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Autore: Fuuma    31/01/2007    5 recensioni
Una città innevata dell'Austria.
Una nuova missione per tre esorcisti.
Un frammento di Innocence nascosto in un Faro.
[RabixAllen]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: Il Faro nella Neve
Serie: D. Gray-Man
Rating: Nc-14
Pairing: RabixAllen
Note: NON NE POSSO PIU' é___è! Sono giorni che sto su questa fic e finalmente sono riuscita a darle una fine... Ma quanto cavolo è venuta lunga O_o"""? Inizialmente non doveva essere così ç_ç... solo che, ogni volta che la riprendevo in mano aggiungevo qualche pezzettino e alla fine è uscito quel che è uscito. Spero di non aver scritto troppe boiate, ho cercato di mantenere il chara dei personaggi ma non so effettivamente quanto ci sia riuscita e la fine... bè la fine è giusto gettata lì a caso. Anche lo "scontro" alla fine purtroppo è uscito proprio uno schifo=_=... la verità è che non dovrei descrivere scene di combattimenti o et simili, faccio pena*_*"""...

Vi lascio alla lettura va^^.

++Il Faro nella Neve++

La lama opaca di Mugen fendette l'aria maciullando altra carne.
Si asciugò il sudore della fronte con la manica del soprabito mentre l'altro braccio impugnava la katana e la affondava nell'ennesimo akuma, che aveva persino osato denigrarlo dandogli del bambino. A lui. Tsk, stupido ignorante!
Un urlo agghiacciante si levò facendo scappare i corvi che, spaventati, lasciarono cadere piume nere sul terreno coperto da un tappeto di cenere e sangue.
Un'ombra scura si avvicinò alle sue spalle, si voltò di scatto con la punta della katana rivolta verso la sua gola e un'espressione che divenne di sdegno sul volto giovane e candido.
- Idiota, non arrivare alle mie spalle in questo modo se non vuoi crepare. -
L'altro si stropicciò stancamente gli occhi senza dar troppo peso alle sue parole, scostò anche la lama dalla propria gola allontanandola con il dorso della mano, sbattendo per un paio di volte le palpebre come se si fosse appena risvegliato da un lungo letargo.
- Quanti ne hai fatti fuori? - domandò stiracchiandosi e concedendogli un sorriso.
- E che ne so, non ho perso tempo a contarli. -
Sbuffò a quella risposta, ma il sorriso tornò immediatamente dopo ed iniziò una veloce conta mnemonica.
- Ventisette. Più i venticinque che ho ucciso io fanno cinquantadue. -
Il ragazzo con la katana aggrottò la fronte.
- Cinquantadue? Che diavolo dici, è impossibile. Quando siamo arrivati ce n'erano cinquantaquattro! -
- Allora ne mancano due. - disse semplicemente, senza dar peso al fatto che i due mancanti, come tutti gli altri, fossero incaricati di ammazzarli.
- Non dire idioz... -
Il fetore di chi non ha più un odore umano arrivò ancor prima del colpo alle sue spalle che lo scaraventò contro un albero, abbattendolo. Sentì le ossa scricchiolare ed una ferita bruciare sulla fronte.
- Accidenti! Yu! - urlò quello rimasto.
L'akuma ruggì ferocemente dilettandosi in una risata grottesca in cui mostrava affilate zanne bianche e caricò contro di lui distruggendo gran parte degli alberi che li circondavano.
A pochi metri dal ragazzo saltò. In alto, sparendo per qualche secondo al di sopra delle fronde degli alberi ma tornando giù subito dopo per abbattersi su di lui come una furia.
Le dita del ragazzo si strinsero maggiormente al bastone del suo martello, umettò le labbra con la linguetta sorridendo impudente davanti a quel mostro che puzzava di morte.
I suoi occhi si specchiarono in quelli dell'akuma mentre si avvicinava.
Sempre di più.
Un petalo rosso cadde sul terreno e la voce dell'akuma rimbombò a lungo tra le pareti dei suoi timpani, fin quasi a stordirlo mentre il suo martello era cresciuto e lo aveva infilzato con la croce di ferro nero che lo teneva agganciato al bastone.
- E con questo fanno cinquantatre. Dove sarà l'ultimo? -
Dietro di lui!
Fece per voltarsi.
Troppo tardi, gli artigli dell'akuma erano già pronti a squartarlo per poi potersi cibare delle sue carni di esorcista, un piatto prelibato, il preferito degli akuma.
Era la fine.
- Cazzo... -
Una lama si infilzò nel cuore della creatura che urlò di dolore accasciandosi a terra e sparendo in una nuvola di polvere e cenere.
E lui fu salvo.
- Tsk. -
- Yu! Allora non sei morto! - esclamò Lavi felice di vedere il ragazzo ancora in piedi che, un pò malridotto, aveva lanciato contro il nemico la sua katana, distruggendolo.
