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Autore: LoliBreaker    17/07/2012    1 recensioni
Un principe, una loli guerrafondaia, una studentessa nullafacente, un barbone, uno scrittore, una cantante, un chitarrista, un gondoliere e Alice. Una serie di frammenti della loro vita, ambientati nel "meriggio dorato" della Città sull'acqua... che ancora sogna, incurante del passare delle epoche. Frammenti sconnessi, internamente poco coerenti, volti però a formare l'immagine più fedele possibile di coloro che ancora inseguono i tramonti. Che sia realtà o finzione, che possieda o meno un senso intrinseco.
Il racconto di uno scrittore che scrive una storia, e di una storia che va avanti senza di lui. Di una ragazza immaginaria, eppure più reale di qualunque altra cosa - bella quanto un cielo color limone. Dell'inarrestabile scrociare delle onde, della Cupola al centro dell'universo, e di una lancia dalla punta dorata. Di ciò che non è stato comunicato, e di ciò che è stato passato oltre in silenzio. D'altronde, se è vero che ogni cosa è bella quando è dipinta di rosso, ciò che viene effettivamente detto non ha reale importanza.
Le stagioni passano, le memorie periscono, eppure...
Che sia o meno un semplice sogno, spero che questa storia vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Death is not an event in life: we do not live to experience death.
If we take eternity to mean not infinite temporal duration but timelessness,
then eternal life belongs to those who live in the present.
Our life has no end in just the way in which our visual field has no limits.
Wittgenstein, Tractatus, 6.4311


Prologo


Il centro dell'universo. Un luogo del tutto ipotetico e irraggiungibile. Ed eppure Cielo Stellato, il protagonista della nostra storia, risiedeva un tempo in quello stesso luogo - non rammentando di averlo raggiunto in alcun modo, ma piuttosto riconoscendo di avervi sempre vissuto, immerso nel buio, all'ombra delle stelle.
Forse non era nemmeno la Cupola che lo circondava a filtrare la luce abbagliante delle stelle circostanti, ma erano gli occhi di Cielo ad essersi adeguati man mano a vivere nell'oscurità. In ogni caso, avendo vissuto da solo in quel mondo privo di luci e di suoni, fino a circa il suo terzo secolo di vita... chiunque, come lui, avrebbe reagito bruscamente alla comparsa improvvisa di una nuova "entità", in quello che si potrebbe definire il nulla più vasto che sia possibile immaginare.
Fu quello l'attimo in cui Cielo Stellato, nel corso dell'anno 3600 del Calendario di Andromeda, incontrò la Scalpellina delle Decadi.

All'apparenza, una bambina. Occhi che sembrano trarre piacere solo ed esclusivamente dal dolore altrui... in realtà, un'entità immensamente pericolosa, a dispetto dell'apparenza immediata. Qualche losco individuo terrestre potrebbe definirla, piuttosto accuratamente, una "loli S". Ma questi sono semplici dettagli, e la frase che ella pronunciò in quell'attimo, leccandosi gioiosamente le labbra, è certamente in grado di definire la sua persona meglio di qualunque descrizione mondana:

"Oniichan, giochiamo".

Non esattamente parole che si addicono a una persona riverita per ogni dove come la Dea dell'Amore. Perlomeno, la scelta di parole non pare esattamente quella di una divinità - ma chiunque conosca il suo personaggio sa bene che nella sua natura non vi è spazio per alcun tipo di formalità, né alcuno sforzo di mantenere un certo tipo di apparenze. Spontanea, egoista, di natura malvagia ma innocente. Uno stile di vita puramente edonistico che ben si addice al suo ambito di competenza.

Cielo non riusciva... no, non era assolutamente in grado di capire che cosa stesse dicendo la bambina. Sono questi gli effetti collaterali del non aver mai incontrato un altro essere umano, o divinità che sia, in vita propria. Ma anche se avesse posseduto quel briciolo di coscienza che possiede l'uomo comune - anche in quel caso non avrebbe assolutamente potuto comprendere perché la bambina, dopo aver blaterato qualche suono incomprensibile, si fosse diretta verso di lui brandendo una lancia dalla punta dorata. Ed eppure il nostro Principe delle Stelle, sebbene fosse alquanto tonto rispetto alla media - anche se per motivi del tutto comprensibili -, possedeva comunque una sorta di istinto di sopravvivenza...
O quantomeno abbastanza per manifestare a sua volta, dal nulla, una enorme spada a due mani.

E' ormai chiaro che non ci troviamo di fronte a un normale essere umano. Ma d'altronde come poteva il Principe sapere di non esserlo, se non possedeva nemmeno il concetto di "essere umano"? Secoli di buio completo non aiutano certo a rendersi consci della propria natura, più di quanto non aiutino a manifestare spadoni a due mani dal nulla. Che cosa esattamente *fosse* il nostro Cielo Stellato, non ne aveva più idea lui di quanta ne avrebbe chiunque al suo posto, ma ciò non toglie che le sue arti magiche - o comunque si vogliano definire - gli risultassero particolarmente utili in quel frangente.

Forse che Scalpellina sapeva qualcosa riguardo alla natura misteriosa del Principe? Non mostrando la minima sorpresa, si limitò ad attaccarlo ripetutamente, godendo di ogni colpo dato e ricevuto. Stellato pareva come rivestirsi di una sorta di guscio di metallo ogniqualvolta menava la spada, lasciando a Scalpellina l'arduo compito di penetrare la sua difesa in qualche modo. Come se ogni colpo vibrasse nei profondi recessi del suo essere, la bambina si stava eccitando in una maniera quasi indecente, quasi che stesse giungendo man mano più prossima all'orgasmo. Nei suoi occhi brillava quella luce che solitamente emana solo chi pregusta l'atto di uccidere, non per disperazione, ma per pura gioia di vivere.

Non era passato molto tempo da allora... o forse, dipendentemente dalla prospettiva, un po' di tempo passò. Entrambi i nostri eroi parevano non sentire la fatica né tantomeno lo scorrere del tempo, quindi è probabile che prima dello sblocco della situazione in realtà fossero passati diversi anni. Ad ogni modo, dopo un certo arco di tempo,
il tempo riprese a scorrere.

"Aah..."
Il Principe fissava stupefatto la lancia che sporgeva dal suo stomaco. Scalpellina gliela rigirò nella ferita senza pietà, ma le sue corde vocali, prive di allenamento, non erano in grado di produrre alcun suono in risposta. Mentre la punta dorata gli veniva estratta dal corpo, cadde a terra, assistendo da spettatore impotente alla graduale resa dei suoi sensi. E... mentre la lancia si levava in alto, pronta a dare il colpo di grazia, e il sorriso perverso della Dea dell'Amore si allargava da un orecchio all'altro, al principe parve di scorgervi... ma no, una cosa del genere non era assolutamente possibile. E mentre il colpo mortale si avvicinava... la Cupola, che aveva sempre protetto gli occhi del Principe, andò in frantumi, e il bagliore delle stelle lo accecò.

Questa è la storia di ciò che il Cielo Stellato intravide in quegli istanti fatali.
  
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