlo negli occhi “Cosa mai può succedere Diona? E' solo una ragazza. Vedrai che capirà.. ora sarà arrabbiata con il mondo intero, ma da qui a temerla.. Quante volte si è arrabbiata perchè secondo lei qualche garzone non era abbastanza preso da lei? Ti sei dimenticata? Era capace di non parlare per giorni interi e scattava per un nonnulla! Ricordi tutto quello che è successo quando litigò con Seleuco? E solo perchè lui non le aveva regalato il braccialetto che diceva lei!! Povero ragazzo.. lo piantò in asso senza una spiegazione. Pensa ora! Credi che sia semplice per lei sentirsi attratta da una donna? E' tutto più grande di lei.. E poi.. basta così poco per innamorarsi di Xena..”

Diona lo guardò intensamente “E tu? Tu cosa provi per Xena?”

Manlio sorrise “Io? Ah Diona.. io sono un uomo. Noi uomini prendiamo le cose diversamente da voi donne. Piuttosto che umiliarmi in un sentimento irrealizzabile, preferisco uscire di soppiatto di scena. Xena non potrà mai amarmi, come non potrà mai amare Emilia. Lei è destinata a Gabrielle. Dunque... perchè distruggersi l'anima? Ho rinunziato a lei, ma non credere che io sia triste o arrabbiato. Sono felice per loro, perchè so che anche io sono destinato a qualcuno. E' questo che Emilia deve imparare. Non sempre il sentimento che si prova nei confronti di una persona viene ricambiato.. Il segreto è saper attendere ed essere pazienti. Nessuno è mai solo a questo mondo. Gli uomini sono stati creati per avere qualcuno che li conforti...”

Diona non riuscì a sostenere oltre il suo sguardo e appoggiò la testa al suo petto, ascoltando i battiti tranquilli, ma allo stesso tempo appassionati del giovane.

Dai su.. ora smettila di piangere.. tutto si aggiusterà...” sussurrò Manlio, accarezzandole la testa “Vuoi che parli io con Emilia?”

Diona scosse il capo, rialzando lo sguardo e asciugandosi le lacrime “Lasciala stare. Deve essere lei a capire, hai ragione.. Mi sento più tranquilla, Manlio. Ti ringrazio.”

Il ragazzo sorrise, staccandosi da lei “Oh per così poco! E ho persino tagliato tutte le carote!! A differenza di qualcun altro, io lavoro e sgobbo! Qui invece tra lacrime, strepiti e preoccupazioni... ah... non esistono più le schiave di una volta...”

Che vorresti dire??” domandò Diona, sentendosi punta nell'orgoglio

Io?” domandò Manlio con fare innocente, sollevando le spalle e toccandosi il petto con il pollice “Io proprio niente... Comunque il dovere mi chiama! I miei cavalli hanno bisogno di me!!! E tu hai lasciato qualcosa sul fuoco o sbaglio?”

In quel momento Diona realizzò che aveva completamente dimenticato la zuppa di farro sul fuoco “Per gli dei!! La mia zuppa!!” urlò terrorizzata.

Manlio rise di gusto e aprì la porta, sollevandola appena per evitare che facesse rumore. “Allora io vado.. Mi raccomando Diona.. se hai bisogno di me, sai dove trovarmi. E non preoccuparti! Tutto si aggiusta!”

Diona annuì felice, osservandolo andare via. Sospirò, abbandonando a se stessa la zuppa ormai ridotta ad una pozzanghera scura maleodorante. Quella sensazione di terrore non accennava a diminuire: sentiva il cuore stretto in una morsa di preoccupazione.

Si strofinò le tempie “Sto davvero immaginando tutto? Magari Manlio ha ragione.. è solo un momento di tristezza..”

Sospirò di nuovo al pensiero del ragazzo e si lasciò cadere sulla panca, dove poco prima lui si era seduto “Se solo avessi il coraggio di parlargli,forse finalmente le cose cambierebbero anche per me...”


Domus di Gneo

Il console camminava speditamente lungo il corridoio, insolitamente sicuro e rapido.

Non ballonzolava né ondeggiava, limitandosi a calpestare in silenzio i preziosi mosaici che coprivano il pavimento. Se fosse stato del solito umore, si sarebbe fermato a guardarli: pezzo dopo pezzo, mattoncino su mattoncino. Oramai li conosceva a memoria. Ma quel giorno no... Un'insolita preoccupazione gli stringeva il cuore e gli impediva di essere gioioso e allegro come avrebbe voluto.

L'ombra della partenza incombeva su di lui più che su di ogni altro in quella casa.

Tutti erano contenti e orgogliosi: finalmente il giovane Scipione avrebbe dimostrato il suo valore e il suo coraggio! Di lì a due giorni avrebbe lasciato Roma per recarsi in Magna Grecia, a controllare che ogni cosa fosse al suo posto e che l'Urbe avesse anche la più piccola colonia al suo comando.

Stupidi...” pensò Gneo, varcando l'ennesimo uscio e ritrovandosi nel cortile orientale della casa “Sono tutti così contenti e felici, ma la missione potrebbe rivelarsi più difficile del previsto... me lo sento...”

Finalmente si fermò di fronte ad una pesante porta scura e bussò energicamente.

Avanti!” esclamò una voce dall'interno.

Gneo sospirò ed entrò, cercando di celare la sua preoccupazione dietro uno dei suoi soliti sorrisi.

Nipote!” esclamò giovale “Allora... pronto per la partenza?” domandò, guardando con sufficienza la borsa di cuoio appoggiata ai piedi del letto.

mmm” rispose Scipione senza voltarsi: teneva le braccia sollevate e il gladio tra le mani.

Per gli dei! Che stai facendo con quella spada?” domandò Gneo curioso

Controllo che sia affilata, zio... dovresti saperlo”

Gneo arrossì “Oh beh.. sai com'è nipote.. non che io sia mai stato portato per le arti guerresche.. ero abbastanza scadente come condottiero... sono sempre stato dedito all'eloquenza”

e all'oratoria” lo interruppe Scipione, sollevandosi in piedi “Si zio lo so.. Me l'hai ripetuto tante volte anche quando ero piccolo...”

Gneo sorrise “Ah già.. ti ho riempito la testa di storie sin da quando eri piccino. Te l'ho detto, parlare è la cosa che so fare meglio!”

Il ragazzo annuì, infilando la spada nel fodero “A quanto pare è perfetta. Non si sa mai.. potrebbe sempre essermi utile. Se dovessimo dar credito a miti e leggende, le missioni di pace sono sempre le più pericolose.”

Gneo non rispose, limitandosi ad osservare la stanza quasi del tutto sgombra del nipote.

Vedo che hai già preparato le tue cose.. Ma la partenza è ancora lontana! Perchè tanta fretta?”

Lontana? Ma zio.. se devo partire tra due giorni!! Ah.. sei sempre il solito.. lo sai che non sono abituato a fare le cose all'ultimo secondo. E poi... così mi sarà più facile andare.. So che può sembrare stupido, ma non sono mai stato lontano da questa domus e insomma... la Magna Grecia non è proprio a due passi..”

Gneo sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla “Non preoccuparti, nipote. Andrà tutto bene..” sussurrò “Io mi fido di te e so che anche Roma può...”

Sembrate avere molte aspettative su di me, spero solo di non deludervi...”

Ah! Non lo farai! Sei o non sei mio nipote? A questo proposito.. l'hai mai sentita la storia di quel ragazzo che..”

Si!!! Si!!! Si zio... la so perfettamente! Non c'è bisogno che tu me la ripeti! E' stupenda... la tua migliore storia!” esclamò Scipione, avviandosi verso la porta e aprendola. Fece un passo avanti, ma poi si voltò “Mi mancheranno le tue storie zio..mi mancherà questa casa... mi mancherà Roma...”