- Io non muoio per così poco, cretino. -
- Sì, sì, ma non si sa mai. - chiocciò riducendo le dimensioni del suo bastone e soffiando sui lunghi ciuffi di capelli rossi che gli cadevano disordinati sul volto ora che la fascia che li teneva fermi non c'era più. Doveva ricordarsi di portarne una di ricambio la prossima volta.
Yu Kanda recuperò Mugen dal cadavere che andava sfaldandosi e la rialzò mettendosi in posizione di difesa.
Lavi lo imitò.
Avevano sentito dei rumori provenire da qualche metro di distanza.
Un ramo che si spezza sotto il peso di qualcuno.
Un respiro affannoso.
Si prepararono nuovamente al combattimento.
Quando dalla boscaglia spuntarono bianchissimi capelli e la divisa nera dell'Ordine Oscuro.
- Tsk. -
- Ah, Mammoletta! - il rossino battè le mani raggiungendo Allen e dandogli un paio di pacche sulla schiena per aiutarlo a togliersi di dosso la terra e la polvere che lo avevano ricoperto fin sui capelli.
- Ehm... l'akuma che veniva di qui? - azzardò il più piccolo guardandosi intorno.
Kanda lo fulminò con un'occhiata truce, il rossino invece scosse il capo con aria grave.
- Ntz-ntz, Mammoletta la prossima volta stai più attento a quei cattivoni. A momenti Yu ci lasciava le penne. -
- Chiudi il becco, idiota! Sei tu quello che stava per essere fatto a fette, dovresti ringraziarmi! -
- Sentito Mammoletta? Yu-chan mi ha salvato la vita, allora mi vuole bene! -
- E smettila di dire inutili sciocchezze!!! - gli ringhiò il ragazzo dai capelli lunghi puntando la fidata Mugen verso di lui pronto a farne un cadavere.
- Ok, ok, facciamo pace. - Lavi sorrise alzando le mani in segno di resa, poi si rivolse ad Allen che, con l'occhio sinistro, controllava non ci fossero più akuma nelle vicinanze - Allora mammoletta, possiamo riposarci? -
- Ma perchè mi chiami ancora mammoletta?! - si lamentò il più piccolo con una vena ballerina che pulsava sulla tempia.
- Pensavo di festeggiare il fatto che siamo tutti insieme rivangando i vecchi tempi in cui Yu ti chiamava così! -
- Bè, evita! - gli sibilò quello mentre rifletteva sul fatto che, in realtà, Kanda non aveva mai smesso di chiamarlo "mammoletta".
- Finitela di perdere tempo voi due. - ordinò il giapponese avanzando verso l'esterno del bosco in cui si erano inoltrati per raggiungere una sperduta cittadina dell'Austria, così com'era stato richiesto dal sovrintendente della sezione scientifica Komui.

- Waaaaa, che bellaaaaa è tutta innevata!!! -
- Lavi, non salire sulla mia schiena per vedere meglio! Sono persino più piccolo di te! -
- Ma guarda, guarda, guarda, non ti sembra bellissima? -
- Laaaviiii, peeeesiiiii!!! -
Caddero tutti e due a terra ed il più grande rotolò per qualche metro scontrandosi contro il muro di uno degli edificio imbiancati dalla neve, rimanendo con le gambe all'aria.
Tutto quel candore che copriva la città come un manto bianco la faceva somigliare ad uno di quei paesi fiabeschi, fatto di panna e caramello.
La gente indossava pesanti giacconi bianchi anch'essi e i capelli erano tutti rigorosamente nascosti da copricapi, naturalmente bianchi e camminavano senza alcuna fretta.
Kanda si soffermò quasi per caso ad osservare i volti di due uomini che gli passarono accanto, come se non lo avessero visto.
Li vide superarlo in silenzio con la stessa espressione in viso, così come era quella di tutti gli altri abitanti. Apatica. Una maschera senza emozione.
Persino lui che non si considerava un uomo emotivo -e qui in molti avrebbero dissentito visto quanto fosse facilmente irascibile- trovava strano quei volti senza vita addosso ad esseri umani che sembravano i manichini di loro stessi. Marionette che camminavano per le vie della città.
- Mammoletta. -
- Mi chiamo Allen, Allen! -
- Taci e ascolta! - ringhiò a denti stretti afferrandolo per la collottola e sollevandolo per rimetterlo in piedi - Quanti akuma vedi qui intorno? -
- Nessuno. -
La risposta di Allen fu veloce.
Troppo veloce.
- Ne sei sicuro? - insistette Kanda con uno sguardo che gli raggelò il sangue nelle vene.
Decise questa volta di temporeggiare nella risposta.
L'occhio sinistro aveva già iniziato ad analizzare l'ambiente circostante ed ogni cosa si rifletteva nel vetro del suo monocolo maledetto. Nessun akuma.
