Fanfic su attori > Josh Hutcherson
Segui la storia  |       
Autore: LizzieCarter    14/07/2012    11 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, non solo su EFP, ma in generale su internet; insomma, è la prima storia che leggono altre persone oltre alla mia migliore amica e, dato che lei è decisamente di parte con i suoi commenti, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate anche voi!







Kentucky, 8.30 del mattino.
 
Un edificio si staglia di fronte a me: enorme, in legno dipinto di bianco, con un magnifico portico lungo e stretto sulla facciata ed un tetto spiovente che mi fa pensare alle casette delle fiabe... è magnifico.
 
E' qui che vivrò per i prossimi tre mesi o, almeno, questo è il tempo per cui ho potuto permettermi di affittarlo.
Ho sempre desiderato visitare l'America, ho sempre sognato di poterci vivere.
I miei sogni, però, solitamente prevedevano enormi pareti di vetrate, attici, e grattacieli svettanti oltre le finestre; qui, invece, la costruzione più vicina è ad almeno un chilometro di distanza ed è una casa un po' più grande della mia, in legno scuro; tutto attorno, solo il verde dei prati e l'oro dei campi di pannocchie.
 
Un colpo di tosse mi risveglia dalla trance; prima nota negativa: percorrere la stradina sterrata in macchina alza un sacco di polvere.
Faccio il giro della macchina stropicciandomi gli occhi, ancora nel mondo dei sogni, probabilmente, e litigo con la maniglia della portiera posteriore (l'unica che si apra, oltre a quelle anteriori) con l'intenzione di recuperare le mie valigie.
Quando finalmente ci riesco, chiudo la portiera accompagnandola con il sedere, non osando poggiare in mezzo alla terra rossa le borse, e arranco fino alla porta di casa, troppo felice del piccolo porticato per lamentarmi dei tre scalini di accesso su cui sono inciampata. Fortunatamente, mi sono tenuta leggera: solo due borse, una per i vestiti, e l'altra per cianfrusaglie varie (dicasi asciugamani, trucchi e le altre mille cose che agli uomini sembrano inutili, ma che le donne ritengono indispensabili per i loro viaggi).
Appena riesco ad entrare in casa, abbandono le borse a terra e, senza curarmi di chiudere la porta, mi lascio cadere sulla poltrona più vicina, ancora coperta da un lenzuolo.
Wow, allora è davvero così una casa rimasta a lungo inabitata?
Un leggero sentore di chiuso mi pizzica il naso ma, restia a rialzarmi in piedi dopo il lungo viaggio in macchina, mi limito a sprofondare un po' più nella poltrona e ad allungare una mano verso il pavimento, cercando a tastoni la mia borsa, dove sono sicura di trovare una stupenda bottiglietta d'acqua fresca.
 
***
 
Qualche ora dopo, sono al piccolo supermercato della zona a godere dell'aria condizionata nel reparto frighi, passeggiando col carrello pieno a metà, in cima a cui campeggia una borsa frigo dai colori decisamente accesi.
Ebbene sì, ho scoperto di non sapere come far funzionare un frigorifero, ma non basterà certo questo ad impedirmi di avere bibite fresche in casa!
Almeno, spero di essere io a non riuscire ad accenderlo, piuttosto che sia proprio guasto...!
Intanto, con la speranza che il numero di Robert Dawson Hoffmann, ovvero il tizio che mi ha affittato la casa, torni presto raggiungibile, ho deciso di armarmi di borsa termica, ghiaccio e speranza.
 
***
 
Sono in macchina, sto tornando a casa, quando mi accorgo di uno strano rumore proveniente dal retro della macchina.
Cosa diavolo può essere?!
Ebbene sì, gente, ormai è un dato di fatto: cambiar paese non riuscirà a far perdere le tue tracce alla Sfortuna!
Decido di non fermarmi -non sia mai che poi non riesca più a partire- e di controllare poi a casa il problema, anche se ho poche speranze di risolverlo da sola, viste le mie competenze nel campo.
Wow, frigo che non funziona e macchina rotta in un giorno solo? Non importa, ancora non mi sono pentita della scelta!
Sono sicura che tutto finirà per il meglio, qui.
 
***
 
Quando parcheggio sullo sterrato davanti a casa (ora è casa mia, non riesco a crederci!), sono pressochè incredula: non pensavo che ce l'avrei fatta! Davo per scontato che avrei dovuto farmi almeno un paio di chilometri con la spesa in mano...!
Contenta, strattono amichevolmente la grossa maniglia laccata in argento della portiera, afferro le borse della spesa, le distribuisco tra le due mani in modo da essere equilibrata, e mi avvio per il luuungo vialetto polveroso che conduce alla scaletta d'ingresso.
Nota per me: sistemare il pantano attorno alla casa in modo da poter parcheggiare più vicino all'entrata!
 
Scaricata e sistemata la spesa negli scaffali, mi decido ad andare a controllare che cos'ha che non va la macchina. Spero che non sia un opossum -ho sentito che in America si infilano sempre nelle case!-, perchè non avrei proprio idea di come gestirlo!
Chissà poi se mordono...?
Mi avvicino lentamente al bagagliaio, dato che il fruscio sembrava venire da lì, e cerco di vedere se per caso traballa un po', come se qualcosa si muovesse al suo interno.
Tutto è immobile.
Bene.
...
Cavolo!
 
Per sicurezza, faccio un giro della macchina; così, per scaldarmi, per assicurarmi che dal cofano non esca fumo e che i sedili posteriori siano a posto...
Il bagagliaio è muto.
Mi decido, sfodero le chiavi, armeggio con la serratura, poi strattono la maniglia verso l'alto -pronta a schizzare via se vedo qualcosa uscire di colpo- e spalanco il portellone; quello che mi trovo di fronte è...
Le scatole dei miei libri!
Sento mio malgrado la mia voce emettere un lamento di profonda infelicità: come accidenti faccio adesso a trasportare i tre pesantissimi scatoloni fino a casa?
Con questo buio, poi, rischio di uscire dal vialetto, scivolare sul pantano, e mandare tutti i miei libri ad affondare nelle sabbie mobili e fangose del giardino!
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Josh Hutcherson / Vai alla pagina dell'autore: LizzieCarter