Lo so Scipione.. lo so.. e tu mancherai molto a noi.. ma non sarai solo..”

Scipione lo guardò sorpreso “Che intendi dire?”

Decio ti accompagnerà nel tuo viaggio, andrete insieme a controllare che ogni cosa sia al suo posto...”

Quel Decio? Il preferito di Marcello?”

Ahhahaha il preferito.. se ti sentisse Marcello ti percuoterebbe... esatto.. proprio lui.”

Scipione ritornò sui suoi passi, richiudendo la porta alle sue spalle

Che strano.. e quando Decio ha deciso di partecipare?”

Solo stamattina, mio caro. E non è stato lui a decidere.. diciamo che Marcello ha espresso il suo parere sull'argomento” rispose Gneo, sedendosi sul letto.

Insomma lo obbliga a partire... e Decio come l'ha presa?”

Non molto bene in realtà. Marcello non l'aveva nemmeno informato della sua decisione. Ma del resto.. lui è il console, mentre quel povero ragazzo è un semplice soldato. Non che avesse molta scelta..”

Ah zio.. questo è uno dei motivi che mi spingono a partire.. Allontanarmi da tutte queste formali costrizioni! Insomma se Decio non vuole andare via, perchè deve essere costretto? Tu mi hai sempre insegnato che la libertà è la cosa più preziosa che abbia l'uomo, perchè Marcello deve essere così autoritario? Perchè vuole che tutti facciano quello che dice?”

Perchè Marcello ama essere un console, mio caro nipote. Lui non vuole altro che questo: comandare Roma. E' nato per governare e non può sopportare che qualcuno gli disubbidisca. Darebbe ordini anche a me, se potesse! Ma ti assicuro che per lui Decio non è come gli altri. Quel ragazzo non gli è indifferente, l'ho notato dai suoi occhi. E' come un figlio per lui..”

Ah.. bel modo di trattare i figli! Imporgli le cose controvoglia!”

A volte imponiamo le cose anche senza volerlo, lo sai anche tu..” disse Gneo in fretta, puntando lo sguardo in quello di Scipione.

Il ragazzo si sentì punto nell'orgoglio e abbassò il capo “Lo so..”

Bene... credo che sia ora che io me ne vada... sei ancora indaffarato e non voglio farti perdere altro tempo” esclamò Gneo, alzandosi di scatto.

Scipione gli appoggiò una mano sulla spalla “Le ho parlato, zio. Le ho chiesto perdono per quello che ho fatto. Lei ha accettato le mie scuse, ma dice che non vuole vedermi per ora. E' ancora scossa per quello che è successo tra noi... In fin dei conti forse questo viaggio è arrivato al momento giusto.. Mi permetterà di riflettere su tante cose..”

Gneo annuì e prese la mano del nipote nella propria, stringendola appena “Sono orgoglioso di te, Scipione. E lo sarò sempre ricordatelo.”

Scipione annuì “Ora mi fai finire di preparare le cose però zio?”

Oh.. si ma certo! Hahaha scusami.. mi sono lasciato prendere dalla malinconia... a proposito di preparativi... hai preso tutte le tuniche vero?”

Si zio...”

Anche quelle più pesanti? Non si sa mai... E hai preso il mantello? Quello che ti regalai io un po' di tempo fa..”

Si zio..”

Sicuro? Non è detto che in Magna Grecia faccia caldo come dicono... Magari tira vento...”

Si zio sono sicuro..”

Ah bene, bene... e hai preso anche..”

ZIO! BASTA!” sbottò Scipione, interrompendolo “Sono abbastanza grande per sapere quello che devo portarmi no?”

Oh certo, certo.. sai io lo dicevo così per dire.. E non è che hai dimenticato...”

L'occhiata omicida di Scipione lo fece desistere dal continuare.

Va bene.. va bene.. me ne vado.. Ma ricordati di prendere tutti i mantelli!” aggiunse frettolosamente, chiudendosi la porta alle spalle.

Scipione scosse la testa sorridendo, appoggiando la schiena alla parete alle sue spalle “Mi mancherai tanto zio....”


Domus di Marcello, stanza di Gabrielle

Strinse gli occhi e sospirò. La lunga fila di lettere e segni neri che ricoprivano la pagina sembravano ridere della sua impazienza.

Da quando l'alfabeto è diventato così complicato? E' tutta la mattina che ci provo, ma non riesco a cavare un ragno dal buco!”

Sbuffò ancora, attirando l'attenzione della donna alle sue spalle, che passeggiava tranquillamente per la stanza.

C'è qualcosa che non va Xena? Hai trovato qualche parola difficile?”

Non c'è niente di peggio che sentirsi una pecora! Ecco come mi sento, come una pecora! Possibile che non ci riesca? Eppure il greco dovrebbe essere molto più complicato!! A quanto pare no... Maledetto Latino!!” esclamò Xena, arricciando le labbra in un'espressione corrucciata.

Gabrielle rise, scuotendo piano la testa “Su.. su... non essere impaziente, hai appena cominciato. Non si impara a leggere in un giorno, sai? Ci vuole pratica, esercizio, volontà e soprattutto... pazienza. Ma direi che quest'ultimo requisito non fa per te...”

Xena appoggiò il mento sul palmo della mano destra e guardò svogliatamente il foglio “Secondo me io non sono nata per fare queste cose.. insomma.. ti sembro un'intellettuale? Sono una schiava.. dovrei essere ignorante, no? Dove si sono mai visti schiavi acculturati?”

Esistono eccome.. non lo sai che gli schiavi greci sono i precettori più richiesti dai Romani? Sono considerati i migliori! E sai perchè? Perchè la cultura greca è la più antica e la più importante di tutte! Tutti vogliono attingere dalla nostra sapienza, Xena! Dunque impegnati e non lamentarti... Allora.. su.. come si legge questa parola?” domandò Gabrielle paziente, indicando un preciso punto sul foglio.

Xena si raddrizzò e osservò la parola, cercando di concentrarsi.

I-ille... mi.. p-par.. esse... de-deo.. vi-vide..videtur” rispose Xena affannosamente.

Gabrielle sorrise “Bravissima!! Vedi? Ci sei riuscita! Ille mi par esse deo videtur (nota 1). Non era facile... e pensare che solo stamattina hai imparato a leggere le lettere e le vocali! Hai ancora qualche problema con i dittonghi (nota 2), ma effettivamente non credo che..”

Le labbra di Xena sulle sue interruppero quell'irrefrenabile flusso di parole.

Gabrielle si lasciò andare a quel meraviglioso contatto, dimenticando immediatamente ogni singola regola della grammatica latina.

Xena si staccò da lei e le accarezzò la fronte.

E questo cosa significa?” domandò Gabrielle divertita

Questo, mia signora è il mio premio..” rispose Xena impettita.

Premio?”

Certo! Sono passate almeno tre ore da quando abbiamo cominciato.. e non ho mai passato tanto tempo su una sedia a studiare in tutta la mia vita! Io sono una donna d'azione... direi che tanta costanza merita un meraviglioso premio.. e avendo te, come potrei scegliere altro?”

Gabrielle arrossì per il complimento “Oh.. sei la solita.. ti diverti a farmi arrossire!”

Oh per gli dei... mi hai scoperto... ebbene si.. ecco il mio fine...” disse Xena, alzando gli occhi al cielo in un'espressione di finta disperazione.

Non prendermi in giro!” esclamò Gabrielle, dandole un buffetto sulla guancia.

Ah.. mi hai colpito... ebbene.. questo significa guerra!!” disse Xena, avvicinando nuovamente il viso.

