Serie TV > Distretto di polizia
Ricorda la storia  |      
Autore: Eliessa    15/07/2012    2 recensioni
E se Anna non partisse più per Trieste? Quanto può incidere una lettera sulle scelte già fatte?
"Dal Testo."
-Lettere?- chiese perplessa Anna.
-Esattamene sono 150. Centro scritte nel periodo in cui eri sotto copertura, e le alte 50 le ho iniziate a scrivere nel periodo in cui nella tua vita è entrato quel fi… Giorgio, insomma.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mia lettera.

La vita di Luca in quel momento era appesa ad un filo.
Anna, la sua Anna stava per andare via e lui era il solo e l’unico a poter cambiare le cose.
Quel giorno c’era festa al distretto, una festa per festeggiare Francesco, la fidanzata ed il loro futuro figlio, Monti che finalmente aveva ritrovato la felicità nella sua famiglia, Ugo felice con la sua Sofia, Elena e Davide felici ed innamorati più che mai ora che tutto si era risolto con Silvia…
Ma ancora nessuno sapeva della partenza di Anna. Nessuno tranne Luca.
Luca che l’incoraggiava a partire ed a dirlo agli amici, anche se in cuor suo la voleva fermare.
Sarebbe partita quella sera stessa per Trieste, avrebbe lasciato la polizia per iscriversi a Biologia marina. Aveva bisogno di cambiare aria e città.
“Ed io che so diventato roba vecchia?” era stata la domanda di Luca appena parlarono dell’argomento viaggio.
E la risposta della donna fu “Tu non sarai mai roba vecchia”.
Ma la distanza tra loro tra poche ore sarebbe diventata molto e sapevano benissimo a cosa stavano andando incontro.
Sapevano bene che il loro rapporto non sarebbe più stato come quello di prima.
Si erano promessi di esserci sempre, ma era impossibile.
Sapevano di andare contro la promessa fatta.
Nessuno dei due poteva contare sull’altro. Né Luca ci sarebbe stato per parlare con Anna di notte durante i suoi momenti di tristezza assoluta; né Anna ci sarebbe stata per rasserenare Luca dopo una giornata storta al lavoro.
A dividerli c’erano molti km e ad unirli solo un telefonino. Un oggetto che non serve a nulla, perché ciò che si capisce con lo sguardo non ci capisce con la voce.
E per Anna e Luca era così. A parlare per loro era lo sguardo.
Quella stanza del distretto, la stanza che avrebbe celato  il loro ultimo saluto, il loro ultimo momento insieme al distretto.
Ma Luca stava male.
Era distrutto, e niente lo faceva stare meglio.
Aveva capito di amare Anna, ma era convinto di deluderla, non era sicuro di potergli dare ciò che lei voleva, non voleva fargli una promessa che un giorno avrebbe distrutto, causando in Anna l’ennesimo dolore.
Voleva essere sicuro fino in fondo, e il tempo li ha portati a separarsi.
Avevano iniziato ad intraprendere strade diverse, ma sapevano bene che erano continuamene davanti un bivio, dove una strada li avrebbe portati a stare insieme.
Ma la paura e l’orgoglio non gli avevano mai permesso di scegliere quella maledetta strada dell’unione.
Risultato? Anna stava per trasferirsi a Trieste e Luca era in procinto di commettere il suicidio.
Aveva fatto un ragionamento “Se Anna va via io non vivo, e piuttosto di fare una non vita sulla terra, faccio una vita da morto in Paradiso o dovunque andrò. Stare senza Anna per me vuol dire morte, tanto vale uccidermi subito.”
Ma questo non l’aveva detto a nessuno. Né a Elena, né a nessun altro. Un pensiero celato segretamente nella sua testa.
I festeggiamenti al distretto erano terminati. Erano le 18 ed erano rimasti solo gli agenti per il turno di guardia. Tutti gli altri tornarono a casa.
Anche Anna e Luca. Ma non ebbero neanche il tempo per l’ultima cena insieme.
Avevano solo un’ora e non c’era il tempo per organizzare niente. Così fecero finta di niente.
Luca andò nel bagno della sua camera ed in preda alla disperazione, al dolore ed alla tristezza, si lasciò andare in un pianto liberatorio. Piangeva come un bambino, ma Anna non se ne accorse.
Luca era ormai sempre più convinto della decise presa, così da un cassetto sotto il lavandino tirò fuori carta e penna.
Strana idea quella di tenere carta e penna nel bagno, ma lì era l’unico posto dove una volta chiuso a chiave Anna non poteva vedere le innumerevoli lettere che gli indirizzava.
E con carta e penna in mano Luca iniziò a scrivere ad Anna poche semplici parole per quando non ci sarebbe stato più.