- Sì. -
- Tsk. -
Allen si dimenticò di essere ancora appeso per la collottola e, quando Kanda, seccato, lo lasciò andare cadde di nuovo in terra ruzzolando sulla neve per seguire le orme di Lavi e finirgli addosso.
- Ahioooo... -
Un altro "tsk" da parte dell'esorcista giapponese e ancora una volta li precedeva prendendo la strada principale con la convinzione che l'avrebbe portato più in fretta alla pensione in cui avrebbero alloggiato finchè la ricerca dell'Innocence non fosse stata portata a compimento.
Allen, ancora a testa in giù e completamente addossato a Lavi, lo guardò andarsene perplesso.
- Mhm, che cosa c'è? -
Quando abbassò lo sguardo verso il rossino che gli aveva parlato si stupì di trovarlo così vicino a sè, con il volto a stretto contatto con il suo collo ed il respiro che gli sbatteva in faccia.
- Ni-ni-niente!!! - balbettò tirandosi in piedi all'istante.
Lavi sorrise compiendo una ruota per tirarsi a sua volta in piedi.
- E perchè sei arrossito? - gli chiese candidamente.
- N-no-no-no... - deglutì - Non sono arrossito! - e corse via all'inseguimento di Kanda.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli rossi grattandosi la nuca.
- Se lo dici tu. - mormorò con un'alzata di spalle.

Nessuno di loro poteva pensare che in quella città avrebbero trovato un edificio come quello che gli si presentò innanzi.
Enorme, sì, ma esteticamente orrendo.
Per non parlare dell'interno.
Oggetti inutili e dal dubbio gusto la facevano da padrone e grosse statue rappresentanti orribili mostri di una qualche storia dell'orrore si trovavano svoltando ad ogni angolo, spaventando in continuazione i tre ragazzi che, democraticamente, avevano obbligato Allen ad avanzare per primo lungo il corridoio, seguendo la vecchia proprietaria della pensione che, a dire il vero, era più inquietante di tutto il resto.
- Venite, non abbiate timore, le statue non attaccano i clienti. - si girò mostrando ad Allen piccoli occhietti dallo sguardo sinistro ed un sorrisino mefistofelico - ...di solito. -
Il ragazzino trasalì.
- Su Allen, vai, vai. - lo spinse Lavi usandolo come scudo umano per ogni eventuale trappola che poteva nascondersi in un luogo come quello.
Girarono di nuovo l'angolo.
La vecchina li precedette scomparendo per qualche secondo dietro al muro.
Allen seguì.
- Ahaaaa!!! -
Ed il suo urlo giunse anche questa volta.
Un enorme oni di ceramica lo fissava a bocca spalancata mostrando le sue fauci.
Lo aggirò ancora traumatizzato, con la convinzione che l'anziana rivolgesse apposta le statue verso il corridoio quando li precedeva.
Dannata vecchia!
- Ecco le vostre stanze. -
"Grazie al cielo." fu il pensiero dei ragazzi che finalmente tornavano a rilassarsi portandosi davanti a tre porte di tre stanze attigue.
Le aprirono contemporaneamente.
E contemporaneamente rimasero inorriditi da quello che videro.
Un letto di chiodi e un armadio da cui provenivano strani lamenti fu ciò che vide Kanda.
Una giungla di piante che si muovevano come avessero vita propria circondando l'unico divano letto fu ciò che invece vide Rabi.
E qualcosa di molto simile ad uno sgabuzzino invece attendeva Allen.
Ma in che posto erano finiti...?
- Oh, scusate, ho confuso le stanze. Quelle sono già state affidate ad altri ospiti, le vostre sono queste di fronte. -
Rabi, Allen e Kanda guardarono la vecchietta in silenzio.
Ma che razza di clienti c'erano lì dentro...?
Presero coraggio e aprirono le altre tre porte sistemate esattamente di fronte a quelle precedenti.
Dall'interno proveniva un profumo dolce e pungente che li avvolse completamente quando finalmente entrarono nelle stanze. Che poi si scoprì essere una sola. Inutilmente grande ed inutilmente dotata di tre porte che davano sullo stesso corridoio.
Ci fu un momento di imbarazzato silenzio quando gli sguardi dei tre caddero sul pavimento invaso da un tappeto di rose bianche per poi scivolare sull'enorme letto a baldacchino dai candidi drappi e due altri letti più piccolo, con una testiera piena zeppa di fiocchetti di un orrendo colore rosa pallido.
- Ehm... signora, ci dev'essere uno sbaglio... - iniziò Lavi rivolto alla vecchietta - Questa non può essere la nostra camera. -
- E perchè no? Voi siete i tre illustri esorcisti giusto? -
- Sì ma... -
- Bene, il giovanotto che mi ha telefonato ieri per avvertirmi del vostro arrivo mi ha pregato di concedervi la camera più lussuosa di questa pensione e così ho fatto!!! -
- Ma... -
- Forza, forza, non state a guardare me, andate pure a riposarvi, vedrete come sono morbidi i materassi! E c'è anche un bagno stupendo, lo abbiamo fatto riempire di essenza di rosa! Buona permanenza! -
E se ne andò in tutta fretta abbandonando quei tre al loro destino e al loro pensiero comune: "Dannato Komui!".

