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Autore: thequibbler    15/07/2012    6 recensioni
Che giornata di merda.
Era iniziato tutto quando si era svegliato ed era inciampato in uno zaino che aveva lasciato sul pavimento qualche giorno prima.
Poi, qualche minuto dopo quando era sceso per colazione aveva scoperto con orrore che i cereali erano finiti.
E adesso, per aggiungere la famosa ciliegina sulla torta, qualcuno stava per trasferirsi in casa sua, prendendo la camera di sua sorella.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Catching Feelings


Che giornata di merda.
Era iniziato tutto quando si era svegliato ed era inciampato in uno zaino che aveva lasciato sul pavimento qualche giorno prima.
Poi, qualche minuto dopo quando era sceso per colazione aveva scoperto con orrore che i cereali erano finiti.
E adesso, per aggiungere la famosa ciliegina sulla torta, qualcuno stava per trasferirsi in casa sua, prendendo la camera di sua sorella.
"Ripetimi perché lo stiamo facendo." disse rivolto a sua madre, mentre aspettavano l'arrivo della nuova inquilina nel vialetto di fronte alla casa.
La donna sospirò: "Perché mi manca tua sorella e io e il tuo patrigno troviamo ridicolo avere una stanza vuota in casa quando potremmo aiutare qualcuno."
Harry alzò gli occhi al cielo.
Le ragioni erano valide, ma Harry non riusciva ad accettarlo.
Forse perché anche lui sentiva la mancanza di sua sorella da quando era partita per l'università anche se non voleva ammetterlo, o forse perché si stava godendo l'idea di essere l'unico ragazzo di casa.
Tutti quei pensieri furono spazzati via dieci minuti dopo, quando una macchina nera parcheggiò di fronte all'abitazione e una ragazza dai capelli scuri come la notte aprì la portiera ed uscì, incrociando lo sguardo con lui e aprendosi in un sorriso forzato.
Una donna di mezza età uscì dall'automobile qualche istante dopo e andò a stringere la mano alla madre di Harry.
Si scambiarono qualche parola che il ragazzo non riuscì a sentire, e poi si voltarono verso la ragazza dalle lunghe gambe e gli occhi azzurri. 
"Questa è Maeve, e se tutto va bene starà con voi per i prossimi due anni."
"Piacere tesoro." disse Anne, stringendole la mano.
"Piacere." rispose cortesemente la ragazza, e il suo sorriso divenne un poco più autentico.
"Lui è Harry," disse poi la donna, girandosi verso suo figlio: "Avete la stessa età, ti aiuterà ad ambientarti e sono sicura che diventerete ottimi amici."
Harry, che non aveva ancora detto una parola, si alzò di scatto e le strinse la mano: "Piacere di conoscerti." la salutò, e mentre diceva quelle parole si rese conto di quanto fossero vere.
Questa bellissima ragazza non era decisamente quello che si aspettava quando gli avevano detto che un'orfana sarebbe andata a vivere con loro.
Come suo solito quando vedeva qualcuno di attraente, Harry lasciò che la sua mente vagasse e si riempisse di cinquemila fantasie diverse in cui la portava a letto.
Quei sogni vennero distrutti in meno di mezzo secondo, perché proprio mentre la ragazza gli stringeva la mano, l'assistente sociale scoppiò in una sonora risata e disse: "Non diventate troppo amici però, altrimenti dovremo portarla di nuovo via."
"Che cosa intende?" domandò Anne.
"Non sono permesse relazioni tra i figli della famiglia ospitante e i nostri ragazzi." spiegò, tornando seria.
Harry si sentì sprofondare, ma la ragazza ridacchiò e rispose: "Non c'è alcun pericolo, davvero."
Le due donne risero e Anne invitò l'assistente sociale in casa per un tè, lasciando Harry e Maeve soli per conoscersi un po'.
"Che cosa intendevi?" domandò Harry quando furono soli.
La ragazza lo guardò confusa.
"Cosa intendevi con 'non c'è pericolo'?"
"Oh, niente, è solo che non sei il mio tipo. E poi ci siamo appena conosciuti." spiegò lei, guardandolo come se fosse pazzo.
"P-perché non sarei il tuo tipo?" insistette Harry, anche se sapeva perfettamente quanto assurda fosse quella conversazione, per due persone che si conoscevano da sessanta secondi.
Lei sembrò sorpresa da quella domanda: "Perché ti importa?" disse con un tono sprezzante.
"Mi importa e basta." rispose a tono il ragazzo.
Lei lo studiò per qualche secondo e poi parlò: "Hai la mia età ma dimostri tre anni meno di me, hai delle adorabili fossette quando sorridi, i capelli ricci e sei paffutello e completamente innocente. No, non sei proprio il mio tipo."
In quel momento Anne chiamò Maeve e la invitò a prendere un tè e senza dire un'altra parola la ragazza entrò in casa, lasciando Harry solo nel vialetto a chiedersi quanto dura quella convivenza sarebbe stata.


Le settimane successive si rivelarono complicate.
Harry era abituato a convivere con una ragazza, ma scoprì presto che ogni creatura di sesso femminile aveva riti e abitudini diverse.
Avevano discusso più di una volta per tutto il tempo che Maeve trascorreva chiusa nel loro bagno condiviso, per il programma da guardare in televisione, e una volta, incaricati di fare la spesa insieme, si erano fatti cacciare fuori dal supermercato per essersi messi a gridare l'uno contro l'altro fra le corsie.
Nonostante continuasse a trovarla bellissima, Harry non era più attratto da lei, nemmeno un po'.
La trovava fastidiosa e irritante, aveva sempre la risposta pronta e la maggior parte delle volte lo lasciava senza parole, e la cosa lo faceva infuriare.
Harry sapeva che il suo atteggiamento arrogante e sulla difensiva dipendeva probabilmente dalla sua infanzia incasinata, ma non seppe fino a quanto quell'affermazione fosse vera fino a che una sera tardi la madre lo svegliò e lo trascinò in salotto.
"Devi lasciare Maeve in pace. Capisco che le vostre personalità si scontrino, e la maggior parte delle volte mi fate sorridere, ma deve sentirsi a suo agio, deve sentirsi a casa." disse la donna con uno sguardo serio.
"Ma è lei che mi fa impazzire, non sono io che-"
"Harry." lo interruppe lei: "Lei cerca solo di difendersi. Non ha nessuno al mondo, e io sto cercando di farle capire che non dev'essere più così. Vede un nemico in chiunque si avvicini." 
"Non capisco perché. So che non dev'essere stato facile, ma-"
"Ha passato sette famiglie diverse negli ultimi sei anni." spiegò Anne: "I suoi genitori sono morti entrambi in qualche vicolo pieni di eroina fin sopra i capelli e la sua prima famiglia l'ha presa quando aveva solo due mesi. L'hanno tenuta per dieci anni e sono in tutto e per tutto i suoi genitori."
"E poi cosa è successo?" chiese Harry, cominciando a sentirsi davvero in pena per la ragazza.
Anne sorrise tristemente: "Sono morti anche loro, Harry. In un incidente stradale."
"Oh." 
Harry non sapeva cosa dire, boccheggiò per qualche istante e si sentì improvvisamente in colpa per qualunque cattiveria le avesse detto nell'ultimo mese.
"Da quel momento in poi Maeve ha avuto problemi comportamentali. Alcune famiglie l'hanno rispedita al mittente per il suo atteggiamento senza darle il tempo di adattarsi, altre hanno accettato di tenerla solo per i soldi. E l'ultima.." la donna smise di parlare e Harry si sentì sprofondare.
"L'ultima cosa, mamma?"
"Il padre della famiglia dove si trovava prima di venire qui ha provato ad abusare di lei."
