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Autore: Sonia_0911    13/07/2012    0 recensioni
Katrina vive nel suo tranquillo paesino.
Lei non è come gli altri. Lei sa di essere diversa, tutti non fanno che dirle questo da sempre.
Tuttavia, cosa accadrebbe se finalmente cambiasse qualcosa? Cosa ne sarebbe di lei? Come cambierebbe la persona che crede di essere?
Prima storia che mi accingo a pubblicare, scritta diverso tempo fa.
Chi è curioso, mi segua, per scoprire Katrina ed il suo mondo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO

– Katrina Mac Terlow -

Stranamente, era una calda giornata d’agosto, Katrina Mac Terlow, così si chiama la nostra protagonista, osservava diffidente le scure e sporadiche nuvolette sopra casa sua, un’amabile casetta ricoperta di edera su tutta la fiancata destra e con un delizioso giardino molto ben curato in cui si potevano trovare fiori di ogni tipo, dalle roselline, bianche e azzurre, alle piccole margherite, gialle e rosse, dai delicati gigli alle bellissime azalee, ma la parte più graziosa di quel giardino era la minuscola serra che si trovava sul retro, lì, sua madre, Elen Kniwitt, teneva tutti i fiori più particolari e misteriosi che a Katrina piacevano tanto; li aveva sempre trovati affascinanti, per questo durante i lenti e noiosi pomeriggi passava spesso ore a guardarli, annusarli e a disegnarli, già perché quello che la nostra ragazza adorava fare di più era disegnare, le piaceva riportare forme e colori sul suo libricino rosso che portava sempre con sé, e che nessuno, a parte sua madre, aveva mai visto.
 
Sua madre Elen era una giovane e bella donna non molto alta, con dei lunghi capelli di colore nero corvino raccolti a crocchia sul retro del capo e con degli occhi azzurro mare che infondevano pace e tranquillità a chiunque li guardasse.

Quel giorno i pensieri di Katrina guardando fuori dalla finestra della sua camera, ritagliata in un solaio e di un bellissimo color cielo, erano annoiati e tristi, perché, anche se fuori splendeva il sole, di tanto in tanto oscurato da qualche nuvoletta, lei pensava  infelice  “Per domani si prevede pioggia … così dicono in paese, tanto per me sarà un'altra estate tale e quale alle altre …” non sapeva ancora quanto si stesse sbagliando.
 
