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Autore: Mary_chan    21/05/2004    11 recensioni
Un artista marziale nel fiore degli anni è costretto a dire addio all’unica donna che abbia mai amato davvero...
ATTENZIONE: Questa fanfic non è mia, ma appartiene alla bravissima Choralmelody, da cui ho avuto il permesso scritto di tradurre.
WARNING: This story is not mine. It belongs to Choralmelody, who gave me her permission to translate it.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Signora Tendo, Soun Tendo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice:
Salve a tutti. Questa è la traduzione di una storia che ho scoperto così, per caso, su Fanfiction. Net, e che mi è piaciuta subito tantissimo, al punto da non resistere alla tentazione di farla conoscere ai numerosi seguaci di Ranma 1/2.
Naturalmente ho avuto dall’autrice, Choralmelody, il permesso di tradurre, e così vi propongo questa storia che trovo bellissima! Spero con tutto il cuore che possa piacervi, proprio com’è piaciuta a me.
L’autrice vi raccomanda di commentare, ed anch'io vi pregherei di farlo. E' importante. Spero vivamente che sarete in moltissimi a recensire, anche con qualche riga, perché Choralmelody sarebbe lieta di sapere cosa pensate della sua storia.

Vi auguro una buona lettura!

Disclaimer dell'autrice: I personaggi di Ranma 1/2 sono creazione e legittima proprietà di Rumiko Takahashi. Sono usati qui senza permesso. Spero che il mio modo di rappresentarli non sia un insulto al genio creativo di Takahashi-san. ; )







Addio, amore mio…




(Farewell, my love…)

 

a fanfic by Choralmelody

tradotta in italiano da Mary-chan con permesso scritto dell’autrice

 

 

Con uno sforzo finale, la giovane donna completò la frase finale di quella che sarebbe stata quasi certamente l’ultima annotazione sul suo diario. Con mani tremanti, ripose il libricino blu rilegato in pelle sul comodino, e rivolse l’attenzione alle sue bambine, che erano piombate in un sonno irrequieto, rannicchiate vicino a lei sotto le coperte. Tristemente, passò le dita scheletriche, assottigliate dalla lunga malattia, attraverso le loro lunghe, ondulate ciocche di capelli scuri. Le sarebbero mancate così tanto, quelle belle ragazze che la amavano totalmente come lei amava loro, quelle care, meravigliose bambine che erano il frutto dell’amore che condivideva con suo marito. Non capivano cosa stesse succedendo. Non aveva il coraggio di spiegare loro che presto avrebbe dovuto lasciarle. Poteva solo provare ad amarle più che poteva nei pochi giorni che le erano rimasti.

Qualcuno bussò alla porta, che poi si aprì e si richiuse. Suo marito le stava davanti, con gli occhi cerchiati di rosso, il viso scarno e stanco. Quegli ultimi mesi erano stati difficili per lui quasi quanto per lei. Era un artista marziale – pronto a difendere gli innocenti e le persone che amava. Negli anni in cui si erano conosciuti, lui l’aveva tratta in salvo dai pericoli tante volte. Era un po’ imbarazzante per lei ammettere di aver avuto bisogno del suo aiuto. Dopo tutto, anche lei era un’artista marziale. Tuttavia era riuscita ad accettarlo, e teneva molto ai suoi valorosi soccorsi. Adesso però… lei stava affrontando un pericolo invisibile, un nemico che stava riducendo le sue difese poco a poco, un avversario che stava lentamente ma irrimediabilmente facendo fluire via la sua vita. Un nemico che suo marito non era in grado di sconfiggere. Sapeva cosa lo stesse divorando dall’interno, la consapevolezza di non poter far nulla per aiutarla, nient’altro che guardare l’avversario invisibile portargliela via.

« Ti ho portato un po’ d’acqua » bisbigliò lui con voce rauca, porgendole il bicchiere d’acqua tiepida che teneva in mano. Gentilmente sostenne lei e il bicchiere mentre beveva, lasciando che l’acqua le scivolasse lungo la gola arida e placasse la sua costante sete.

