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Autore: White Gundam    14/07/2012    1 recensioni
[Decima classificata al "Mahjong Contest" indetto da My Pride]
Una calda estate a Balamb, nell'anno precedente all'inizio del gioco. Il primo incontro tra Seifer e Rinoa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Seifer Almasy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Semplicemente un bacio

 

Il pallido sole del primo mattino splendeva pacatamente sulla scogliera. Gli alti scogli, bianchi come perle, venivano da esso riscaldati e asciugati dalle gocce delle onde che ogni tanto vi si posavano.

Il mare, quel giorno, era in tempesta e gli alti cavalloni blu cobalto si destreggiavano con il vento in un ballo inquietante ed, al contempo, meraviglioso.

Seduta sopra ad uno degli scogli stava una ragazza dai lunghi e lisci capelli neri che le incorniciavano un viso ancora immaturo e due grandi occhi castani. Ella guardava con curiosità il gioco della natura, incurante del divieto di avvicinarsi alla spiaggia, affisso proprio a pochi metri dalla scogliera.

Rinoa si trovava in vacanza a Balamb, sempre che vacanza potesse chiamarla: suo padre, il generale Caraway dell’esercito di Galbadia era lì per una riunione dei piani alti e, siccome la madre della ragazzina era morta svariati anni prima, lui l’aveva portata in quel luogo, impedendole però qualsiasi movimento prima dei suoi rientri dalle riunioni.

Rinoa sospirò, era quello il motivo che l’aveva spinta a lasciare la camera dell’albergo di prima mattina, infilandosi nel più completo silenzio un paio di sandali ed un vestito azzurro per poi sgattaiolare fuori dalla porta di servizio; ma ne era valsa la pena: il biancheggiare delle onde, il riflesso, mosso dal vento, del suo corpo e della scogliera e il timido sole del mattino valevano la predica che le avrebbe fatto il genitore al suo ritorno.

La giovane sorrise, allungando la mano destra a sfiorare gli schizzi bagnati, senza accorgersi dell’altra presenza che aveva raggiunto il luogo a quell’orario improbabile.

Seifer era giunto lì attirato dalla presenza di qualcuno nel luogo dove, in quel momento, vigeva un divieto. Era prima mattina e, in fondo, non sperava di trovare qualcuno in giro per Balamb a quell’ora. Lui si trovava lì semplicemente per evitare le noiose e inutili lezioni di Quistis, talmente teoriche da fargli venire il mal di testa ma non riusciva ad immaginare un altro motivo per recarsi in quella piccola città, vivace quasi quanto Squall, il suo taciturno rivale.

Alzò lo sguardo verso la figura appollaiata sulla scogliera, avvicinandosi con noncuranza, fino a riuscire a scorgere la fisionomia tipica di una fanciulla sulla quindicina.

Che ci fa lassù? Non l’ha letto il divieto?

Si chiese, scrollando le spalle. Non riusciva a capire perché si ponesse quelle domande ne perché continuasse ad avvicinarsi. Poteva ora scorgere le delicate fattezze della giovane e intravederne il sorriso divertito.

Che avrà da ridere? Non ha mai visto il mare in vita sua?

Si tenne per sé le sue acide considerazioni, senza comprendere il motivo che frenasse la sua lingua tagliente.

Ma che mi prende? Perché continuo a guardarla?

I suoi pensieri non stavano seguendo la solita linea, quel giorno. Non gli era chiaro il motivo che lo tratteneva a mantenere gli occhi su di lei, ma ancora meno riusciva a comprendere le ragioni per cui quella figura occupasse persino i suoi pensieri.

Seifer rimase lì ancora per numerosi minuti prima che un’onda più alta delle altre colpisse lo scoglio su cui si trovava la ragazza. Il giovane guardò ad occhi sbarrati la forza del mare che la trascinava in acqua, tra i flutti infernali che ancora danzavano al ritmo del vento.

Al diavolo!

Pensò Seifer, lanciandosi in acqua a sua volta con un tuffo, lasciando che il mare lo avvolgesse, bagnandogli maglietta, giacca e pantaloni, appiccicandogli i corti capelli biondi e bruciandogli gli occhi blu ciano a causa della salsedine.

Il giovane si spinse a larghe bracciate verso la ragazza, lo sguardo stupito quando la raggiunse: stava ridendo!

Ma è completamente matta?

Seifer mandò al diavolo i propri stessi pensieri e afferrò la vita della ragazza, cingendola con il braccio sinistro.

“Ti porto in salvo.”

Bofonchiò, senza sapere se fosse più arrabbiato o più preoccupato per quello che stava accadendo.

Facendo poi perno sulla forza delle sole gambe e del braccio destro nuotò fino a riva, dove appoggiò Rinoa.