Il giorno dopo quel caldo soffocante, come previsto dagli abitanti, pioveva, tuttavia a Katrina non importava molto, anzi, la pioggia le era sempre piaciuta in modo particolare, la trovava affascinante e riposante. Così, contraria alle raccomandazioni di sua madre, uscì di casa.
Passeggiava per la sua amata, nonché bagnata, cittadina della costa irlandese con passi lenti, camminava guardandosi intorno, assaporando l’aria e la leggera pioggia che cadeva sul suo ombrello blu cobalto. Camminava guardandosi nelle vetrine dei piccoli negozi. Vedeva una ragazza di sedici anni, alta un metro e sessantotto, con i capelli ricci e non troppo lunghi color rosso fuoco, distinti dalla solita ciocca bruna che, da quanto ricordasse aveva sempre avuto, con quegli occhi verdi smeraldo che tuttavia diventavano anche grigi e azzurri a seconda del tempo, insomma una ragazza del tutto normale… eppure gli altri ragazzi la ritenevano strana, solo perché qualche volta era riuscita a scrivere in una lingua che solo lei comprendeva senza sapere come.
Era successo all’incirca quando aveva sette anni la maestra le aveva chiesto di scrivere folletto alla lavagna, lei lo scrisse solo che senza rendersene conto cambiò le lettere, e al posto del solito alfabeto usò segni che nessuno comprendeva, la maestra la rimproverò e le disse di scrivere di nuovo la parola senza prendere in giro e usando la “lingua civile”, ma, per quanto insistesse, Katrina non ci riusciva, poiché lei vedeva in quegli strani segni la parola folletto. Da quel momento tutti la considerarono “una da cui tenersi alla larga” e non la degnarono più di alcuna attenzione. Mentre questi tristi pensieri le riaffioravano nella mente, non si accorse che nell’ombra di un vicolo, non molto lontano da lei, c’era qualcuno che la osservava, qualcuno a conoscenza di cose della sua vita a lei oscure, ma che molto presto avrebbe scoperto.
Dopo un po’ che rimuginava questi pensieri Katrina, arrivò davanti al Tea And Books, il negozio più adorabile di tutta la città, dove era solita fermarsi ogni volta che ne aveva voglia, cioè sempre e anche quel giorno non fece eccezione. Entrò nel negozio facendo muovere in campanello a forma di rosa appeso alla porta, appena entrata, come al solito, la investì un buon odore di libri antichi e biscotti alle more, il profumo più buono del mondo. Il negozio era stato ricavato in una piccola casetta, all’interno c’erano scaffali e scaffali pieni di libri che ogni persona poteva prendere e leggere a proprio piacimento mentre sorseggiava del tè e mangiava i favolosi biscotti alle more della signora Rose Mac Morson, una donna un po’ paffutella ma molto simpatica e scattante, con dei grandi occhi color nocciola ed i capelli di un castano dorato che a Katrina era sempre piaciuto. La signora Rose oltre a essere l’unica amica di Katrina, era anche la proprietaria del negozio, nonché del Tea And Biscuits Shop che stava lì a fianco. Dopo essersi tolta il cappotto color malva e aver depositato l’ombrello vicino all’uscio, Katrina corse a salutare la sua unica amica trovandola impegnata ad impastare. Dopo un lungo ridente abbraccio cominciarono a chiacchierare un po’.
“Però hai visto quanto caldo ha fatto ieri, cose da matti…non aveva mai fatto così caldo da queste parti, è stata una cosa….inaspettata, nessuno sapeva che fare” Katrina che aveva cominciato a dare una mano a Rose rispose “Sì, ho sentito il caldo, tuttavia non ho l’ho trovato strano…alla fin fine anch’io lo sono, è da quando avevo sette anni che me lo sento dire…ormai niente per me è più così bizzarro come tu sostieni” Rose sospirò, nonostante quello che dicevano tutti Katrina era una ragazza d’oro e non perse l’occasione di ricordarglielo “Sai, Katrina, dovresti smettere di pensare a quella vecchia storia, ormai quasi tutti l’hanno dimenticata…io…so che tu sei dolce, generosa, gentile e buona, ma perché non cerchi di mostrarlo anche agli altri?” “mi piacerebbe molto Rose, ma ogni volta che provo ad avvicinarmi a qualcuno quello o mi ignora o mi evita andando via con una scusa qualunque…-Oh!Scusa devo andare a prendere le more nel bosco- oppure -Mi dispiace ma c’è mia madre ad aspettarmi devo fare presto!- è sempre tutta una scusa ed io sono stanca, è troppo chiedere qualcuno che mi sappia apprezzare nonostante la mia “stranezza”?” “Oh! Certo che no cara!” disse Rose stringendola poi in un abbraccio delicato, e profumato di more, contro di sé.