Il ragazzo sentì il sangue gelargli nelle vene e senza dire un'altra parola si alzò e salì le scale in tutta fretta, per poi entrare in camera sua e lanciarsi sotto alle coperte.
Non chiuse occhio tutta la notte e immaginò mille scenari diversi in cui si scusava profondamente con la ragazza.
Le prime luci del mattino però gli fecero realizzare che quello non era l'approccio giusto, gli fecero capire che Maeve non avrebbe reagito bene alla sua compassione.
Così quella mattina, dopo che sua madre e il suo patrigno uscirono per il lavoro, Harry si andò a sedere sul divano accanto a lei. 
La guardò di sottecchi per qualche istante, fino a quando lei non spense la televisione con il telecomando e si voltò verso di lui: "Devi dirmi qualcosa?" chiese.
Harry sospirò: "Tregua?" propose, porgendole la mano.
Maeve sembrò rifletterci sopra per qualche istante, ma poi gli strinse la mano: "Tregua." acconsentì.
"Perché questa decisione tutto ad un tratto?" domandò poi incuriosita.
Harry alzò le spalle, cercando di farla sembrare una cosa da poco: "La scuola ricomincia tra meno di due mesi e voglio che tu ti sia completamente adattata per allora. Cerchiamo di fare dei turni per il bagno, d'accordo? E ti lascio guardare il tuo telefilm se tu alle otto ogni sera mi lasci guardare il mio."
"D'accordo." disse lei, sembrando rallegrata da quella proposta: "Mi sto appassionando al tuo telefilm, sai?"
Harry sorrise: "E io mi sto appassionando al tuo."
Chiaccherarono tranquillamente per almeno un'ora, ed era la prima volta che riuscivano a conversare così da quando Maeve era arrivata.
"Come ti trovi qui?" chiese Harry ad un certo punto: "A parte le nostre discussioni, dico. Come ti trovi in casa?"
"Bene." rispose Maeve sinceramente: "Il tuo patrigno mi fa morire dal ridere e mi piace guardare i quiz alla televisione con lui. Dovrebbe partecipare a uno, le sa sempre tutte."
"È quello che gli dico sempre io!" esclamò Harry ed entrambi risero.
"La zona è davvero bella e la camera mi piace, anche se mi dispiace per tua sorella, voglio dire e se volesse tornare?"
"Non lo farà." le assicurò Harry: "Credimi, non vedeva l'ora di cominciare la sua vita da sola. E a Natale e durante le altre feste dormirà sul divano letto. Sai come si dice, chi va arrosto perde il posto."
"Ti manca, non è vero?" domandò Maeve, accorgendosi dello sguardo triste sul volto del ragazzo.
"A volte." ammise il ricciolo, ed era la prima volta che lo diceva ad alta voce: "Ma sta vivendo il suo sogno e non posso che essere felice per lei."
Maeve annuì: "Deve essere bello, avere una sorella o un fratello."
"La maggior parte delle volte è una rottura, ma non la scambierei con nessun altro al mondo."
Ci fu un attimo di silenzio, e quando nessuno disse nulla e la situazione cominciò ad essere imbarazzante, Harry pensò a qualcosa di intelligente da dire: "E che mi dici di mia madre? Ti trovi bene con lei?"
Gli occhi di Maeve si illuminarono: "Anne è fantastica, sai vero che tua madre è fantastica?" cominciò, e prima che Harry potesse replicare proseguì come una furia: "Ridiamo un sacco insieme e il suo guardaroba è stupendo, ha un sacco di storie divertenti sulla sua adolescenza che forse è meglio che tu non conosca e-" la ragazza si interruppe per prendere fiato: "Tua mamma è fantastica."
Harry sorrise e sentì un'onda di affetto per la ragazza, vedendola parlare così appassionatamente di sua madre: "E poi la sua cucina, non mangiavo così bene da quando-"
Le parole gli morirono in gola e Maeve distolse lo sguardo.
"Hey." disse Harry, passandole lentamente una mano sulla spalla: "Puoi parlarne con me, lo sai? Se vuoi, certo."
Maeve scosse la testa e tornò a fissarlo negli occhi: "Non c'è niente da dire, sono morti. Muoiono sempre tutti. E quelli che sopravvivono non se lo meritano mai."
Harry capì che si riferiva all'uomo che l'aveva aggredita nella casa dove stava prima, e tentennò sul da farsi. 
"Ascolta." cominciò: "Non farò finta di sapere che cos'hai passato, i miei genitori sono in vita e sani e ringrazio il cielo ogni giorno per questo, e non farò nemmeno finta di sapere com'è dev'essere stato nelle altre famiglie dove sei stata. Ma sappi che sei al sicuro qui. C'è mia mamma, c'è Robin, e anche se non te l'ho dimostrato abbastanza, ci sono anche io."
Per la prima volta da quando si erano incontrati, Harry vide gli occhi di Maeve diventare lucidi, e la ragazza si affrettò a portare via le lacrime con il dorso della sua mano prima ancora che cominciassero a scendere.
"Grazie." disse sottovoce, facendo una smorfia con il viso, evidentemente non abituata a far trasparire le sue emozioni.
"Non mi devi ringraziare di nien-" ma Harry non riuscì a terminare la frase, perché la ragazza lo avvolse in uno stretto abbraccio che lui ricambiò con affetto, inspirando il profumo dolce dei capelli della mora.
In quel momento qualcuno suonò il campanello e i due si separarono.
Harry si alzò in tutta fretta e Maeve ridacchiò: "È di nuovo quella bionda?" domandò maliziosa.
Harry sentì le sue membra farsi di pietra: "C-ci hai visti?"
"Beh, vi ho sentiti prima di vedervi." disse, e poi procedette ad imitare la ragazza: "Oh, Harry, ti prego, ancora, sì, sì, dai, dai, non fermarti, oh, HARRY!"
Il ragazzo arrossì furiosamente e procedette a tirarle un cuscino: "Smettila!"
Maeve scoppiò a ridere sonoramente e Harry cercò di ignorarla mentre andava ad aprire la porta.
"Hey, Z." salutò il ragazzo sulla soglia.
Si diedero una pacca sulla spalla a vicenda e il moro entrò nell'ingresso.
Zayn era il migliore amico di Harry da quando erano bambini, ma erano diversi sotto molti punti di vista: Harry stava cominciando a sviluppare la voce ed il fisico di un uomo solo adesso, mentre Zayn aveva subito il cambiamento già da parecchio tempo, e anche se le ragazze preferivano solitamente Harry, forse perché era un po' di entrambi, ragazzo e bambino, era Zayn ad avere la reputazione del donnaiolo rubacuori, e di certo si comportava come tale.
Con la voce profonda e gli addominali scolpiti da quando aveva quindici anni, Zayn era il bad boy della città.
Harry lo accompagnava quasi ogni mese a farsi un nuovo tatuaggio, e da quando aveva cominciato a fumare ogni ragazza era letteralmente caduta ai suoi piedi.
Per non parlare poi del fascino tenebroso che la sua moto gli donava costantemente.
"Allora, dov'è questa arpia che ti sta rovinando la vita?" disse il ragazzo rivolto ad Harry, togliendosi la giacca e poggiandola sull'attaccapanni. 
Il ricciolo gli fece segno di abbassare la voce: "Abbiamo chiarito le nostre divergenze."
"Ah, davvero?"chiese Zayn divertito, e in quel momento Maeve apparve dall'altra stanza.
Il ragazzo sgranò gli occhi alla vista della mora di fronte a lui.
"Umh.. Maeve, questo è Zayn, il mio migliore amico."
"Piacere." dissero entrambi nello stesso momento, stringendosi la mano.
"Hai una moto?" domandò poi lei incuriosita, notando il casco al braccio di Zayn.
"Sì."
"Che modello?"
