Anime & Manga > L'uomo tigre
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Autore: edera 74    15/07/2012    4 recensioni
Salve a tutti. Ecco un racconto con nuovi protagonisti. A qualcuno sembrerà una brusca svolta rispetto a quanto scritto precedentemente, ma siate generosi, stavolta ho voluto rendere giustizia (almeno spero) ad una storia a mio giudizio non esplorata a dovere dagli autori. Operazione non facile che travalica le radici della memoria televisiva, ma condotta con grande gioia. Vediamo, dunque, cosa accade a due giovani che si piacciono da sempre, sono amici, colleghi, sostegno l'uno per l'altro, ma si dimostrano ciechi davanti al richiamo dei propri sentimenti, il tutto sullo sfondo di un ambiente tanto ambiguo quanto vero, chiamato lotta. Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'INCONTRO PIU' IMPORTANTE


 

Dicono che prima di nascere siamo ospitati in una grande sala sospesa e fluttuante, a nord di un colle sempre verde. Lì i fanciulli, sorvegliati da un vecchio signore dalle movenze eleganti e solenni chiamato Tempo, attendono di venire sulla terra. Per tutto il periodo che sono lì non vi è nulla che sia loro negato, nulla che del Paradiso non possano vedere e sentire. Attendono...attendono e quando finalmente giunge il turno di nascere sono condotti per mano dal Tempo verso la loro nuova dimensione, terrena, mutevole e miseramente unica. Prima, però, l'angelo custode pone al centro delle loro labbra l'indice, affinchè quelle giovani anime non svelino i segreti di quel luogo ameno.in cui governano pace e quiete.

E pace e quiete invocavano il cuore e la testa della nostra giovane amica. Lunghe dita affusolate, una frangetta ribelle che, da sempre scontrosa come lei, non ne aveva mai voluto sapere di stare al proprio posto, labbra piene e rosse arresesi quella sera, sin da subito, al continuo mordicchiare dei denti vista la tensione che le attraversava il corpo dalle punta dei piedi alla cima dei capelli.

Quella stessa agitazione che ora la induceva a dire a se stessa:”Ecco, adesso riaprirò gli occhi, così vedrò che tutto è a posto. Piano piano girerò i tacchi ed uscirò di qui, con calma senza fretta, non voglio mica che la gente guardandomi pensi che sono matta......anche se credo che in fondo non me ne interesserebbe molto in questo momento....dicevo, dicevo....ah si! prenderò un taxi, tornerò a casa e mi accomoderò sulla poltrona, mangiando qualcosa di caldo....si!, proprio qualcosa di caldo...ho freddo, ho davvero troppo freddo stasera. Già è vero!. Che stupida, sta nevicando e Tokio sembra un enorme frappè al limone e questo posto, con le sue alte mura di un marrone tanto denso quanto orribile da vedersi, illuminato a giorno, sembra la giusta ciliegina schiaffata sopra.

...Ecco, adesso conto fino a tre e potrò andare via.... lo farò perchè lui sarà al sicuro.... perchè lo vedrò dalla vetrina di un anonimo ristorante alle prese con porzioni indefinite di riso e carne, perchè sarà alla sua scrivania a tentare di mettere giù un articolo decente, degno di questo nome.....perchè sarà a casa alle prese con i ragazzi, mentre insegna loro qualche colpo di baseball, con quella faccia accaldata e buffa, che traspira gentilezza........ perchè, che il cielo mi perdoni, lo vedrò andare dietro a qualche bella ragazza. Dio ti prego, fa che sia così....preferisco saperlo con un'altra, ma non in pericolo, voglio che tutto sia come sempre, deve esserlo, altrimenti potrei impazzire dal dolore.....qualunque cosa è meglio del saperlo ferito e perso....., peggio....sconfitto”.

