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Autore: LedahTheSolitary    30/01/2007    1 recensioni
La fine di una lunga avventura, l'ultima di molte battaglie. E se il coraggio venisse a mancare nel momento meno opportuno? La storia di un paladino, un cavaliere pegaso e di... ehm, un arma.
Genere: Romantico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Why? Why must I lose?
More power... I must be... stronger... I...
Why? Why did I... want power? ...
...Quintessence? ...don't... under... stand... but...
Gaa... Not like this... I will not die... like this.
With my last breath... tremble... and... despair.
Hwah haha... ha... hahaha......"



Era finita. Una battaglia durissima, che aveva messo a dura prova la forza e la volontà di tutti, e tutti avevano vinto insieme, stando uniti fino alla fine. Nergal era morto, l'oscurità aveva lasciato il mondo.

Era ciò che tutti credevano, mentre gioivano e si rallegravano della vittoria tanto sperata, e tanto sudata.
Un forte rumore bastò a rompere la gioia del momento. Un rumore, e subito dopo la terra sotto i piedi cominciò a tremare. Tutti si voltarono di scatto, Nils si asciugò le lacrime ancora sgorganti con un lembo della sciarpa che avvolgeva il suo collo. Lord Hector fu il primo a muoversi, cominciando a correre in direzione del portale, lungo la lunga scalinata, immediatamente seguito da Lord Eliwood, Lady Lyndis, che teneva per mano Nils, e da Mark, lo stratega che li aveva guidati fin li.
Kent, cavaliere di Caelin, si trovava nelle retrovie, essendo tra quelli che si erano occupati di fermare le creature che arrivavano di rinforzo ai nemici. Con lui c'era Fiora, il comandante del "5th Wing" dei Pegasus Knight di Ilia. Mentre gli altri componenti dell'esercito si affrettavano a seguire i giovani Lord, Kent si girò verso di lei, e si guardarono a lungo, restando così indietro. Era titubante. Per la prima volta non voleva andare a combattere. Aveva paura, una paura tremenda di perdere qualcosa di importante. Ma alla fine, guardando in profondità negli occhi di Fiora, il suo forte senso di lealtà e del dovere venne nuovamente a galla, riemerse da quel mare di paura e di angoscia che lo tormentava, e prevalse su di esse. "Andiamo", disse velocemente, con tono triste, e dato un colpo di briglie al cavallo, insieme al cavaliere pegaso, si affrettò a raggiungere gli altri, dirigendosi verso la scalinata.

Quando finalmente raggiunsero il resto del gruppo, molte cose sembravano essere già accadute...
Lord Athos, l'Arcisaggio, uno degli Otto Generali che mille anni prima aveva combattuto contro i draghi, si reggeva a malapena in piedi, sostenendosi solamente grazie al suo bastone nodoso; Lord Eliwood era inginocchiato, tenendo fra le braccia una figura nota al cavaliere, ma che non credeva che avrebbe rivisto: si trattava di una ragazza, Ninan, la sorella di Nils, che credeva fosse morta, mentre ora la vedeva viva e vegeta, stanca anch'ella, ma decisamente viva; al di la della sagoma di Lord Athos, notò poi che giaceva a terra una creatura che si rifiutava di credere potesse realmente trovarsi li: si trattava di un drago, un drago di fuoco, apparentemente morto.
Stava per tirare un sospiro di sollievo, quando un ruggito, debole, ma grave e profondo, risuonò nella sala dove si trovavano, bloccandoglielo subito prima che uscisse dalla sua bocca. Un altro rumore, come fosse un tonfo, e un altro, e tutti spalancarono gli occhi di terrore, tremanti e increduli. Il drago si era rialzato, gli occhi rilucenti di rabbia, le fauci già traboccanti di fiamme incandescenti. Una gocca di sudore freddo gli scese lungo la tempia, fermandosi a metà sulla guancia.

Lord Athos aveva rotto gli indugi di tutti, ancora piuttosto storditi, attoniti per ciò che stava accadendo, andando subito ad attaccare il possente avversario, seguito prevedibilmente dall'irruento Lord Hector. Mark provvedeva nel frattempo a dare ordini e direzioni riguardo le ultime creature sopravvissute, che stavano facendo di tutto pur di ostacolarli, seguendo l'ultimo volere del loro creatore. Per Kent però non c'erano ordini, dato che Mark non era certamente uno stupido e subito si era accorto delle condizioni in cui il cavaliere si trovava; ma anche se ci fossero stati ordini per lui, non sarebbe stato in grado di udirli. Era completamente paralizzato. Non gli era mai successo; si era sempre gettato in battaglia, senza paure, senza timore di morire, dando sempre il massimo. Adesso era li, tremante, in sella al suo cavallo, e non riusciva a vedere nulla salvo che la morte, impersonificata in un drago.
Nulla sembrava potesse scuoterlo da quello stato, eppure qualcosa avvenne, qualcosa che sorbì l'effetto di destare la sua mente dall'incubo nel quale versava. Sentì Mark, dietro di lui, urlare: "No Fiora, non farlo, fermati!". Kent sbattè le palpebre. I suoi occhi terrorizzati tornarono lucidi per un momento, salvo poi che li sbarrò nuovamente nell'istante che realizzò ciò che stava accadendo. Vide Fiora scendere in picchiata, la sua lancia alla mano, cercando di distrarre il drago che stava per carbonizzare Rebecca, la giovane arciere, che si trovava a terra.

