Anime & Manga > BeyBlade
Ricorda la storia  |       
Autore: kadyia    30/01/2007    1 recensioni
Parla di Rei, che ora vive a casa di Thakao, assieme alla sua squadra e qul giorno erano tutti impazienti per l'arrivo dei Neoborg, tutti tranne il protagonista. Non voleva rincontrare Boris. Ma sapete da cosa nasce cosa e dopo qualche giorno, scoprono di provare qualcosa l'uno per l'altro. ma il destino non fu magnanimo e li separò...
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Boris, Rei Kon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota dell'autrice: eccomi ritornata con una nuova fiction, spero che vi piaccia, commentate numerosi. Un bacione V.V.B. (Kady)

1-capitolo

Era una notte tranquilla, eppure non riesco a dormire. La mia mente vaga tra ricordi passati e memorie lontane.

Otto lunghi anni sono trascorsi, da allora, malgrado ciò non riesco a dimenticare, a darmi pace; mi sento responsabile per quello che è successo.

Tutte le sere, quei maledetti ricordi riaffiorano nella mia mente, impedendomi di dormire.

Mi fa male anche oggi pensare a quei tempi, quando eri con me, ma non riesco a farne a meno, quei ricordi sono parte di me, del mio passato, del mio essere…

Caro diario, sicuramente ti starai chiedendo (Ma questo è pazzo? (Tutti)  non, non è pazzo. Io sono partita col presupposto che, chi scrive il diario, lo consideri una specie di amico, è per questo che si rivolge al diario come se fosse un essere umano… tutto chiaro? (Kady)) che è successo ti così terribile da rimpiangermi così…

Te lo stai domandando vero?

Bene,ora ti racconterò cosa è accaduto, per filo e per segno.

FLASH-BACK

Era una serena giornata di agosto, faceva molto caldo.

Io ero lì, come sempre, a casa di Thakao.

Il cielo era limpido e non c’era neanche una piccola nuvoletta e il sole era già sorto da parecchie ore e per un tipo mattiniero come me, benché convivi già da parecchio tempo con loro, mi sembrano ancora strani i loro orari.

Quello era un giorno che avrebbe segnato per sempre le nostre vite. Era l’onomastico della ribellione dei Neoborg e perciò andava festeggiata.

Dalla mia parte li ho accettati più che volentieri, non sono dei grandi simpaticoni, ma è sempre meglio averli come amici che come nemici.

Comunque, a parte gli scherzi, mi sono sempre piaciuti, forse perché mi diverto un casino, a cercare di strappargli un sorriso e quando ci riesci, ti sembra di aver compiuto chissà quale eroica avventura.

Solo uno non mi è mai andato a genio. Quel Boris. Lui è diverso dagli altri, forse sarà per il fatto che per poco mi ammazzava in quell’incontro.

(Mi riferisco a quell’incontro durante il primo campionato mondiale, quando c’era ancora la Borg, dove Boris, pur di vincere, aveva quasi ammazzato Rei…(Kady))

Saranno anche passati tre anni da allora, ma non gliel’ho ancora perdonato.

Ormai ero stufo di stare a letto, a pensare a quello che sarebbe avvenuto in quella giornata, dato che gira e rigira il mio pensiero ricade sempre su quel russo, per cui mi alzai, non curante di fare rumore, e siccome, non si sono già svegliati, con tutto quel rumore che fanno Thakao, Daici e Hilary che litigano pure mentre dormono, non si sveglieranno certamente per me che mi alzo.

Mi diressi in cucina dove Nonno J, mi offrì un’abbondante colazione e mi chiese, per l’ennesima volta, se mi andava di allenarmi a kendo.

Mangiai con tutta la calma possibile, poi sotto lo sguardo vigile del nonno, scrissi la lista delle cose che occorrevano per la festa.

Dopo poco si presentarono in cucina anche gli altri, fatta eccezione per il nostro lider, che ancora dormiva beato.

Controllai anche con loro la lista, poi me ne andai al centro commerciale.

A metà strada mi fermai sul ponte a guardare l’acqua che scorreva.

Di solito, qui, ci passavo sempre o con i miei amici oppure avevo così tanta fretta che non mi accorgevo neanche di passarci.