Si accorse di quanto lui lottasse per non piangere. Non rimaneva molto tempo ora, ed entrambi lo sapevano. Presto, sarebbe stata costretta a lasciarlo per passare a miglior vita. Non voleva! Le lacrime le inumidirono gli occhi mentre passava le dita nei lunghi, meravigliosi capelli neri di lui e li posava sotto la sua possente mascella. Era un destino crudele quello che li obbligava a separarsi prima ancora di poter cominciare una vera vita insieme. Quanto desiderava avergli detto prima, quando era più giovane, ciò che provava davvero per lui …

Era stato un matrimonio combinato, ed entrambi avevano combattuto con le unghie e coi denti contro quella decisione. Entrambi avrebbero voluto scegliere da sé chi sposare, e furono infastiditi dalla volontà egoistica dei loro genitori impiccioni di farli sposare per mandare avanti il nome della famiglia e il dojo. Ma non trascorse molto tempo prima che lei cominciasse a provare qualcosa per lui, e mentre le settimane e i mesi passavano, quel sentimento si trasformava pian piano in amore. Ma non fu per niente semplice. Era trascorso tanto, tantissimo tempo prima che tutti e due trovassero il coraggio di dichiarare il loro amore reciproco, e perfino più tempo per risolvere le altre difficoltà, che sopraggiunsero, fitte come la grandine, quando annunciarono pubblicamente la loro decisione di sposarsi. Alla fine però, si erano sposati. Era stato il giorno più felice della sua vita, superato solo dalla nascita della prima bambina e delle due nate dopo. Lo amava… lo amava così tanto.

Non si era accorta di piangere, fino a quando non sentì le braccia del marito avvolgersi attorno a lei. Si strinse a lui, disperata per il conforto che aveva sempre trovato tra le sue braccia. Incapace di trattenersi oltre, prese a singhiozzare in modo incontrollabile sulla sua spalla, ed anche lui versò fiumi di calde lacrime salate che si mescolavano liberamente a quelle di lei. Quando i singhiozzi cominciarono pian piano a placarsi, si spinse al profondo delle sue riserve interiori e trovò la forza di parlare.

« Tu… tu devi essere forte… amore mio. Le nostre figlie… loro hanno bisogno di te. Hanno bisogno di te… per essere lì con loro, per confortarle quando non ci sarò più. Prenditi cura di loro… »

« Lo farò » promise lui, con le lacrime che gli scivolavano ancora lungo le guance. « Mi prenderò cura di loro. Farò del mio meglio, per amor tuo e loro… Ti amo… non dimenticarlo mai… mai… »

Lei fece un debole sorriso. « Anch’io… anch’io ti amo. Addio, amore mio… mio caro Soun… »

« Addio… »

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Ranma voltò la pagina. Era bianca. Tutte le rimanenti pagine del libricino erano bianche. Dunque la pagina che aveva involontariamente aperto era davvero l’ultima annotazione che Haruko Tendo avesse mai fatto in quel diario. Non riusciva a reprimere il suo stupore. La madre di Akane… quel libro era appartenuto a lei.

Lo aveva trovato nascosto sotto una delle assi del pavimento, all’angolo della stanza degli ospiti, dopo aver spedito con un calcio suo padre al suddetto angolo (durante il solito allenamento mattutino) e averlo messo fuori combattimento, rompendo nella rissa parte del pavimento. Curioso, aveva aperto a casaccio il libricino blu rilegato in pelle, e si era trovato a leggere l’ultimo appunto fatto dalla madre di Akane.

Tremò. C’era una frase da lei scritta che gli diede i brividi. Sino ad ora, mi ha sempre protetta… ma c’è un nemico che lui non può sconfiggere. Ripensò a tutte le volte che aveva tratto in salvo Akane dai pericoli. Era sciocco abbastanza da credere che sarebbe sempre stato in grado di proteggerla da tutto e da tutti? Il pensiero di perderla nel modo in cui il signor Tendo aveva perso sua moglie era incredibilmente doloroso.

Il pensiero di perderla…

Deglutì a fatica.

Fissava il diario, ancora perso nei suoi pensieri, quando improvvisamente gli sovvenne che avrebbe dovuto restituirlo ad Akane e al resto della famiglia Tendo. Era giusto, in fondo.