Il pomeriggio della giovane sedicenne passò così, tra chiacchiere, biscotti e libri, come un qualsiasi pomeriggio della sua esistenza, ancora non sapeva che presto la sua vita sarebbe cambiata, diventando per lei magica ed avventurosa.
Sulla strada del ritorno la giovane si soffermò a guardare la piccola radura affiancata alla cittadina, pensando che presto ci sarebbe dovuta andare per fare una delle sue “escursioni pittoriche”, cioè lunghe passeggiate durante le quali si soffermava a disegnare quello che riteneva più bello e coinvolgente, ed è giusto precisare che di solito i suoi disegni erano veri capolavori.        
Quando arrivò a casa andò a salutare sua madre e le raccontò il suo pomeriggio, anche se il racconto era, all’incirca, sempre lo stesso d’ogni altro giorno. Finito il racconto aiutò Elen con la cena e le disse “Mamma, domani mi piacerebbe molto andare a fare una delle mie gite pittoriche, se per te va bene…” la madre rispose con voce dolce e stanca “Tesoro, lo sai che di solito ti lascio andare volentieri, ma domani dovresti recarti al mercato con me, sai mi serve un aiuto per portare a casa le cose comprate, per cortesia potresti rimandare?” “Certo mamma, lo sai che se ti serve una mano io sono qui, in più mi fa piacere venire al mercato con te, sai è un posto molto invitante per disegnare ci sono così tante cose e persone” rispose Katrina con rinnovata gioia per la bella esperienza del giorno seguente; Elen guardò Katrina con profonda tenerezza, perché nonostante non lo desse a vedere, il fatto di non avere amiche o di non avere un ragazzo come ogni altra fanciulla della sua età la rendeva infelice e insicura, così senza pensarci sua madre la strinse a se e le diede un sonoro bacio sulla guancia. Quella sera mangiarono zuppa di verdure alla Elen, con un po’ di pane, il tutto accompagnato dall’acqua fresca presa dal pozzo in giardino da Katrina ogni mattina, con tanta fatica. Dopo la cena la ragazza si coricò pensando alla giornata seguente, alla luna, alla pioggia e agli strani segni che l’avevano resa un’emarginata.

Il giorno dopo le nuvole coprivano la tranquilla cittadina di Flowertown, la piccola cittadina dei fiori, chiamata così per le distese di fiori che la circondavano a sud.