Questo pensava la giovane accalcata come gli altri colleghi ad un passo da quel maledetto ring. Le ciglia scure facevano da carceriere agli occhi ed alle lacrime, che dal canto loro bussavano con veemenza per poter uscire allo scoperto. Segni particolari di questa giovane?. Bella, colta, amante delle moto e dal caratterino niente male. Professione?. Giornalista. Qualcuno dirà “mestiere duro specialmente per una donna”, ma nonostante questo luogo comune a metà tra verità e disillusione, lei non si era mai lasciata scoraggiare dalle avversità e così quel lavoro che, in realtà era la sua seconda passione, l'aveva ripagata in mille modi. Ho setto “seconda passione” perchè la prima in assoluto era un ragazzo, uno all'apparenza imbranato, uno con cui litigare giorno e notte, uno che lei aveva sempre giudicato incapace di badare a se stesso, figuriamoci ad una compagna, eppure...eppure quando lui le si accostava, quando lui parlava il cuore le batteva dentro come un  tamburo. Quando questo succedeva, era solita prendere un bel respiro, uno di quelli a pieni polmoni giusto per disintossicarsi da quell'ebbrezza che lui le faceva provare. Quando questo succedeva, si sforzava di immaginare la Midori del futuro e con un sorriso amaro diceva “Vorrei che quella Midori potesse apparirmi all'improvviso, vorrei mi parlasse di sé e di me adesso, vorrei mi dicesse che questo sciocco sentimentalismo svanirà come neve al sole e che la mia vita sarà bellissima e ricca di gioia anche senza di lui......lui che magari tra qualche anno sarà un marito ed un padre..si, in fondo lo vedo bene in questi ruoli...magari riuscirà ad interpretarli entrambi grazie a quella gatta morta di un'infermiera, tanto perfetta all'apparenza da sembrare finta come i campioni di torte esposte nelle pasticcerie. Che rabbia mi fa!!!!”.

 

…..Intanto fuori nevicava....

 

 

 

 

Era una giornalista quindi...lo sapeva benissimo....avrebbe dovuto guardare tutto, percepire tutto, ascoltare tutto, per poi scrivere un pezzo per il suo capo...oggetto di tutto ciò, l'incontro di lotta più importante al mondo, l'incontro dell'anno....no, anzi...del secolo...l'Uomo Tigre II contro l'Uomo Mascherato.

Fin qui nulla di strano, ma c'era quel problemino che proprio problemino non era....che faceva si che ogni colpo inferto all'Uomo Tigre II divenisse, di rimando, un colpo su di lei.....si dava il caso, infatti, che dietro la maschera di quel lottatore dal corpo statuario e dallo sguardo fiero ed indomabile, ci fosse in realtà un ragazzo di nome Tommy, il suo collega scansafatiche e pasticcione, che spariva all'improvviso senza spiegazioni... uno strano, ma strano davvero, uno che lei credeva di conoscere, ma che in realtà celava una doppia vita ed una doppia identità, tanto forte e sicuro di sè sul ring quanto quasi anonimo nella vita di tutti i giorni.

Aveva scoperto la verità per caso....sapete come si dice?...Era al posto sbagliato al momento sbagliato....lei non doveva essere lì, lei nei progetti di lui non avrebbe dovuto sapere, ma come sempre noi non siamo che pedine in un sistema molto più alto ed ampio di cose che si chiama vita.

Ad un tratto qualcuno o qualcosa la riportò con i piedi per terra e se pur a malincuore dovette lasciare il suo mondo parallelo. Il suo capo infatti stava davanti alla sua faccia con aria accigliata e continuava ad urlarle qualcosa sul volto pallido...”O cavolo”, pensò, “Se lo vedo vuol dire che ho riaperto gli occhi al momento sbagliato, dove è finito il mio scenario di calma e normalità e cos'è che mi urla addosso....che strano vedo le sue labbra sottili e febbrili che si aprono, si contorcono, ma non percepisco il suono della sua voce......poco male, vorrà dire che farò finta di aver capito facendo un cenno di consenso” e così fu. Il vecchio redatore si calmò, ma non contento del tutto le prese con veemenza il braccio, facendole capire che il suo block notes era vuoto, nessun appunto nemmeno una riga, nemmeno una parola era stata scritta su quell'avvenimento sportivo tanto speciale. Ed allora la ragazza si chiese il perchè, il perchè non riuscisse a scrivere, a sentire, a parlare, a guardare.....che fine avevano fatto i suoi sensi?. Sembrava quasi che un spirito malvagio le si fosse accostato e che con un antico sortilegio le avesse strappato l'alfabeto sensoriale dal corpo.

All'improvviso qualcosa la scosse nel profondo, aveva finalmente udito un boato provenire dalla folla che assisteva a quello spettacolo, poi di nuovo più nulla. Nello stesso istante qualcosa di umido e caldo le era entrato fino in gola, come un proiettile sparato da vicino da un abile cecchino...ma cosa poteva essere?....Tremante cercò di capirlo passando il dorso di una mano sulle labbra e ciò ce vide la sconvolse. Era uno schizzo di sangue, vermiglio come certi frutti d'estate, caldo come il sole e dallo strano sapore...un miscuglio di vita e morte e lei a quel pensiero alzò finalmente gli occhi al ring e vide l'Uomo Tigre II steso a terra, stretto in una terribile morsa dal suo nemico. Ma a chi voleva darla a bere?. Quello che vedeva era l'uomo al di là della maschera, era Tommy, ferito e solo su quel ring.....lui non era suo, ma lei lo amava da morire, lo amava così com'era con i pregi ed i difetti ed ora lui era a terra e rischiava di perdere qualcosa di più di un incontro, era la sua vita ad essere in gioco, era il senso di giustizia ad essere in bilico in quel preciso momento, si perchè quell'uomo rappresentava qualcosa di unico ed inviolabile, la giustizia ed il desiderio di libertà di cui tutti gli esseri umani dovrebbero essere dotati.