Quell’uomo che chiamava papà, e che fino a quel momento era rimasto privo di sensi all’angolo della stanza degli ospiti, emise dei sonori mormorii e cominciò a muoversi. Probabilmente era il profumo della colazione di Kasumi a ridestarlo dal suo torpore. Ranma si alzò e uscì dalla stanza, non desiderando un’altra scenata con il padre al momento. Subito infilò il libro blu in tasca. Un giorno, quando avrebbero trovato uno di quei rari momenti di quiete, lo avrebbe restituito ad Akane, che lo avrebbe mostrato al resto della famiglia, se avesse voluto. Non gli passò nemmeno per idea di mostrarlo a tutta la famiglia a colazione – gli sembrava più giusto darlo prima ad Akane. E forse… già, forse… avrebbe finalmente trovato il coraggio di dirle…

« RANMA! Muoviti, idiota, stiamo facendo tardi a scuola! »

FINE

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Nota dell’autrice:
Salve a tutti! Spero che la fanfiction vi sia piaciuta! Se vi siete ingannati nel credere che la coppia della prima parte della storia fossero Ranma e Akane (fino a quando non l’ho rivelato nella seconda parte, ovviamente), allora ho svolto bene il mio lavoro! ; )

Ho tratto l’ispirazione per questa ff da una delle primissime fanfictions di Ranma 1/2 che ho letto, finalizzata anch’essa a far credere al lettore che la coppia fossero Ranma e Akane, quando in realtà erano Soun e sua moglie. Non mi sono mai più imbattuta in quella storia, e non ho idea di chi l’abbia scritta o di quando io l’abbia letta. Ad ogni modo, ne ho conservato un vago ricordo ed ho creato la mia storia, con il diario e il Ranma di oggi come alcune delle svolte che ho aggiunto. Se per caso lo scrittore originale di quella ff si trovasse a leggere proprio adesso, colgo l’occasione per ringraziarlo, e spero che non si sia offeso; in fin dei conti, non ho mica copiato la sua storia parola per parola e cercato di farla passare per mia! Infatti, ribadisco che è molto differente dalla sua. Ancora grazie mille!

Per i curiosi che si stiano chiedendo come abbia fatto il diario a finire nella stanza degli ospiti, ecco la mia spiegazione di questa storia secondaria: per come la vedo io, dopo la morte di Haruko, Soun riusciva appena a sopportare la vista dei suoi oggetti personali, perché gli riportavano alla mente troppi ricordi dolorosi. Tuttavia, il diario era troppo prezioso per sbarazzarsene del tutto, così lo aveva nascosto in una stanza che usava raramente, la camera degli ospiti appunto. Intendeva mostrarlo alle sue figlie quando sarebbero state abbastanza grandi, ma, col passare degli anni, semplicemente se ne dimenticò. E così il diario rimase nella stanza degli ospiti, nell’attesa di essere riportato alla luce da un ignaro Ranma… Conoscete il resto. ^___^

Per tutti coloro che hanno letto questa versione italiana: Calorosi saluti! Se vi è piaciuto leggere questa storia, dovete ringraziare Mary-chan per la sua traduzione accurata e scrupolosa. Non mi sarei mai aspettata che lei si offrisse di tradurla e postarla nel web per me, ma sono felice che l’abbia fatto, perché non solo adesso esiste una versione italiana della mia ff, ma ho trovato anche una nuova amica! Grazie per aver letto la storia!

Choralmelody

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Nota di Mary-chan:
Le note riportate poco più sopra, e rivolte ai lettori italiani, non sono di mia invenzione, ma è stata Choralmelody stessa a chiedermi di inserirle. Personalmente, non avrei avuto alcun interesse a "scrivermi" tutte quelle belle parole, data la mia scarsa autostima. E ringrazio Choralmelody per averne avuta tanta di me. Pertanto non avrei mai potuto rifiutare una cortesia a colei che per me è diventata una cara amica.
Una piccola puntualizzazione sulla traduzione. Uno degli usi dei popoli asiatici è quello di dissuadere le persone ammalate dal bere bevande fredde. È per questo che Choralmelody scrive che Soun porgeva alla moglie un bicchiere d’acqua tiepida, piuttosto che fresca, come siamo abituati a pensare noi occidentali. In principio, avevo proprio pensato di tradurre “warm” con “fresca”, per attenerci più alla nostra mentalità. Ed avevo anche ottenuto dall’autrice il consenso per una traduzione libera del termine. Poi qualcosa mi ha suggerito di restare fedele quanto più possibile all’originale… e così ho fatto.

Spero con tutto il cuore che la storia vi sia piaciuta! ^___-

Ricordatevi di lasciare una recensione, anche piccola. L'autrice ne sarebbe felice.

A presto!

Mary-chan
   
 
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