- E...E...Eeeeetchì!!!! -
- Sovrintendente Komui non vi sarete preso il raffreddore? Qui ci sono un sacco di pratiche da archiviare! -
- Err.. Ehm... Etchì! Etchì! Etchì! Mi spiace ma penso proprio di essermi raffreddato! E' meglio che vada subito a farmi una bella tisana calda. Vaaaadooooo!!! -
- Argh! Non ci pensi nemmeno! Che qualcuno lo fermi!!! -
- Ci penso io! -
- Arrivo!! -
- Ci sono anch'io!! -
- ARGH!! Non venitemi tutti addosso, così mi uccideteeeee!!! Soffocoooo... -

Non riusciva a prendere sonno e, rigirandosi di volta in volta, nel molleggiato materasso ad acqua cercava una posizione comoda.
Fallì.
Si alzò a sedere di scatto trattenendosi dall'impulso di prendere la spada di Kanda e usarla per infilzare quel dannato materasso gorgogliante.
I suoi altri due compagni sembravano dormire.
"Ma come fanno...?" si domandò guardando prima Kanda, immobile come una mummia mentre, sdraiato sulla schiena non muoveva nemmeno un muscolo. Le braccia erano mollemente abbandonate sullo stomaco e il capo era girato di lato.
Sembrava morto in quell'enorme letto a baldacchino che, nel sorteggio, era toccato a lui.
Ad occhio e croce comunque era stato il più fortunato.
Lavi invece non dormiva, oh no, lui ronfava alla grande!
Spaparanzato come soltanto lui poteva, teneva le gambe divaricate, metà busto pendeva pericolosamente giù dal letto e le braccia erano lasciate a penzoloni mentre sfioravano il pavimento. Il respiro era pesante, nemmeno un ippopotamo avrebbe fatto tanto rumore.
Allen borbottò qualcosa tra sè e sè prima di alzarsi.
Impresa ardua che si risolse soltanto dopo una buona mezz'ora.
Quando finalmente fu con i piedi per terra si affacciò alla finestra della stanza lasciata aperta per permettere al vento frizzante della sera di trascinar via quel fastidioso odore di fiori che vigeva in camera.
Si poggiò con i gomiti al davanzale.
La vista dava sulla strada principale della città che a quell'ora era deserta, sul fondo si ergeva invece una costruzione completamente bianca. Un faro. Non aveva porte nè finestre, non aveva abitanti a parte l'unico guardiano praticamente murato vivo in quella struttura, nessuno mai entrava od usciva da lì.
- Sicuramente si trova lì. -
Allen sobbalzò.
Non si era accorto di Lavi che lo aveva raggiunto alle spalle e aveva poggiato le mani accanto ai suoi gomiti, imprigionandolo tra le sue braccia per sporgersi sopra di lui a guardar fuori.
- Hn... - asserì soltanto arrossendo come uno scolaretto alla prima cotta.
- Come mai sei ancora sveglio? - gli domandò Lavi con un sorriso.
- Ah... Ehm... Non... Non riesco a prendere sonno. -
- Vuoi che ti racconti una favola per farti addormentare? -
- Eh?! -
- Preferisci una ninna-nanna? -
Ma... ma... Ma lo stava prendendo in giro?!
- No, grazie! - esclamò con tono seccato alzandogli un braccio per potergli passar sotto e tornarsene a letto.
Lavi lo fermò.
Gli strinse il una spalla. Non era una presa forte, ma tanto bastò per rallentare la "fuga" di Allen e poterne approfittare per dargli un bacio alla guancia.
Sentì immediatamente le sue guance andare a fuoco al contatto con le sue labbra e la linguetta scivolò maliziosa ad assaggiarne la pelle. Un tocco e via, si ritrasse sorridente con l'aria di chi non ha fatto assolutamente nulla di male, anzi, probabilmente si aspettava persino di essere ringraziato per chissà che.
- E... E... E questo cos'era?!? - sbraitò Allen completamente rosso in volto.
Che carino quando si imbarazzava a quel modo!
- E' il bacio della buonanotte, ora sicuramente non avrai problemi ad addormentarti! -
- Stai... parlando sul serio...? - domandò il più piccolo perplesso.
- Naturalmente! -
- ...Ah... -
- Ne vuoi un altro? -
- Cos...?!? No, no, certo che no stupido! -
- Ah, peccato. -
"Ma quale peccato e peccato! Che cavolo gli passa per la testa a sto qui?!" si trovò a pensare Allen finchè non risolse che la cosa migliore era tornarsene a dormire e far finta di niente.