Katrina dopo una veloce e assonnata colazione uscì con sua madre per andare al mercato come da programma. In poco tempo ci arrivarono e cominciarono a comprare quello di cui avevano bisogno, finché ad un tratto l’attenzione della giovane si soffermò su un banchetto seminascosto dagli altri, la ragazza incuriosita si avvicinò e cominciò ad osservarlo.
Sopra il banchetto era steso un telo rosso sbiadito, sulla quale erano disposti un mucchio di oggetti, la cui maggioranza proveniva sicuramente da lì vicino poiché Kat l’aveva vista anche su altri banchi, tuttavia ce n’erano altri di molto bizzarri, alcuni addirittura a lei sconosciuti. D’un tratto, mentre lei osservava la merce, dal nulla sbucò lo strano proprietario della bancarella.
Era un signore abbastanza anziano con una piccola ma ben tenuta barba bianca, aveva degli occhi piccoli e dall’aria saggia, di un colore ceruleo, in quanto ai capelli erano bianchi più della neve, anch’essi corti e ben curati. Era vestito con un paio di calzoni marrone scuro, una camicia verde pistacchio, e con un gilet ed una coppola dello stesso colore dei calzoni, in fine sul naso portava dei piccoli occhiali da vista con una stretta montatura verde stagno.
Katrina appena lo vide sobbalzò per lo spavento poi ancora timorosa gli chiese “Questi oggetti li avete trovati tutti voi?” il vecchietto replicò misterioso “Sì, certo, provengono quasi tutti da posti sconosciuti alla maggior parte degli uomini, prendi questo ad esempio è un bellissimo esemplare di porta pinoli del Mar Baltico” la ragazza fissò l’oggetto affascinata e lo copiò sul libricino con una precisione che lasciò l’uomo stupefatto, tanto da dirle “Ragazza, tu possiedi un dono particolare, per te ci vuole qualcosa di più pregiato di un semplice porta pinoli….aspetta qui un attimo….” L’uomo scomparve dietro il banchetto e ricomparve poco dopo con due oggetti la cui bellezza colpì subito Katrina che sospinta dalla curiosità chiese “Che cosa sono? A cosa servono?” “Sono due oggetti magici e preziosi, che ti accompagneranno in tutte le tue difficoltà future, questa è la matita più preziosa e speciale di tutto il mondo, ha la capacità di riportare qualunque cosa tu decida con la massima precisione e con gli stessi identici colori che tu ti figuri nella mente, e non è tutto, questa matita ti può aiutare anche a tradurre lingue a te sconosciute e dulcis in fundo riesce a scrivere su qualunque superficie, ecco….” Così facendo le diede in mano il primo oggetto, ora in mano stringeva un tubetto fatto di madreperla dal quale sbucava la punta bianca di quella che come aveva detto il vecchio era una matita, Katrina scettica continuò a rigirare l’oggetto nelle mani e, anche se non credeva a quello che le aveva detto l’uomo decise di dargli filo e continuare chiedendogli “E questa fantastica penna da dove viene?” “Quella mia cara …?” “Katrina Mac Terlow” rispose pronta Kat “Quella mia cara Katrina viene da un regno magico e nascosto che non potrà mai essere segnato su nessuna mappa, poiché è un regno che solo pochi eletti conoscono e che una volta scoperto ti costringe con la sua bellezza e la sua magicità a non parlarne a nessuno, così che non possa mai essere distrutto o rovinato … so che può sembrare strano ma sai, anche quella magica matita ha un nome … si chiama Acquamarin tuttavia per semplificarlo tutti la chiamano Marin” Katrina sentendo la parola strano sentì una molla scattarle dentro e cominciò a credere pian piano alle cose dette da quell’anziano tanto misterioso, anche se ovviamente le risultava difficile e per quanto si sforzasse rimaneva comunque molto scettica nel credere in cose che aveva sempre giudicato impossibili; tuttavia l’anziano non si diede per vinto e cominciò a illustrarle il secondo importante oggetto che teneva in mano “Mia cara Katrina, lasciati spiegare cos’è quest’altro oggetto nella mia mano” Katrina ridestò la sua attenzione e la puntò sull’uomo “Questo ciondolo è un oggetto magico molto potente, il vetro che sta nel mezzo del piccolo pendaglio cambia forma adattandosi a quello di cui tu hai bisogno e colore, a seconda di quello che dovrà succedere, ad esempio se ti serve una bussola lui si tramuterà in essa, oppure se sarai in pericolo comparirà del fumo di un certo colore nel pendaglio che ti avvertirà, e a seconda di quanto il pericolo è grave il fumo varierà dal grigio al nero …” Così dicendo le porse il ciondolo che Katrina prese svelta, poiché era l’oggetto più raffinato da lei mai visto fino a quel momento, se lo rimirò nelle mani, e mentre lo guardava l’anziano signore aggiunse “il ciondolo da te stretto si chiama Aureum e ti sarà sempre utile, come ti ho detto prima …” .
La ragazzina fissò estasiata quegli oggetti meravigliosi, tuttavia le venne alla mente una domanda che la sconfortò molto, e quasi con timore domandò “Ma….quanto costano questi oggetti?” il signore la fissò prima con stupore poi con tenerezza e le rispose  “Nulla cara, per una ragazzina speciale come te questi sono dei regali, e ti dirò un'altra cosa, per quanto io ti guardi in te vedo coraggio, saggezza e dolcezza e non stranezza o pazzia come mormorano tutti” Katrina lo guardò meravigliata sia per il prezioso regalo sia per le confortanti parole e fece per ringraziarlo “Oh! Signor…….oh, mi scusi come si chiama?” “Mi chiamo Alf, Alf Rolander” rispose l’altro “Oh! Signor Rolander come potrò mai sdebitarmi, i suoi regali sono stupendi e le sue parole sono un toccasana per me!” e così dicendo andò dall’altra parte del banchetto e abbracciò il signor Rolander con tutta la forza della speranza. Alf guardò la ragazza commosso e staccatala da se, le diede alcune raccomandazioni molto serie da tenere a mente in ogni caso “Ora ascoltami bene, dovrai seguire tutte queste raccomandazioni alla lettera: primo, non parlare mai a nessuno delle cose che ti ho dato, né di me, potrai parlarne solo con delle persone che sapranno rispondere a questo quesito “Chi è il saggio del bosco che da molto tempo nessuno vede ma che sa tutto e compare quando serve?” la risposta è Feldér Orag, poiché, stanne certa, di colui che risponderà correttamente ti potrai fidare ciecamente; secondo, usa gli oggetti ogni qualvolta lo ritieni necessario, ma dopo averli usati ringraziali con gentilezza; terzo, fidati solo di quello che ti dicono cuore e testa il resto non conta per quanto pericoloso possa sembrare.” Finito di raccomandarla, da lontano Katrina sentì sua madre chiamarla e così a malincuore, ringraziando ancora il Signor Rolander tornò da sua madre prima di farla preoccupare.