"Yamaha YBR 250." rispose il ragazzo.
"Wow, ne ho sempre voluta una, anche se preferisco le R1."
"Te ne intendi." osservò Zayn, impressionato e lei fece segno di sì con la testa.
"Forse dovresti venire a darci un'occhiata qualche volta."
Lei si aprì in un sorriso e i due si lanciarono in una discussione tecnica.
Harry sentì la frustrazione crescere dentro di lui. Non sapeva un accidente di moto, e sentirsi escluso dalla conversazione lo infastidiva.
Non perché fosse geloso, certo, solo perché non gli piaceva non avere niente da dire.
Qualche minuto dopo Maeve si scusò e salì al piano di sopra a fare una doccia, e quando i due ragazzi rimasero soli Zayn fece un fischio di approvazione: "Mi piacerebbe farle fare un giro su qualcos'altro, oltre che alla mia moto." commentò.
"Allora, cosa c'è nel tuo frigo?" chiese poi, camminando a grandi passi verso la cucina.
Harry rimase fermo dov'era per un minuto.
Contò fino a dieci numerose volte, cercando di calmare il mostro nel suo stomaco.
Okay, forse era geloso.


Erano passate tre settimane dal giorno in cui Zayn e Maeve si erano conosciuti e da quel momento Harry aveva cercato di tenerli a distanza.
Ogni volta che usciva con l'amico si faceva trovare già fuori di casa per fare in modo che non si vedessero, e quanto lui e la ragazza guardavano un film si dimenticava sempre accidentalmente di invitare Zayn.
Non sapeva bene perché, ma l'idea di vederli fare amicizia non gli piaceva.
Quella sensazione di gelosia che aveva provato quando si erano conosciuti non gli era ancora passata, e Harry si rifiutava di ammettere che forse era legata al fatto che aveva passato gran parte del tempo che Maeve aveva trascorso in casa sua sino a quel momento a osservare il modo in cui si spostava i capelli da una spalla all'altra, il modo in cui il suo sorriso le raggiungeva gli occhi solo se trovava una cosa davvero divertente, il modo in cui scoppiava a ridere a metà di una barzelletta, senza aver nemmeno ancora sentito la battuta finale.
Senza che nemmeno se ne accorgesse, tutte quelle fantasie che gli erano passate per la testa la prima volta che l'aveva vista avevano ricominciato a farsi strada nella sua testa, ora che aveva imparato ad apprezzarla.
Ora che le voleva bene.
Si svegliava di scatto durante la notte, sudato e con il respiro affannoso, cercando disperatamente di scacciare le immagini che lo cullavano nei suoi sogni.
Per cercare di non pensarci, Harry si rifugiava sempre più spesso fra le braccia di Emma, la bionda con cui Maeve lo aveva sorpreso a fare sesso, ma anche lei aveva notato il modo in cui guardava la mora.
"Hai intenzione di continuare a fingere per sempre?" gli aveva chiesto Emma un giorno.
"Non capisco di cosa parli." aveva mentito lui.
"Oh, non lo so, forse di come ogni volta che Maeve ti sorride vuoi improvvisamente fare sesso, e mentre lo facciamo non mi degni di uno sguardo."

Quella frase lo aveva lasciato senza parole, e quel silenzio fu abbastanza per la ragazza, che lo scaricò prontamente.
Tutti questi pensieri sui suoi sentimenti per Maeve lo confondevano sempre di più, e per quella ragione Harry decise di ignorarli fino a data da destinarsi.
Le cose sembravano filare lisce, lui e Maeve legavano ogni giorno di più e Zayn era fuori dal radar, sino a quando un giorno lei gli annunciò che aveva fatto la conoscenza di alcune ragazze del paese e che aveva organizzato un'uscita con loro.
Gli aveva subito chiesto se si voleva unire al gruppo, ma Harry aveva rifiutato, di modo che Maeve potesse legare con più gente possibile prima dell'inizio della scuola.
Il mattino dopo a colazione, era impaziente di sapere come fosse andata la sua serata.
"Buongiorno." salutò Maeve assonnata entrando in cucina.
"Buongiorno tesoro, hai dormito bene?" disse la mamma di Harry allegra.
Maeve annuì e Anne sorrise: "Ti ho preparato la colazione, io devo scappare, a dopo."
"A dopo." la salutò Maeve con un sorriso, prima di sedersi al tavolo della cucina di fronte ad Harry.
"Hey." mormorò, sbattendo le palpebre un paio di volte per liberarsi degli ultimi strascichi del sonno.
"Hey." 
Harry la guardò versare i cereali nella sua tazza e poi girare tre volte il latte con il cucchiaio come era solita fare ogni mattina.
Erano incredibile il numero di dettagli su di lei che aveva assorbito senza nemmeno rendersene conto.
Sembrava stanca, aveva i capelli raccolti in una coda disordinata e il trucco della sera prima era sbavato intorno alle sue labbra e ai suoi occhi.
"Smettila." disse improvvisamente lei senza alzare lo sguardo, facendolo sussultare.
"D-di fare cosa?" domandò il ragazzo.
"Di fissarmi. È inquietante." spiegò lei, mettendosi in bocca una cucchiaiata di cereali.
"Oh. Scusami." sussurrò Harry, spostando lo sguardo sulla finestra dietro di lei.
"Si può sapere cosa ti sta succedendo ultimamente? Sei strano." osservò la ragazza.
"Non capisco di cosa parli." mentì lui in tutta fretta.
Maeve lo studiò seria per qualche secondo, e poi alzò le spalle: "Se lo dici tu. Ma sai che se c'è qualcosa che non va puoi parlarne con me, giusto?"
Harry venne invaso da una strana sensazione nello stomaco, come se avessero alzato la temperatura e mille farfalle avessero cominciato a svolazzare: "Lo so. Grazie."
"Figurati, sei mio fratello giusto?"
In un attimo, le farfalle caddero morte, e il ricciolo cercò con tutte le sue forze di non sospirare: "Giusto."
Ci fu qualche minuto di silenzio, e poi il ragazzo avanzò la domanda che moriva di fargli da quando l'aveva sentita rientrare quella mattina alle quattro: "Allora, nottata folle eh?"
"Non hai idea." rispose lei, aprendosi in un sorriso, probabilmente ripensando a tutte le cose che erano successe durante la notte: "Siamo andati in quella discoteca poco fuori città, avevi ragione è bellissima. E poi Samantha ha vomitato proprio sulla giacca di Zayn e-"
"Zayn?" la interruppe Harry tutto d'un fiato: "Zayn era con voi?"
Lei annuì: "L'ho invitato io." spiegò Maeve, e quando Harry non disse nulla aggiunse: "È-è un problema?"
"Cosa? No! Assolutamente no!" esclamò Harry: "Solo.. Non pensavo foste amici."
"Ci stiamo conoscendo." raccontò lei: "Abbiamo parlato un paio di volte dopo quel giorno quando ci hai presentati."
Il ragazzo annuì: "Capisco."
Dopo qualche altro istante di silenzio, Maeve parlò di nuovo: "Mi dispiace davvero che tu non sia venuto ieri sera."
Harry si trattenne dal scoppiare a ridere.
Non voleva dirle che l'unica ragione per cui aveva rifiutato l'invito era perché pensava che sarebbe stata una serata di sole ragazze, non voleva dirle quanto arrabbiato con sé stesso fosse in quel momento.
In un gesto veloce il ragazzo si alzò e cacciò la sua tazza nel lavandino.
"Non preoccuparti." disse prima di uscire dalla cucina: "La prossima volta non mancherò."
Dopo quello sfortunato episodio Harry tentò in tutti i modi di non perdere Maeve di vista nemmeno per un secondo, e anche se gli sembrava di stare facendo un buon lavoro, sapeva che non poteva controllarla ventiquattro ore su ventiquattro.
