Metallo.
Le mie labbra sanno di metallo, non sangue, non il sapore metallico, ma metallo grezzo.
E’ ruvido, allo sfregare non lascia il segno. Ma ho il ricordo della pelle che si piega sotto il peso del reale.
Metallo ardente; gli occhi mi bruciano allo stesso modo, e tutto quello che mi circonda si fonde, si sbiadisce, perde forma e consistenza. Metallo freddo, arido, tagliente, come le lame che affondano nella carne, ma non fa male: accade solo in sogno.
Non sanguino, perché incapace di perdere calore, non ne posseggo.
Tutto assume un senso, diventa caldo, quando mi ritrovo contro una superfice fredda, con il viso tra le mani, impegnato a darmi la colpa, le colpe di tutto. I miei lineamenti si sgretolano grazie al dono umido delle lacrime; I singhiozzi mi infastidiscono, ma le gocce consistono l’unica forma di calore: sanno di sale, un sapore familiare che mi porta alla realtà : “perché tutto si ripete, aspettati altre lacrime, aspetta pure che il calore lasci il tuo corpo alla fine di tutto. Sii vuoto, sii pieno fino a scoppiare, ma non pretendere, non fingere che questo non accadrà di nuovo.”
Il metallo, buca la pelle in una piacevole agonia. A cosa puoi aggrapparti altrimenti?
Per sentirmi parte della realtà mordo le labbra.
Affondo il metallo nella pelle, con la certezza che questo non può essere distrutto.