L’uomo guardò Katrina allontanarsi da sé e tornare dalla madre, e mentre la guardava indietreggiava, tornando così nell’ombra, dove l’aveva spiata per tutto il tempo, sapendo con certezza che un giorno l’avrebbe rincontrata e che quel giorno sarebbe giunto molto presto.

La ragazza arrivò trafelata da sua madre che la rimproverò per essersi allontanata così da lei, dopo di che le diede una borsa di spesa da portare a casa, perché dopotutto era andata là per quello, per aiutare sua madre e così tornarono a casa. Mentre camminava Katrina ripensava agli avvenimenti della mattinata, era molto tentata di dire tutto a sua madre e a Rose, ma il signor Rolander era stato esplicito e lei non si sentiva di disubbidire a quelle raccomandazioni dettate dalla saggezza dell’uomo. Arrivata a casa, sistemò le cose comprate da sua madre e poi con una scusa corse nella sua camera per ammirare i deliziosi oggetti regalatigli dal misterioso Alf. Rimirò più volte il bellissimo ciondolo, notando cose sfuggitele prima, ad esempio sull’attaccatura tra la catenina e il pendaglio era raffigurata una splendida rosa che, con la luce del sole sembrava risplendere di un rosso carminio così acceso da lasciare a bocca aperta, in più notò una particolare decorazione sull’ovale dorato e intrecciato circondante lo specchietto, erano come dei segni….gli stessi segni raffigurati da lei senza sapere come tante e tante volte! Possibile che fosse vero??Ma la cosa più stupefacente doveva ancora arrivare, poiché leggendo quei simboli era riuscita a tradurli in una parola umana e cioè Aureum il nome del ciondolo! Mentre la ragazza rimuginava su come poteva aver fatto, sua madre la chiamò e lei abbandonando le sue riflessioni, indossò il ciondolo, nascondendolo sotto la camicetta bianca che portava con il vestito lilla e le delicate scarpette nere (scarpette, sì, poiché portava un trentasei il suo aggraziato piedino…), mentre Marin la nascose nel suo unico rifugio segreto della camera, un piccolo buco nella parete appena sotto il suo letto, dopo di che scese da sua madre e le chiese “Cosa c’è mamma? Devo fare qualcosa per te?” “Sì” rispose la donna “Dovresti andare a comprare per me un pacchetto dei biscotti alle more della signora Rose, per piacere…e….ah, dovresti prendere anche del tè al ginepro e alla menta selvatica” Katrina annuì dimostrando di essere felice perché voleva proprio andare da Rose, ma in cuor suo era triste perché non avrebbe potuto continuare la scoperta dei misteri di Marin e Aureum.

Katrina uscì di casa, ma durante la sua passeggiata fino al negozio di Rose non fece che pensare a come aveva fatto a tradurre quei segni…… “Mi è successo di nuovo” pensò “Sono riuscita a capirli, stavolta li ho tradotti… è la stessa sensazione di molto tempo fa…quando mi successe a sette anni….” Così rimuginando su questi arcani misteri arrivò da Rose, o meglio, alla bottega del Tea And Biscuits Shop. Appena entrò la avvolse un aroma di tè ai frutti di bosco e biscotti al cioccolato che le fece venire l’acquolina in bocca, non fece neanche a tempo a dire “ciao” che Rose era già là a salutarla e a farle domande. Sollevata dei suoi pensieri dal solito buon umore dell’amica le disse “La mamma avrebbe bisogno di biscotti alle more e tè al ginepro e alla menta selvatica…” Rose sparì dietro la piccola tendina del retro bottega e ricomparì poco dopo con due sacchetti gialli a una scatolina bianco perla in mano, con delicatezza li porse a Katrina che li prese velocemente in mano, poi la ragazza estrasse dalla tasca i soldi e fece per darli a Rose ma lei la fermò e le disse “Consideralo un omaggio della casa, dopotutto anche tu mi aiuti spesso qui senza paga e questo è già molto, insomma ogni tanto qualche regalo te lo devo fare anch’io no?” Katrina stava per replicare ma Rose non le diede il tempo e le disse di sbrigarsi a tornare, poiché si vociferava che stesse arrivando un altro temporale e, come le fece notare l’amica, lei non aveva un ombrello, così, salutando e ringraziando Rose, Katrina uscì svelta dal negozio e fece una rapida corsa per tornare a casa.

