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Autore: FFFAN    16/07/2012    0 recensioni
Uno storia d'amore che porta a pensare che cosa si può fare per amore e quanto dolore si può sopportare per esso. I protagonisti di questo capitolo sono Marcus e Cornelia che saranno costretti a fronteggiare qualcosa di inaspettato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annuncio dall'inizio della storia che potrebbero esserci degli errori e mi scuso tanto ma non ho la possibilità di poter controllare a causa di mancanza di tempo. Spero che vi piaccia nonostante i suoi probabili numerosi difetti.

Marcus era una persona che aveva affrontato numerose avversità nella propria vita per stare con la sua amata. L'epidemia di cui aveva sentito parlare era arrivata anche nel suo paese ma lui aveva già preparato tutto per non dover uscire dalla propria abitazione.Egli e la sua Cornelia sarebbero stati per sempre assieme e non si sarebbero mai divisi, o almeno quello era il piano. Tutto iniziò la settimana precedente. Un forestiero proveniente da una città non distante da lì giunse nella loro città. Era sporco, stanco, disidratato e affamato ma non si preoccupava di ciò. Disse a tutto il paese che una malattia stava viaggiando e che aveva raggiunto la città più vicina da lì e che lui era l'unico a non essersi ammalato. La gente del paese non si rese conto che stesso quel forestiero aveva portato loro quella malattia mortale ed incurabile. Non se n'era accorto neanche lui e stesso quest'ultimo morì per primo e questo diede inizio alla confusione che era già avvenuta in tutte le altre città prima di quella e come sarebbe accaduta a quelle seguenti. Marcus aveva già sentito di ciò e si era organizzato prima che si scatenasse quel putiferio così che lui e sua moglie non avrebbero rischiato di ammalarsi. Non si era reso conto che la sua anima gemella era di un animo molto caritatevole e mentre egli dormiva, ella donava cibo ai suoi amici e ai suoi familiari che ne erano rimasti senza, interagendo così con gente infetta. Non ci vollero molti giorni affinché la ragazza scoprisse di essersi ammalata e che avrebbe potuto infettare anche suo marito e condannarlo ad una morte violenta. Appena notò le sue vene cambiate di colore cominciò a piangere. Non poteva credere che facendo del bene avesse contratto la malattia che l'avrebbe portata alla morte. Anzi, la malattia che li avrebbe portati alla morte. Era avvenuto prima ancora che Marcus sentisse dell'epidemia per la prima volta. I due erano molto felici ma la vita non era delle migliori, gli affari stavano calando moltissimo con l'improvvisa fine di accordi con delle città importanti.Avevano dovuto abbassare il loro tenore di vita e l'uomo si stava incolpando di tutto ciò e diceva che non la meritava. Cornelia aveva scoperto di essere rimasta incinta ma non era riuscita a dirglielo perché aveva paura di mettergli ancora più pressione addosso e aveva mantenuto il segreto sperando che la situazione migliorasse. Non migliorò. Peggiorò solo di più. Altre città smisero di interagire e poi arrivò la 
famigerata epidemia fino ad arrivare al momento in cui scoprì di essersi ammalata. Aveva avuto così tanta voglia di dirglielo ma non ne aveva più l'occasione. Farlo nel momento in cui avrebbe dovuto dirgli che sarebbe morta e che non sarebbe mai nato il bambino sarebbe stata solo una cattiveria. Una cosa che gli avrebbe spezzato il cuore e non lo meritava affatto. Aveva fatto così tanti sacrifici per lei e non poteva ripagarlo ferendolo ma sfortunatamente per lei avrebbe dovuto. Sapeva che doveva dirgli la verità ed era pronta per le conseguenze. Quando Marcus si svegliò, si ritrovò davanti a lui la sua amata con degli occhi lucidi ma un sorriso sulle labbra. Le si avvicinò per baciarla per poi chiederle come andava ma la donna si spostò indietro. La ragazza cominciò a piangere e disse:
"Mi dispiace tanto, Marcus! Mi dispiace davvero tanto per quello che sto per dirti!"
"Amore che c'é? Che sta succedendo?" 
Rispose Marcus preoccupato.
"Io sono incinta e non fare salti di gioia e non sorridere perché quello che sto per dirti è davvero molto difficile sia 
per me che per te. Sto...sto morendo!"
"Eh?" Fu l'unica cosa che l'uomo potè dire, non sapeva cosa dire. Lei era incinta ed eppure stava morendo e dal momento 
che si era appena svegliato non era neanche molto lucido.
"Amore, ho sbagliato! Ho fatto ciò che tu mi avevi detto di non fare e lo so che è tutta colpa mia ma loro avevano 
bisogno del mio aiuto. Non potevo non darglielo!"
"Cosa? Hai interagito con gli altri? Ti ho sempre detto di non rispondere mai alla porta! E' per questo che stai per 
morire? Hai contratto la malattia?"
"Sì!" 