L’ultima volta che mi ero fermato a guardare l’acqua, era stato quando Kei era scomparso dopo

l’incontro contro Brooklin; già una volta mi ero preso una cotta per il Dranzerblader, ma poi dopo il suo rifiuto, lasciai perdere. Mi ricordo che passai, qui, un’intera serata, a piangere…

risvegliandomi da quei pensieri, mi resi conto di aver passato un quarto d’ora, quindi mi rimisi in moto per raggiungere il supermercato.

Era quasi deserto, c’era solo qualche anziano, che soffre d’insonnia. In effetti alle otto e mezza di mattina, chi sen non i vecchi, vanno a fare la spesa?

Che ci posso fare, mi sono sempre alzato presto, essendo stato abituati così al mio villaggio, dopo una certa ora non riesco più a dormire.

Avrei dovuto andare al quarto piano, così presi l’ascensore.

Le luci erano spente e l’abitacolo era in penombra, ma mi sembro vuoto.

Mi appoggiai alla parete, aspettando che giungesse alla meta.

Era abbastanza grande, con i muri rivestiti di velluto, ma non fui in grado di capire di che colore fosse. All’altezza dell’anca c’era un corrimano di legno che percorreva, quasi interamente,  il perimetro della cabina.

Ad un certo punto, l’ascensore sobbalzò e arrestò la sua salita.

Pensai subito ad un black-out, la mia solita sfortuna.

Non prendo mai questi affari e secondo te? L’unica volta che lo prendo rimango bloccato. Se questa non è sfiga, ditemi voi cos’è.

Dall’angolo opposto a cui mi ero appoggiato io, risuonò la voce di un ragazzo, roca e dura, che imprecava per questo imprevisto.

Non mi ero accorto della sua presenza, ma questo mi sollevò.

Mi avvicinai a quel tipo, che subito mi sembrò famigliare. Capelli lilla, corpo snello, ma muscoloso, occhi verdi smeraldini e freddi… ci pensai un po’ su, poi la paura mi inondò.

Già ero intrappolato qui dentro e per di più con lui. Mi feci coraggio, cercando di non far trasparire la mia paura, gli parlai.

R: Boris… Anche tu qui?

Con questa frase attirai, la sua attenzione, su di me. Mi guardò con degli occhi che mi pietrificarono, ma cercai di non darlo a vedere.

B: Anche questo adesso! Non bastava il black-out? No, dovevo anche restare intrappolato qui con questo cinesino!

R: Pensi che a me faccia piacere?

Calò un pesante silenzio, più soffocante, dell’intera faccenda.

Avevamo, gia, chiesto aiuto, ma come risposta, ci hanno detto che non potevano fere niente, finche non ritornava la luce.

Dopo quasi cinque ore la dentro, l’aria cominciava a mancare.

B: È una mia sensazione, o qui manca l’aria?

R: Si! Stavo pensando… se qui ci fossero state 10 persone come cera scritto sul cartello, saremmo morti, per mancanza d’ossigeno, in cinque minuti!

B: Già! Dobbiamo uscire da qui.

Mi scappò un sorrisetto, che attirò uno sguardo più glaciale degli altri.

B: Cos’è che ti fa tanto ridere?

R: Noi due non ci siamo mai sopportati e ora siamo qui che rischiamo di morire insieme. Non lo trovi buffo?

Boris annuì con un cenno del capo poi prese parola.

B: Su cerchiamo la botola per uscire!

Ci mettemmo a lavorare.

Presi dalla tasca il mio fedelissimo Driger e lo lanciai, sferrando il suo micidiale attacco artiglio di tigre contro la tappezzeria che ricopriva il soffitto, trovando la tanto sospirata botola.

Con tutti i nostri sforzi non riuscimmo comunque ad aprirla, era chiusa ermeticamente.

Di aria restava solamente un soffio.

R: A questo punto ci tocca restare qui, colmi, e pregare che la luce torni presto.

B: Dimmi tu cinesino come si fa a stare calmi, in queste situazioni!

Disse scuotendomi con forza.