Gabrielle le accarezzò piano il collo, distraendola dai suoi intenti e facendole chiudere gli occhi. La ragazza si avvicinò al suo orecchio e morse appena il lobo della mora, che era rimasta immobile a godersi quelle meravigliose coccole.

Tuttavia... se davvero vuoi la guerra...” cominciò sussurrando appena “devi prima fare una cosa...”

Cosa?” domandò Xena impaziente, baciandole a sua volta il collo.

Devi riuscire a prendermi!!” esclamò Gabrielle, sgusciando via dall'abbraccio e correndo via verso la porta della stanza.

Xena rimase per un attimo stordita: riaprì gli occhi e vide Gabrielle allontanarsi.

Non ci posso credere!!! Ma... Vieni subito qua!!” ordinò giocosamente la mora, mettendosi al suo inseguimento.

Con un balzo superò il tavolino, attenta a non far cadere i fogli, e la afferrò il polso destro,impedendole di attraversare la soglia e di uscire.

Ci hai provato eh?” domandò la mora divertita

Si.. volevo vedere cosa succedeva a provocare la Tigre....”

Molto coraggioso da parte tua, ma come vedi.. hai perso.. le tigri non lasciano mai sfuggire le proprie prede..”

Ah.. dunque io sarei una preda?” chiese Gabrielle, girandosi ed appoggiando la schiena allo stipite della porta.

Tu che ne dici?”

In realtà mia cara dall'espressione che avevi poco fa.. direi che è esattamente il contrario..”

Xena rimase senza parole: come faceva quella ragazza a metterla sempre con le spalle al muro?

Ma di cosa stai parlando? Io non avevo proprio nessuna espressione..”

Si, si certo... come no.. e gli asini volano!” esclamò Gabrielle ridendo.

Ma...ah lasciamo perdere! Tanto con te è impossibile! Ti diverti a mettermi con le spalle al muro...” rimbrottò Xena, sbuffando.

Oh su.. non essere arrabbiata.. tu ti diverti a farmi arrossire.. dunque siamo pari..” disse Gabrielle, accarezzandole piano la guancia.

Xena sorrise, perdendosi in quei meravigliosi occhi verdi, che sembravano contenere tutte le foreste del mondo. Si avvicinò ancora e stava per baciarla, quando un rumore molesto interruppe l'atmosfera.

Ops..” esclamò Gabrielle arrossendo e portando una mano sullo stomaco.

Xena la osservò confusa e leggermente indispettita.

Non è colpa mia... ho fame!” si lamentò la biondina “E' da stamattina che non mangio... e io ho sempre fame...”

In effetti hai ragione.. anche io ho fame.. ma che sta combinando quella bacucca di Diona? Come mai non ti ha portato da mangiare?”

Le sue riflessioni furono interrotte da una prorompente risata: Gabrielle era piegata in due e si teneva la pancia “hahahahahaha bacucca hahahaha e cosa vorrebbe dire?” domandò, cercando di contenersi.

Xena la guardò confusa “Ehm.. vuol dire vecchia... più o meno...”

Gabrielle si allontanò dalla porta e si sedette sul letto “Ahahah oh mamma mia... non ridevo così tanto da... non me lo ricordo...” esclamò, asciugandosi le lacrime che le risate avevano provocato.

E comunque ho fame!” ripetè,toccandosi nuovamente lo stomaco.

Xena sospirò “Ho capito.. ho capito.. vado a vedere cosa sta combinando.. torno tra poco con un po' di cibo.. senti, che ne dici di mangiare fuori? C'è un così bel sole..”

Gabrielle si illuminò “Oh Xena.. è un'idea magnifica! Va bene, allora.. ti aspetto alla quercia... non metterci troppo!”

Perchè.. sentiresti la mia mancanza?” domandò Xena, sollevando il sopracciglio sinistro e osservando l'altra avvicinarsi a lei.

Gabrielle le diede un bacio sulla guancia “No.. sentirei la mancanza del cibo!” rispose divertita, correndo via dalla stanza.

Xena rimase immobile per la seconda volta.

L'ha sempre vinta lei!” pensò, sbuffando e dirigendosi senza fretta verso le cucine.


Rifugio di Marcello

Camminava nervosamente avanti e indietro, i passi attutiti dallo spesso strato di polvere che ricopriva il pavimento. Le braccia incrociate dietro la schiena e il viso corrucciato: un rivolo di sudore gli scendeva lungo una tempia, ma non se ne curò.

Si sedette sulla dismessa panca di legno al centro della stanza e si prese la testa tra le mani, scompigliando ancora di più i ribelli riccioli.

Non faceva che pensare a quanto accaduto quella mattina, a come Marcello aveva pianificato ogni cosa lo riguardasse senza la minima esitazione, senza che il pensiero di chiedergli un'opinione o un parere lo sfiorasse.

Come fa? Come fa ad essere così maledettamente egoista? Come può pensare che il mondo giri intorno a lui, ai suoi desideri e ai suoi capricci? Come può comandare tutti a bacchetta? Ci considera come dei cani che abbassano la testa di fronte al padrone per paura del bastone... E in fin dei conti.. che cosa siamo? Nessuno ha mai avuto il coraggio di contraddirlo, di ribellarsi... e chi ci ha provato non ha vissuto a lungo da raccontarlo. Forse è colpa nostra.. è colpa di noi poveri soldati che siamo al suo servizio. E' la nostra obbedienza a renderlo così onnipotente. E pensare che si è preso cura di me, mi ha salvato quando ero solo un povero orfano senza alcun futuro, abbandonato anche dalla sfortuna e dalla disperazione. Se avessi saputo che il mio destino era diventare una sua marionetta, una sua pedina... forse avrei fatto scelte diverse in passato e me ne sarei andato quando ne avevo l'occasione.”

Una voce alle sue spalle lo distrasse dalle sue riflessioni.

Decio... sei qui..” disse Marcello, incrociando le braccia al petto.

Decio non si alzò, né si voltò a guardarlo “Come il padrone ha comandato.” rispose inespressivo.

Decio.. si può sapere perchè reagisci in questo modo? Mi sei sempre stato fedele, non ti sei mai ribellato ad un mio ordine.. Cosa c'è di diverso ora?”

Tu hai gestito la mia vita fino ad oggi, Marcello... Forse è ora che sia io a decidere cosa è più giusto per me stesso. Non voglio essere come gli altri, non voglio essere una tua pedina. Io sono libero e voglio creare il mio destino da solo. Ti ho detto che non voglio partire e non lo farò. Trovati un altro galoppino... io me ne lavo le mani.”

No... no.. tu non sai quello che stai dicendo!” gridò Marcello, staccandosi dal muro e mettendosi di fronte al ragazzo.

Decio notò che aveva una strana espressione: il ghigno strafottente che lo caratterizzava era scomparso, sostituito da uno sguardo nervoso e leggermente.. chi l'avrebbe mai detto.. spaventato.

Tu non puoi abbandonarmi ora Decio... Io sono il tuo comandante.. Vuoi diventare un disertore? E' questo che vuoi? Vuoi addossarti questa onta, che ti perseguiterà per tutta la vita? No.. io non ti ho educato per questo...”

No? E per cosa mi hai educato allora? Per diventare un tuo servo? Per fare tutto quello che comandi senza lamentarmi? Per lasciarti gestire la mia vita, come fanno tutti quei poveretti che stanno al tuo servizio? Pensavo avessi capito che sono diverso dagli altri, Marcello. Io non mi faccio comandare a bacchetta... non più..”

Fece per alzarsi, ma il console gli poggiò entrambe le mani sulle spalle, inchiodandolo alla panca.

Senti.. tu devi ascoltarmi, hai capito? Io ho bisogno che sia tu a partire.. Il viaggio è tutta una montatura... è necessario per il nostro piano! Fabio e Marco sono già lì, aspettano solo te. Loro rapiranno Scipione e tu.. tu dovrai ucciderlo. Pensi che farei fare a qualcun altro una cosa così importante?”

