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Autore: Judy Kill Em All    16/07/2012    2 recensioni
Una One Shot su Ronnie e Max, spuntata così dal nulla, che ha rattristato anche me.
Max ha ucciso interiormente Ronnie, che si è chiuso nel suo mondo; un mondo di dolore, di paura, di tutto ciò che può essere terribile.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è odore di sangue nella stanza.
Impregna le pareti, i muri, il letto sfatto, persino le fondamenta della casa ormai l’avrebbero dovuto percepire, a quel punto. Sono in un vicolo cieco, al punto di non ritorno, sono intrappolato nella mia mente, e i miei occhi, al posto di cercare di far uscire le emozioni trasformandole in gocce di pioggia salata, le respingono indietro: barriera perfetta.
Guardo i miei polsi, una volta avevo buchi alle vene, ora ho tagli, non male, direi.
“Ronnie, sei caduto in basso” mi continuo a ripetere, forse prima o poi me ne convincerò, forse no; non è che questo mi possa importare più di tanto; chiudo gli occhi e sento la consapevolezza inondarmi, come se mi avessero svuotato un secchio d’acqua ghiacciata sulla schiena.
Lui non è più mio.
Non lo sarebbe stato mai più, glielo avevo letto negli occhi quella volta che ci eravamo dati appuntamento nel parco giochi abbandonato e semidistrutto dove eravamo soliti andare quando eravamo ancora una sola cosa.
Io e lui, lui ed io. Tutto superfluo: eravamo noi.
Ora invece io ero solo io.
Lui era solo lui.
“Ronnie” mi aveva detto guardandomi negli occhi così profondamente da farmi pensare che si volesse immergere nella mia anima “E’ finita” speravo con tutto il cuore che lo dicesse solo per convincermi e farmi scappare via da lui, anche per convincere se stesso, forse.
Come se nulla fosse si era girato e se n’era andato lasciandomi solo con il mio cuore sanguinante nella mano, lacerato, distrutto, che concludeva la sua esistenza con gli ultimi battiti.
Da quel momento ero morto. Non morto fisicamente: ero ancora tutto intero, senza parlare di tutto il sangue che avevo perso; ero morto dentro: incapace di provare qualunque cosa che non fosse dolore.
Avrei dovuto odiarlo?
Avrei davvero dovuto odiare l’unica persona che in tutta la mia inutile esistenza mi aveva fatto sentire vivo? No, se davvero mi era concesso un ultimo desiderio era di non essere un peso per lui, mi aveva sopportato fin troppo, aveva sopportato i miei problemi con la droga e si era preso cura di me, ma probabilmente non ero mai stato abbastanza.
“Max…” lo avevo chiamato con voce roca soffocata dai singhiozzi che iniziavano a fuoriuscire dalla mia gola.
Non si era girato.
Non mi aveva neanche guardato, come se non gliene fosse fregato niente, e ora mi seppellisco qui, basta, non ce la faccio più.
A cosa mi serve mangiare, dormire, tenermi in forze, se l’unico motivo per cui lo facevo era lui? Non ne avevo più bisogno, il momento era giunto; Ronnie neanche esisteva più.
 
C’è odore di sangue nella stanza.
Mi disturba, o forse no, forse è anche piacevole. Mi avvicino al letto e prendo la lametta vado verso la vasca da bagno, è piena di ghiaccio, ottimo.
Mi ci immergo completamente, subito non sento niente, ma percepisco dolore. Affondo la lama nei tagli già profondi, il sangue caldo mi fa sentire meglio.
“Max, lo faccio per te” penso mentre i sensi mi abbandonano; questa volta completamente.
Il sangue è tutto ciò che vedo, tinge il ghiaccio, è piacevole alla vista.
Non sentirò più dolore, mai più, sorrido sperando di aver almeno reso felice il ragazzo che ho amato e che ancora amo.
Addio Max.
  
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