L'aveva sentita sgattaiolare fuori durante la notte un paio di volte, e quando lui tornava da qualche uscita con un amico lei non era mai in casa.
Oppure era al telefono.
Il telefono.
Lo stava mandando fuori di testa.
La vedeva scrivere messaggi alla velocità della luce e ricevere una risposta anche più velocemente.
Ogni volta che il suo cellulare squillava andava a chiudersi da qualche parte da sola, e se la sorprendeva durante una conversazione, metteva giù all'istante.
Forse era paranoico, ma una vocina nella sua testa gli diceva che dietro al suo comportamento strano c'era Zayn, sempre e solo lui.
Nonostante le sue preoccupazioni riguardanti l'amico, lui e Maeve stavano legando ogni giorno di più.
Passavano ore sul divano o al parco, ridendo a qualunque stupida battuta e parlando di qualsiasi cosa gli passasse per la testa.
Harry sapeva di volerle bene, e attribuiva la sua gelosia nei confronti di Zayn solo a questo.
Non al modo in cui i battiti del suo cuore acceleravano ogni volta che Maeve gli sorrideva, e di certo non ai sogni che faceva ogni notte su di lei.
Una sera avevano dormito nel capanno vicino a casa, e quando lei aveva chiuso gli occhi, il ragazzo l'aveva fissata per dei minuti interminabili, e senza nemmeno accorgersene aveva sussurrato le parole: "Sei la cosa più bella che mi sia capitata."
Ma non significava niente.
Erano solo parole, niente di cui preoccuparsi.
"Non dovresti stare qui, sai? È pericoloso." gli disse quella sera Maeve, raggiungendolo sul tetto della casa e interrompendo i suoi pensieri.
"Allora scendi." scherzò lui in tutta risposta.
"Solo quando scendi tu."
Si scambiarono un sorriso, e lei si andò a sedere vicino a lui.
"Noi due non abbiamo paura dell'altezza, invece Zayn-" 
Maeve spalancò gli occhi e smise improvvisamente di parlare, mentre le guance le si coloravano di rosa.
A quelle parole, Harry rischiò seriamente di cadere di sotto.
"Come fai a sapere che soffre di vertigini?" le domandò: "Te lo ha detto lui?"
Lei si limitò ad annuire.
Calò un silenzio pieno di tensione.
Harry spostò lo sguardo sul cielo blu sopra di loro, e poi disse sottovoce: "Cosa sta succedendo fra voi due?"
Maeve non disse nulla, e prima che il ragazzo potesse insistere, il rombo del motore di una moto che conosceva bene si fece sentire sotto di loro.
"Hey!" li salutò Zayn, saltando giù dalla sella e togliendosi il casco.
"Ciao." replicarono entrambi senza troppo entusiasmo.
"Allora.. Scendi?" esortò Zayn.
Harry fece segno di sì con la testa, e cominciò ad alzarsi, quando Maeve gli posò una mano sul braccio: "Stava parlando con me."
Il ragazzo sentì ogni osso del suo corpo farsi pesante: "Oh." fu tutto quello che riuscì a mormorare.
"T-ti spiegheremo tutto, l-lo p-prometto." balbettò lei, prima di alzarsi e scendere, raggiungendo Zayn nel vialetto.
Il moro le porse un casco e la aiutò ad allacciarlo.
Salirono entrambi sulla moto e prima di partire Zayn alzò il braccio in segno di saluto.
Sì, avrebbero dovuto spiegargli parecchie cose. 


La mattina dopo, prima che Maeve si svegliasse, Zayn mandò un sms ad Harry invitandolo a casa sua.
Il ragazzo si vestì in tutta fretta e uscì di casa cercando di non fare rumore.
L'amico lo fece sedere di fronte a lui e gli comunicò senza troppi giri di parole che aveva intenzione di fare sul serio con Maeve.
Harry resistette all'impulso di rovesciare il tavolo di fronte a lui.
"E lei lo sa?" chiese confuso, cercando di mantenere la calma.
Zayn sorrise con il sorriso di chi la sapeva lunga: "Beh, se il modo in cui mi ha baciato ieri sera significa qualcosa, direi proprio di sì."
Harry si sentì morire, ma cercò in tutti i modi di non farlo trasparire.
L'amico proseguì raccontandogli tutte le volte che si erano incontrati in gran segreto nell'ultimo mese e mezzo, scusandosi profondamente per non averglielo detto prima.
Harry aveva ascoltato con attenzione, senza interromperlo nemmeno una volta, serrando la mascella con forza per non scoppiare. 
Quando la conversazione terminò, il ricciolo tornò a casa a piedi, cercando di accettare la notizia e farsene una ragione per il bene di tutti.
Dopotutto non c'era niente tra lui e Maeve e non avrebbe mai potuto esserci.
Lei aveva sempre detto che Harry non era il suo tipo.
A lei piacevano quelli duri e misteriosi, quelli come Zayn.
Perché non poteva semplicemente accettare la cosa? 
Sapeva benissimo perché: i suoi sentimenti per la ragazza erano molto più potenti di quanto non avesse mai avuto il coraggio di ammettere.
Quella rivelazione lo fece infuriare, sempre di più, al punto di sentire ogni cellula del suo corpo rifiutare quell'informazione.
"Hey Harry." lo salutò Maeve quando entrò in casa.
Lui non disse nulla, si limitò a togliersi la giaccia e lanciarla sul divano.
"Immagino che tu abbia parlato con Zayn." mormorò lei.
Di nuovo il ragazzo rimase in silenzio, e senza degnarla di uno sguardo girò sui tacchi e salì le scale, sbattendo la porta di camera sua così forte che Maeve sussultò, anche se si trovava al piano di sotto. 


La scuola cominciò, e per il primo mese di lezioni, Harry non rivolse la parola né a Zayn né a Maeve. 
Tutti gli amici che aveva erano anche amici di Zayn, perciò quando vedeva Maeve in braccio al suo migliore amico a mensa, circondato da tutta la loro compagnia, girava i tacchi e di dileguava nei bagni o nel cortile.
Era diventato molto solitario, e ogni tentativo da parte dei due di parlargli era fallito miseramente.
Anche sua madre aveva notato la freddezza fra lui e Maeve, ma quando l'aveva sorpresa a baciare Zayn nel portico di casa, aveva deciso di non menzionare la situazione a Harry.
Le cose cambiarono un giorno di Novembre, durante una noiosa ora di ginnastica.
Will, un ragazzo del loro gruppo, aveva fatto una battuta piuttosto cruda sugli stupri, ed era stato praticamente l'unico a riderne.
"Hey, ritira quello che hai detto, dai." aveva detto Maeve, cercando di mantenere una facciata tranquilla, anche se Harry aveva notato il tremore nelle sue mani.
"Perché? È solo una battuta!" aveva replicato Will.
"Rimangiatela Will, andiamo amico." aveva insistito lei.
"Piccola-" aveva provato ad intervenire Zayn, ma lei lo aveva zittito: "Stanne fuori Zayn. Ritirala subito, Will."
Will non si era nemmeno degnato di rispondere, e Maeve aveva completamente perso il controllo.
Gli si era buttata addosso, cominciando a colpirlo ripetutamente: "Le battute sugli stupri non sono mai divertenti, hai capito? Mai!"
Zayn si era subito alzato, cercando di tirarla via, ma senza successo.
Era allora che Harry aveva messo da parte il suo orgoglio ed era scattato in piedi.
Aveva avvolto le braccia attorno alla vita di Maeve e le aveva sussurrato nell'orecchio: "Shhh, va tutto bene. Va tutto bene."
Solo grazie all'intervento di Harry la ragazza era riuscita a calmarsi.
