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Autore: horanatemyheart    15/07/2012    4 recensioni
«Chissà se l'amo? E' un dubbio che m'accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l'amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.» - Italo Svevo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Brit, scendi da quel tavolo! Brit, il mestolo non è un microfono! Brit, dammi subito le mie scarpe! Brittany Mason, che diamine hai fatto alla tua faccia?! Ricordo ogni singola parola, ogni sguardo, ogni gesto.. ogni tuo gesto, mamma. Ricordo di quando iniziasti a piangere sentendomi cantare al mio primo ed ultimo saggio, te lo ricordi mamma? E ti ricordi di quando mi portasti a quel bellissimo spettacolo a Broadway, quando spendesti tutti i soldi dello stipendio per portarmi lì? Di quando andammo a prendere il gelato che ti rovesciai addosso mentre volteggiavo, atteggiandomi come una principessa con la mia nuova gonna a ruota? Eh, te lo ricordi? Ora, hai lasciato un vuoto incolmabile, non so più chi sono senza di te al mio fianco. Penso di non essere ancora pronta ad affrontare tutto da sola; sai come è fatta la vita, sempre piena di imprevisti, ostacoli.. come quando perdesti il lavoro tre anni fa, tanto che non potevamo più permetterci le mie lezioni di canto, ballo e recitazione. Come l’anno scorso, quando tornai a casa, aprii la porta e trovai il tuo corpo senza vita, in una posizione contorta, quasi innaturale, pallida in volto, tagli e ferite lungo il corpo, giacevi sui primi gradini delle scale. Perché così, mamma? Sono successe tante di quelle cose da quando ti sei addormentata. Papà è partito, ora è a New York, per lavoro. No mamma, non ti preoccupare.. non starà via per sempre, o almeno spero. Inoltre, penso di smettere con gli studi, ormai il necessario l’ho fatto. Devo solo cercare un lavoro che mi permetta di sopravvivere, concedermi qualche piccolo svago. Anche se fosse c’è papà che manda 700 sterline al mese, il che non è poco. In un certo senso sono felice che sia partito, almeno ora riusciremo a compensare lo stipendio che prendevi tu, ed anche ad avere qualcosina in più. “Piccola Donna”, ti ricordi di questo, vero? Non c’era un giorno in cui non me lo dicevi, stritolandomi tra le tue braccia, scompigliandomi i capelli con le dita, dondolandomi dolcemente, mormorando ninne nanne. Era così che mi addormentavi, ogni notte. Ora sento solo il vento tra gli alberi e qualche macchina che passa.. i miei sonni non sono più felici come quelli di una volta, mamma. Lo sai? Ripensando a queste parole, riesco sempre più a convincermi che io riuscirò a farcela, riuscirò ad andare avanti con, o senza aiuto.. devo. Per me e per te. Manterrò vivo il nostro sogno affinché si realizzi, te lo prometto. È il nostro piccolo segreto, il nostro patto d’acciaio. Sappi, mamma, che non ti deluderò mai. Lo giuro. - Rimango qualche istante seduta sulle ginocchia, che hanno iniziato a farmi male già da qualche minuto. Ero rimasta un’ ora e mezzo a parlare, a rimpiangere il passato, a far cadere le lacrime. Ecco l’ultima, la sento: scivola rapidamente sulle ciglia, riga la guancia e bacia le labbra. Il suo sapore salato mi piace. Poggio la bocca sulla sua foto. Non mi importa di germi, batteri.. la malattia che ho da un anno, è imparagonabile a questi. Lascio scorrere le dita sull’incisione “18.09.1960 – 07.05.2009”. - Ti voglio bene, mamma. - sussurro. Mi alzo e calciando il grigio brecciolino, così monotono, e con lo sguardo rivolto al terreno, dirigo le mie gambe addormentate verso l’uscita del cimitero. Mi fermo subito dopo di aver realizzato di essere di fronte alla colonnina che separa la strada da quel luogo cupo e triste. Decido di aspettare sul muretto in pietra: mi siedo ed inizio a far ciondolare le gambe nell’aria, con la mente altrove, in chissà quale mondo. In lontananza sento dei passi avvicinarsi, il brecciolino che si sposta ad ognuno, facendo lo stesso rumore dei pop-corn cotti in padella. Spero che sia lui, non riesco più a stare qui. La figura si siede vicino a me, anche le sue gambe iniziano a ciondolare. Lascio passare qualche attimo. - Nali, possiamo andare a casa? - chiedo mormorando. - Certo signorina. - mi volge un accenno di sorriso. - Quando decidiamo di mettere un bell’apparecchio? - la butto sullo scherzo; l’atmosfera è troppo tesa. - Oh, ma stai zitta! - brontola, dandomi una forte spallata. - Ah! - mi butto a terra fingendo di essermi fatta male. Fortunatamente siamo sulla striscia di erba che noi chiamiamo ‘pratone’ e non corro il rischio di farmi davvero male. - Brit, ti ho fatto male? - Si, ci è cascato veramente. Lo vedo piegarsi sulle ginocchia vicino a me, con un’aria fin troppo preoccupata. Sono proprio una brava attrice. Non rispondo; mi limito ad emettere piccoli lamenti e a tenermi la mano salda sulla spalla. Le risate sono troppo dure da nascondere.. possibile che credeva sempre in tutto? - Santo cielo, davvero credevi di avermi fatto male? - chiedo scoppiando, con i crampi allo stomaco per il troppo ridere. Lo prendo per le braccia e mi aiuta ad alzarmi. Mi sistemo i vestiti e cerco di cacciare via qualche filo di erba rimasto intrappolato nella mia maglietta. Alzo lo sguardo, ma i suoi occhi mi catturano, facendomi provare un brivido che mi percorre il corpo. No Brittany, non sei innamorata di lui. - Hai freddo? - chiede. - No, no.. non ti preoccupare. - Siamo ormai sulla via di casa. - Ancora con il rimorso, eh? - gli domando. - Già. - abbassa lo sguardo, cercando di nascondere il rossore che è apparso sui suoi zigomi. Quando avevamo circa dieci anni, per dispetto, mi diede una spinta e mi fece cadere. La botta fu tale che mi ruppe un braccio.. ecco perché ora ha sempre paura di toccarmi un po’ più forte, oppure di darmi una semplice e debole spinta. - La nave è attraccata al porto, miss! - è il suo modo di dirmi che siamo arrivati. Mi apre il cancello. – mamma avrà sicuramente preparato. - Mi fermo davanti alla porta, poggio le dita sul campanello, che un secondo dopo inizia a suonare con il suo ‘dlin-dlon’. Nel frattempo, lascio che i miei occhi leggano il cartellino al di sopra del pulsante: ‘HORAN’.
  
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