Decio scosse la testa “Non voglio ascoltare... ti ho detto che non voglio partire e non lo farò.. Vai tu! Vai tu ad uccidere Scipione e lasciami stare! Non voglio avere più niente a che fare con te!”

Marcello sospirò, diminuendo la stretta intorno alle spalle del ragazzo. Troppe emozioni si stavano condensando in una sola giornata.

L'offerta di Alti, la rabbia di Decio... si sentiva nervoso ed impaurito come mai nella sua vita e la testa gli pulsava. Avrebbe gridato, avrebbe sfasciato qualunque cosa avesse avuto tra le mani, ma si impose di controllarsi. Chiuse per un attimo gli occhi e cercò di riordinare le idee. Quando li riaprì, Decio lo stava ancora osservando con occhi di sfida, che però sembravano celare lacrime di delusione e frustazione.

Doveva convincerlo a partire: doveva, se voleva ottenere ciò che aveva sempre desiderato... Roma e un figlio al quale lasciare il potere alla sua morte. E chi avrebbe potuto ricoprire quel ruolo se non lui? Quel giovanotto nel fiore degli anni, che aveva raccolto dalla strada tanti anni prima.

Sospirò ancora, prima di riprendere a parlare “Decio... lo so che sei arrabbiato e deluso. Ma non avevo scelta, capisci? Il nostro piano è troppo importante.. e questa è un'occasione che non possiamo lasciarci scappare... Abbiamo poco tempo.. ma se tutto andrà come ho stabilito, allora il potere sarà nostro. Roma sarà nostra...”

E se io non volessi Roma? Eh? Ci hai mai pensato?” ringhiò Decio, divincolandosi dalla presa e alzandosi finalmente in piedi.

Decio... tu sei destinato al potere. E' così.. L'ho visto nei tuoi occhi... sin dal primo momento ho scorto quel fuoco che solo noi consoli abbiamo. Tu desideri il potere quasi quanto lo desidero io. Solo che non ne sei ancora consapevole. Per questo sono così autoritario nei tuoi riguardi... Cerco di indicarti la giusta via...”

La giusta via... certo... ma ti sei mai chiesto se era quella che volevo percorrere?”

Marcello non rispose, limitandosi a massaggiarsi le tempie doloranti

Ecco.. neanche tu riesci a rispondermi.. e sai perchè? Perchè fino a questo momento tu mi hai solo usato.. non hai mai pensato ai miei progetti, ai miei pensieri e desideri. Mi hai trattato come un cane al tuo servizio.. e allora io ti chiedo perchè? Perchè mi hai preso con te, se volevi solo un altro squallido soldato che obbedisse ai tuoi ordini? Perchè hai scelto me?”

Le lacrime ormai scendevano senza freni lungo le sue guance. Non si vergognò di mostrare il risentimento e la delusione che gli scottavano il cuore in quel momento. Marcello doveva capire, doveva sapere cosa aveva causato il suo egoismo.

Sembrò trascorrere un tempo interminabile prima che il console rispondesse.

Perchè appena ti ho visto ho capito che tu sei come me. Noi siamo uguali, Decio.. Sebbene questa idea ti disgusti.. è la verità. Noi abbiamo sempre combattuto nella nostra vita. Siamo stati abbandonati, abbiamo patito la fame, la solitudine, ma non ci siamo mai arresi. Nessuno è riuscito a piegare il nostro animo d'acciaio. E' stato così con me, povero contadino, abituato a mangiare pane raffermo e polvere, che sognava di diventare un grande condottiero... un console.. E' stato così per te, che a soli cinque anni ti sei trovato senza casa e senza famiglia. Forse questo ti ha impedito di lottare? No.. quando ti ho trovato eri un cucciolo selvaggio, pieno di rabbia e rancore verso il mondo e il destino avversi. Volevi vendicarti, volevi ribaltare quella triste sorte che gli dei avevano scritto per te. E non credi di esserci riuscito in parte? Guardati ora!

Sei il mio consigliere, sei uno dei migliori combattenti che Roma conosca! Ti ho forse regalato qualcosa? No.. ti sei guadagnato tutto con i tuoi sforzi e la tua forza di volontà! Perchè vuoi gettare al vento ogni cosa? E' vero.. non mi sono fatto scrupoli, ho deciso la tua imminente partenza senza dirti nulla... Mi dispiace, non credevo che ti avrebbe fatto soffrire tanto. Non volevo ferirti.. credevo che saresti stato orgoglioso di ricevere un compito così importante. Pensavo di farti capire quanto ti considero prezioso e quanto stimo le tue capacità...”

Decio abbassò lo sguardo “Vorrei tanto crederti, Marcello.. ma come posso farlo? Come posso pensare che non sono solo parole perse nel vento? Come posso pensare che non siano lusinghe per costringermi a partire?”

Marcello gli posò una mano sulla spalla “Decio.. sai che io sono autoritario ed egoista, ma sai che non sono un vigliacco, né un imbroglione. Non uso squallidi trucchetti per convincere le persone a fare quello che dico... né lo farei con te. Per piacere... parti.. e dimostra in questo modo di essere il figlio che ho sempre desiderato e non ho mai avuto...”

Un figlio?” domandò Decio senza capire

Marcello annuì “Un figlio.. un figlio al quale il padre chiede di compiere una grande impresa. Un figlio che è pronto a partire, per soddisfare l'orgoglio di suo padre e per ottenere gloria e ricchezza...”

Io... io non so cosa dire..” rispose il ragazzo confuso. Mai aveva visto Marcello così sincero, mai il console si era aperto così tanto con lui. Mai si era sentito così felice ed accettato...

Se è un padre che me lo chiede e non un console, allora partirò.” disse, asciugandosi le lacrime.

E' un padre e un console a chiedertelo. Il piano è semplice...” cominciò Marcello, allontanandosi da lui e mostrandogli una mappa della Magna Grecia appesa alla parete.

Dovrai contattare Fabio e Marco. Loro si travestiranno da coloni e con il tuo aiuto rapiranno Scipione. Appena riceverai il mio ordine, lo ucciderai ed avviserai Gneo con una missiva urgente. Conosco Gneo.. non ama la guerra e le battaglie, ma se succedesse qualcosa al suo adorato Scipione, sarebbe capace di rivoluzionare il mondo intero. Gli spiegherai cosa è accaduto.. Lui penserà immediatamente che i coloni, da sempre ostili nei suoi riguardi, abbiano usato Scipione per iniziare una rivolta. Organizzerà un esercito contro di loro... In quel momento tu, Fabio e Marco aizzerete la popolazione innocente contro di lui. Si sentiranno ingiustamente accusati e vorranno eliminare il console impudente. Noi useremo la loro rabbia, organizzeremo un esercito di coloni e attaccheremo Roma.. Gneo non avrà scampo..”

Decio osservò stupito il console: da uomo sincero e quasi affettuoso si era trasformato nuovamente in una micidiale macchina da guerra. Il ghigno strafottente aveva nuovamente preso il posto dell'espressione nervosa che poco prima gli aveva contornato il viso. Non se ne curò, concentrandosi sull'obiettivo. Ciò che Marcello gli aveva confessato in un momento di estrema debolezza era un tesoro che non doveva essere sprecato.

E tu cosa farai intanto?” domandò il ragazzo, cercando di apparire serio e attento come sempre.

Io rimarrò a Roma e gestirò le cose da qui. Una donna molto potente mi aiuterà.. E' una maga e ci ha offerto il nostro aiuto.. E' rimasta diverso tempo in Grecia, ma ora è ritornata.. il suo aiuto sarà molto prezioso alla nostra causa.