Mi sentii mancare, non so se per la mancanza d’aria, per lo scuotimento o per entrambi, ma mi ripresi con un po’ di difficoltà.

B: Scusa, non avrei dovuto prendermela con te!

Ho le allucinazioni o mi ha chiesto scusa? No, non è frutto della mia immaginazione mi ha proprio chiesto di perdonarlo.

Solo in quel momento mi accorsi che mi stava reggendo, poiché mi ero sentito mancare, così senza  pensarci oltre mi scostai, quando…

Ci fu uno scossone e Boris mi cadde addosso.

Provai una strana sensazione, per la prima volta mi trovai perso nei suoi occhi smeraldini.

Come erano tristi.

Dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, e se è vero, lui dev’essere davvero molto solo.

Sembrava un cucciolo impaurito davanti ad un cacciatore.

Pensavo che non fosse come gli altri, che avesse accettato gli insegnamenti, di Vorcof, con piacere, ma ora so che non è così.

Mi feci all’improvviso cupo e mi attentai a chiedergli, con la voce che traspariva la mia paura.

R: Per quanto tempo, sei vissuto al monastero?

Con questa domandai suoi occhi stettero sull’orlo di mingere e con uno sforzo sovrumano trattenne le lacrime.

Si alzò di scatto, girandosi dall’altra parte.

B: Cosa ti importa! Non sono c***i tuoi!

Quelle parole mi ferirono anche se non so perché.

In una situazione normale quella risposta non mi avrebbe fatto ne caldo ne freddo, ma allora perché c’ero restato così male?

R: Non ne vuoi parlare?

B: Non ne ho mai parlato con i miei compagni, figurati se lo vengo dire a te!

Ci restai ancora peggio.

Anche con Kei era stato uguale.

L’ascensore arrivò al quarto piano, uscimmo, promettendoci mentalmente, che non saremmo più saliti su un ascensore.

Prima che sparisse dalla mia vista, mi sfuggì una domanda.

R: Boris?

Mi guardò con aria scocciata, aspettando che continuassi.

Mi stavo già pentendo di ciò che stavo per dirgli.

R: Vieni oggi, vero? Mi farebbe molto piacere. Magari potremmo pareggiare i conti per quella vecchia sfida!

Questa volta mi guardò davvero male.

R: Naturalmente se ti va!

Se ne andò via senza dire niente, lasciandomi li come un ebete, sperando in una risposta.

R: Lo sai che sei proprio un maleducato? Non ti hai mai insegnato nessuno che, per educazione, bisogna rispondere alle domande?

È inutile tanto non ascolta mai nessuno.

Mi calmai, ma pensando a quel momento nell’ascensore, diventai triste.

Non avevo mia visto Boris così…

Beh lasciamo perdere, non vorrai mica martirizzarti per quel tipo?

Pensiamo alla spesa.

Dopo una mezzora buona, constatai di aver preso tutto.

Il carrello era ricolmo di pizzette, dolci e roba di questo genere, con qualche bottiglia di bevande.

Dopo me ne ritornai a cada di Thakao.

R: Sono tornato!

M: Dove sei stato?

Pk: Ti stavamo dando per disperso!

R: Mi dispiace, al centro commerciale, c’è stato un black-out e sono rimasto chiuso in un ascensore, per cinque ore.

H: Beh almeno stai bene! Dai vieni ad aiutarci. Abbiamo già allestito la sala con i festoni, manca solo il cibo e gli ospiti.

R: Thakao dov’è?

M: È ancora a letto e Kei sta cercando di svegliarlo!

Sentii un urlo provenire dalla palestra e cominciai a ridere.

T: Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!! Vadooooooooo a fuocoooooooo!!!!!!! Aaaaaaaaaaacquaaaaaaaaaa!!!!!!!!

All’improvviso fece la sua comparsa, il capitano, prendendo una bottiglia d’acqua, scolandosela tutta d’un fiato. Poi arrivò anche Kei, impassibile come sempre.

Pk: Che gli hai fatto?

K: Mi avete permesso ogni mezzo!

T: Kei come ti è venuto in mente di farmi mangiare del peperoncino?

Disse ancora ansimante.

K: Dovevo svegliarti e ho pensato che fosse il modo migliore!