“Anna mia, ti ho sempre detto che la tua felicità è la mia, ma questa volta no.
Non riesco ad essere felice sapendoti a Trieste, lontano da me.
Io ti amo, ma non posso essere così tanto egoista da lasciarti rinunciare alle scelte che hai fatto e che so quanto ti siano costate dopo un periodo difficile.
Ma se tu vuoi farmi un regalo, trova un uomo che ti sappia amare più di quanto l’ho saputo fare io. Trovati un uomo con cui essere felice, e che diventerà il padre dei tuoi figli.
Perdonami se ho capito solo ora quanto ti amo.
Perdonami se al tempo sono stato codardo.
Perdonami per tutto ciò che non ho fatto per te.
Perdonami per non averti voluto abbastanza bene.
Perdonami per tutto se ci riesci.
Perdonami anche per il gesto che ho fatto, ma senza di te non potevo vivere.
Senza di te non sono nessuno.
Senza di te non ha senso vivere.
Ti amo Anna. Ti amo e ti amerò sempre. Luca”

Dopo aver scritto la lettera, la ripiegò per bene e la infilò in una busta, dove ci scrisse “Per la mia Anna”, l’infilò in tasca frettolosamente e infatti dopo essere uscito la lettera cadde a terra proprio vicino la stanza di Anna.
-Stavo per chiamare la polizia.- disse ridendo. –Non uscivi più. Tra mezz’ora dobbiamo andare. Ho il treno alla sette e mezza, ricordi?- come poteva non ricordare Luca la cosa che gli faceva più male al mondo?! Accennò un sorriso e subito prima che una lacrima gli scendesse sul viso si diresse in cucina. Stava per piangere di nuovo, aveva un nodo in gola e non riusciva a mandarlo giù.
-Ehi Luca, sei triste?- disse Anna andando ad abbracciarlo cingendogli le spalle.
-Un po’.- disse lui voltandosi ricambiando l’abbraccio. –Ricordati che io veglierò sempre su di te, anche se siamo distanti.-
-Neanche fossi morto. Veglierai... non esageriamo.- disse lei ridendo.
-Magari può succedere che domani mentre arresto qualcuno, questo mi spari alla testa.-
-No, per favore, non voglio venire al tuo funerale, almeno non ancora.- disse la donna mentre qualcuno bussò alla porta.
-Salve.- rispose Anna. Era l’assistente sociale che le portava Abel, in quanto le era stato affidato dopo la morte di Dorian.
-Buonasera.-
-Ciao Anna.- disse il bambino dai capelli rossi.
-Abel mio.- rispose Anna abbracciandolo. –Prego, entrate.-
-No, non si preoccupi, sono solo venuta a portarle il piccolo e mi raccomando, verrò tutti i mesi a vedere come si troverà il bambino.-
-Sarà la benvenuta.-
-Grazie. Allora buon viaggio e arrivederci.-
-Arrivederci.-
-Ciao Abel.- disse Luca per salutarlo.
-Ciao. Parti anche tu con noi.-
-No, partirete da soli, ed ora ti dico una cosa da uomo e uomo, ok?- disse Luca facendogli l’occhialino. –Mi raccomando, devi stare attento tu ad Anna, dovrai essere tu a controllare lei e non l’inverso. Promesso?-
-Promesso capo. Ah, prima di partire posso andare in bagno?-
-Bravo Abel, anche io devo andare.- Disse Anna.
-Vieni.- disse Luca. –Ti accompagno in quello di camera mia.- Il piccolo annuì e mentre Anna andò in camera sua trovò la lettera che Luca aveva scritto qualche minuto prima. Aveva riconosciuto la scrittura inconfondibile di Luca, ma non lo chiamò. Prese la lettera, si chiuse in bagno ed iniziò a leggerla.
Ora capiva il perché della parola “Veglierò” usata prima da Luca. Voleva uccidersi per lei.
Per amore si era fatto da parte. Ma quest’amore l’avrebbe portato alla morte.
Non aveva paura di morire se questo serviva a dare una vita migliore ad Anna, ma lei non poteva accettarlo.
Anna leggeva la lettera, e più la leggeva e più si sentiva una cretina per non aver capito nulla prima.
Non aveva capito quanto il suo amico, il suo migliore amico, il suo amore impossibile stava male per lei.