Non era la prima volta che accadeva. Non era la prima volta che Fiora si affrettava a soccorrere un compagno in difficoltà, anche facendo da esca lei stessa, distraendo il nemico, rischiando la vita. Ricorda ancora vividamente di quando lui stesso si era trovato a fronteggiare molti nemici assieme, mirmidoni, tutti molto agguerriti, ben armati, supportati da un discreto numero di monaci. Tutti Black Fang. La ritirata gli era preclusa dalla massiccia parete rocciosa che aveva alle sue spalle. E come se non bastasse, tra i nemici che stava fornteggiando si trovava nientemeno che Lloyd Reed, conosciuto da tutti come "White Wolf" per la sua velocità ed abilità con la spada, uno dei possenti combattenti del gruppo d'elite chiamato Four Fang. Kent era nascosto, lievemente ferito ad un braccio, in mezzo ad una piccola macchia boscosa, completamente circondato, pronto a vendere cara la sua vita, quando Fiora, sprezzante del rischio, si fiondò proprio verso Lloyd, che evitò veloce come un lampo il colpo del cavaliere pegaso. Kent riuscì, nella confusione del momento, ad aprirsi strada tra i nemici e a fuggire, seguito dall'ombra del pegaso che andava appresso al suo cavallo. Quella volta si erano salvati entrambi, ma soltanto perchè Kent riuscì ad approfittare subito del momento, contando sulla velocità del suo destriero, e perchè i nemici non disponevano di armi per colpire un pegaso in volo, o quantomeno non a colpirlo efficacemente.
Adesso era diverso: la giovane arciere era impossibilitata a muoversi rapidamente, e il fuoco di un drago non è certo un arma da prendere alla leggera, tutt'altro. Più si concentrava sulla scena, più i suoi occhi si spalancavano...





"Fiora, please stay with me. When you are near, I feel as if I fight more bravely, more keenly... I think we would fight well together... What do you say?"
"Actually... I came to ask you the same thing..."
"Really?"
"Yes. It's strange, isn't it? I feel as if we have known each other from birth."
"Fiora... I must ask you one more thing. When this battle ends, if we both still live..."
"Please...say no more. I...already know what you will ask... Of course. I feel the same way..."



Rimembrando tali parole, Kent drizzò le spalle. Strinse in mano la lancia. La paura si era dissolta, così come la razionalità che sempre era stata sua prerogativa. Bruciava di coraggio, ma di un coraggio nuovo, diverso, che non aveva mai avuto fino ad allora. Una sensazione nuova, mai provata. Non poteva perdere Fiora, non poteva permetterselo. Non voleva perderla. Non se lo sarebbe mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa, e lui non avesse fatto nulla per impedirlo. Strinse in mano la lancia, protese la punta della stessa in avanti, e colpì il cavallo ai fianchi con le scarpe, lanciandosi in una carica disperata. Doveva salvarla, costasse quel che costasse.

Però, mentre procedeva nella sua furiosa carica, vide una luce abbagliante davanti a se, che si affrettò a svanire così come era apparsa, rivelando una lancia conficcata in terra. Senza pensarci due volte, come d'istinto, Kent gettò la lancia che aveva in mano per brandire quella nuova lancia che era apparsa dal nulla. Fiora intanto stava precipitando, accanto a Rebecca; erano riusciti, lei e il suo pegaso, a schivare una violenta fiammata del drago, ma l'ala del suo destriero era rimasta ferita, e non riusciva più a volare.
Kent percosse il suo cavallo ripetutamente, come se così facendo potesse farlo andare ancora più veloce di quel che stava già andando. Il drago spalancò le fauci. Kent piegò il braccio, portando la lancia indietro. Poi urlò. Urlò, e conficcò la lancia nell'occhio della bestia, affondandola con tutte le sue forze. La estrasse, e colpì nuovamente il drago poco sopra la gola, e dalla zona dell'impatto fuoriuscirono fiamme. Estrasse nuovamente la lancia, con la punta avvolta dalle fiamme, dal corpo del mostruoso avversario, e retrocesse ponendosi dinanzi a Fiora, come volesse proteggerla. Ma lei, scesa dal pegaso, estratta la spada dal fodero, si mise di fianco a lui, come se non temesse di morire, purchè si trovasse insieme al cavaliere. Si guardarono nuovamente negli occhi, come prima. L'espressione di Kent si ammorbidì, e alzò la lancia mentre sorrideva, puntandola verso l'unico occhio rimasto alla bestia, che traboccava di rabbia, ardeva di vendetta.

D'un tratto però, veloce e potente, inaspettatamente, come fosse un fulmine, un ascia, di color giallo sfavillante, si abbattè proprio sul muso della bestia. Era Armads, l'ascia del fulmine, e Lord Hector era colui che la impugnava, colui che finì quel tremendo nemico, colpendo con un colpo di forza inaudita il drago dal lato cieco, dal lato ove Kent aveva vibrato i suoi colpi disperati. Il drago ruggì, quasi come se stesse piangendo, e si accasciò pesantemente a terra. Adesso si che era morto, ne era certo. Vide l'arcisaggio lanciargli un occhiata al volo, e dire: "Malte, la lancia di neve e ghiaccio...". Era stato lui a dargliela, a farla comparire in quel luogo, in quel momento; lo sentiva. Lo sapeva.
Athos crollò a terra, sfinito, afferrato al volo da Lord Hector. Stava morendo, non sapeva se a causa delle ferite riportate nello scontro o se di stanchezza, dopo aver vissuto una lunga vita, ma stava morendo. Riuscì a sentire le sue ultime parole di avvertimento, lasciate per tutti loro, come suo ultimo regalo. Poi lo vide sorridere.

"Grazie di tutto, Lord Athos..." disse Kent sottovoce, chinando il capo.
Poi si girò, osservando Fiora, avvicinandosi a lei a piccoli passi. "È finita. È finita, e siamo vivi...". E pianse... Di gioia.
  
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