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Autore: LunaBlu89    17/07/2012    1 recensioni
Se solo avesse potuto vedere la grandezza dell’uomo che era, se solo avesse potuto ricordare il miracolo che attuava la sua presenza nell’incompiutezza eterna e gioirne, almeno per un attimo solo… La sua immaginazione corse verso luoghi lontani, e vi si abbandonò.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La principessa si trovava in uno stato di beatitudine. Le pareti erano colme del colore del fuoco nelle candele, e la seta che cascava e accarezzava morbidamente l’arredamento orientale veniva smossa dal vento che entrava, a intermittenza, dalle portefinestre eleganti, avvolgendo la carne e la pelle delle spalle di lei in una leggera frescura. Ma le guance arrossate e i neri occhi lucidi non sentivano il calore della luce soffusa e non erano consci della ricchezza nella quale viveva l’anima, così come non vedevano, al di là del vetro, i giardini immensi e le alte mura. Ciò a cui erano votati era dinanzi a loro, disteso tra cuscini ricamati e bordati d’oro, avvolto dai serici indumenti dettati dal rango e da un’elevata filosofia della bellezza.
Il turbamento era il principe, l’ansia eterna del presupposto fallimento della ricerca, e nel suo sguardo corrucciato e fuori dal mondo si stagliava con potenza l’amore di lei. I piccoli passi tradivano il fremito del suo avvicinarsi, e quando si sedette accanto a lui gli prese i sottili capelli neri tra le mani e osò passare le dita tra le ciocche lucenti. Oh, quanto appariva eterno quell’essere, quant’era ora crudelmente distaccato da tutto, dal suo amore, da lei! Ma lui si destò dal suo rimuginare, e quando mosse il volto il suo sguardo era supplichevole e l’anima come metallo fuso, impenetrabile, pesante e potente, nera come il massimo addensamento e il tormento. La principessa colmò le mani col suo viso nel lungo istante in cui si guardarono disperatamente, i due spiriti che si incontravano e si scoprivano ancora una volta – sempre – legati. Poi lo portò a stendersi assieme a lei, con la testa tra i morbidi cuscini e le sue carezze. 
Se solo avesse potuto vedere la grandezza dell’uomo che era, se solo avesse potuto ricordare il miracolo che attuava la sua presenza nell’incompiutezza eterna e gioirne, almeno per un attimo solo… La sua immaginazione corse verso luoghi lontani, e vi si abbandonò.
«… Una montagna che è la culla del sole nascente, valli verdi incontaminate, fondali neri e mostruosi quanto la loro magnificenza, l’oscura distruzione dell’uomo, e delle genti. Vaghi tra tutti i luoghi del mondo – un esploratore in cerca della vita, un filosofo alla ricerca della verità, un eremita in cerca della saggezza. Dietro veli invisibili accarezzati, leggeri, dal vento, una sorgente limpida giace nei freschi meandri di una piccola grotta dalle bianche pietre. L’acqua, calma, dondola in cerchi concentrici, che si dissolvono alla tua vista. È trasparente e profonda quanto il mondo stesso, e una luce azzurra la rischiara e colora le bianche rocce, una luce intrinseca alla sua stessa essenza. Lo senti, amore mio? … Piangi. Lì si trova Dio.» Le mani sulla sua, a invitarlo a cercare. «Toccalo… tocca Dio.»
Questo voleva dire, che il viaggio era la disperazione ed era la verità, nell’incompiutezza e nella crudeltà. E lui tese davvero il braccio, la mano, le dita affusolate e il cuore, e sul serio pianse, stravolto e sperante, che sulla sua strada ci fosse davvero Dio.


   
 
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