Di questo avevano parlato la sera prima, quando da perfetto cavaliere l'aveva riaccompagnata sotto casa....le aveva promosso che la giustizia averebbe sempre trionfato, che gli oppressori di qualunque genere non avrebbero prevaricato..MAI!.

Ed allora perchè cavolo si stava facendo mettere i piedi in testa da quell'essere ignobile che ora lo pestava a sangue, no non poteva finire così e la sua promessa? Che fine avevano fatto quelle parole dette solo poche ore prima?. Non poteva finire così. Vedere la sofferenza del suo Tommy anche attraverso la maschera indossata era troppo, decisamente troppo e non seppe nemmeno lei come, ma si incamminò sempre più vicina al ring e, ritrovando tutta se stessa, gridò:” Ehi tu Uomo Tigre ma cosa stai facendo?. E così che tieni fede alle promesse fatte ed alla tua immagine di lottatore devoto al senso di giustizia e lealtà? E così che intendi portare avanti il messaggio di speranza e fiducia in cui molti ti identificano?”. Disse tali parole con una forza ed una passione da far ammutolire di botto l'intero palazzo dello sport....non una parola, non un sussurro..... poi scoppiò un lungo applauso e la gente all'unisono cominciò a gridare, quasi ad invocare, il nome dell'Uomo Tigre II che, tuttavia, pur non in una facile posizione aveva udito lo sfogo della giovane ed allora, solo allora, aveva capito che lei sapeva, sapeva tutto ed ora gli chiedeva di realizzare un sogno, una vera utopia, sconfiggere chi aveva calpestato ogni dignità umana nel proprio paese di origine, di aveva ucciso e depredato, chi riteneva il dio denaro l'unico degno di devozione, ma di farlo da uomo a uomo, senza maschere, senza inganni di sorta. All'improvviso, riuscendo a portare l'ennesimo contrattacco, si liberò della propria maschera, ben sapendo che ormai il tempo era giunto, che tutta dopo quella sera, comunque fosse finita, non sarebbe stato lo stesso e che non si poteva tornare indietro da l in poi. Attese qualche istante, attese che il pubblico realizzasse l'accaduto e capisse il suo gesto. Le persone nel palazzetto erano dal canto loro basite, nessun lottatore si era strappato con le proprie mani la maschera dal volto e men che mai durante un incontro di quel livello. Tutti continuavano a guardare quel giovane fermo al centro del ring, dai lunghi capelli ramati ed il volto da fanciullo, poi accadde un miracolo....loro compresero così semplicemente, senza troppi perchè o ma, semplicemente sentirono quello che lui stava provando e compresero, sciogliendo la tensione in un lungo e caldo applauso. Fu allora che sul viso della nostra Midori, si dipinse un leggero sorriso che non sfuggi a Tommy, il quale la guardò in un modo..in realtà nell'unico modo in cui una donna vuole essere guardata...... spaventata da ciò si girò di corsa e corse via dal palazzetto. In fondo non aveva più paura per lui, aveva visto quella luce nei suoi occhi, la conferma alla promessa che con quel suo gesto così plateale aveva cercato di risvegliare in lui.

 

…..Intanto fuori nevicava.......

 

Quanto tempo era passato?...Minuti, forse ore?....Non lo sapeva.....aveva fatto ciò che si era prefissata, ovvero sparire prima della fine dell'incontro, aveva camminato a lungo, lasciando il mondo al di là di una porta immaginaria, di cui solo lei possedeva le chiavi d'accesso. Aveva anche pregato di non incontrare nessuno quella sera e, stranamente per una grande città come Tokyo, era stato proprio così e ciò l'aveva resa felicissima. Una volta raggiunto il suo appartamento si era lasciata completamente andare contro la parete d'ingresso, con le mani tra i capelli.

Di seguito aveva buttato all'aria le scarpe ed i pantaloni, poi aveva indossato una camicia da uomo bianca che, pur essendo troppo grande per lei, le ricadeva addosso sensualmente, lasciandole scoperte buona parte delle lunghe gambe.