Era alla festa di Scipione..”

Una maga? Stai parlando forse di quella donna misteriosa che ha preso possesso della casa del senatore defunto? Ma... non capisco... a che ci serve una maga?”

Lei è la maga, Decio.. Si chiama Alti...”

Decio non potè non notare il tono carezzevole che aveva assunto la voce del console nel pronunciare il nome della donna.

A sentirti, sembra che tu la conosca molto bene..” azzardò il ragazzo, curioso di osservare la sua reazione.

E' così infatti.. la conosco da quando era una fanciulla e mai avrei pensato che avrebbe potuto essermi così utile...” rispose Marcello, senza riuscire ad impedire che un leggero rossore gli imporporasse le guance.

Eri innamorato di lei?”

Marcello non rispose, allontanandosi dal tavolo e dirigendosi verso l'uscita.

Non distrarti dal tuo obiettivo Decio. Alti ha promesso di aiutarci, ma ogni cosa ha un prezzo.. Se si dimostrerà troppo caro.. allora.. potrei anche decidere di trovare un altro alleato... Ora vado a casa.. Ho un'altra cosa da fare. Studia la mappa alla perfezione e comincia a preparare le cose necessarie per la partenza. Mancano solo due giorni...”

Decio annuì “Lo so...”

Il console si voltò nuovamente e fece per andarsene, ma sulla soglia si fermò

Ti ringrazio... figliolo.” disse e si allontanò senza voltarsi.

Decio si sedette nuovamente sulla panca di legno, mentre altre lacrime salate gli scorrevano lungo le guance.

Non c'è di che... padre”


Domus di Gneo, cucine

Xena aprì silenziosamente la porta e sbirciò all'interno: la grande stanza pareva deserta. Entrò e la prima cosa che la colpì fu un odore forte e intenso, proveniente da una grossa pentola. La mora si avvicinò e constatò che quel puzzolente intruglio marrone era una zuppa di fagioli completamente bruciata.

Ora che ci penso... mentre io e Manlio tagliavamo le carote, Diona stava proprio cucinando una zuppa come questa.. Incredibile.. Diona che brucia la zuppa! Se me l'avessero raccontato..”

Un leggero sospiro alle sue spalle quasi non la fece sobbalzare. Si voltò e vide che la stanza non era deserta come pensava: adagiata alla grande tavola di legno, stava Diona profondamente addormentata. Aveva la testa appoggiata alle braccia, mollemente incrociate sotto il mento, e gli occhi arrossati.

Aveva pianto..

Xena le si avvicinò e le toccò appena la spalla. Non ricevette risposta: doveva essere veramente esausta. Delicatamente la prese in braccio e la distese sul pagliericcio che stava nell'angolo più lontano della stanza.

Ah Diona.. e pensare che mi rimproveri sempre... ma è giusto così.. sei l'anima di questa domus. Non so proprio cosa farebbero senza di te. Hai pianto per qualcuno? Ognuno di noi cela dei segreti e persino tu, che sembri così autoritaria e severa, nascondi delle sofferenze... Spero che le cose si risolvano anche per te...”

In punta di piedi si allontanò e si guardò intorno: lo stomaco aveva cominciato a brontolare. Stava morendo di fame! Un sorriso furbesco le comparve sul viso, quando lo sguardo si posò sul cesto pieno di carote.

Oh caro Manlio.. le hai tagliate tutte! Ti ringrazio!!” sussurrò la mora.

Prese un pezzo di formaggio, due pagnotte e una brocca di vino e le posò delicatamente sulle carote. “Il pranzo è pronto...” pensò soddisfatta e si caricò il cesto sulle spalle, appoggiandolo tra il collo e la spalla.

Attenta a non far cadere niente, lanciò un altro sguardo a Diona per assicurarsi che dormisse. Sorrise al pensiero di quello che le avrebbe fatto se si fosse svegliata in quel momento e l'avesse sorpresa a rubare il cibo della sua preziosa cucina: probabilmente l'avrebbe inseguita per tutta la domus armata di scopa.

Stavolta ti è andata male, bacucca!” esclamò Xena trionfante ed uscì ancora con il sorriso sulle labbra, soddisfatta del suo improbabile successo.


Domus di Gneo, stalle

Lo sbuffo dei cavalli e l'odore del fieno l'avevano sempre tranquillizzata. Era uno dei posti più pacifici di tutta la domus, dove si poteva rimanere seduti a pensare e a riflettere. Non era la prima volta che si ritrovava lì, da sola, a rimuginare sulle sue preoccupazioni. Quante volte aveva sognato ad occhi aperti che qualcuno la venisse a prendere e quante volte aveva desiderato slegare un cavallo e correre via, lontano, verso l'orizzonte.. libera.

Emilia appoggiò le spalle alla fredda parete e si lasciò cadere sulla soffice paglia.

La libertà.. cosa ne sapeva lei della libertà?

In realtà non ci aveva mai riflettuto seriamente, se non quando, presa dallo sconforto dell'adolescenza, si era messa a sognare ad occhi aperti su un suo improbabile destino Non che la trattassero male in quella domus, anzi.. Diona era sempre stata gentile con lei, era come una sorella maggiore, una guida e un esempio di lealtà che ogni buona schiava avrebbe dovuto seguire.. e Gabrielle.. Gabrielle era una padrona modello. Gentile e affabile, a differenza del padrone, irritabile ed egoista.

Non si poteva lamentare dopo tutto, aveva trovato un suo equilibrio.. era felice a suo modo e non desiderava altro. Finchè.. finchè Xena non era apparsa in quella domus, una luce nell'oscurità della sua monotonia. Così diversa da chiunque lei avesse incontrato, uomo e donna che fosse. Così sicura di sé, così ribelle, così bella...

Chi poteva competere con lei? Nessuno...

La prima volta che l'aveva vista, mentre veniva portata in cella dal padrone, era rimasta impressionata dalla sua forza di volontà: a quanto ne sapeva, nessuno aveva mai avuto il coraggio di contraddire apertamente il console e lei, appena arrivata, era riuscita a tenergli testa e quasi ad umiliarlo con il suo coraggio.

Quando l'avevano liberata, aveva avuto modo di incontrarla e di scambiare qualche parola con lei. Si aspettava una persona rude e autoritaria, ma aveva scoperto una persona gentile e attenta ai bisogni altrui.

Indipendente e fiera, era come un animale in gabbia, che osservava le sbarre con la schiuma alla bocca e con occhi di fuoco. Non era fatta per essere una schiava.

Grazie a lei aveva aperto gli occhi e si era svegliata da quella sorta di torpore che aveva contraddistinto la sua esistenza. Quelle piccole cose che prima la facevano stare bene erano diventate ai suoi occhi futili e stupide... Persino i complimenti dei garzoni, che erano linfa vitale per il suo animo vanitoso, erano divenuti scontati e banali. Nulla le interessava e nulla la stupiva..

Solo Xena riusciva ad attirare la sua attenzione..

Quando l'avevano portata nuovamente in carcere, aveva creduto di impazzire. Il giovane Aurelio le aveva raccontato tutto quello che aveva visto: la lite, le frustate e lo scatto di Xena che aveva osato colpire il padrone con un pugno per difendere Gabrielle. Era convinta che Marcello l'avrebbe uccisa: tanta impudenza non poteva che essere punita con la morte.. E invece no.. ancora una volta era riuscita a sopravvivere.. “Xena.. ricordo ancora la gioia che provai quando Manlio mi raccontò che eri rinchiusa in cella... eri intrappolata, ma almeno viva.. mi sentivo su una leggera nuvola... Ero tornata quella di un tempo, allegra e felice.. in quel tempo ancora non riuscivo a dare un nome ai sentimenti che tumultuosi mi scuotevano il cuore... ero così ingenua..finchè quella notte.. finchè quella notte non compresi cosa mi stava realmente accadendo...”


