Nymph, in thy orisons be all
my sins remember'd.
“Buongiorno, Ninf…”
La voce di Remus si spense mentre una bacchetta appariva improvvisamente sotto il suo naso.
“Finisci la frase, e non dirai più nient’altro per molto tempo” lo informò Ninfadora Tonks dall’altra parte della bacchetta. Il suo sorriso felice e lo sguardo provocante smentirono la serietà della minaccia.
“Credevo che Ninfa…”
“Remus.” Il ghigno era scomparso e la bacchetta gli si fece un po’ più vicina.
Lui la osservò, ponderando attentamente sulle proprie possibilità. Lei era un Auror e i suoi riflessi erano senz’altro eccellenti, visto che era riuscita a puntargli contro la bacchetta prima che finisse di chiamarla. L’unica cosa che lui aveva a portata di mano era la sua colazione, e un piatto di frutta non costituiva un’arma adeguata. L’unica cosa che poteva fare era cercare di smascherare il suo bluff. “Detesti il tuo nome così tanto da attaccare un membro dell’Ordine?”
“Sì” rispose semplicemente lei.
Fa sul serio, decise lui. Rimaneva davvero un’unica opzione:
temporeggiare. “Ah. Allora forse dovremmo ricominciare.” Lei abbassò in parte la bacchetta. “Salve,
Tonks. Qual buon vento ti porta al Quartier Generale oggi?”
Il ghigno ritornò sul viso di lei e la bacchetta sparì tra le pieghe della veste che indossava sui jeans strappati e la t-shirt. “Bella, Remus. Sono passata giusto per farti sapere che non potrò venire all’incontro stasera. Qualcuno ha fatto una soffiata su un possibile avvistamento di Sirius Black nel West Yorkshire ed io sono stata scelta per indagare.” Si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua roteando gli occhi.
Lui rise. “Vorrei poterti augurare buona fortuna ma sono fin troppo sicuro che fallirai e non voglio guastare l’atmosfera.”
Tonks gli diede un pugno
scherzoso sul braccio. “Grazie per la fiducia” disse con aria piuttosto offesa
e ferita.
Remus fu sorpreso di sentire il proprio stomaco stringersi all’apparenza di
dolore nella voce di lei. Sapeva che stava scherzando, eppure per qualche
oscura ragione voleva rassicurarla, che sapesse quanta fiducia riponeva in lei.
Scosse la testa per schiarirsi le idee. “Non conosco la fonte della soffiata,
ma le mie fonti mi dicono che Sirius Black non è da nessuna parte nello
Yorkshire.”
Tonks iniziò immediatamente a recitare la parte di un Auror-investigatrice. “E
chi sono le tue fonti? Dove suppongono che si trovi il soggetto?” lo interrogò.
”Non sono a conoscenza della sua esatta posizione al momento, ma le mie
orecchie mi hanno informato che stanotte era addormentato nella stanza accanto
alla mia. Il suo russare mi ha tenuto in piedi per metà della nottata.”
Lei rise e lui sentì il proprio cuore risollevarsi. Ancora un volta, non capì
la propria reazione e scosse la testa confuso. Lei notò il movimento e lo
guardò interrogativa. Non sapendo cosa aggiungere, lui le porse il piatto “Ti
va qualcosa?” le chiese.
“No, grazie” si alzò dalla sedia “Devo andare a lavoro”. E mentre gli passò accanto per raggiungere la porta, Remus credette di sentire la sua mano accarezzargli lievemente la schiena.
“Arrivederci, signorina Tonks” disse alla schiena di lei, enfatizzando il titolo per indicare la natura puramente temporanea della sua precedente resa.
“Basta Tonks” rispose lei,
voltandosi per guardarlo in faccia. Non ne era sicuro ma gli parve che le sue
guance fossero un po’ più rosa del solito “Ciao, Remus” aggiunse lasciando la
stanza.
Lui rimase a fissare il punto dove era scomparsa per diversi secondi,
riflettendo sulla strana conversazione. Perché aveva sentito il bisogno di
consolarla quando stava a malapena facendo finta di essere abbattuta? Perchè si
era sentito così sollevato al suono della sua risata? Si comportava
come…”Merlino, aiutami” sussurrò alla stanza vuota. Non poteva star
innamorandosi di Tonks!
Aveva quasi il doppio della sua età. No
non è vero sussurrò un piccola voce traditrice nella sua mente. Remus fece
in modo di non darle retta.
Lui viveva nella casa del suo migliore amico, e tutti i suoi averi messi
insieme potevano essere trasportati su un manico di scopa. Lei indossa jeans
strappati, non abiti da ballo. Non si aspetterebbe molto, rincarò la
vocina. Ma se lo meriterebbe, si rispose lui.
Per la terza volta quella mattina, Remus scosse la testa cercando invano di
schiarirsi la mente. Non aveva alcuna importanza cosa dicesse la petulante voce
nella sua mente. Tonks era un’affascinante, divertente, intelligente, attraente
giovane Auror. Lui era un povero, vecchio, cencioso lupo mannaro. Anche se lui
avesse provato qualcosa per lei, lei non avrebbe mai potuto ricambiarlo. Sentì
venirgli la pelle d’oca. Allora perché ti ha accarezzato la schiena
andandosene? concluse la vocetta.