Aveva appetito...o almeno credeva, quindi viste le sue scarse doti culinarie attinse a ciò che ogni single che si rispetti chiama a buon ragione “la propria ancora di salvezza”, vale a dire il congelatore, ricco di ogni ben di Dio. Vedendo tutte quelle cose, cibi precotti, sandiwich, gelati e leccornie varie e non sapendo cosa prediligere, chiuse gli occhi e ripetè il solito gioco di ogni sera. Con la destra prese una scatola e con la sinistra un'altra. Si diresse al grande specchio del salone e disse a volte alta “Ok Midori da un lato abbiamo un salutare e dietetico pasto della tradizione giapponese, dall'altro un abbondante e succulento piatto di hot dog farciti delle creme più grassose al mondo...cosa scegli?”. Alzò entrambe le mani, a mò di bilancia e poi emise il suo verdetto “Chi se ne frega dei chili, questa non è la serata per la badare alla linea” e rigettò il primo contenitore in frigo.

Si sdraiò sulla sua poltrona preferita, talmente consumata da riportare impressa l'impronta del corpo, ma lei non se ne sarebbe mai liberata..su quella poltrona aveva scritto i suoi pezzi migliori ed aveva pensato a lui...no...ad un lui più una lei, o meglio ad un bellissimo ma inutile sogno. Inutile perchè lei sapeva che Tommy sembrava prediligere un'altra e che non le aveva mai dato un'opportunità per dimostrare i propri sentimenti. Dopo quello che era successo quella sera magari le cose sarebbero state diverse o forse no e comunque non aveva senso sbatterci la testa in quel momento..ora lui avrebbe dovuto affrontare cose ben più grandi e rispondere a mille domande. Lei era allo stato attuale fuori dai giochi, qualunque fossero state le regole a lei il regolamento nessuno lo avrebbe consegnato. Pensando tali cose si mise a letto coprendosi fin sopra i capelli come fanno i bambini orgogliosi che temono il buio, ma non cedono alla tentazione di correre scalzi per il corridoio per chiedere protezione ai genitori.

Non avrebbe saputo dire quale fosse l'ora, ma d'improvviso scattò sull'attenti quando senti il suo nome gridato nell'androne del pianerottolo e sentì colpi vibrati alla porta da qualcuno che reclama la sua presenza all'istante. Allora si alzò e si diresse ala porta d'ingresso per capire cosa stesse accadendo. Guardò dallo spioncino e vide con sorpresa Tommy dall'altra parte che aveva il fiato corto tipico di chi corre a perdifiato e l'aria trafelata. Continuava a gridare il suo nome ed a bussare all'uscio chiedendo di poterla vedere.

“Ma per la miseria”, penso Midori, “perchè nessuno ti dice mai come comportarti in certe occasioni, se solo potessi sapere qual'è il futuro poteri tornare indietro e parlare alla Midori di oggi e dirle qual'è la cosa giusta da fare, le direi di non aver paura, le direi che è una in gamba e che visto che ne ha già viste di cotte e di crude potrà superare anche il rifiuto del ragazzo che ama, perchè di un rifiuto si tratta di certo, sarà è venuto al massimo per avere spiegazioni, per dirmi grazie ma nulla di più, avanti lo so benissimo che certe storie sul posto di lavoro portano solo rovine dietro di se. Lo supererò, lo prometto alla Midori del presente, certo soffrirò ma poi passerà. Nel frattempo Tommy invocava il suo nome come una nenia, aveva il volto stanco appoggiato alla porta e la pregava di uscire per poter parlare un pò. Midori ebbe para e disse: “Tommy va a casa, è tardi e se continui a gridare così sveglierai tutti nel palazzo, parleremo domani. Sono stanca, tu sei stanco, siamo tutti stanchi e peggio disorientati per favore vai a casa”. Ma Tommy non ne volle spare e continuava anche più forte di prima. Midori fu presa dal panico ed allora non sapendo come agire usci così com'era, con la sua camicia da uomo bianca troppo grande ed i capelli arruffati dal sonno agitato, aprì la porta e se lo trovò davanti....non sapeva cosa dire e cosa si agitava nel suo cuore...felicità perchè era vivo e lì di fronte a lei, paura per quello che non voleva sentire,....alla fine ciò che prevalse fu la rabbia,...lo aggredì, non lasciandogli nessuno scampo, gli mise entrambe le mani addosso, sull'ampio petto spingendolo indietro ed urlando sul suo volto: “Cosa vuoi eh? Che cavolo vuoi a quest'ora da me? Perchè sei venuto a casa mia adesso, perchè mi guardi così? Qui non c'è nulla per te. Io non sono il premio di consolazione di nessuno, non sono una ruota di scorta. Ne vedi forse una dimmi!”. Le parole già dure divennero di fuoco nei toni e negli intenti, continuava a spingerlo ad andarsene ed ad ammutolirlo con la sua frustrazione. Lo sapeva bene ma non era stata in grado di fermarsi. Poi il tocco finale, si ritrasse e si allontanò di qualche passo aggiungendo: “Ah, certo ora so cosa vuoi da me.......adesso stai buono buono qui ed aspettami ti darò ciò che cerchi e di cui hai bisogno”. Rientrò in casa e dall'interno si sentirono rumori strani, poi tornò sui propri passi dirigendosi verso di lui e sbattendo sul suo petto un foglietto di carta. A quel punto gli prese una mano facendo ricadere in quest'ultima il foglietto su cui vi erano indicati una serie di numeri “Ecco questo è il suo nuovo indirizzo, l'ho avuto da quelli dell'ospedale, perchè cosa davvero ironica, pensavano che fossi una sua amica, qui la potrai raggiungere....ora vattene da qui, dirigiti verso quella cosa che in molti chiamano stazione dei treni, salici sopra e va da lei, corrile dietro e vedrai che andrà tutto bene. Lasciami stare capito!”. Si voltò e chiuse dietro di se la porta.

