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Autore: itsJay_95    13/07/2012    11 recensioni
«Ho detto no papà. Oh papà, per favore papà, mi piacerebbe lasciarti da solo, ma non riesco a lasciarti. Oh papà, per favore papà, metti la bottiglia giù per l'amore di una figlia » perché nonostante tutto lo amo. Nonostante le sberle, le brutte parole, le accuse, le minacce io lo amo. L'ho sempre amato, lo amerò sempre.
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Don't you rememeber? I'm your baby girl.






Non ce la faccio. Non ce la faccio più a sopportare tutto questo.
Ogni sera è la stessa identica storia.
Sono stanca.
Vorrei poter andare a dormire tranquillamente, ma so che se non vado io in quel locale, non ci andrà nessun altro. Se ne fregano tutti di lui. Ma io non posso essere passiva davanti a tutto questo. Io voglio aiutarlo.
Mi sfilo le coperte di dosso ed infilo le ciabatte ai piedi.
Non mi importa se indosso un banale pigiama con animaletti sopra.
Non mi importa se ho diciannove anni e potrei essere stuprata, devo trovare mio padre.
Nonostante siamo in estate c'è un leggero venticello e mi pento del fatto di non aver almeno indossato un pantalone lungo togliendo questi corti che mostrano le mie imperfette gambe.
Passo dopo passo, incrocio dopo incrocio, sguardo maniaco dopo sguardo maniaco arrivo al locale che frequenta sempre mio padre. Ormai il bodyguard mi conosce, è da quattro anni che lo vengo a recuperare qui ogni sera alla stessa ora.
Mi fa entrare sorridendomi tristemente e cerco di essere indifferente ai suoi sguardi malinconici. Sono già troppo triste di mio. Come sempre.
Mi avvicino al bancone e fisso il barista che mi guarda quasi dispiaciuto.
Quasi però, perché alla fine è lui quel bastardo che dà da bere a mio padre.
«Demi ho provato a non servirgli da bere, ma si è arrabbiato...»
«Non mi interessano le tue cazzate Josh. Lo fai perché ti paga. Altrimenti non l'avresti fatto.» sbotto e lui non osa ribattere, sa che ho ragione e ripetermi sempre la solita ed inutile frase ogni sera non serve a nulla.
Picchietto la mano sulla spalla di mio padre e lui si volta a guardarmi. Sbuffa e si volta dalla parte opposta nuovamente.
«Papà.» lo richiamo.
«Sei venuta di nuovo a rompere i coglioni.» non è una domanda. È una delle sue solite affermazioni che mi fanno rabbrividire.
«Papà andiamo a casa. È tardi.»
«Nessuno ti ha chiesto di venire qui. Puttana.» deglutisco e lo tiro per un braccio.
«La mamma è in ansia. Andiamo a casa papà.»
«E perché non è venuta lei? Quella è quasi più puttana di te!» sbotta di nuovo.
Ho le lacrime agli occhi, ma ci sono abituata, a casa avrò il modo di sfogarmi. Gli sorrido.
«Dai andiamo a casa. Facciamo una partita a poker. Papà dai.» finalmente lui si alza dallo sgabello e lo porto fuori. Lo porto fuori dal locale e spero che non ci torni più anche se so che lo farà nuovamente.
Saluto David, il bodyguard, e mi avvio verso casa con mio padre sotto braccio.
«Papà...posso chiederti di smetterla di venire qui?»
«E tu puttanella da quattro soldi, puoi smetterla di rompermi i coglioni?» deglutisco l'ennesimo insulto e continuo a camminare ripercorrendo la strada che feci poco fa.
Arriviamo a casa e chiudo la porta a chiave assicurandomi così che lui non possa uscire nuovamente.
«Papà...io vado a dormire...se hai bisogno...»
«Smettila di fare la puttana!» esclama sbattendo un pugno sul tavolo. Sobbalzo spaventata. Oh no. Ti prego.
Signore fa' che non sia una di quelle volte che si arrabbia come quando avevo quattro anni. Ti prego.
«La devi smettere di fare la buona samaritana Demi! Nessuno ti ha chiesto nulla!» rimango immobile di fronte a lui. Sono terrorizzata. Sta urlandomi addosso e nessuno viene a fare niente per aiutarmi. Nemmeno mia mamma.
Lui apre il frigorifero e trova la bottiglia di vino che mamma usa per cucinare. Sarà piena per soli due centimetri e quando finisce di scolarsela si arrabbia ancora di più.
«Bene! È finito anche il vino! Puttane! Siete solo delle puttane!» sbatte con violenza la bottiglia al tavolo frantumandola e io trattengo un urlo vedendo che in mano trattiene il collo della bottiglia e lo agita nella mia direzione.
Mi accascio al suolo incominciando a singhiozzare. Ti prego, non di nuovo. Supplico qualcuno che probabilmente ora ha di meglio da fare. Mi sento così vulnerabile, sono così spaventata.
So che piangendo lo faccio solo incazzare di più, ma non posso fare altro.
«Papà..ti prego..» lo supplico ma non servirà ad altro che a farlo incazzare di più.
«Cosa preghi tu? Puttana che non sei altro. Non capisci che è per colpa tua se mi riduco così ogni sera? Non capisci che per me sei solo una sventura?» e ora no. Ora non riesco proprio al trattenermi dal piangere. Ora le mie lacrime stanno solcando le mie guance e mi bagnano il viso facendomi sembrare ancora più impaurita di quello che vorrei sembrare.
«Sei solo un errore!» urla lanciandomi addosso un panino vecchio di qualche giorno. Mi ha beccata in testa ma il dolore è sopportabile.
«Non ricordi che sono la tua piccolina? Come hai potuto lasciarmi fuori dal tuo modo? Hai mentito alla tua carne e al tuo sangue. Non ricordi che sono la tua piccolina?» singhiozzo nascondendo il viso con le braccia, prima che lui possa lanciarmi qualcos'altro. Ma lui sembra incurante delle mie parole. Sembra incurante delle mie lacrime e si avvicina pericolosamente al mio viso. Sento la puzza d'alcol pervadermi e mi viene quasi il voltastomaco ma devo rimanere concentrata con gli occhi fissi nei suoi mentre continuo a piangere. Dov'è finito mio padre? Dov'è finito quell'uomo, che quand'ero piccola, avrei voluto sposare? Dov'è quell'uomo che avrebbe voluto proteggermi da tutto e tutti?
Nei suoi occhi c'è solo rabbia.
Alza la mano e so cosa sta per fare. Non mi tirerò indietro. Anche se sono stufa delle sue mani addosso.
Uno schiaffo. Il rumore dello schiaffo riecheggia nella stanza e mi sento la guancia andare a fuoco. Mi ha fatto male. Mi ha beccato anche parte dell'occhio. Non riesco a piangere. Le lacrime escono solo dall'occhio che non mi ha toccato. Non riesco nemmeno a riaprirlo l'occhio. Lo sento pulsare. Si sta gonfiando, ci scommetto. Lo fisso senza proferire parola.
«Vai a dormire.» alita rialzandosi «E non provare mai più a parlarmi con quel torno puttana. Non provare mai più a venirmi a prendere. Cresci Demetria. Fatti una fottuta vita e lascia stare la mia.» si avvicina al lavabo e si sciacqua la mano. Rimango immobile a fissarlo.
È davvero lui mio padre?
«No.» sussurro.
«Come scusa?» ok, mi ha sentita. Lui afferra una bottiglia di vino bianco che ha appena trovato nella credenza e la stappa.
«Ho detto no papà. Oh papà, per favore papà, mi piacerebbe lasciarti da solo, ma non riesco a lasciarti. Oh papà, per favore papà, metti la bottiglia giù per l'amore di una figlia » perché nonostante tutto lo amo. Nonostante le sberle, le brutte parole, le accuse, le minacce io lo amo. L'ho sempre amato, lo amerò sempre.
Ma lui non mi ascolta e inizia a bere dalla bottiglia, come se il suo contenuto fosse acqua.
Mi alzo da terra e mi avvicino a lui. Incurante del fatto che possa picchiarmi un'altra volta. Incurante del suo stato.
Gli afferro la bottiglia e la svuoto nel lavabo. «Sei una puttana Demetria! Hai buttato trenta dollari nel lavabo!» sollevo le spalle.
«Non ti è mai importato dei soldi... sei incazzato perché ho buttato via il tu vino. Ti prego papà smettila.» e un'altra lacrima solca il mio viso. Non ce la faccio più.«Smettila di dirmi quello che devo fare! Sei una puttana immatura! Non hai il permesso per dirmi certe cose!» solleva di nuoco la mano e mi lascia un'altra sberla nello stesso punto
della precedente.