"Scusati subito." aveva detto poi Harry rivolto a Will, che aveva mormorato un debole "scusa".
Harry l'aveva portata in infermeria, ma se n'era andato prima che lei potesse dire altro.
La sera dopo quell'episodio, mentre era impegnato a fare finta di studiare, Harry sentì qualcuno bussare alla porta.
Il ragazzo imprecò sottovoce: "Avanti!" esclamò, affrettandosi a nascondere la rivista che aveva in mano sotto al suo cuscino.
"Hey." lo salutò una voce familiare, e al ragazzo mancò il respiro.
Rimase in silenzio, e Maeve si andò a sedere sul letto accanto a lui.
"Ti prego parlami?" lo pregò sottovoce, e nonostante non avesse intenzione di aprire bocca, Harry sentì il suo cuore spezzarsi.
Quando Harry non disse una parola, Maeve sospirò intristita.
Fu in quel momento che l'angolo della rivista che sporgeva da sotto al cuscino catturò la sua attenzione.
"Cos'è quella?" domandò incuriosita.
Prima che Harry potesse fare niente per fermarla, la ragazza aveva già afferrato il giornale.
"Una rivista porno? Seriamente Harry? Siamo nel ventunesimo secolo, non puoi usare internet come tutti gli altri?"
Il giovane provò a strappargliela dalle mani, ma lei fu più veloce e si alzò in piedi: "Le ragazze più sexy del mondo, oh mio Dio Harry."
Il ricciolo grugnì e sentì il proprio viso andare in fiamme: "Dammi qua!" sbraitò, afferrando la rivista e infilandola in uno dei cassetti della sua scrivania.
"Evviva! Ha parlato!" disse lei, alzando le braccia in segno di vittoria.
"Vaffanculo."
"Perché sei così arrabbiato, hai intenzione di dirmelo?" ribatté Maeve.
Di nuovo silenzio.
"G-grazie per oggi. S-solo tu hai capito."
Harry voleva disperatamente abbracciarla e dirle che non avrebbe più permesso a nessuno di ferirla così, ma non poteva farlo.
"Mi manchi, Harry. E anche a Zayn."
La menzione dell'amico gli fece perdere la testa: "Ah sì? È per questo che vi siete messi insieme alle mie spalle?"
Maeve lo guardò tristemente: "Siamo davvero dispiaciuti." disse, e Harry notò come il suo uso del plurale gli fece venire voglia di vomitare.
"È solo che volevamo essere sicuri, e poi quando te lo abbiamo detto è stato troppo tardi." continuò la ragazza.
"Siamo ancora tuoi amici, lo sai questo vero?"
Harry non poté fare a meno di scoppiare a ridere: "Pensi sia questa la ragione per cui me la sono presa? Perché avevo paura di avervi persi come amici?"
Maeve sembrò confusa: "Non capisco perché altrimenti."
Il ragazzo scosse la testa.
Non avrebbe mai capito.
Non si sarebbe mai resa conto di quale fosse il vero motivo della sua rabbia.
"Ti prego, Harry. Ti prego." sibilò la ragazza disperata.
Quando il giovane non rispose di nuovo, Maeve distolse lo sguardo, e nel giro di qualche istante scoppiò in un pianto isterico.
Singhiozzava sonoramente, e le lacrime non la smettevano di scendere. 
"Mae-" la chiamò Harry confuso, ma lei si limitò a scuotere la testa e a precipitarsi fuori dalla stanza.
"Mae!" gridò il ragazzo, cominciando a correrle dietro.
La mora uscì dalla porta d'ingresso e corse lungo il viale, inseguita da Harry.
"Maeve, aspetta!"
Ma lei non lo ascoltò.
Continuò a correre a perdifiato fino a che non inciampò nel gradino di un marciapiede.
"Maeve! Stai bene?" domandò Harry quando la raggiunse, chinandosi accanto a lei.
"Ti sei fatta male?" le chiese, ma lei fece segno di no con la testa, troppo sconvolta per parlare.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Maeve sapeva che Harry era in pensiero, e che stava aspettando una spiegazione per il suo strano comportamento.
"Per la prima volta dopo tanto tempo mi sento.. A casa." spiegò Maeve, quando si fu calmata abbastanza da riuscire ad aprire bocca: "No-non voglio rovinare questa sensazione." proseguì, asciugandosi una lacrima che scendeva lungo il suo viso: "E tu sei parte di questa vita, non è la stessa cosa senza di te."
Harry sentì una strana sensazione nel petto a quelle parole e cercò disperatamente di non commuoversi: "Hey, respira. Sai che sono parte della tua vita, anche quando sono arrabbiato. Sei al sicuro. Sei fantastica."
Il ragazzo si rese conto subito della confessione che aveva appena fatto e sgranò gli occhi terrorizzato, ma Maeve si limitò a sorridere: "Grazie." disse, avvicinandosi a posargli un bacio sulla guancia che causò un salto mortale alle sue viscere.
"Di niente."
La aiutò ad alzarsi da terra e mentre tornavano a casa, Harry ripeté quelle due parole nella sua testa per tutto il tragitto.
Sei fantastica.
Davvero non aveva percepito il suo tono adorante?
Davvero non si era accorta di quanto quelle parole fossero sincere? 
Quelle domande lo torturavano ogni secondo di più, e Harry non sapeva che accanto a lui, Maeve stava imprecando tra sé e sé perché, anche se si era accorta della tenerezza nella voce di Harry, non avrebbe mai potuto ringraziare il ragazzo come si deve.
Non avrebbe mai potuto dirgli quanto lo apprezzasse e quanto davvero gli volesse bene.
Non avrebbe mai potuto dirgli che anche se stava con Zayn, provava qualcosa di potente anche per lui.
Non senza venire sbattuta fuori da quella casa che l'aveva fatta sentire felice per la prima volta in tanto tempo e soprattutto non senza soffrire.
E questo lei non poteva permetterselo.


Dopo quell'episodio le cose sembrarono tornare a posto.
Con una telefonata, Harry chiarì le cose con Zayn, e i tre ripresero ad avere un rapporto normale, anche se Harry si rifiutava di passare del tempo con i due contemporaneamente, e questo loro lo capivano.
Li vedeva baciarsi sulla veranda, li guardava andare via da scuola insieme in moto, ascoltava Maeve e Anne parlare di quanto fosse bello Zayn.
L'inferno sarebbe stato più gradevole, ma Harry resisteva ad ogni impulso omicida per il bene di tutti.
Qualche giorno prima di Natale, Gemma tornò a casa e Maeve fece finalmente la sua conoscenza.
Harry dovette assistere al loro frivolo chiaccherare, e quando toccarono l'argomento Zayn, abbandonò velocemente la stanza.
Il ragazzo era andato a visitare i nonni per le feste, e Harry era sollevato  di non vederlo svolazzare attorno a Maeve per un po'.
La sua assenza gli diede modo di completare il regalo di Natale che aveva preparato per Maeve, un regalo che aveva cominciato mesi e mesi prima.
La sera della Vigilia di Natale, quando tutti andarono a letto, Harry si intrufolò nella stanza della ragazza.
"Hey, sei sveglia?" mormorò, e la testa della mora spuntò da sotto alle coperte.
"Cosa ci fai qui? Dovresti dormire, ci aspetta un gran giorno domani." disse lei, mettendosi a sedere.
"Volevo darti il mio regalo in anticipo." spiegò Harry, tirando fuori una scatola rossa decorata con un fiocco da dietro la schiena.
Maeve e si alzò in piedi: "Se tu me lo dai stasera, allora anche io." disse, aprendo l'armadio e tirando fuori un pacchetto.
Se li scambiarono e Harry fu più veloce.
Scartò il pacchetto e ne tirò fuori una giacca di pelle.