Emilia.. Emilia!” chiamò Diona a gran voce, sbuffando.

La ragazza si riscosse dal suo torpore e la guardò infastidita “Cosa c'è Diona? Stavo cercando di riposarmi un po'!”

Oh scusate principessa... su muoviti e porta questo nelle segrete!” ordinò la donna, porgendole un piatto.

Emilia lo guardò confusa “Ma non è Manlio quello incaricato di portare il cibo a Xena?” domandò, mentre un barlume di speranza le si accendeva nel cuore.

Diona annuì “Infatti, ma stasera non può.. Deve preparare il cavallo del padrone e io sono indaffarata in cucina. Dunque vai..”

La ragazza sorrise e si allontanò velocemente.

Il sole era ormai tramontato e solo una sottile luce rossastra filtrava dalla porta che conduceva alle segrete. Scese le scale silenziosamente, ascoltando il battito del proprio cuore accelerare.

Manlio? Sei tu?” domandò una voce profonda

Deglutendo, Emilia scese l'ultimo gradino e si mostrò alla luce delle torce

No.. sono io..” rispose con un filo di voce.

Ah Emilia! Sei tu! Non ti aspettavo.. solitamente è Manlio a portarmi da mangiare” esclamò Xena,accogliendola con un sorriso.

Ecco... lui.. lui è occupato nelle stalle, Diona è in cucina e quindi hanno mandato me..”

Mi fa piacere. Se c'è una cosa che odio è stare rinchiusa qui dentro. Maledetto sia Marcello! Lo odio!” ringhiò Xena, sollevandosi dal pagliericcio e camminando su e giù nervosamente.

Emilia la osservò e sospirò appena: alla luce delle torce sembrava ancora più alta e maestosa.

Cosa mi porti?” domandò Xena curiosa, svegliandola dal torpore

Oh... ehm.. uova.. olive e.. pane” rispose Emilia confusa, sentendo tutto il sangue confluire nelle guance: era arrossita come una ragazzina alla prima cotta.

Tieni” disse, appoggiando il piatto per terra vicino ad una piccola fessura e rialzandosi immediatamente. “Io vado.. mangia pure con calma..”

Ma come? Già te ne vai? Manlio rimane sempre un po' qui a chiacchierare.. Forse non ti piace la mia compagnia?”

Oh no!” esclamò Emilia vivacemente “E' solo che.. ecco.. noi non abbiamo parlato molto, quindi non so.. insomma... non so cosa dire in questo momento.”

Xena sorrise “Hai ragione, non abbiamo parlato molto, ma sai.. se il nostro caro padrone non fa altro che rinchiudermi qua dentro.... E comunque c'è sempre una prima volta per tutto, potremmo cominciare a parlare adesso, non trovi?”

Emilia annuì e si sedette vicino alla cella, osservandosi le mani strette in grembo.

Mmm non ti facevo così silenziosa.. solitamente sei sempre allegra.. c'è qualcosa che ti preoccupa?”

Emilia non rispose, limitandosi a sollevare le spalle. “Non proprio.. diciamo che ci sono delle giornate in cui mi sento un po' malinconica.. e finchè la giornata non finisce mi sento attanagliata da questa strana inquietudine..”

Capita anche a me, sai?” disse la mora, mordendo un pezzo di pane “E' normale, soprattutto alla tua età.. Mi ricordo che quando ero piccola e mi sentivo triste, mi arrampicavo sempre su un albero vicino casa mia e stavo tutto il giorno a guardare il panorama, finchè mia madre non mi chiamava per la cena.. Ah cosa darei per poter salire di nuovo su quell'albero.. per ascoltare il canto di quegli uccelli, per sentire il vento che mi accarezza la pelle... In questi ultimi anni non ho conosciuto che disperazione e schiavitù.. Io.. che amo la libertà più di qualsiasi altra cosa al mondo.. Tu non hai mai desiderato essere libera, Emilia?”

La domanda sorprese non poco la ragazza, che si morse il labbro inferiore e aggrottò la fronte prima di rispondere “Ecco.. in realtà non ci ho mai riflettuto.. diciamo che per noi che nasciamo schiavi, la libertà è come una chimera, un sogno quasi del tutto irrealizzabile. Non nego di averla desiderata con tutte le mie forze.. a volte, quando mi sentivo veramente sola, avrei inforcato la porta e sarei scappata.. Ma figurati.. noi schiavi non siamo fatti per vivere in libertà, noi siamo nati per servire.. Non oso immaginare quanto sia difficile per te, che sei nata libera, diventare una schiava. Io sono nata in catene.. ma tu.. tu sei stata rinchiusa in una gabbia che non ti appartiene.”

Questa gabbia non appartiene a nessuno Emilia. Questa è la realtà. Nessun uomo ha il diritto di negare la libertà ad un suo simile. Ti sembra che gli animali lo facciano tra di loro? La schiavitù non esiste in natura.. è stato l'uomo a crearla, per soddisfare il suo egoismo e la sua bramosia.. Nessuno nasce schiavo. Tutti gli uomini sono uguali e pertanto nessuno dovrebbe essere schiavo e nessuno dovrebbe essere padrone...”

Emilia la guardò senza parole, mentre il cuore le batteva così forte che sembrava esplodere.

Dove hai imparato a pensare in questo modo?” domandò Emilia senza fiato.

Xena sorrise “Da nessuna parte.. mia madre mi ha sempre insegnato ad amare la vita e la libertà come due tesori inestimabili. Anche tu dovresti farlo Emilia. Sei giovane e bella, non permettere che questa società ti tarpi le ali. Tu hai il diritto di volare via, libera nel cielo del tuo destino. Non permettere a nessuno di impedirti di sognare e di sperare.. è l'unica cosa che ci rende umani...”


Calde lacrime le scendevano lungo le guance, mentre il ricordo si dissolveva.

Quella sera Emilia aveva finalmente compreso cosa fosse la libertà: non una chimera irraggiungibile, ma un obiettivo da inseguire con tutte le forze.

Un sogno destinato ad avverarsi e non ad infrangersi in mille pezzi.

Quella sera Emilia si era innamorata di Xena, quella sera aveva capito cosa le stava sussurrando il cuore dal primo momento in cui l'aveva vista.. quella sera aveva cominciato a sperare che le cose cambiassero anche per lei..

Ma ancora una volta aveva inseguito un miraggio, ancora una volta era stata un'ingenua, una ragazzina sognatrice, che invece di volare era caduta rovinosamente a terra. Il pensiero andò a Gabrielle e nuovamente la rabbia e l'invidia presero possesso di lei.

Se non ci fosse lei... Xena sarebbe mia.. Io.. devo averla.. devo riuscire ad avere Xena.. e nessuno.. nessuno potrà distogliermi dal mio intento..”

Un rumore di passi poco distante la fece sobbalzare: voltò il viso e vide Manlio che si avvicinava fischiettando. I cavalli nitrirono di contentezza e il ragazzo li salutò con un sorriso.

Emilia sospirò e in punta di piedi si allontanò, uscendo dalla porta posteriore.

Non voleva incontrare nessuno... aveva bisogno di riflettere e di pensare: era stufa di attendere e di aspettare che i suoi sogni si avverassero.

E' giunto il momento di aprire le ali e di provare in un modo o nell'altro a raggiungere le stelle.” pensò, mentre uno strano sorriso le incorniciava il volto.


Domus di Alti

Perchè? Perchè il buio mi perseguita? Vorrei poter dormire tranquilla una volta, vorrei poter riposare le mie stanche membra e lenire il dolore che mi accalappia le tempie.. perchè mi torturi?”