 

...Intanto fuori nevicava.......

Ora era davvero tempo di dire “GAME OVER” e se lui non se ne fosse andato, sarebbe andata via lei di questo ne era certa. Era tornata correndo nel proprio letto ed il silenzio regnava ora incontrastato nella stanza...Ad un certo punto, tuttavia, sentì un rumore simile ad implosione e si precipitò in salotto. Quello che vide la fece restare a bocca aperta...lui aveva sfondato con un calcio la porta e adesso se ne stava davanti a lei immobile e con quel..con quel...come definirlo? Ma certo con un sorriso splendente in faccia in attesa di una ovvia, seconda, stavolta legittima sfuriata che come da copione non tardò ad arrivare, la vide stringere le nocche delle mani tanto forte da diventare bianche e gli occhi accendersi di una luce abbagliante. Quanto volte l'aveva vista agitarsi e dimenarsi al lavoro, prendersela per le ingiustizie sociali su cui scriveva, vivere in prima persona le storie oggetto degli articoli impastati di sudore e fantasia, quanto volte avrebbe voluto afferrarla, stringerla a sé e viverla fino in fondo, ma anche in quelle poche volte in cui ci aveva provato, era successo sempre qualcosa che alla fine aveva rovinato tutto. Ora la osservava con quella camicia da uomo addosso e pensava a quanto era bella a quanto avrebbe voluto afferrare quei fianchi e sentirli muovere sotto di sé, percepire la rotondità dei seni floridi schiacciati contro il proprio petto e rubarle le labbra per non restituirgliele più. Fu naturale a quel punto, circondarle il corpo con le sue braccia e sollevarla sin sopra le spalla destra, infischiandosene delle grida di lei che gli urlava di metterla giù immediatamente. L'adagiò non proprio con maestria sul letto e le si pose sopra, ovviamente senza farle del male, vista la differenza delle corporature, ma non lasciandole alcuna via di fuga.

Midori , a quel punto, sentì di non voler lottare più, quello che era accaduto non era un rifiuto, anzi....e così percependo se stessa fino all'ultima molecola di cui era composta, si arrese. Il suo respiro non smise di essere compulsivo ed ora anche quello di lui sembrava una locomotiva impazzita. Gli occhi erano fissi gli uni negli altri. Poi le gambe le si ammorbidirono, distanziandosi abbastanza da permettergli di aderirle meglio. La baciò. All'inizio fu un bacio dolce e leggero, poi divenne sempre più intimo e profondo. L'attesa, le emozioni di quella sera, la passione a lungo repressa e l'amore che provavano reciprocamente venne fuori tutto di botto. Lei si strinse a lui e rispose ad ogni gesto ed ad ogni sospiro con una calore ed un candore strabilianti. Capì allora che a volte credere in un “noi” è giusto. Non avrebbe saputo dire né come né perchè, ma seppe con certezza che da quel giorno in avanti non sarebbe più stata sola. L'incontro più importante delle loro vite era finito in parità, nessuna sconfitta, nessuna rivincita da concordare, restava solo la vittoria di un sentimento forte ed indistruttibile chiamato AMORE.

 

 

FINE

 

 

 

 

 
  
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