"Questa è la mia giacca." osservò il ragazzo confuso.
"Lo so. L'ho rubata dal tuo armadio." raccontò lei: "Avanti, girala."
Il ricciolo la voltò, per trovare una complicata decorazione fatta di borchie e altre spillette, che insieme formavano le sue iniziali.
"Hai detto che volevi farle stampare, ho pensato di risparmiarti la fatica."
Harry era senza parole: "Come hai fatto a ricordartelo?"
"Ricordo tutto quello che mi hai detto."
Si scambiarono un'occhiata piena di cose non dette, se non altro da parte di Harry, e prima di cedere ai suoi impulsi e baciarla, il ragazzo fu costretto a distogliere lo sguardo: "Avanti, apri il tuo."
Maeve sciolse il nastro e alzò il coperchio della scatola.
Dentro c'era un album di fotografie.
"Dai un'occhiata." le disse il giovane.
Era una raccolta di scatti di famiglia: loro due sul divano, Maeve ed Anne il giorno del suo compleanno, lei e Robin ai fornelli, e tante altre.
"Avevi detto che non hai mai avuto la possibilità di vedere gli album dei tuoi genitori, perciò ho pensato che avremmo potuto cominciarne uno nostro. Le altre pagine sono vuote, le puoi riempire tu."
"C-come hai fatto a ricordartelo?" domandò la mora commossa.
La risposta fu ovvia: "Ricordo tutto quello che mi hai detto."
In un attimo, l'album cadde a terra e le mani di Maeve si andarono ad infilare fra i ricci di Harry.
Le loro labbra si incontrarono in un bacio disperato, e il cuore di Harry cominciò a battere all'impazzata.
Nel giro di alcuni attimi la sua maglietta cadde sul pavimento e le dita della ragazza percorsero i suoi addominali.
Qualche istante dopo erano entrambi nudi, per terra, avvinghiati e senza fiato.
La mezzanotte scattò proprio mentre Maeve tracciava dei graffi lungo la schiena di Harry, sopraffatta dalle sensazioni che il ragazzo le stava facendo provare, e la loro notte di Natale la passarono così, tra suoni soffocati per non svegliare il resto della casa, e frasi appena sussurrate.


Quando Harry aprì gli occhi quella mattina, non si era mai sentito più felice in vita sua, ma quella sensazione era destinata a sparire molto in fretta.
"Dimentichiamoci che sia successo, okay?" furono le prime parole che sentì.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e si voltò, per trovare Maeve già truccata e vestita.
"C-cosa?" chiese, ancora assonnato.
"Non sto scherzando, Harry. Io sto con Zayn, è stata solo la cosa di una notte. Il tuo regalo mi ha emozionata eccetera eccetera."
"Woah, non credi dovremmo almeno parlarne?" disse Harry, improvvisamente sveglio.
"Non c'è niente da dire." tagliò corto lei.
"Ti ho portato dei vestiti puliti, sono lì sulla sedia. Ci vediamo a colazione." annunciò, prima di uscire in tutta fretta dalla porta.
Harry rimase fermo immobile a fissare il punto dove era scomparsa per diversi minuti, chiedendosi se fosse stato tutto un sogno.
La notte che avevano passato insieme, e anche il modo in cui lo aveva trattato qualche istante prima.
Davvero non aveva significato niente per lei, davvero non aveva sentito le stesse cose che aveva provato lui? 
Era stata la notte più bella della sua vita, perché non poteva essere lo stesso per lei?
Qualcosa non quadrava, e Harry non riusciva a capire come la ragazza potesse essere così dolce un momento e così fredda quello dopo.
Il ragazzo sospirò e cercò di ignorare il dolore costante nel suo petto.
Si alzò dal pavimento, si infilò i pantaloni e proprio mentre stava per indossare la maglietta, notò i graffi che le aveva lasciato Maeve.
L'unico ricordo che avrebbe avuto di quella notte.


Due giorni prima di Capodanno, la madre di Harry e il suo patrigno annunciarono che sarebbero andati a visitare degli amici per alcuni giorni, e che li avrebbero lasciati soli in casa.
Si erano raccomandati un milione di volte, e Harry e Maeve gli avevano garantito che avrebbero trovato la casa come l'avevano lasciata al loro ritorno.
Prima di partire, Anne prese suo figlio da parte.
"Maeve è felice con Zayn, Harry." gli disse seria.
"Lo so. E allora?" ribatté sprezzante il ragazzo, pensando a come era stata strana quell'ultima settimana.
Si erano rivolti la parola solo se strettamente necessario, e ogni volta che Harry aveva provato a trattare l'argomento, Maeve era corsa fuori dalla stanza a tutta velocità.
Passava ogni momento possibile con Zayn, senza nemmeno preoccuparsi di tenersi a distanza da lui.
Si baciavano sul divano, Harry li sentiva ridere in camera della ragazza, e ogni volta che gli passava davanti, Maeve afferrava impulsivamente la mano di Zayn.
La voce della madre lo riportò dalla realtà: "Lei non sa che cosa provi per lei. Non so come sia possibile dato che è più che ovvio, ma non lo sa."
"Non capisco cosa intendi." mentì spudoratamente Harry, distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia sul petto.
Anne sospirò e scosse la testa: "Non puoi nasconderti da me, Harry. Sei mio figlio."
Il giovane liberò il respiro che stava trattenendo, e decise di smettere di fingere: "Non so più cosa fare mamma. Sto impazzendo."
Lei lo guardò con occhi pieni di amore materno: "Non metterti fra di loro, Maeve si trova bene qui, e se ci fosse qualcosa tra te e lei la porterebbero via."
"Questo lo so, ma-"
"Niente ma, Harry. Ho una proposta per te."


Tre ore dopo, quando Anne e Robin partirono per il loro weekend fuori, Harry si sdraiò sul suo letto, riflettendo sulla proposta della madre.
Sarebbe stato un cambiamento drastico, ma forse necessario.
E se le cose tra lui e Maeve si fossero sistemate? 
Non sarebbe stato necessario allora.
Harry non sapeva cosa fare.
Proprio mentre stava cercando di liberare la mente per qualche ora e addormentarsi, il suono di qualcosa che andava a sbattere a ripetizione contro il muro gli fece aprire gli occhi di colpo.
Oh, no.
Improvvisamente, la sua voce preferita al mondo cominciò a gemere il nome di Zayn, sempre più forte.
Quando era arrivato?
Non lo aveva sentito entrare.
Harry sentì il proprio stomaco protestare, e quando i grugniti del suo migliore amico al mondo si unirono ai rumori di Maeve, lui non ce la fece più.
Si alzò di scatto dal letto e accese lo stereo, alzando il volume sempre di più, fino a coprire quasi completamente i suoni provenienti dalla stanza accanto.
Chiuse gli occhi e si concentrò sulla musica, muovendo la testa a ritmo e cantando qualche verso.
Qualche istante dopo, venne riportato alla realtà da un forte bussare alla porta.
Senza spegnere la musica, si alzò e la aprì, trovando Zayn sulla soglia con uno sguardo irritato.
"Hey, amico, pensi di poter abbassare il volume? Stavamo cercando di dormire."
"Oh, ho sentito come cercavate di dormire." replicò lui, guadagnandosi uno sguardo pieno di odio da parte dell'altro ragazzo.
"Comunque," proseguì lui: "Mi faresti un favore se abbassassi il volume."
"Facciamo così." rispose, vibrante di rabbia: "Quando finisci di sbatterti la ragazza che amo fammi un fischio, e io spengo lo stereo, d'accordo?"
Era fatta.
L'aveva confessato senza nemmeno accorgersene, e le conseguenze delle sue azioni ricaddero sopra di lui come una pioggia di mattoni.