Sospirò, sputando la poca acqua che gli era entrata in bocca e assaporandone il gusto tra il salato e l’amaro con una smorfia sulle labbra; poi si voltò a guardare la ragazza. Rinoa stava sdraiata a terra, senza riuscire a smettere di ridere, i capelli neri incollati al volto come il vestito che ormai lasciava ben poco all’immaginazione del ragazzo.

Seifer si voltò dall’altro lato, rosso in volto, quindi le si rivolse con voce alterata:
“Si può sapere perché diavolo ridi?”
Le chiese, la voce roca e graffiante.

“Sei scema? Potevi morire!”

Terminò, abbassando le braccia lungo il busto, le mani ormai serrate in due pugni.

“Beh io vado, cerca di stare attenta, la prossima volta potresti non essere così fortunata.”

Terminò, tagliente, quindi si incamminò verso il molo per tornare alla città di Balamb.

Rinoa smise di ridere e gli corse incontro, il volto leggermente abbassato.

“Scusa…”

Mormorò, sfiorandogli la mano. Seifer sentì il battito cardiaco accelerare, deglutì e si voltò in direzione della ragazza, notando la tristezza velata negli occhi della giovane.

“Va bene, non ti preoccupare.”
Rispose spiccio; probabilmente le risate della ragazza erano dettate più dalla paura che dal divertimento. La vide rallegrarsi dopo le sue parole e senza capirne il motivo si sentì sollevato.

“Io mi chiamo Rinoa Heartilly.”
Disse lei con un sorriso, tendendogli la mano. Seifer la strinse con la sua, cercando di non farlo in maniera troppo forte ma comunque decisa.

“Seifer Almasy, allievo SEED del Garden di Balamb.”

Rispose, in maniera formale.

Heartilly… Dove ho già sentito questo nome?

Si chiese.

“Sei la figlia di quella cantante mielo- ehm, di Julia Heartilly?”

Non capì il motivo che lo trattenne dal dirle quel che pensava delle canzoni d’amore di Julia, particolarmente di quella che l’aveva resa famosa, “Eyes on me” o qualcosa di simile.

Vide gli occhi di Rinoa velarsi di un’ombra e ricordò che la cantante era morta alcuni anni prima a causa di un incidente d’auto, quindi sì, doveva essere sua figlia.

“Beh è ora che io vada.”
Terminò, alzando appena la mano in un segno di saluto. Rinoa lo salutò, con un allegro sorriso ad attraversale nuovamente il volto, la sua mano che si muoveva velocemente a destra e a sinistra.

Seifer, eh? Bel nome.

Pensò la giovane, guardandolo allontanarsi con la lunga giacca grigia ancora gocciolante.

 

Verso la tarda mattinata il cielo si rabbuiò. Il vento col suo forte soffio aveva spinto le nuvole sopra Balamb, creando una coltre grigia sopra il mare in tempesta che, in quel momento, aveva raggiunto l’apice del suo terribile splendore.

Rinoa lo guardava con sguardo curioso e, allo stesso tempo, spaventato. Gli avvertimenti di Seifer le tornarono alla mente e pensò che, se quello che era successo si sarebbe ripetuto lei sarebbe sicuramente annegata, affogata da uno dei numerosi mulinelli formatosi nella distesa blu uniforme che aveva davanti.

Si alzò dallo scoglio più alto sul quale stava seduta e scese a salti fermandosi sulla spiaggia retrostante, abbastanza distante dal mare per evitare di esservi trascinata dentro.

I suoi vestiti si erano ormai asciugati, come i suoi capelli spettinati dall’acqua e dal vento. Ma nonostante questo il forte vento che si era alzato le aveva fatto venire la pelle d’oca e il suo corpo aveva iniziato a tremare, non avrebbe mai creduto che un giorno di estate potesse essere tanto freddo.

La ragazza cominciò a passeggiare sulla spiaggia, guardando le impronte che lasciava dietro di sé e giocando a ripercorrere la stessa strada al contrario, passando solamente sulle proprie orme.

Le nuvole intanto avevano preso a gonfiarsi di pioggia e il loro colore era diventato ormai nero pece.

Dopo pochi minuti infatti cominciò a piovere, con l’acqua che scendeva a spilli dal cielo e il rombo dei tuoni che seguiva le scariche luminescenti che si infrangevano in lontananza.

“Cosa ci fai ancora qui?”

La domanda che venne pronunciata la colse di sorpresa, facendola fermare e voltarsi in direzione della voce. Il ragazzo che aveva incontrato quella mattina la stava guardando e si avvicinava a lei con un ombrello grigio tra le mani.

“E’ pericoloso stare vicino all’acqua durante un temporale.”

La sua voce roca gli uscì un po’ meno tagliente del solito.

Oh, al diavolo! Che diamine sto dicendo? Come se a me fosse mai fregato qualcosa di quel che dicono gli adulti!

Pensò, mentre allungava il braccio a coprire anche Rinoa con l’ombrello.

La ragazza sorrise:
“Grazie.”

Gli disse, con un sorriso allegro dipinto sul volto.