Le lacrime le rigavano il viso mentre lo sguardo accusatorio di Marcus le faceva più male del sapere di morire. Il ragazzo era lì fermo a guardarla mentre rifletteva su tutto ciò che stava accadendo. Non riusciva a capire più niente, si trovava in uno stato confusionario. Le informazioni che aveva appena ricevuto giravano nel suo cervello senza fermarsi e avevano perso significato. Portò le mani alla testa cercando di riuscire a concentarsi ma non ci riuscì. Nonavrebbe saputo fare neanche 1+1 in quel momento. La moglie lo guardava piangendo e voleva tanto dirgli qualcosa ma non sapeva cosa. Il ragazzo si riprese all'improvviso dal suo stato confusionario e si avvicinò alla sua amata che prontamente indietreggiò. Non voleva che lui la toccasse perché non voleva che lui si ammallasse. Non voleva provocargli anche la morte dopo tutto il dolore già provocato. L'uomo le disse:
"Cornelia, io ti amo, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre! Ciò che hai fatto non m'importa, voglio solo morire con te e se questo significa che dovrò contrarre la malattia, allora tanto meglio! Io non ti lasc..., io non vi lascerò morire da soli. Non mi perdonerei mai se vi lasciassi andare. Non m'importa di vivere se non ti ho al mio fianco. Quando ti dicevo che eri la mia unica ragione di vita non mentivo, dicevo la verità e non posso vivere senza di te. Passiamo assieme questi giorni che ci rimarranno e moriamo assieme come abbiamo sempre sognato."
"No! No, non lo faremo! Io ti amo troppo per farti ciò. Certo noi abbiamo sognato di morire assieme ma come una coppia vecchia e saremmo morti di vecchiaia non per una maledettissima malattia. Non ti permetto di bruciare la tua possibilità di vita per me. Hai sacrificato già troppe cose per stare con me e sono stata una stupida a lasciartelo fare. Tu non morirai con me, non te lo permetterò."
Altre lacrime le rigarono il viso e rimase sorpresa quando vide anche il suo amato piangere. In tutti gli anni in cui si erano conosciuti mai l'aveva visto piangere e sentì un nodo allo stomaco solo a vederlo. Un senso di colpa l'assalì e si inginocchiò. Non riusciva a credere che aveva fatto piangere la sua anima gemella, come aveva potuto? Come aveva potuto comportarsi così da sciocca? Avrebbe tanto voluto abbracciare e baciare il suo amato ma sapeva che non poteva. Sapeva che così facendo gli avrebbe trasmesso la malattia e non voleva farlo. Marcus disse:
"E che cosa vuoi che faccia? Vuoi che ti mandi via di casa? Non succederà! Vuoi che ti abbandoni? Non succederà! Io resterò sempre con te qualunque cosa accada."
"No! Perché devi essere così? Perché devi comportarti in questo modo? Perché non puoi avercerla per me per aver fatto tutto ciò e lasciarmi? Ti prego, fallo! Non devi pagare per dei miei errori!"
"Io ti amo troppo per essere arrabbiato con te e dopotutto hai fatto del bene. Hai cercato di salvare la vita a delle persone a differenza mia che mi sono rintanato in questa casa aspettando che la gente morisse e la malattia svanisse. Tra i due sono io quello che ha sbagliato!"
"Ti prego smettila di dire certe cose! Non fanno altro che farti amare di più e non sai quanto è doloroso amarti in questo momento."
"Che cosa vuoi che faccia? Che cosa devo fare per farmi odiare da te? Che diamine devo fare? Dimmelo ti prego! Che cosa dovrei fare secondo te? Dovrei abbandonare l'unica cosa che mi rende felice per cosa? Che cosa farei dopo? L'epidemia arriverà anche nelle altre città come è già arrivata fin qui. Non ci sarà mai la fine fin quando non moriremo tutti. Una cura non esiste ancora e non c'è modo per avvertire le altre città senza portare l'infezione. Non sappiamo manco come si diffonde. Anche solo parlando potremmo scambiarci questo virus."
"Non m'importa cosa farai, io voglio soltanto che tu continui a vivere. Non voglio essere io la causa della tua morte prematura."
"Anche se ti abbandonerò morirò, non fisicamente ma emotivamente. Non avrò più niente per cui vale vivere e sarei costretto a vagabondare fin quando non morirò. E' questo che vuoi per me? Una vita fatta di solitudine e di nient'altro?"
"Non voglio quello ma non voglio neanche che tu muoia a causa mia. Ti prego di capire il mio punto di vista, ti prego!"
"E che cosa devo fare? Dimmelo! Dimmi cosa devo fare e lo farò!"
Urlò Marcus in preda all'ira, tutto ciò lo stava facendo impazzire e non riusciva più a mantenere la calma. Tanto oramai non serviva neanche più la razionalità, tutta quella situazione non aveva motivo di esistere eppure esisteva.
"Uccidimi!"
"Come?"
"Uccidimi! Sparami con la tua pistola."
"Che cavolo stai dicendo, Cornelia? Adesso non vuoi che me ne vada soltanto ma vuoi che ti uccida!"
"Sì, Marcus! Uccidimi!"
"Tu sei tutta pazza e cosa ti fa pensare che lo farei!"