Zayn ridacchiò e scosse la testa: "L'hai detto finalmente."
Harry era ancora sconvolto dalla rivelazione che aveva fatto più a sé stesso che all'amico, e non disse una parola.
"L'ho sempre saputo, dal primo momento. Pensavi che non mi fossi accorto di tutte le volte che hai tentato di separarci? Ho aspettato che dicessi qualcosa, ti ho dato un milione di occasioni. Ma ora ci sono troppo dentro per tirarmi indietro."
"Sei innamorato di lei?"
"Forse."
"Forse?" ripeté Harry sbalordito: "Forse? Forse la ami? Io morirei per lei e tu forse la ami. Questo vuol dire esserci troppo dentro per tirarsi indietro per te?"
"Dì quello che vuoi, Harry. Ti stai dimenticando del fattore più importante. Lei vuole me."
Fu in quel momento che Harry sentì il braccio destro muoversi di spontanea volontà e il suo pugno colpire con forza la mascella di Zayn.
Il ragazzo si portò immediatamente una mano sulla ferita: "Non avresti dovuto farlo." disse, prima di rispondere al colpo con una testata sul naso del ricciolo.
Harry gemette e si portò una mano sul naso, sentendo il sangue caldo cominciare a scendere copiosamente.
"Fermatevi subito, basta!" giunse una voce dalla stanza di Maeve.
Con la coda dell'occhio Harry riconobbe la sagoma della ragazza avvicinarsi, e quella distrazione permise a Zayn di sfoderare di nuovo il suo gancio destro, colpendolo in piena faccia.
Il ricciolo riuscì a rimanere in equilibrio e rispose con un colpo altrettanto forte sul naso dell'amico.
Fu allora che la Maeve li fermò.
"Basta!" gridò, piazzandosi in mezzo ai due.
"Tu" disse indicando Zayn: "Vai a casa, ne parliamo dopo."
"Ma-"
"Fai quello che ti dico." gli intimò lei, e Zayn annuì senza dire un'altra parola, asciugandosi il rivolo di sangue che gli scendeva dal taglio che Harry gli aveva provocato sul labbro e girando i tacchi.
"A dopo allora." mormorò rivolto alla ragazza.
"A mai più vorrai dire!" esclamò Harry in quel momento e Maeve alzò gli occhi al cielo esasperata.
"Oh, vieni qua!" disse, afferrandolo per un braccio e trascinandolo dentro alla sua stanza prima che Zayn cambiasse idea e tornasse indietro per il secondo round.
"Si può sapere cosa cazzo ti è passato per la testa?" gli chiese, sbattendolo contro il muro.
Harry aprì la bocca per protestare, ma lei fu più veloce: "E non dirmi che ha cominciato lui perché lo conosco, non metterebbe mai le mani addosso per primo."
Il ragazzo sospirò: "Sono stato io a cominciare."
"Perché?"
Che domanda ridicola. 
Che domanda dannatamente ridicola, pensò il ragazzo con rabbia. 
Tutte le parole non dette degli ultimi mesi gli si bloccarono in gola, e Harry non riuscì più a trattenersi: "Perché? Mi stai davvero chiedendo perché?" ripeté incredulo, suonando tutto ad un tratto minaccioso.
La mora indietreggiò di qualche passo, ma lui la afferrò proprio come aveva fatto lei qualche instante prima: "Forse perché nonostante ci abbia provato e riprovato non riesco a sopportare l'idea che voi due usciate insieme? Come ti sembra come risposta?" sputò con sarcasmo.
Fece aderire il suo petto a quello di lei, e si avvicinò così tanto che le punte dei loro nasi si toccarono.
"Forse è perché sono disperatamente innamorato di te e l'idea che lui ti abbia anche solo toccata come ti ho toccata io l'altra notte mi da il voltastomaco? Huh?" esclamò scuotendola per un braccio.
Lei si limitò a sgranare gli occhi, ma non disse una parola: "Ma tu lo hai sempre saputo, non è vero?" urlò Harry: "È impossibile che non lo sapessi, era così ovvio. Non hai visto come ti guardavo l'altra sera? Come se fossi la cosa più preziosa al mondo. Non hai sentito quando ti ho sussurrato quando fossi fantastica? Certo che hai sentito, non è vero? Hai sempre saputo quello che provavo per te, ma non ti è mai interessato, nemmeno per un secondo. Non è così?"
Ancora silenzio, e l'indifferenza di Maeve non fece altro che accrescere la rabbia del ragazzo, ancora sudato, insanguinato e affannato dopo lo scontro con Zayn.
"NON È COSì?" gridò, afferrandola per entrambe le braccia e facendola sussultare.
"CERTO CHE È COSì!" esclamò di rimando lei, mentre i suoi occhi cominciavano già a farsi lucidi: "Certo che l'ho sempre saputo, certo che era ovvio! Ma cos'avrei dovuto fare, eh? Non volevo spezzarti il cuore."
"Lo hai fatto. Ogni volta che hai fatto finta di non vedere. E quando sei venuta a letto con me per poi ignorarmi completamente il mattino dopo."
Maeve provò a sottrarsi dalla presa di Harry con uno strattone, ma lui era mille volte più forte di lei: "Dimmi solo perché. So che provi qualcosa per me Mae, l'ho visto nei tuoi occhi. Dimmi che mi hai ignorato perché non volevi che ti portassero via."
Lei scosse la testa: "Anche se non ci fosse alcun pericolo, non saremmo mai potuti stare insieme, Harry. Io amo Zayn."
Il ragazzo emise un grido frustrato: "Ah sì? Lo hai accarezzato come hai fatto con me? Lo hai baciato come hai baciato me? Hai fatto l'amore con lui? Sappiamo entrambi che non è così, Maeve, perché continui a tornare da lui?"
Maeve chiuse gli occhi e prese un respiro profondo: "Non ti ricordi più?" disse, prima di alzarsi in punta di piedi e sussurrare nel suo orecchio: "Non sei il mio tipo."
A quelle parole così fredde e crudeli, Harry sentì le lacrime cominciare a scendere ininterrotte.
Si allontanò da Maeve e la guardò disgustato: "Non voglio vederti mai più. Hai capito? Mai più."
Il ragazzo afferrò il cellulare e uscì dalla stanza e poi dalla porta d'ingresso.
La pioggia domò i suoi capelli ricci e nel giro di qualche secondo era già completamente fradicio, ma a lui non importava.
Compose un numero sul telefono e se lo portò all'orecchio: "Mamma? Ho pensato alla tua proposta. Penso sia la cosa migliore da fare."


"Quando hai detto che parte?"
"Sta partendo adesso."
"Sei sicura che non tornerà?"
Maeve sbuffò: "Si trasferisce da sua sorella e finisce la scuola lì, perché dovrebbe tornare?"
Zayn annuì, il viso imbronciato.
Erano passati tre giorni da quando la verità era venuta a galla, e avendo bisogno di uscire da quella casa piena di tristezza, Maeve si era presentata alla porta del suo ragazzo.
"Possiamo smettere di parlarne per piacere?" lo pregò lei.
Il giovane la ignorò: "Ci hai più parlato dopo la settimana scorsa?"
Maeve sospirò: "No."
"Non ci hai nemmeno provato." osservò il moro.
"Fidati, non mi vuole parlare." disse la ragazza, fissando un punto fisso davanti a lei.
"Che cosa è successo quando me ne sono andato?" le chiese: "Non me lo hai ancora detto."
Maeve si morse il labbro.
"Allora?" la incitò lui.
"Ha detto.. Ha detto che è innamorato di me e io gli ho detto che non può succedere niente perché io sto con te." raccontò la mora tutto d'un fiato.
"È davvero così?" domando lui.
"Che cosa intendi dire?"