Era inutile continuare a cercare di capire cosa passasse per la testa di quel futuro Bookman, era troppo complicato!
- Notte-notte! - chiocciò allora Lavi mentre il ragazzo maledetto si infilava di nuovo sotto le coperte e annuiva con un cenno poco deciso del capo, tirando le lenzuola fin sopra il naso.

- Spicciati moccioso, sono stanco di aspettare i tuoi comodi! -
Il giorno nuovo era stato accolto da un nervosissimo Kanda che, già di primo mattino, aveva i nervi a fior di pelle.
La fronte era perennemente crucciata e Lavi teneva d'occhio le piccole rughe d'espressione che vi si formavano e tutte quelle vene ballerine che pulsavano ansiose di scoppiare.
Sì. Yu Kanda era nervoso. Nervosissimo.
- E tu che hai da guardare?! - ringhiò rabbioso contro il rossino.
Quello di tutta risposta sorrise e alzò le mani in segno di pace.
- Idiota. - borbottò furioso tornando a sbraitare contro Allen - E tu muoviti o ti ammazzo!!! -
- Sì, sì, sto arrivando. - mugugnò il ragazzo dai capelli bianchi.
Profonde occhiaie segnavano il suo volto e, a vederlo in faccia, si aveva la pessima impressione di aver a che fare con uno zombie.
- Lo sai, hai una pessima cera. - commentò sincero Lavi incrociando le braccia dietro la nuca.
- Mhm... - borbottò Allen mentre pensava: "E' tutta colpa tua se non sono riuscito a chiudere occhio!"
Avevano comunemente deciso di raggiungere il Faro che troneggiava sulla città ed ora i tre si trovavano ai piedi della struttura, senza una soglia da cui entrare o una finestra da scavalcare.
Non c'era nulla se non un muro bianco ed una luce dorata in cima che filtrava da qualche buco, ben nascosto tra le pareti.
La neve si ea posata intorno ad esso immergendolo in una bianca e gelida bambagia.
Eppure le sue pareti erano ancora più bianche. Immacolate.
Troppo bianche, con l'intento di voler nascondere lo sporco che regnava all'interno qualunque forma esso avrebbe avuto.
- Com'è grande... - notò Lavi prendendo in mano la propria arma.
- Spicciati invece di perder tempo! - berciò Kanda.
- Agli ordini Yu-chan! -
- E non chiamarmi Yu-chan, non siamo amici! -
- Ah no? -
Lavi sbattè le palpebre più volte mentre il volto di Kanda era di fronte e vicinissimo al suo, sentì la sua frase soffiargli addosso gelida come il tono che usò.
- Muoviti se non vuoi che ti tagli in due. -
Sorrise facendosi di un passo più indietro.
- Martellone-Martellino... - canticchiò impugnando con entrambe le mani il martelletto che iniziò ad ingrandirsi - Cresci, cresci... cresci! -
Bastò un colpo per creare un varco abbastanza grande per passare.
- E' permessoooo? -
- Lavi, quello è il mio orecchio! -
- Lo so, volevo essere sicuro che il tuo cervello fosse sveglio. -
- E' sveglio, ok? Sveglissimo! -
- State zitti e camminate se non volete morire!!! -
- Ahiaaaa!!! Ma perchè te la prendi anche con me? -
- ... -
- Ok, ok, come non detto. Andiamo. -
L'interno, inaspettatamente, era illuminato a giorno.
Non c'era nulla se non una luce troppo intensa e delle scale che, ripide, conducevano in alto.
Gli scalini erano intagliati nella roccia, piccoli e stretti, affianco il corrimano era in ferro, ma sembrava vecchio e pericolante.
Allen precedette il gruppo entrando nel Faro.
Lavi seguì, ma quando fu il turno di Kanda il buco nella parete scomparve tornando murato come se mai fosse stato abbattuto e tagliandolo fuori dal gruppo.
- Ehy! Ma che diamine è successo?! Yu! Yu, ci sei?!? -
Dall'altra parte della parete non arrivò nessuna risposta.
- Tsk, ora ti abbatto io muro della malora! -
- Lavi, aspetta! -
Lo percepiva.
Qualcuno si stava avvicinando a loro.
Veniva da sopra!
Allen puntò lo sguardo verso le scale incontrando occhi stanchi e iridi sbiadite, quasi del tutto cieche.
- Vi chiedo perdono. - era flebile la sua voce, stanca e anziana, eppure quello che avevano davanti non poteva essere un uomo di più di trenta o trentacinque anni. Aveva capelli bianchi e lunghissimi, talmente lunghi che molti di quei filami candidi strisciavano come serpi per le scale, si posavano al pavimento e ne coprivano le spalle esili come un mantello di neve.
- Sei stato tu a chiudere il buco? - domandò Lavi.
L'uomo annuì mestamente e alcuni ciuffi bianchi caddero in avanti coprendo il volto pallido.