Nessuno rispose alla sua domanda, mentre lei vagava confusa nell'oscurità dell'oblio che accompagnava ogni suo inquieto sonno.

Si era addormentata sfinita e senza toccare cibo, a causa del nervosismo, della malinconia e delle rabbia che l'incontro con Marcello aveva provocato.

Si sedette e si prese il volto tra le mani, mentre una sensazione di angoscia le attanagliava lo stomaco. Sapeva che l'altra le avrebbe mostrato qualcosa, qualcosa di doloroso e non voleva concedersi.

Era stanca, stufa e triste: era diventata una marionetta, era schiava del suo stesso potere, era schiava di se stessa e dell'entità malvagia che viveva sopita dentro di lei.

Alti.. Alti.. perchè questi tristi pensieri?” domandò una voce carezzevole.

Lasciami stare!” rispose la donna rabbiosamente, coprendosi le orecchie.

La voce rise maligna “Non puoi non ascoltarmi.. sono dentro di te.. ricordi? Ora non ricominciare a lamentarti.. da quando siamo arrivate a Roma non hai fatto altro che comportarti come una ragazzina.. che fine ha fatto la Alti sicura e fiera che viveva in Grecia? Non credevo che lui avesse così tanto potere su di te..”

Lui non ha alcun potere, così come non ne hai tu..”

La voce rise ancora “Oh su questo ti sbagli mia cara.. sai perfettamente che io posso comandarti a bacchetta.. per questo piangi e strepiti, perchè solo ora comprendi il prezzo del potere. Sei la maga più potente, ma hai un animo così fragile.. ecco perchè io esisto. Mi sembra di averti già chiarito più volte questo concetto. Perchè continui a ribellarti e non sfrutti le mie potenzialità? Voglio offrirti un dono.. anzi.. un'alleata, che potrebbe aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo..”

Alti scosse la testa “Io non ho un obiettivo.. io non voglio Roma! Sei tu che la desideri!”

La Alti malvagia si materializzò davanti ai suoi occhi, una luce opaca in mezzo a quelle fitte tenebre. “Vero.. io desidero Roma e il potere.. ma tu desideri lui..”

Alti abbassò lo sguardo e non rispose.

La persona che voglio usare.. beh.. è utile tanto a me quanto a te. Ti permetterà di riprenderti quello stupido Marcello e mi permetterà di ottenere il potere che tanto bramo..”

Alti rialzò lo sguardo e osservò l'entità incuriosita “Spiegati meglio..”

La Alti malvagia sbuffò “Parole! A che servono le parole quando puoi vedere tu stessa di cosa sto parlando?” e con uno schiocco di dita, scomparve.

Alti si alzò in piedi,mentre intorno a lei il buio si dissipava.

Chiuse gli occhi e cercò di attenuare il senso di nausea che accompagnava ogni visione del futuro. Non li riaprì finchè non percepì il freddo pavimento sotto i piedi.

Ma questa... questa.. è la camera di Marcello..” sussurrò, riconoscendo l'arredamento.

Deglutì nervosamente e cercò di attenuare il senso di fastidio e di nervosismo che provava: e se l'avesse trovato nuovamente con quella donna mascherata? Non pensava di poterlo sopportare ancora... Un basso gemito, proveniente dalla stanza accanto sembrò rispondere ai suoi pensieri. Sospirò e si massaggiò la radice del naso: non voleva andare a vedere, non voleva soffrire.

Perchè ti sei fermata? Non puoi impedirmi di mostrarti ciò che voglio..”

Io.. io..”

Non vedrai quello che temi... perciò sbrigati!” esclamò la voce rabbiosamente.

Alti sospirò e si incamminò verso il tenue bagliore che proveniva dalla porta socchiusa. In punta di piedi entrò nella stanza e si ritrovò di fronte una finestra aperta: era notte fonda e faceva caldo. Un altro gemito e il rumore di un lenzuolo scostato attirarono la sua attenzione. Ancora una volta osservò il letto riccamente decorato e ancora una volta la vide: i capelli neri sciolti e la spalla marchiata, se ne stava seduta sul letto con la testa piegata di lato; non portava una maschera e per la prima volta Alti potè scorgere i suoi lineamenti e il colore dei suo occhi, azzurri come il ghiaccio.

La donna si stese su un fianco, ridendo sommessamente, mentre una mano piccola e pallida le accarezzava il volto.

Confusa,Alti si avvicinò ancora e quello che vide la lasciò senza parole: un'altra donna bellissima, dai lunghi capelli biondi e dagli splendidi occhi verdi,socchiusi in un'espressione felice ed appagata, giaceva tranquilla al fianco della mora.

E' stato stupendo.. è sempre così con te” le sentì dire in un sussurro, mentre l'altra sorrideva soddisfatta “Avevi dubbi forse? Io sono una specialista!”

La biondina le diede un buffetto sul braccio “Davvero? La solita presuntuosa!”

La mora rise ancora e volse lo sguardo verso la finestra. Alti sobbalzò e si mise una mano sul petto: avrebbe urlato se non avesse saputo che la donna non poteva vederla. Quello sguardo d'acciaio la metteva enormemente a disagio.

Devo andare.. tra poco tuo marito sarà qui”

La bionda scosse la testa, aggrappandosi con forza al collo dell'altra “No.. non te ne andare.. Marcello sarà ancora impegnato a divertirsi.. non mi lasciare..”

Quelle parole colpirono Alti come un fulmine.

Lei... lei.. è la moglie di Marcello!” pensò sconvolta, indietreggiando.

Si voltò e si incamminò verso l'uscita: non voleva fare altro che andarsene e scappare via da quella visione. Stava per inforcare la porta, quando notò un'ombra oltre la soglia. Un'altra persona stava spiando le due amanti!

Una ragazza dai lunghi capelli rossi osservava la scena con occhi ardenti, mordendosi le nocche per la rabbia. Frugò un attimo nella tunica e strinse il pugno intorno ad un piccolo oggetto lucente. Alti piegò la testa e si rese conto che si trattava di un lungo pugnale. Vide la ragazza sospirare, e poi spingere delicatamente la porta. La vide entrare e dirigersi verso il letto in punta di piedi, mentre un diabolico sorriso le incorniciava il volto, appena illuminato dalla luce della luna che filtrava dalla finestra.

Alti percepì nuovamente una profonda sensazione di nausea e chiuse gli occhi, mentre la visione spariva, guizzando come la luce di una candela colpita dal soffio del vento.

Udì solo un grido.. un grido prolungato e disperato.


Si svegliò sobbalzando, guardandosi intorno confusa.

Era finita per terra. Si rialzò velocemente e si diresse verso la sua toeletta. Si sciacquò il viso e cercò di riordinare i propri pensieri.

Divertente, non trovi?” domandò ironica una voce alle sue spalle.

Alti si girò e osservò severa l'altra se stessa passeggiare tranquillamente per la stanza

Cosa significa quello che ho visto?”

Esattamente quello che hai visto mia cara.. La moglie del tuo adorato Marcello ha trovato una persona che le interessa.. una schiava, come avrai notato.. La schiava di Marcello.. Xena..”

Alti scosse la testa “Cosa? E quella ragazza che aveva il pugnale.. lei..”

Esatto.. E' un'altra schiava di Marcello: quella ragazza è la nostra arma segreta. Devi avvicinarti a lei ed approfittare della sua rabbia e del suo odio.. Usa il suo desiderio di vendetta a nostro vantaggio e vedrai che ben presto avrai quello che desideri..”

Desiderio di vendetta? Cosa vuoi dire?” domandò Alti confusa.