"L'hai detto tu stesso! Hai detto che dovevo dirti cosa fare e lo avresti fatto!"
"Sì ma non intendevo ciò! Non avrei mai pensato che mi avresti chiesto ciò e non ho la minima idea di farlo."
"Marcus, tu vuoi che io soffra?"
"Certo che no ma questo non significa che io debba ucciderti!"
"Lo sai vero cosa ti fa questa medicina. Ti distrugge poco a poco, lasciandoti vivere i tuoi ultimi giorni con dolori lancinanti che ti fanno sperare di morire. Io non voglio passarci, tu vuoi che io affronti quella fase?"
"No! Certo che no, ma non ti ucciderò!"
"Ti devo ricordare cosa hai fatto al tuo cane. Era malato e stava soffrendo tantissimo e non c'era una cura e tu cosa gli hai fatto? Dimmi che cosa gli hai fatto!"
"Mi sono avvicinato a lui, l'ho accarezzato per ore dicendogli tutto ciò che significava per me e dopo ciò mi sono alzato, ho estratto la mia pistola e l'ho guardato negli occhi. Nei suoi occhi pieni di dolore e coscienti di ciò che stava per succedere e premetti il grilletto."
"Già ed è quello che dovrai fare anche con me."
"Mai! Lui era un cane, tu sei la mia anima gemella."
"Ti prego non dirlo! Quel cane era il tuo migliore amico, a volte ti capiva meglio di come ti capivo io. Non puoi non spararmi dopo che l'hai fatto a lui. E' il mio ultimo desiderio, ti prego!"
"Come puoi davvero chiedermi di fare una cosa del genere? E' troppo doloroso! Non posso premere quel grilletto. E' come se mi stessi dicendo di uccidermi. Anzi quello per me sarebbe più facile. Per me conti più della mia stessa vita."
"Non m'importa! Sparami! Sparami! Sparami!"
"Non voglio!"
"Lo so che non vuoi, neanche io lo vorrei ma devi. E' l'ultima cosa che ti chiederò!"
Marcus le puntò il dito contro, voleva dirle cose tante cose ma non ci riusciva. Non poteva concepire quello che gli stava venendo chiesto e non voleva farlo. Lei significava troppo per lui e non voleva ferirla meno tanto che ucciderla. Nonostante ciò ci stava pensando, dopotutto era l'ultima richiesta di sua moglie, della sua amata e della sua anima gemella. Avrebbe dovuto concederle almeno questo. Non riusciva a credere che stava considerando l'idea. Non poteva farlo, non poteva uccidere la sua metà.
"Ti prego fallo!"
"Io ti amo, lo capisci questo?"
"Anche io ti amo, lo so che ciò che ti sto chiedendo è troppo ma.."
"Hai ragione, è troppo! Tu non poi chiedermi tanto solo perché stai morendo!"
"Lo so che hai ragione ma non voglio che tu continui a pensarmi, voglio che tu ponga fine a tutto ciò uccidendomi. Lo so che per te è difficilissimo ma lo è anche per me. Non sai quanto vorrei passare il resto della mia vita con te ma non me lo permetterei mai. Non potrei mai essere felice, avendo causato la tua morte. Ti prego di capirmi!"
Il ragazzo si avvicinò al comodino e prese la sua pistola e alcune sue lacrime caddero su di essa. Estrasse il caricatore per vedere se c'erano munizioni e vide che ce n'era solo una. Che buffo caso! In una qualsiasi altra situazione avrebbe sorriso per l'ironia ma quella volta non ne valeva la pena. Cornelia aveva cominciato a sorridere ma i suoi occhi continuavano a lacrimare. Il ragazzo le puntò la pistola contro e disse:
"Non voglio farlo ma se è davvero ciò che vuoi lo farò. Farei tutto per te, io ti amo con tutto me stesso."
"Grazie Marcus! Grazie per tutto ciò che hai fatto per me in tutti questi anni, non so come avrei potuto vivere senza di te. Sei stata la mia salvezza e non potrei esserti più grata di quanto non lo sia già adesso. Questo sarà il tuo ultimo salvataggio nei miei confronti e non posso che dirti altro che ti amerò sempre ovunque mi troverò dopo questa vita. Grazie mille per salvarmi la vita, Marcus! Ti amo!"
Sorridendo e piangendo con un cenno del capo fece capire che era pronta. La mano tremava e il dito si opponeva a ciò che gli era stato ordinato di fare. Con una piccola pressione una vita umana sarebbe svanita come anni addietro era svanita la vita del suo cane. Entrambi si dissero "ti amo" un'altra volta prima che si sentì uno sparo. Il corpo di Cornelia cadde all'indietro e sul suo volto era stampato un sorriso. Tutto l'opposto era invece sul viso di Marcus che si inginocchiò e urlò con tutta la sua voce. Urlò fin quando poté per poi colpire ripetutamente il pavimento. Era incredibile come con un semplicissimo e un piccolissimo movimento di un dito avessero dato inizio ad un meccanismo che permetteva ad un piccolo oggetto di metallo di porre fine alla vita di una persona cara.
  
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