- Vuol dire che basterà farne un altro! -
- Non è possibile. Una volta entrati non potrete più uscire. -
- Che cosa?!? -
Non aggiunse altro, si voltò e sparì nel nulla per poi ricomparire sulla scalinata scomparendo di nuovo e riapparendo sempre un pò più in su.
Allen gli corse dietro salendo di corsa i gradini finchè non si trovarono bloccati da una botola chiusa.
- Spostati Allen! -
Una martellata e quella si alzò aprendosi e consentendo loro l'accesso.
L'uomo era in piedi nell'unica stanza in cima al faro, le pareti erano di pietra e mattoni e, a differenza del resto, non erano state dipinte di bianco. Anzi, l'intero ambiente era immerso in un grigiore tetro e trascurato.
Non appena notò la presenza di Lavi e Allen incurvò le labbra in una mezzaluna all'ingiù.
- Vi chiedo perdono ma voi.. non siete i benvenuti! -
I suoi occhi bianchi si accesero di una luce sinistra che vibrò nello sguardo e un'onda d'urto attraversò il suo corpo trascinandosi verso i due esorcisti che sbattè violentemente al muro.
- Non posso lasciarvela. Lei è MIA! -
Un'altra onda d'urto ma, questa volta, Allen protesse entrambi con il braccio sinistro attivando la propria Innocense.
L'uomo spalancò gli occhi a quel braccio deforme.
- Che... che cosa siete voi? Demoni? -
- Siamo esorcisti, siamo qui perchè abbiamo bisogno dell'Innocence che possiedi. Ti prego, consegnacela e ce ne andremo subito. - rispose Allen con tono gentile.
Stupido.
Non sarebbe stato così semplice.
- Mai! Lei è mia, mia, MIA!!! -
Le pareti tremarono mentre la polvere si alzava dal pavimento portando con sè un puzzo di marcio.
Capelli bianchi come la neve fluttuarono nell'aria come serpenti impazziti ed il volto dell'uomo si deformò per l'espressione orribile che acquisì. Disprezzo.
- Vi ucciderò! Vi ucciderò tutti! - berciò sadico con un largo sorriso troppo simile al volto di una zucca di holloween.
Orribile. Semplicemente orribile.
- Vi ucciderò! Voi non me la porterete via da me! -
Nel pavimento si aprì una crepa che lo percorse da una parete all'altra costringendo Lavi ed Allen a indietreggiare per non cadere nella voraggine formatasi.
- MORIRETE TUTTI!!! -
Mattone dopo mattone il muro dietro di lui iniziò a cadere in pezzi.
Allen inorridì alla vista di ciò che tornò alla luce.
Pezzo dopo pezzo.
Il cadavere di una donna penzolava legato a grosse catene arruginite, l'espressione di chi ha visto la morte in faccia, la bocca spalancata per urlare il proprio terrore e la bocca e svuotata dei bulbi.
- Lei è mia, è solo mia. - cantilenava ancora l'uomo ora in preda ad una folle risata che riecheggiò macabra nella stanza.
- Che... che diavolo è quello? -
- Lei è Laila. Lei è mia moglie. -
Parlava come se quel cadavere avesse ancora carne sulle ossa, un cuore che battesse nel petto, il calore della vita, un respiro.
Non aveva mai compreso che non c'era altro che morte in quel muro.
Sua moglie era morta.
L'aveva murata viva.
- Non mi porterete via Laila, lei rimarrà sempre con me e non scapperà più. -
Aveva ucciso la sua sposa.
E viveva illudendosi che lei ancora potesse amarlo.
Diede le spalle ai due esorcisti per allungare la mano a sfiorare i capelli ingrigiti della consorte. La polvere e le ragnatele li coprivano ma lui non se ne rese conto e ne portò una ciocca alle labbra.
- Mi ami vero Laila? Ami soltanto me, vero? -
Si sporse a baciare il volto schelettrico di quel cadavere che puzzava di morte.
- Staremo sempre insieme amor mio, sempre. -
Allen si coprì la bocca con la mano nauseato.
Lavi distolse lo sguardo disgustato.
- Tu mi appartieni, e ci ameremo, finchè morte non ci separi. -
Sorrise con la dolcezza di un'amante e la follia di un omicida carezzando le ossa di un cadavere che, in silenzio, gridava il suo terrore.
- Come... come ha potuto fare questo a sua moglie...? -
L'uomo fissò iroso l'esorcista dai capelli bianchi.
- Lei voleva andarsene! - gracchiò - Lei voleva lasciarmi! Ma io gliel'ho impedito e adesso vivremo per sempre felici e contenti! -
- Non mi sembra molto felice quel cadavere... - commentò Lavi.
- Invece sì!!! -
L'urlo divenne ancora onda d'urto e l'onda d'urto si scaraventò più forte contro il rossino impreparato.
Finì nuovamente contro la parete di fondo che iniziò a sbriciolarsi colando intonaco sopra la sua testa.