Quando arrivò davanti alla sua adorabile dimora la madre,  la accolse con un grande abbraccio caloroso ed un grosso bacio schioccato sulla guancia destra, Katrina stupita da quel comportamento le chiese “Mamma! Cos’è successo?” la madre rispose “Niente di particolare, è solo…. che avevo voglia di farlo, insomma sono tua madre” la ragazza ancora un po’ stupita, si lasciò andare all’abbraccio materno e dentro di se pensò “Sì…mia madre….la più brava madre del mondo”.
Dopo l’abbraccio a sorpresa che l’aveva coinvolta fuori casa, Katrina entrò.
Sistemò sul tavolo il tè e i biscotti comprati e spiegò a sua madre di come Rose era stata gentile poiché non le aveva fatto pagare la merce, sua madre si limitò ad assentire con aria dolce e le disse “Non avresti dovuto lasciarglielo fare, è vero che, come lei ti ha detto, le dai una mano, ma ha rinunciato a due monete d’argento per nulla…” Katrina allora replicò decisa “Ma io ho cercato di ribattere, solo che lei non me ne ha lasciato il tempo, però non temere saprò ripagarla col mio aiuto”, dopo di che si avviò verso la sua camera, quando le venne in mente una cosa da chiedere ad Elen, quindi tornò indietro e le chiese “Mamma, domani posso uscire a fare una passeggiata artistica nel bosco??” “Sì, se lo desideri, dopotutto mi hai aiutato oggi, e sono sicura che farai disegni stupendi!” le rispose sua madre gentilmente, Katrina l’abbracciò, la ringraziò e andò in camera sua a studiare ancora un po’ Marin e Aureum dei quali non si era mai dimenticata per tutto il tempo.

Il giorno successivo, Katrina si svegliò più presto del solito e, dopo aver fatto colazione si preparò il suo piccolo zainetto, dove mise: una borraccia molto piccola di acqua, due panini e qualche biscotto, il suo adorato libricino rosso, la sua solita matita e la sua strana matita Marin, inoltre in una piccola tasca portò anche delle garze, una fascia e dello spago poiché le era sempre sembrato utile nel caso si fosse ferita, in fine si toccò il collo alla ricerca di Aureum, il ciondolo magico che non aveva mai tolto da quando l’aveva indossato la prima volta, trovandolo sempre lì attaccato al suo sottile e raffinato collo da fanciulla. Così equipaggiata dopo aver salutato sua madre, e averne ascoltato le raccomandazioni, si avviò alla volta del bosco.