"È davvero questa la ragione per cui lo hai rifiutato?" chiese Zayn.
"Quale altra ragione ci potrebbe essere?" replicò la ragazza.
Zayn si passò una mano fra i capelli, un gesto che era solito fare quando cercava di riordinare i suoi pensieri: "So che ci ho messo un po', ma anche io ho capito come sei fatta. Ricordi quel giorno in palestra?"
Maeve annuì.
"È lì che è diventato tutto chiaro." proseguì Zayn: "Ho capito che Harry ti amava. Voglio dire, il modo in cui è scattato e ti ha calmata, era ovvio. Ma è anche il giorno in cui ho capito che lo ami anche tu."
"Che cosa? Assolutamente no!" negò lei con veemenza.
"Invece sì. Ti sei calmata solo quando ti ha parlato lui. Io ti avevo detto le stesse identiche cose, ma ti sei tranquillizzata solamente quando hai sentito la sua voce."
Maeve era senza parole: "Zayn, non vuol dire niente.."
"Vuol dire tutto." ribatté lui.
La ragazza spostò lo sguardo sul cielo fuori dalla finestra.
Aveva cercato di negarlo per fin troppo tempo. 
E non per via di Zayn, non per paura di essere portata via.
Perché ogni volta che amava qualcuno, quella persona la abbandonava.
Zayn era come lei, Zayn non era un terreno sconosciuto, Zayn la faceva sentire al sicuro.
E soprattutto non era innamorata di lui.
"Io non l'avrei fatto, sai?" disse poi il ragazzo, distraendola dalle sue riflessioni.
"Cosa?"
"Non mi sarei trasferito per te." 
"Wow, grazie." scherzò lei, e lui scosse la testa: "Non capisci? Io mi sono affezionato a te più di quanto avrei mai immaginato. Cazzo, ho fatto a botte con il mio migliore amico per te. Ma lui se n'è andato. Se n'è andato da casa sua per te. Per lasciarti rimanere, per non farti restare senza una casa. Io non l'avrei fatto."
"Dove vuoi arrivare?"
"Io non ti amo come ti ama lui, Mae. E tu non ami me come ami lui. Quindi che cosa ci fai qui?"
La risposta di Maeve fu quella di premere le sue labbra contro quelle di Zayn.
"Mae, no-" protestò lui.
"Shh, basta parlare, sono qui, sono qui con te." sussurrò lei fra i baci, cercando di togliersi la maglietta senza staccarsi dal ragazzo.
Zayn approfittò di quell'attimo di distrazione per afferrarle i polsi e mettere un po' di distanza fra di loro: "Smettila. Smetti di scappare dai tuoi sentimenti per lui."
Maeve sbatté le palpebre numerose volte, e poi scoppiò in un pianto silenzioso.
Il ragazzo la avvolse in un abbraccio, e lasciò che piangesse tutte le sue lacrime.
Passarono secondi, minuti e Zayn sapeva che quello era il modo contorto di Maeve di ammettere che lui aveva ragione.
"Siamo andati a letto, Zayn." biascicò la mora tra i singhiozzi.
"Lo so, l'avevo capito."
I singhiozzi di Maeve si fecero ancora più rumorsi: "Mi dispiace Zayn, mi dispiace tanto."
"Mettiti la giacca." disse lui per tutta risposta: "Andiamo a fermarlo."
"I-io non so cosa potrei dirgli."
"Che ne dici della verità, per una volta?"
Uscirono dalla casa e saltarono sulla moto di Zayn in tutta fretta.
Il ragazzo sfrecciò fra le automobili sino alla stazione degli autobus, rischiando di investire almeno cinque persone. 
"Tu lo vedi?" chiese Maeve quando parcheggiarono.
Il moro scosse la testa.
"Mi dispiace se ti ho ferito, Zayn." disse lei, guardandolo intensamente negli occhi.
Il ragazzo sorrise: "Non era destino Mae. Tu non ami me e io non amo te. Sei comunque la mia più cara amica. E lo è anche Harry. Lo rivoglio indietro, quindi vallo a prendere." 
Maeve annuì e lo abbracciò stretto.
"Oh, sul serio?" giunse una voce dietro di loro: "Siete venuti a torturarmi anche qui?"
Zayn e Maeve si voltarono di scatto e trovarono Harry, zaino in spalla e valigia in mano, pronto a partire.
Indossava la giacca che gli aveva decorato Maeve per Natale, e sulla testa aveva un cappellino da sotto il quale spuntavano alcuni dei suoi ricci.
"Harry, non è come sembra." cominciò la ragazza.
"Non voglio sentire, non vi voglio vedere." replicò il ricciolo, portandosi le mani sulle orecchie.
"Harry-"
"Vaffanculo." sputò il ragazzo con nonchalance, prima di girare sui tacchi e dirigersi verso il suo pullman.
"Vai." disse Zayn a Maeve, spingendola verso di lui.
La ragazza prese un respiro e poi cominciò a ricorrerlo.
"Harry Styles!" esclamò, cercando di raggiungerlo.
"Cosa non hai capito in vaffanculo?" disse lui senza smettere di camminare.
Maeve lo raggiunse proprio mentre stava per salire sul bus.
"Ti prego, aspetta." lo supplicò, piazzandosi davanti all'entrata del mezzo.
"Maeve, spostati."
"No."
"Spostati."
"Cos'è, ti è già passata la cotta per me?" lo provocò lei, sperando di ottenere l'effetto desiderato.
Lo ottenne.
Harry fece cadere il suo borsone a terra con un tonfo.
"Non sai quanto cazzo vorrei che fosse così facile!" sbraitò infuriato, attirando l'attenzione delle persone attorno a loro: "Ma tu sei dappertutto, mi fai innamorare, ti metti con il mio migliore amico ma continui a farmi gli occhi dolci e poi quando ti affronto mi spezzi il cuore. Perché non puoi lasciarmi andare. Perché? Huh?" 
"Perché ti amo anche io."
Harry spalancò la bocca sbalordito, e tutto attorno a loro si fermò-
Si mossero entrambi nello stesso momento: Maeve portò le braccia al collo del ragazzo, e lui la avvolse intorno alla vita.
Si baciarono a lungo, e fu come se il resto del mondo fosse scomparso.
Il gruppo di persone che si era fermato ad osservare la scena scoppiò in ovazioni ed applausi e Maeve sorrise nel bacio alla reazione del loro pubblico improvvisato.
"Non è così facile." mormorò Harry quando si staccarono per riprendere fiato: "Non so se possiamo sistemare le cose."
"Hey, ragazzino, allora sali o no?" li interruppe l'autista del pullman.
Harry annuì, e fu come un colpo dritto al cuore per Maeve: "Capisco." sussurrò: "Ma tu devi cercare di capire me, ero spaventata, tutte le persone intorno a me muoiono o se ne vanno Harry, non potevo permettermi di soffrire e non volevo fare del male a Zayn, a proposito, dovresti proprio chiamarlo e-"
"Ssssssh." la zittì Harry, per poi rivolgersi di nuovo all'autista: "Le pago un biglietto extra." disse, tirando fuori il portafogli e porgendogli delle sterline.
"Cosa-"
"Hai tutto il viaggio per convincermi. Se ci riuscirai tornerò a casa con te." spiegò il ragazzo.
"Mi sono sempre piaciute le sfide." replicò Maeve.
"Che il match abbia inizio, allora."
Harry sorrise, quel sorriso che poteva illuminare nazioni intere, e in quell'istante la ragazza seppe che non l'avrebbe mai perso di nuovo.
Il giovane la strinse in un abbraccio: "Ti amo." mormorò fra i suoi capelli. 
"Anche io." disse lei, e mai nessun'altra affermazione era stata più vera.
Ti amo, ti amo, ti amo.

  
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