T: Non potevi pensare ad un metodo meno… piccante?

K: Avevo pensato ad una secchiata di acqua gelata, ma poi ho optato per il peperoncino!

Scoppiarono in una sonora risata, ma non mi coinvolse più di tanto.

Non riuscivo a togliermi dalla testa quegli occhi.

Andai nel porticato, mettendomi a guardare il cielo.

La spensieratezza degli altri, non mi toccava, ero troppo assorto nei mie pensieri, che riguardavano tutti lui.

Già quel ragazzo mi era entrato nella testa e non sen ne vuole andare.

Domande.

Un casino di domande ma frullano nella testa, a cui non riesco a dare una risposta.

Oggi perfino Kei era più allegro di me.

K: Rei che ci fai qui da solo? Perché non vieni di là con noi?

R: Non mi va. Voglio stare un po’ da solo!

K: È per caso successo qualcosa che ti tormenta?

Kei si mise di fianco a me.

Da quando gli avevo svelato quello che provavo per lui, mi ha risposto che non mi contraccambiava, si è vero, ma mi ha donato la sua amicizia.

Da allora ci siamo sempre detti tutto, ma oggi non me la sentivo di raccontargli quello che mi era successo. Mi dispiace mentirgli, ma proprio non è giornata.

R: No, non è successo niente!

K: Sicuro? Allora perché sembri così distante e distaccato?

Non mi era mai capitato di alzare la voce, con lui, ma come ho già detto non ero in vena e iniziai a strillare.

R: NON SI PUÒ AVERE DEI GIORNI IN CUI SI VUOLE STARE SOLI? E POI TU MI VIENI A ROMPERE, CHE TE NE STAI SEMPRE PER CONTO TUO!

Kei si stupì per le parole che gli avevo appena detto e anch’io.

Diventò cupo e nascose il volto sotto la frangia.

K: Non volevo farti arrabbiare, scusami. Pensavo che ti facesse piacere parlare con me.

R: Sai perché mi sono arrabbiato? Perché tu hai voglia di startene solo e nessuno ti deve toccare, e allora perché io non posso avere il mio spazio come te?

K: Hai ragione, me ne torno in casa dagli altri.

Kei se ne andò, lasciandomi di nuovo solo.

Tra non molto sarebbero arrivati i Neoborg e con loro anche lui, l’artefice di tutto. Non so se

riuscirò ad affrontarlo.

Il campanello suono, spandendo il suo suono acuto, per tutta la villa.

Vedi? Parli del diavolo…

Eccoli già qui.

Non me la sento, me ne starò qui, in disparte, sperando che nessuno mi cerchi.

Stetti, li da solo, per quasi un ora, ignorando le chiacchiere e le risate che facevano gli altri.

Però una voce mi risvegliò dai miei pensieri.

B: Non mi avevi promesso una sfida?

R: Cosa? Ah, sei tu!

B: La sfida!

R: Non stai con gli altri a festeggiare?

B: Mi sono stancato dei loro futili discorsi. Non capisco cosa ci trovino di tanto divertente in uno stupido gioco. Poi stamattina mi avevi promesso una partita a bey e io non mi posso tirare indietro e a questo punto neanche tu!

R: Ok!

Veramente avrei preferito che non mi venisse a cercare, ma ormai gli ho già risposto di si.

R: In palestra non possiamo fronteggiarci, siccome si sta svolgendo la festa, c’è il giardino…

B: Oggi, facendo un giro per la città, ho notato un posto che farà al caso nostro, seguimi!

Camminammo per parecchi minuti, passando per i vicoli e posti desolati, ma poi si fermò davanti ad una vecchia fabbrica abbandonata.

Dopo aver sistemato il campo lanciammo i bey.

Passarono due ore di estenuanti lotte, attacchi inarrestabile  e schivate dell’ultimo secondo.

Eravamo entrambi stremati e il posto non dava molto sollievo. Faceva un caldo tremendo.

Ecco l’attacco finale.

Entrambi usammo i nostri attacchi più devastanti, ma fu un errore.

L’onda d’urto provocato dai due bey fece franare le colonne e poi non ricordo più niente, solo il buio.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: kadyia