Camminava silenziosa nella bellissima radura con un passo deciso ma delicato, stava attenta a dove metteva i piedi ma allo stesso tempo non distoglieva gli occhi dalla radura che la circondava. Quel giorno si era vestita con un delizioso vestito in tutte le sfumature del verde, la calze erano di un verde scuro misto verso i piedi al marrone terra, si era messa gli scarponcini marroni, usati ogni qualvolta faceva le sue escursioni, i capelli infine erano intrecciati bloccati sulla fine da un nastro verde chiaro, il tutto era per mimetizzarsi e non disturbare le deliziose e anche le pericolose creature del Bosco di Pine. Durante la sua camminata aveva visto molte cose interessanti ma, nulla aveva attratto la sua attenzione come la gigantesca quercia a cui stava davanti, decise che quella sarebbe stata il primo disegno della sua escursione pittorica. Tirò fuori dallo zainetto il suo libretto e anche Marin, decisa a vedere se quella penna aveva le doti magiche tanto acclamate dal signor Rolander. Dopo aver tirato fuori il materiale e aver preso le dovute misure cominciò a disegnare quell’albero maestoso che le si ergeva davanti in tutta la sua potenza e altezza, come se volesse dimostrare di essere il re del bosco, tuttavia appena cominciò a tracciare le prima linee per dare la forma Marin si accese di un verde brillante e, come se la sostenesse una mano invisibile cominciò a disegnare la quercia esattamente come se l’era figurata nella mente Katrina, i segni, i colori, la forma, le dimensioni, tutto, era come se la ragazza con la forza del pensiero stesse disegnando quello stupefacente albero. Quando Marin smise di brillare, smise anche di muoversi e ricadde senza vita nella mano della scioccata Katrina che fissava il foglio dove c’era il disegno come fosse stato un fantasma, non poteva crederci, Marin e lei avevano fatto quello; cercò di ricordare tutto quello dettole dal signor Rolander e si ricordò che le aveva detto di ringraziare i suoi magici oggetti ogni volta dopo l’utilizzo, e così fece. Ancora meravigliata si rivolse ad Acquamarin col tono più gentile del suo repertorio e le disse “Grazie, magica penna” Marin s’illumino un attimo di blu in segno di risposta, per poi tornare a essere semplicemente una strana penna sul palmo della mano di Katrina. La ragazza stava ancora fissando il disegno quando sentì qualcosa sul collo che la accaldava, era Aureum. Il ciondolo si era illuminato e di bianco e sul vetro del pendaglio era comparsa una freccia indicante la quercia appena disegnata, Katrina chiuse il suo libretto rosso e lo ripose insieme a Marin dentro il suo zaino, poi si alzò e seguì la freccia, senza nemmeno accorgersene arrivò di fronte alla quercia e lì, davanti a lei sulla corteccia dell’albero apparvero di nuovo gli strani segni, tuttavia per lei non avevano segreti e così tradusse tranquillamente la frase incisa sull’albero che diceva: Apriti porta segreta della saggezza. Appena ebbe finito di pronunciare la frase la quercia cominciò a brillare di una luce accecante tanto da costringerla a chiudere gli occhi, cessato il bagliore Katrina, li riaprì e scoprì con sua immensa meraviglia che nella quercia si era aperto un passaggio buio, la ragazza sbigottita indietreggiò velocemente, ma appena si fermò sentì Aureum bruciarle sul collo, costringendola a guardarlo, e così vide la freccia del magico ciondolo accendersi di un rosso brillante e formare una scia che portava da dove era lei fino a dentro l’oscuro passaggio. Katrina era esitante, pensò a sua madre, a Rose, al signor Rolander, cosa doveva fare? Seguire il suo istinto d’avventura o tornare a casa a gambe levate e non parlare a nessuno di tutte le cose viste in quella giornata? Ad un certo punto una voce dentro se le disse “Forza! Potresti scoprire molte cose su di te…e forse anche sui magici oggetti che possiedi…” la voce si fece sempre più forte e la convinse a seguire la scia luminosa, così nella speranza di rimanere tutta intera e di rivedere i suoi affetti più cari un giorno, Katrina camminò verso il passaggio oscuro e una volta arrivatagli davanti vi si gettò dentro con uno solo, unico, grande slancio e si lasciò cadere dentro quella che sarebbe stata la sua più grande e meravigliosa avventura.




Note: E' la prima storia che pubblico, accetto di buon grado dei suggerimenti, a condizione che non siano offensivi.
Questa storia l'ho scritta quando ero in vacanza tra la seconda e la terza media. Ora sono in quinta superiore. Sono passati diversi anni nel tempo l'ho revisionata ma mai riscritta completamente, potrà risultare un po' infantile in certi punti, ma ho voluto mantenerla così come l'avevo scritta di getto all'epoca. Con questo chiudo e mi auguro che ci vedremo al prossimo capitolo. Un saluto :)
  
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