Non voleva la sua morte, voleva la sua vita, così a freddo, in quel preciso istante prese la decisione di non partire quella sera per Trieste.
Non poteva partire. In fondo lei amava Luca e se andava era solo per dimenticarlo, anche se non era del tutto convinta di riuscirci.
Ma ora che sapeva dell’amore di Luca tutto poteva cambiare. Il loro futuro poteva essere diverso.
Anna uscì dal bagno e andò nel salone, dove c’erano Luca e Abel sul divano.
-Abel!- esclamò Anna. –Perché non vai in camera di Luca a giocare alla Play? Lui ha quel gioco di cui ti ho tanto parlato. Abbiamo ancora un po’ di tempo prima di andare.-
-Davvero posso?-
-Certo, vai.- Abel andò in camera di Luca, sotto il suo sguardo perplesso. Luca non riusciva a capire il comportamento di Anna.
-Ora tu mi spieghi che cazzo vuol dire questa!- disse la donna mostrando la lettera che aveva dietro la schiena.-
-Dove l’hai presa?-
-Era a terra.-
-E riconoscendo la mia scrittura non potevi che so, ridarmela?- chiese arrabbiato ma senza urlare.
-Luca, non hai risposto, che vuol dire?-
-Quello che hai letto. Che devo farti, i disegni come i bambini dell’asilo? Ti amo. Solo che l’ho capito tardi. Tu stai partendo.-
-E così hai pensato bene di ucciderti?-
-Meglio una vita da morto in Paradiso o chissà dove, che una non vita sulla Terra senza di te.-
-Sei un cretino. Potevi dirmi “Ti amo”, sarebbe stato meglio.-
-No, tu hai deciso di andare via non posso impedirtelo.-
-Dimmi che mi ami e non parto.-
-Non posso.- rispose Luca con le lacrime agli occhi.
-Dimmelo.- dispose Anna avvicinandosi.
-No!.-
-Luca Benvenuto te lo richiedo per l’ultima stramaledettissima volta, mi ami?- ormai era talmente vicini che a dividerli non c’era niente e nessuno e così Luca cinse tra le braccia Anna, facendola cadere all’indietro sul divano e la bacio appassionatamente.
-Tu non hai capito che ti amo da sempre.-
-Luca.- ansimò Anna.
-Ti amo. Ora non partire, senza di te non sono nessuno.-
-Non parto. Chi ti molla a te ora?!- Anna si alzò dal divano.
-Perché non me lo hai detto prima?- Nessuna risposta. Luca le prese la mano e la portò in camera sua dove c’era Abel.
-A che ora partiamo?- chiese lui.
-Abel.- s’inginocchiò davanti a lui Anna. –Ti piace stare qui?-
-Perché mi chiedi questo?-
-Perché non andiamo più a Trieste.-
-Davvero?- Anna annuì.
-Io e Luca siamo fidanzati e questa da ora sarà la tua camera.-
-Allora va bene.- rispose Abel dando una bacio ad Anna e Luca. Intanto l’uomo aveva tirato fuori dall’armadio una scatola.
-Amore!- esclamò la danna dandole un bacio.
-Vieni andiamo, lasciamolo giocare.- I due tornarono di nuovo nel salone seduti sul divano.
-E questo cos’è?- chiese Anna.
-Aprilo.- rispose Luca.
-Lettere?- chiese perplessa Anna.
-Esattamene sono 150. Centro scritte nel periodo in cui eri sotto copertura, e le alte 50 le ho iniziate a scrivere nel periodo in cui nella tua vita è entrato quel fi… Giorgio, insomma.-
-E perché le hai scritte?-
-Perché? Perché ti amavo e non sapevo come dirtelo. Poi quanto anche tu hai iniziato a prendermi in considerazione ho avuto paura. Sono 150 lettere. Questo vuol dire che c’è scritto minimo 300 volte che ti amo.-
-Tu sei pazzo.-
-Un pazzo che ti ama.- rispose Luca baciandola.
-Che dici? Iniziamo a fare il trasloco?-
-Quale trasloco?- chiese l’uomo.
-Passiamo le tue cose in camera mia. Che vuoi dormire, ancora da solo?-
-No, ho passato troppe notti da solo che è arrivato il momento di dire basta.-
Anna e Luca iniziarono il loro “trasloco” da una stanza all’altra. Quella sera, per un piccolo incidente la vita di Anna e Luca era cambiata. Erano diventati quello che entrambi volevano.
Erano una coppia. Erano innamorati. Erano gli Anna e Luca di sempre, solo che ad unirli c’era un profondo amore.
[…]