Sospiro trattenendo le lacrime.
«Hai un cuore incavato, ma è grande nel tuo petto, ho provato così tanto a trovarlo ma non ci sono speranze, sei senza speranze.» sospiro nuovamente allontanandomi da lui.
E quando sono sulla soglia della cucina mi volto a fissarlo. Si è seduto su una sedia e appoggia i gomiti sul tavolo tenendosi stretta la testa.
«Ti voglio bene.» sussurro dirigendomi verso la mia camera.
So che gli vorrò per sempre bene anche se lui continuerà a trattarmi male.
È più forte di me. Non riesco a non volergli bene.
Se non gli volessi bene non andrei a recuperarlo a quel locale ogni sera.
Fisso l'orologio: sono le tre del mattino. Sospiro.
Domani si ripeterà la stessa scena...spero solo di ricevere meno botte.









#BUONSALVE
Eccomi con una one shot sul mio idolo, Demi Lovato.
Ammetto che mi fa male, malissimo vederla o meglio immaginarla, in questo stato. Ma oggi la cancone "For the love of a daughter" mi perseguitava e ancora ce l'ho in testa e così...
Ecco come è nata questa cacca di one shot.
Dio sto piangendo.
Spero davvero che vi piaccia, spero di non aver fatto una cosa banale e scontata.
Spero anche che siccome è una Song Fic i pezzi della canzone non siano stati tradotti male da me e che non siano stati inseriti male nella storia.
Spero davvero davvero davvero davvero davvero che vi piaccia.
Mi dileguo.
Mi lasciate una recensione? Mi farebbe tanto tanto tanto piacere.
Tanto amore, Manu.





 

   
 
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