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Autore: Ornyl    15/07/2012    2 recensioni
Un limbo e i suoi piccoli Peter Pan,nothing else.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quanti siamo? 
Non ci siamo mai contati,ma sappiamo di essere abbastanza.
Dove siamo? 
Nel nostro quartiere,o almeno in ciò che ricordiamo di esso;sappiamo soltanto che non ce ne andremo mai da qui.
Cosa siamo? 
O,almeno,cosa eravamo?
E appunto,cosa eravamo?
Eravamo e siamo restati bambini,e per sempre così sarà. 
Piccoli Peter Pan di un limbo pastello,colorato e dal profumo di zucchero filato,crostata di mele e toast alla marmellata di lamponi.
Tutto così bello e allegro,ma così mortalmente monotono.
Siamo dieci,venti,cinquanta,forse più di cento o mille.
Stiamo aprendo le porte delle nostre casette vuote e sottili,come fatte di carta,attraversiamo strade altrettanto delicate e forse inesistenti,fatte solo di vecchi ricordi,mangiamo nuvole di zucchero filato fatto d'aria e pasticcini che sanno di fragola,o cioccolato,o cannella,decorati da stelline rosa,gialle e verdi,che sanno dei nostri sogni.
 
 
Quando il sole dei suoi ricordi fa capolino dalla tenda,Julia si alza piano dal letto e si sistema le bionde trecce. Beve il suo latte caldo caldo,si infila le scarpette e poi prende il suo innaffiatoio di metallo arancione,poi esce in giardino ad annaffiare le sue margherite:ama questi piccoli fiori bianchi.
La forza dell'abitudine,dice,mescolata ai suoi ricordi.
Prima di trasferirsi qui abitava in campagna e aiutava mamma a coltivare gli ortaggi. 
Un giorno,però,è dovuta andare via e l'ha lasciata,ma non voleva farlo. Mamma aveva pianto tantissimo e anche Julia lo aveva fatto,ma doveva andare per forza così. Il dolore si era fatto più acuto,così acuto che le stava per scoppiare la testa,talmente acuto da cancellare tutti i ricordi,eccetto quello del vaso di margherite accanto al suo capezzale e al latte caldo che le preparava mamma ogni mattina.
Era,se non ricorda male,il 1898.
 
Basil venne dopo Julia e lei non fu mai più sola. Odora di spuma di mare e i suoi capelli ricci ricci sono pieni di conchiglie.
Basil prima abitava vicino al mare ed è arrivato nel Quartiere tramite esso.
Certamente anche la sua mamma e il suo papà avevano pianto quando se n'era andato,ma lui non li aveva sentiti:il rumore del mare e l'acqua avevano colmato le sue orecchie.
Il mare si era portato i ricordi,eccetto qualcuno:quella conchiglia che aveva voluto inseguire quel pomeriggio di tempesta e la stella marina che gli era rimasta attaccata al braccio.
Era,se non ricorda male,il 1917.
 
Non c'è due senza tre,ripeteva sempre il papà di Ida.
Ecco una terza,appunto,Ida,con i suoi ricci capelli rossi e gli occhioni verdi.
Papà stava sempre in una stanza a giocherellare con strani liquidi e polverine di tanti colori,così un giorno ha voluto giocarci anche lei. Avevano degli strani sapori,ma era soltanto un gioco da fare prima di andare via,prima di salutare.
Quante storie,papà,stavo solo giocando.
Non l'ho persa quella bottiglia lì,la più importante di tutte.
No,no che la perderò. La riconoscerei tra mille,con quel teschiaccio di sopra. E non è nemmeno buono il liquido che contiene.
Era,se non ricorda male,il 1929.
 
Si sa,due bambine tendono a fare i loro giochi da bambine.
Per fortuna Basil non rimase solo per sempre,perchè arrivarono anche i due gemelli Van Doomer,Hector e George.
Hector e George sono piccoli e magrolini,pallidi pallidi,con i capelli neri neri. Si meravigliano davanti ai giocattoli come se non ne avessero mai visti in vita loro. Ed è davvero così.
I loro giocattoli non li hanno mai visti,nella loro stanza a casa di mamma e papà non ci sono mai entrati.
Hector e George sono andati via molto,molto presto. 
Talmente presto che hanno ancora attaccato al polso il braccialetto della clinica in cui sono nati.
Era il 1934,è l'unica cosa che ricordano.
 