“E di cosa?”

Seifer parve cadere dalle nuvole. Ci mise qualche secondo a capire che la stava riparando dalla pioggia e vide il suo corpo tremare.

“Hai freddo?”

Le chiese, la voce velata da una nota che non sapeva distinguere. Lei annuì e lui si sfilò la giacca appoggiandogliela sulle spalle.

“Copriti.”
Rispose semplicemente ai suoi rinnovati ringraziamenti. Lei rise e gli afferrò la mano, lui la lasciò fare sentendo nuovamente il suo cuore battere ad una velocità più elevata del normale.

“Dove mi porti di bello?”
Chiese lei, allegra. Lui scosse le spalle:
“Di bello non c’è niente in questa città, è monotona e noiosa…”
Rispose, sbuffando. Rinoa rise e cominciò a trascinarlo verso il centro.

“Ho capito, guido io!”

Ridacchiò, stringendo più forte la sua mano.

“E che c’è da ridere?”

Le chiese, senza essere veramente interessato alla sua risposta e ignorando il suo stesso pensiero: Però è proprio bello il suo sorriso.

Lei rise ancora, portandolo a camminare sui cubetti in porfido che tappezzavano il centro città, le strade bagnate da rivoli d’acqua e loro due coperti sotto l’ombrello.

“Sai, sono qui in vacanza.”
Gli disse Rinoa, saltellando tra i cubetti.

“Mio padre è qui per lavoro e io mi annoio a passare tutta la giornata in albergo da sola.”

La ragazzina prese fiato, sorridendo.

“Però il mare mi piace, e poi…”

Bla, bla, bla… La ragazzina continuava a parlare e sembrava che niente potesse zittirla; lui ogni tanto rispondeva, non riuscendo a non chiedersi il motivo che gli impedisse di rispondere con battute acide o con aria di superiorità come lui era solito fare.

 

Era ormai mezzogiorno passato quando il temporale si era ormai calmato e l’acqua aveva smesso di cadere sulla città.

Seifer richiuse l’ombrello e senza lasciare la mano della ragazza si avviò con lei tra le case del borgo marino.

“Wow!”

Gridò lei e Seifer dovette tapparsi l’orecchio destro con un dito per evitare che il suo timpano venisse distrutto.

“Che succede?”
Le chiese, alzando con fare svogliato un sopracciglio.

Lei indicò una villetta con un ampio giardino coperto di fiori.

“Mi raccoglieresti una bocca di leone?”

Chiese lei, indicando un fiore tra il rosa e il rosso a forma di imbuto, presente nel giardino.

Il ragazzo aumentò la curvatura del sopracciglio:

“Una che?”

Chiese, mettendo a nudo le sue conoscenze di botanica e biologia.

Lei rise allegra:
“Quel fiore.”

Rispose, senza smettere di indicarlo. Seifer sospirò e appoggiò in terra l’ombrello, mettendo il piede destro sul cancello, pronto a darsi la spinta per scavalcare.

Al diavolo, questa ragazza me ne fa fare di cose strane!

Pensò, oltrepassando la recinzione e appoggiando i pesanti stivali sul terriccio fangoso del giardino privato. Osservò il fiore che Rinoa gli aveva chiesto di cogliere e lo strappò facendo pressione con il pollice e l’indice sullo stelo, quindi tornò dalla giovane.

“Grazie, Seifer, grazie di cuore!”

Gioì lei, trovandoselo davanti con il fiore in mano. Il ragazzo sospirò:

“Cogliere un fiore non è una gran cosa. E’ facile ed irrevocabile.”
Borbottò lui, appoggiandole il fiore tra i capelli neri.

“Ma sono contento di averlo fatto.”
Aggiunse, lasciandole la mano per allontanarsi un po’ da lei e vedere meglio il risultato di quel che aveva fatto. Si compiacque nel notare che le stava davvero bene indosso e sentì il battito cardiaco accelerare nel vederla arrossire.

Rinoa, ancora più rossa in volto, si avvicinò a lui e gli prese con dolcezza entrambe le mani, non incontrando resistenza alcuna da parte del ragazzo che ricambiò invece la stretta. Poi i loro visi si avvicinarono e le loro labbra si sfiorarono appena, nel primo dolce e timido bacio.

“C-che cosa vuol dire?”
Chiese lui, il respiro lievemente affannato e il rossore che gli imbrattava il volto pallido. Rinoa rise, con una risata cristallina.

“E’ semplicemente un bacio.”

Rispose in un sussurro.

“Semplicemente un bacio, eh?”

Chiese Seifer, con un sorriso completamente diverso dal ghigno che mostrava solitamente alle persone.

“Mi piace.”
Concluse, anche lui sussurrando e avvicinò nuovamente il suo viso a quello di Rinoa, pronto a ricambiare quell’attimo di gioia che ella gli aveva fatto provare.

 

 
   
 
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