Un anno dopo
 
-Anna amore, mi preoccupi, tutto bene lì dentro?-
-Si si, sto bene tranquillo.- rispose Anna uscendo dal bagno.
-Adesso sai il perché delle mie nausee.- disse Anna mostrandogli un oggetto sottile e lungo. –Sono incinta Luca, sono incinta.- accanto a Luca c’era Abel
-Allora dovrò prendermi cura del mio fratellino.-
-O della sorellina.- aggiunse Anna. –Amore, e tu? Non dici nulla?-
-Sei la mia gioia infinita. Non ci pensavo a diventare padre, perché la mia felicità accanto a te è indescrivibile, ma ora che diventeremo genitori, o meglio lo siamo già un po’ genitori, però non so… Anna credimi non ho parole per dirti quanto sono felice.-
-Allora non dirle e senti qui.- Anna prese una mano di Luca e la portò al suo ventre. -Qui c’è il nostro bambino.-
-Posso toccare anche io?- chiese Abel.
-Certo amore.- rispose Anna. –Metti la mano qui.-
-Abel, se è maschio avremo la maggioranza e Anna dovrà fare quello che vogliamo.- disse Luca ridendo.
-E se invece sarà una femmina sarete voi a doverci servire.- rispose Anna dispettosa. –E comunque si sta facendo tardi. Abel, finisci la colazione, lavati i denti e andiamo a scuola.-
-Già fatto, prendo la cartella e sono pronto.-
-Allora andiamo.- rispose la donna.
-Anna, tu da oggi lavoro d’ufficio.-
-Senti a casa sei solo Luca, quando arriviamo in commissariato si vedrà.-
-D’accordo, ma io non cambio idea. Andiamo.- disse Luca.
 
Anna e Luca non solo avevano ritrovato il loro rapporto, ma a breve avrebbero avuto un figlio loro.
Il loro amore cresceva ogni giorno di più, un amore indescrivibile, nessuno poteva capire il loro amore, così puro, indissolubile, tenero, fantastico, intramontabile, immortale.
Il loro amore così semplicemente indescrivibile.
Anna e Luca.
Due nomi, una sola cosa, una sola persona, una sola anima, un solo amore.
Loro e nessun’altro.
Anna e Luca e il loro infinito amore.


Fine.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Distretto di polizia / Vai alla pagina dell'autore: Eliessa