Ispirato a una parte di A. Baricco.



La prima.
La prima cosa è il mio nome; Zachary.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo; scolpito, dolce, imperioso, protettivo, si protrae sopra e dentro di me prima con un dolore lancinante poi con un piacere travolgente.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci; ansiti che si levano e si intersecano, grida che prevalgono l’una  sull’altra, gemiti spezzati che invocano i nostri nomi.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci, la quarta le mie labbra; pronunciate, umide, schiuse, lacerate dai suoi denti, si posano ora sul suo collo, ora sulle sue spalle,  lasciando baci bollenti e distratti.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci, la quarta le mie labbra, la quinta la notte che viene; la lussuria, la passione, il calore, il possedere, l’essere posseduti.
 
La sesta.
La sesta cosa è l’amore.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci, la quarta le mie labbra, la quinta la notte che viene, la sesta è l’amore, la settima la paura; la consapevolezza di essere pazzi, di essere contro la normalità, di star facendo la cosa sbagliata.
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci, la quarta le mie labbra, la quinta la notte che viene, la sesta è l’amore, la settima la consapevolezza, l’ottava la decisione; “Me ne frego, Zacky, sei mio.”
 
La prima cosa è il mio nome, la seconda il suo corpo, la terza le nostre voci, la quarta le mie labbra, la quinta la notte che viene, la sesta è l’amore, la settima la paura, l’ottava la decisione, la nona il ragazzo che mi guarda e non mi giudica. Si chiama Brian. Tra noi due era il più debole. Sapeva. Sapeva di non potere.
Non poteva possedermi, non poteva stringermi le cosce come faceva, non poteva sussurrare sulla mia pelle, non poteva accarezzarmi i fianchi come faceva.
 
Ma amava. Mi amava. E cedeva.
 
Ogni movimento era uno sforzo impossibile, “Ne vale la pena ogni volta”, diceva. Sapeva di rischiare tutto quel che era e che aveva ogni volta.
 
Forse è solo follia e non ha nulla di dolce. Io non ho più armi, ho l’amore. Lui ha negli occhi la speranza, nella mente la malinconia e nel cuore l’amore.
Non riesco a parlare, non riesce a parlare. “E allora amami”, gli sussurro.
 
E allora comincia.
I nostri corpi danzano, si uniscono, ma piano.
Niente lamenti, niente parole, solo amore.
I nostri corpi danzano, si uniscono, ma piano.
Baci, carezze, morsi, ansiti, gemiti.
I nostri corpi danzano, si uniscono, ma piano.
Intensità, passione, dolcezza, calore, voglia.
 
Consumiamo il nostro amore segreto, proibito.
 
Io e Brian.
 
La prima cosa è il mio nome. Mi chiamo Zachary  -Zacky- e questa è la storia di un’infamia. La scrivo nella mia mente, ora, con la speranza che mi resta. La racconto alle emozioni.
 
L’amore, la leggerà.




Angolino d'autore.
Okay, allora, è la seconda synacky che scrivo ma è la prima che pubblico. Ammetto che su carta sembrava più lunga... ma in fondo non è quello che conta, no? Comunque... mi affascinava l'idea di una OS senza una vera e propria storia, un episodio e basta. Mi ha colpito una parte di Oceano mare e l'ho elaborata. Questo è il risultato, spero solo che la lunghezza non sia così deludente...