 
Maud è piccola,così piccola che fa sempre la parte della figlia quando gioca con Ida e Julia:Julia infatti fa la mamma,Ida fa la nonna o la zia,talvolta la vicina di casa.
Maud non si chiama Maud. Maud in teoria non ha nessun nome.
L'hanno chiamata così perchè è simile ad una bambola che Ida aveva ricevuto l'ultimo Natale prima di andare via.
Nessuno sapeva ci fosse Maud,tranne la sua mamma,anche se non seppe mai se fosse un bimbo e una bimba.
Maud ricorda solo l'acqua nella pancia di mamma,il suo calore e tutto quel rosa che la circondava. Forse non sapeva nemmeno il nome esatto del colore,ma era certo una tonalità che la rassicurava.
Mamma era triste quella sera. Piangeva e gridava,la faceva quasi preoccupare. 
Poi sentiva una brutta voce pesante,terribile,poi le urla di mamma. Una forte scossa che la fece sobbalzare e la catapultò nel Quartiere,con solo una biancastra camicia da notte stretta stretta.
Che anno fosse non lo seppe mai,aveva ricevuto occhi e orecchie soltanto nel Quartiere. Fonti sicure dicono però che si trattasse del ..mmh ..1945.
 
Ci fu una volta che il Quartiere si riempì improvvisamente di voci e schiamazzi. Arrivò Ernest,e con lui Jeffrey,Thomas,Lucy,Emily,Neville e tanti altri e tante altre .. Puzzavano di fumo e di marcio all'inizio,poi però sono diventati puliti e splendenti.
Avevano tante cose tra le mani,ma se le tenevano strette strette come se avessero paura che i loro giocattoli,le loro copertine,le foto dei loro genitori scappassero via.
Erano abbastanza felici quando arrivarono qui:niente più botte,niente più punizioni,niente più notti in bianco,niente più suore,niente più spauracchi sull'Inferno se rubi le caramelle dalla cucina.
Era tutto andato in fumo,come l'orfanotrofio e la loro vita passata lì.
Dissero che sulla Terra era il 1956.
 
Paz è bella,ed è bella perchè è diversa e quindi speciale:ha una pelle lucida e ambrata,occhi a mandorla neri,lunghi e lisci capelli neri neri.
Paz ama cantare e correre a piedi nudi insieme al suo cagnolino,che l'ha seguita fin qui. Tutto ciò che ha è una tunica di lino azzurra e uno scacciasogni sulla finestra della sua casa. Le altre bambine,appena arrivata,la guardarono con aria stranita,ma quando si è messa a suonare la chitarra hanno cambiato subito idea.
Paz è sempre così felice,solo che spesso è così insicura per via di quei brutti segnacci di pneumatici sulla pancia. Per fortuna di notte nessuno li vede,dice,meglio guardare la luna come qualche sera prima di arrivare qui.
Era,ne è certa,il 1969.
 
Bene,adesso tocca a me. Sono l'ultima arrivata e mi chiamo Bethany. Sono più alta e robusta dei gemelli e di Paz,ma poco più bassa di lei. Paz è la mia migliore amica:lei mi ha fatto suonare la sua chitarra e io le ho fatto leggere il mio diario segreto.
Nel Quartiere decidiamo noi quando far brillare le stelle,il sole o la luna. A volte io e Paz facciamo così nelle nostre stanze e ci sentiamo a casa,anche se io non ho mai visto le stelle su un prato perchè abitavo in città. Lei dice che so di buono,di un buon odore tutto mio.
Sono arrivata un mese,o forse un anno fa,non lo so più perchè qui nel Quartiere il tempo forse passa,ma tutte le cose restano uguali e non puoi notare e sentire il suo passare.
Ho lasciato mamma,papà e la mia sorellina Susan da una stanza bianca e quadrata:loro erano zoppicanti e feriti,io mi ero fatta male alla testa nell'incidente.
Il tanfo di quella stanza mi si ripresenta ancora,ma sento ancora il fischiettare Hey Jude di papà e le risate di mamma,poi gli strilli di Susan dal suo seggiolino,accanto al quale c'ero io. Ho con me la mia Barbie e il mio diario,poi qualche penna.
Al Quartiere condividiamo i giocattoli,tutti insieme. A volte io gioco persino con le bambole retrò di Ida e lei sfoglia il mio diario per ammirare i miei disegni.
Chissà se il Quartiere fosse esistito prima di noi. 
Forse no,forse noi lo abbiamo edificato piano coi nostri ricordi passati e con quelli di adesso,come quando a volte ci affacciamo dalla finestra della nostra stanza e guardiamo la Terra. A volte vediamo delle luci accendersi su di essa,poi ci domandiamo se verranno altri ad abitare qui.
Sappiamo poco,a volte non sappiamo nulla,a volte speriamo e alcuni piangono perchè vogliono mamma e papà.
Continuiamo a vivere di ricordi ed è così che sopravviviamo,nonostante tutto.
E così sopravvive il Quartiere.
   
 
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