- Se... se l'amava perchè l'ha uccisa? - domandò Allen che ancora stentava a credere a ciò che vedeva.
Perchè una tale crudeltà, una follia di quel genere, non poteva essere umana...
Gli akuma erano così.
E gli akuma nascevano da una tragedia, dall'aiuto del Conte del Millennio e... da un essere umano...
- Uccisa? Ma io non l'ho uccisa. L'ho soltanto punita ma vedi, lei ora non mi lascerà più, lei ora mia amerà come l'amo io! -
Era pazzo.
Pazzo d'amore.
Pazzo e basta.
- Ma quale amore, l'hai incatenata e murata viva! Tu sei peggio di un Akuma! -
La voce di Lavi giunse da troppo vicino all'uomo perchè potesse accorgersi in tempo del colpo assestato con il martello.
Ma il bersaglio non era lui.
- Che... che cosa stai facendo? - domandò con voce acuta in cui traspariva un insano terrore.
Lavi non rispose, con un'altra martellata abbattè il resto del muro che circondava Laila, riportando a galla anche le esili caviglie incatenate ed una piccola fede dorata caduta ai suoi piedi un decennio prima.
- Non... non la toccare... non la toccare.. non toccare la mia Laila! -
Bastò uno strattone per distruggere le catene arruginite dal tempo e, non appena il cadavere fu libero, si liberò nel vento anche la sua voce.
Stridula e rabbiosa.
Disperata e terrorizzata.
Un urlò che rimbombò a lungo nelle pareti dei timpani dell'uomo, suo sposo e suo assassino.
E lei, che non era altro che un cadavere tornato dall'Averno per la sua vendetta, cadde sul pavimento, la sua testa rotolò ai piedi di lui ed occhi senza occhi lo fissarono accusandolo.
Colpevole.
Sei colpevole!
Colpevole!!!
- No... Io... Io non ho fatto ninte di male. -
Colpevole!
- Io ti amavo... -
Colpevole!
- Noooooooo!!! -
Urlò anche l'uomo, premendosi la testa con tanta forza che le unghie penetrarono nella carne ed il sangue imbrattò le dita, i capelli e la fronte colando sulle labbra che iniziò a corrodere come acido.
- Nooooo!!! - gridò ancora, più forte, con tutta la voce che possedeva in quel corpo stanco.
- Nooooo!!! -
Iniziò a sciogliersi egli stesso.
Senza la forza di riuscire a distogliere lo sguardo da quelle orbite vuote in cui si rispecchiava il suo peccato.
Colpevole!
E la pena... fu la morte!
Il suo corpo, il suo volto, il suo urlo persino si sfaldò come fosse fatto di sabbia bianca che ricoprì il pavimento, insunuandosi nei pertugi e scivolando via dalla voraggine che lo attraversava, allagrandola e distruggendo ulteriormente il pavimento.
Si sfaldarono anche le pareti.
Si sciolsero anche i soffitti.
Si distrussero le scale.
Si piegò il corrimano.
Esplose la luce di un faro che col suo eccessivo candore cercava di coprire le sue pene e le sue disgrazie.
Allora sparì anche il bianco, infrangendosi in terra goccia dopo goccia per poi sparire dietro cumuli di macerie.
- Merda! Ce ne dobbiamo andare da qui! Presto, Allen! -
Lavi aveva già posato il martello in terra, pronto per allungarlo e cercare una via di fuga verso l'esterno.
Allen invece fissava ipotizzato la testa di Laila sommersa dalla sabbia.
Mosse qualche falcata affondando i piedi in quella sabbia, rischiando più volte di cadere di sotto a causa del pavimento che andava cedendo e allungando la mano verso il teschio, al di là della voraggine.
- Allen, ma che cavolo stai facendo?!? -
Non ci arrivava.
Era troppo lontano.
- Allen, sbrigati! -
Le dita lo sfioravano soltanto.
- Allen!!! -
Lavi lo afferrò per la vita cercando di issarselo in spalla.
- No! Dobbiamo portarla via da qui! Lei non vuole rimanere, vuole uscire!!! -
- Ma che stai dicendo è morta non vedi? E' soltanto un cadavere! -
- No! No! Dobbiamo aiutarla! -
- Razza di cocciuto! -
Lo avrebbe volentieri preso a pugni in quel momento fino a farlo rinsavire, ma non c'era tempo e, se on si levavano presto di torno si sarebero trovati sotterrati dalle macerie.
Allen aveva ancora il braccio teso nel vano tentativo di prendere il teschio.
Lo guardò.
Stupido testone...
- E va bene. - sospirò cambiando la direzione del manico del suo martello - Ti avverto che avrai una sola possibilità di prenderla al volo, di tornare indietro non se ne parla! -
- Sì! -
La martello crebbe ancora un poco.
- Tieniti forte. -
Afferrarono entrambi il manico.
- Martellone, martellino... Allungatiii!!! -
Meno di un secondo.