L'Alti malvagia sollevò le spalle divertita “Ah questo dovrai scoprirlo da sola.. Non sarebbe divertente se ti dicessi ogni cosa.. Ho guardato oltre quello che ti ho permesso di vedere.. ora sta a te. Non vorrai che sia io a fare tutto il lavoro. In fin dei conti sei tu che comandi, no?”

Alti non rispose, ma si alzò in piedi e si diresse al balcone: il sole era ancora alto nel cielo. Doveva essere il primo pomeriggio.

Inspirò profondamente e appoggiò le braccia al parapetto.

Non credo di avere molta scelta... farò quello che mi suggerisci..”

La Alti malvagia le appoggiò una mano sulla spalla “Ora si che ti riconosco.. domani faremo una bella visita al nostro Marcello e avremo modo di studiare meglio la nostra preda... Non perdere di vista l'obiettivo. Se tutto va bene, presto sarà tutto finito ed entrambe avremo ciò che desideriamo.”

E sia.. ma promettimi che quando avrai ciò che vuoi mi lascerai libera..”

Chissà.. potrei anche pensarci mia cara..” sussurrò l'altra, sparendo.

Alti sospirò, mentre percepiva nuovamente il potere dentro di lei.

E' giunto il momento di riprendermi ciò che mi appartiene” pensò, ghignando e chiudendo la finestra alla proprie spalle.


Domus di Marcello, giardini

Non aveva impiegato troppo tempo a trovare la splendida quercia. All'ombra dei suoi grandi rami Gabrielle la attendeva seduta, un sorriso le incorniciava il viso e gli occhi brillavano alla luce del sole.

Ecco a te! Buon appetito! O forse dovrei dire buona merenda visto l'orario...” esclamò Xena felice, posando il cesto a terra.

Non lamentarti.. è tutto quello che sono riuscita a trovare”

E chi si lamenta? Ho talmente fame che mangerei anche l'erba!” rispose Gabrielle, prendendo una carota e cominciando a mordicchiarla.

Ah si? Facciamo una prova...” disse Xena, strappando qualche filo d'erba e avvicinandolo al viso dell'altra.

Gabrielle si allontanò sorridendo “Smettila! Mi fai il solletico!”

E allora? Mi piace sentire la tua risata.. sei molto bella quando ridi..”

La bionda abbassò lo sguardo “Già.. non sei l'unica persona che me lo dice..”

Gabrielle.. che c'è? Ho detto forse qualcosa di sbagliato?” domandò Xena, sollevandole il mento con due dita.

Gabrielle sospirò “No.. non preoccuparti.. è solo che mi hai ricordato mia sorella.. lei diceva sempre che il mio sorriso era il sole di Potidea.. (nota 3)”

Potidea? Tu vivevi a Potidea! Conosco quel villaggio!” esclamò Xena sorpresa

Gabrielle annuì “Quando ho sentito Marcello chiamarti Tigre di Anfipoli, sono rimasta piacevolmente sorpresa. Anche io conosco il tuo villaggio: mio padre c'è andato qualche volta per affari..A saperlo l'avrei accompagnato.. non immaginavo che ci fossero persone così interessanti.”

Potrei dire lo stesso.. a sapere che c'erano delle fanciulle così belle, sarei venuta volentieri a visitare la tua Potidea...” rispose Xena sorridendo.

Non avresti trovato molto.. il nostro villaggio è sempre stato sfortunato.. era un via vai di signori della guerra e condottieri. Certi periodi erano davvero difficili.. Io ero piccola, ma ricordo che quando arrivavano, mia sorella mi nascondeva sempre, per evitare che vedessi la loro crudeltà.”

Xena le accarezzò piano una guancia “Le sei molto affezionata...”

Le ero.. non.. non c'è più..” sussurrò Gabrielle, sentendo gli occhi inumidirsi.

Xena non rispose, limitandosi a stringerla tra le braccia.

Gabrielle si abbandonò all'abbraccio, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. “Eravamo legatissime.. stavamo sempre insieme.. la mia famiglia era come la tua, sai? Era una famiglia speciale.. ci amavamo profondamente. Non eravamo ricchi, ma eravamo felici. Non avevamo bisogno di niente altro..”

Cos'è successo?” chiese Xena, asciugandole le lacrime con l'indice della mano destra.

E' stata uccisa.. da Mandros, un signore della guerra che non era soddisfatto di quello che avevamo da offrire. Aveva preso noi ragazze e voleva scegliere la più bella per portarla via con sé. Io mi offrì volontaria.. non volevo che prendesse le altre.. Lui mi rise in faccia e mi strappò il vestito. “Mostra a tutti come sei brava a compiacermi ragazzina.. e se non mi soddisferai ti ucciderò!”mi disse ridendo. In quel momento mia sorella si ribellò, prese un bastone e lo colpì...”

E' stata molto coraggiosa..”

Gabrielle annuì “Lo so.. ma il suo coraggio.. le è stato fatale.. Mandros la uccise.. di fronte ai miei occhi.. Io non potei fare nulla, se non guardarla morire..”

Non è stata colpa tua.. è stato quel bastardo.. quell'animale..che cosa ha fatto poi?”

Ha mantenuto la sua parola.. mi portò via, ma io non rimasi molto con lui.

Poco tempo dopo incontrammo una legione dei Romani e venni liberata. Mandros morì combattendo così come i suoi uomini..”

Chi comandava quella legione?” domandò Xena

Marcello.. lui mi prese con sé e mi riportò a Potidea.. ma io non trovai più nemmeno i miei genitori. Mia madre era morta di dolore.. le avevano portato via le loro figlie.. i loro tesori più preziosi. Mio padre non aveva resistito.. non gli rimaneva più nessuno.. si era ucciso... Ero rimasta sola.. che potevo fare? Seguii Marcello a Roma.. ed eccomi qua..” Gabrielle si alzò in piedi.

A quanto pare abbiamo entrambe dei tristi ricordi con i quali convivere...” disse Xena, sollevandosi a sua volta e abbracciandola da dietro.

Hai ragione..” rispose Gabrielle, girandosi nell'abbraccio e poggiando la testa al petto della più alta “Tu non mi abbandonerai mai.. vero?”

Xena sorrise “Nemmeno le Furie potranno portarmi via da te...”

Gabrielle le diede un bacio sulla guancia “Grazie..”

La mora scosse la testa e la strinse ancora di più a sé “No.. sono io che devo ringraziarti..”

Gabrielle la guardò incuriosita “E di cosa?” domandò.

Di esistere...” rispose Xena, sfiorandole la fronte in un bacio leggero.


Nota 1: “Ille mi par esse deo videtur”. L'avete riconosciuta? Ebbene si.. è l'ode alla gelosia della nostra cara amica Saffo. Ovviamente tradotta in latino, altrimenti per Xena sarebbe stato sin troppo semplice ihihih. In realtà devo ringraziare Catullo e scusarmi con lui per aver approfittato di lui prima del tempo: al tempo della mia storia, infatti, il poeta latino non era ancora nato. Questo però non mi ha impedito di usare il primo verso del suo Carme 51, che altro non è che una traduzione dell'ode 31 della poetessa greca.


Nota 2: Dittonghi. Una piccola delucidazione per chi non avesse mai studiato il latino: i dittonghi sono l'unione di più vocali. Per esempio “ae”, che in latino si legge come la nostra e! Sono molto frequenti nelle parole del latino classico,sebbene non siano propriamente formati da una vocale asillabica e una sillabica come succede in italiano.


Nota 3: Potidae. Era situato nel sud della Grecia e faceva parte nell'antica regione della Tracia. E' passato alla storia per la famosa battaglia di Potidea, combattuta durante la guerra del Peloponneso nel 432 A.C tra gli ateniesi e le armate alleate di Potidea, Corinto e del re macedone Perdicca II.

  
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