16/07/2012
1 recensioniArthur aggrottò le sopracciglia: Bonnefoy era in ritardo… come sempre dopotutto.
Decise di bere un ultimo sorso di quel vino squisito prima di alzarsi dal divano di pelle nera che si trovava al centro dell’enorme salotto della residenza di Francis e tornare a casa, ma proprio mentre poggiava il bicchiere sul tavolino i suoi pensieri vennero interrotti dalla sensuale voce del francese che diceva: «Allora, cher, hai già deciso di andar via?»
Arthur si girò. Riusciva solamente ad intravedere la sagoma del ragazzo davanti all’enorme finestra aperta. Era il tramonto.
Bonnefoy si incamminò verso la poltrona situata di fronte al divano. L’odore di tabacco riempì improvvisamente le narici dell’inglese, che senza accorgersene chiuse gli occhi per riempirsene i polmoni.
«Sei già ubriaco Kirkland?» ridacchiò l’altro, immobilizzando il suo sguardo sull’interlocutore. Arthur roteò lo sguardo e lo posò sugli occhi del francese dicendo: «Sei in ritardo, Bonnefoy!».
Francis rise e si accese un’altra sigaretta, che spense subito per prendersi un bel bicchiere di vino. Ne offrì uno anche all’inglese che inizialmente rifiutò, ma che poi bevve comunque: era maledettamente buono.
Continuarono a bere discutendo di affari. Bonnefoy reggeva molto l’alcol, al contrario di Arthur, che dopo poco si sentì girare vertiginosamente la testa. Si appoggiò allo schienale del divano mugugnando e si appoggiò una mano sulla fronte.
«Inghilterra, stai bene?»domandò Francis andandosi a sedere accanto a lui. «S-sì… S-sto bene…»biascicò l’altro, sentendo di nuovo quel fortissimo odore di tabacco. Poggiò la testa sul petto del francese, che lo osservava meravigliato, ed iniziò a fare respiri profondi.
Non contento, iniziò a muoversi verso il volto dell’altro e senza rendersene conto sfiorò le sue labbra con quelle dell’amico che subito gli strinse il braccio intorno alla vita e gli stampò un secondo bacio, molto più lungo e appassionato del primo. L’inglese non si oppose, al contrario, cercò il contatto delle loro lingue, che poco a poco si fece più profondo e intimo. Bonnefoy non si mostrò contrario ai gesti dell’amico, che con il volto arrossato e le mani tremanti tentava di sbottonargli la camicia. Francis sorrise e lo bloccò, sussurrandogli «Non qui», poi lo afferrò per un polso e lo trascinò nella sua stanza.
Quella notte Arthur non tornò a casa.
Quando il mattino seguente l’inglese riaprì gli occhi, non poteva credere a ciò che aveva fatto. Si girò e cercò con una mano il corpo di Francis, che però non c’era. I suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Sei un idiota, non comportarti da bambino continuava inutilmente a ripetersi e poco dopo scoppiò in un pianto silenzioso. Si rannicchiò dando le spalle ad un’enorme finestra, abbracciò un cuscino e si addormentò.
A svegliarlo fu un fortissimo odore di tabacco, accompagnato da un’inconfondibile voce: «Ancora dormi?». Francis era alle sue spalle, vicino alla finestra a fumare l’ennesima sigaretta. Arthur si mosse un po’ per fargli notare che era sveglio. Il francese gli si avvicinò, gli baciò leggermente le labbra e gli sussurrò nell’orecchio: «Bonjour cher».
*********
Nota dell'autrice
FF scritta su due piedi. Avevo voglia di scrivere qualcosa di Fluff su questa coppia che adoro. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio e a presto!
Decise di bere un ultimo sorso di quel vino squisito prima di alzarsi dal divano di pelle nera che si trovava al centro dell’enorme salotto della residenza di Francis e tornare a casa, ma proprio mentre poggiava il bicchiere sul tavolino i suoi pensieri vennero interrotti dalla sensuale voce del francese che diceva: «Allora, cher, hai già deciso di andar via?»
Arthur si girò. Riusciva solamente ad intravedere la sagoma del ragazzo davanti all’enorme finestra aperta. Era il tramonto.
Bonnefoy si incamminò verso la poltrona situata di fronte al divano. L’odore di tabacco riempì improvvisamente le narici dell’inglese, che senza accorgersene chiuse gli occhi per riempirsene i polmoni.
«Sei già ubriaco Kirkland?» ridacchiò l’altro, immobilizzando il suo sguardo sull’interlocutore. Arthur roteò lo sguardo e lo posò sugli occhi del francese dicendo: «Sei in ritardo, Bonnefoy!».
Francis rise e si accese un’altra sigaretta, che spense subito per prendersi un bel bicchiere di vino. Ne offrì uno anche all’inglese che inizialmente rifiutò, ma che poi bevve comunque: era maledettamente buono.
Continuarono a bere discutendo di affari. Bonnefoy reggeva molto l’alcol, al contrario di Arthur, che dopo poco si sentì girare vertiginosamente la testa. Si appoggiò allo schienale del divano mugugnando e si appoggiò una mano sulla fronte.
«Inghilterra, stai bene?»domandò Francis andandosi a sedere accanto a lui. «S-sì… S-sto bene…»biascicò l’altro, sentendo di nuovo quel fortissimo odore di tabacco. Poggiò la testa sul petto del francese, che lo osservava meravigliato, ed iniziò a fare respiri profondi.
Non contento, iniziò a muoversi verso il volto dell’altro e senza rendersene conto sfiorò le sue labbra con quelle dell’amico che subito gli strinse il braccio intorno alla vita e gli stampò un secondo bacio, molto più lungo e appassionato del primo. L’inglese non si oppose, al contrario, cercò il contatto delle loro lingue, che poco a poco si fece più profondo e intimo. Bonnefoy non si mostrò contrario ai gesti dell’amico, che con il volto arrossato e le mani tremanti tentava di sbottonargli la camicia. Francis sorrise e lo bloccò, sussurrandogli «Non qui», poi lo afferrò per un polso e lo trascinò nella sua stanza.
Quella notte Arthur non tornò a casa.
Quando il mattino seguente l’inglese riaprì gli occhi, non poteva credere a ciò che aveva fatto. Si girò e cercò con una mano il corpo di Francis, che però non c’era. I suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Sei un idiota, non comportarti da bambino continuava inutilmente a ripetersi e poco dopo scoppiò in un pianto silenzioso. Si rannicchiò dando le spalle ad un’enorme finestra, abbracciò un cuscino e si addormentò.
A svegliarlo fu un fortissimo odore di tabacco, accompagnato da un’inconfondibile voce: «Ancora dormi?». Francis era alle sue spalle, vicino alla finestra a fumare l’ennesima sigaretta. Arthur si mosse un po’ per fargli notare che era sveglio. Il francese gli si avvicinò, gli baciò leggermente le labbra e gli sussurrò nell’orecchio: «Bonjour cher».
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Nota dell'autrice
FF scritta su due piedi. Avevo voglia di scrivere qualcosa di Fluff su questa coppia che adoro. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio e a presto!