Fu questo il tempo concessogli per allungare la mano ed afferrare il teschio prima di venir trascinato via dall'asta di un martello che andava ad allungandosi a dismisura.
L'atterraggio non fu morbido e ad attendere la loro caduta -perchè di questa si trattò!- non ci fu nemmeno la neve che si era sciolta sotto ai raggi caldi di un sole dorato.
Le abitazioni avevano preso colore e la gente si era liberata dei pesanti cappotti per dal libero sfoggio ad abiti variopinti.
Sul viso non indossavano più maschere incolori ed insensibili.
Ora sorridevano, urlavano, cantavano, correvano, parlavano, giocavano.
Ora erano tutti un pò più umani.
Lavi si massaggiò il fondoschiena dolorante.
- Ahi, ahi, ahi... - con l'occhio spiò Allen atterrato proprio al suo fianco - Tutto bene Mammoletta? -
Si aspettava che l'altro si rizzasse in piedi da un momento all'altro gridandogli tutto offeso di non chiamarlo a quel modo ma non accadde.
Allen non si rialzò.
Sdraiato sul terreno bagnato dalle ultime tracce di neve teneva qualcosa tra le braccia che brillava più del sole nel cielo.
Lavi si inginocchiò posando la mancina sulla sua mano obbligandolo ad allentare la presa.
Si trattava dell'Innocence.
Allen non era riuscito a trattenere altro da quel teschio che si era sfaldato nello stesso istante in cui l'aveva preso in mano.
Soltanto l'Innocence.
- Ora sicuramente si troverà in un posto migliore. -
Fandonnie che i più grandi raccontavano ai più piccoli quando i loro cari li lasciavano.
Ma chi ha mai detto che c'è un Paradiso o un Inferno dopo la morte?
Se così fosse perchè diavolo gli esorcisti avrebbero dovuto fare tanta fatica per salvare un mondo destinato alla distruzione? Tanto valeva sperare di andare in paradiso e basta!
- Mhm... -
Allen chiuse gli occhi per un attimo ma non riusciva a togliersi dalla mente quello sguardo vuoto, l'odore intenso e acre di cadavere, il volto di terrore di lei e quello folle e innamorato di lui.
Portò le mani al viso per coprirlo, tremando leggermente.
Era finito.
Era tutto finito.
Eppure non riusciva a dimenticarlo.
Sentì le dita di Lavi sfiorargli qualche ciuffo bianco scostandolo dalla fronte.
- Sto bene... - mormorò.
- A-ah. - fece il rossino guardandolo soltanto.
- Sto bene... davvero... -
Lavi poggiò la mano a fianco del suo capo, l'altra risalì i suoi capelli per carezzargli la nuca mentre si abbassava su di lui, ricoprendo il suo corpo esile con il proprio.
- Sto... sto bene... - ripetè l'esorcista maledetto.
- Non fa niente, Allen. Puoi anche stare male per un pò. - gli soffiò gentile tra i capelli insieme all'alito caldo.
- Nh... -
Lo tenne così per un pò: abbracciato e sdraiato sotto di sè, mentre lentamente trovava la sua tranquillità.
Di volta in volta le sue labbra si posavano alla fronte liscia del ragazzo, alle guance leggermente arrossate finchè non riuscì a liberare quel viso dalle mani e allora ne baciò delicatamente anche le palpebre bagnate di lacrime e poi gli zigomi, fino alla bocca che sfiorò soltanto tenendo lo sguardo smeraldino fisso su di lui.
Soltanto quando Allen riaprì gli occhi Lavi decise di rubargli un altro bacio, questa volta indugiando più lungo, premendo le labbra contro quelle del più piccolo nel vano tentativo di fonderle con le proprie e poi assaggiandole con la lingua, battagliando con quella più impacciata dell'altro.
Eppure era stato così naturale accettare quel bacio, smettere finalmente di pensare, senza nemmeno dar retta a quello sfarfallio nello stomaco.
E poi allacciare le dita alla divisa dell'Ordine oscuro di Lavi e sporgersi con la testolina un pò di più verso di lui.
Approfondendo il bacio.
Cercando ancora quel buon sapore.
Poco distante si udì un battito d'ali.
Un lieve ronzio mentre Timcanpi registrava ogni cosa rimandandolo al golem di Kanda che, irritato fissava i due stringendo convulsamente l'elsa della sua Mugen.
- Dannati idioti. -
L'esorcista giapponese era rimasto per tutto il tempo al di fuori del Faro e, quando quello si era distrutto ricadendo su sè stesso come un castello di carte nessuno si era degnato di avvertirlo che quegli idioti dei suoi compagni si erano messi in salvo.
Si era preoccupato per niente!
Accidenti a loro!
Quando si fossero degnati di tornare da lui con l'Innocence li avrebbe uccisi entrambi!
Parola di Yu Kanda!

++THE END++

   
 
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